Lizzano
Lizzano, (Lizzanu in dialetto, Licyanum in latino), è un comune salentino di 10.297 abitanti in provincia di Taranto, (fino al 1923 in provincia di Lecce), situata a oriente del capoluogo, dista 25 km. Si trova nel nord del Salento, sul margine meridionale delle Murge Tarantine, dove queste, attraverso la serra di Roccaforzata e San Crispieri e le Serre di Lizzano e della Marina, scendono degradando verso il mar Jonio, dove c'è la frequentata spiaggia e l'interessante zona umida di Mascia. Il clima mediterraneo, le temperature miti, anche nel periodo invernale. Il paese col suo territorio abbraccia una delle più belle e pittoresche zone della provincia, annoverando a nord vaste estensioni di terreno con caratteristiche continentali e a sud una larga fascia costiera i cui elementi, scogliera aspra alternata a vasti arenili, avanzi di antichi fortilizi o posti di vedetta, offrono lo spettacolo di un paesaggio vario e suggestivo. Il paese è "Città del vino".
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[1]

Stemma e gonfalone
Lo stemma comunale di Lizzano venne approvato il 27 maggio 1929, dall'allora capo del governo Benito Mussolini. La sua descrizione è la seguente:
Il gonfalone del comune è costituito da un drappo di colore giallo-rosso nel centro del quale è posto lo stemma.
Geografia
Il territorio di Lizzano è pressoché pianeggiante, con un'altezza minima di 0 metri s.l.m
ed una massima di 97 metri s.l.m (Monte Magalastro, Serre di Lizzano), e degrada lentamente verso il mare. In esso scorre un corso d'acqua alimentato da acque sorgive e da acque piovane chiamato Canale dei cupi o fiume ostone. Sono presenti inoltre alcune zone umide che in passato erano delle grandi paludi (vero flagello per gli abitanti dell'epoca) ormai prosciugate grazie a delle opere di bonifica, come appunto il fiume ostone, usato per prosciugare la palude rotonda di San Crispieri, e il canale Mascia, usato per prosciugare la palude omonimaLa Marina di Lizzano dista dal centro abitato 5 km.
Il litorale si estende per 6 km circa e costeggia la strada litoranea salentina che da Taranto porta a Gallipoli. Prevalentemente sabbioso, di particolare pregio naturalistico sono le dune, piccoli monti di sabbie, ricchi di bellissima vegetazione fragrante di rosmarino mirto e timo, che sono sotto la tutela dell'UNESCO come "patrimonio dell'umanità". Le spiagge sono bianchissime e ricche di vegetazione mediterranea. Le acque sono cristalline e nei giorni assolati diventano di diverse sfumature d'azzurro che fanno pensare alle acque delle zone tropicali. Recentemente la marina ha avuto un grande sviluppo economico anche grazie alle migliaia di turisti che arrivano ogni anno. Infatti ci sono ristoranti, bar, pub, piazze e stabilimenti balneari.
Clima
Lizzano presenta un clima mite tutto l'anno, di tipo Mediterraneo. La vicinanza del mare, fa si che in inverno le temperature scendano raramente sotto lo zero e quindi ostacola le perturbazioni nevose. In inverno infatti, non nevica quasi mai, se non qualche fiocchetto che si scioglie al contatto col terreno; l'ultima nevicata abbondante si è avuta il 17-18 dicembre 2001, quando caddero circa 30 cm di neve. In estate la temperatura, supera facilmente anche i 40 gradi. Soprattutto negli ultimi anni, sono frequenti dei violenti temporali e anche le trombe d'aria. Queste sono le temperature medie annuali:
Paesaggio agrario
Oltre al suggestivo paesaggio marino con le dune e le acque cristalline, è molto vario anche quello agrario. Caratterizzano il paesaggio agrario gli uliveti, colture arboree miste, ficheti e mandorleti alternati a seminativi e al verde mare dei vigneti. Recente l'incremento dell'ortofrutticoltura rivolta alla coltivazione di pomodori, patate e cucurbitacee (cocomeri, peperoni e zucchine). Il suolo è abbastanza fertile; vi abbondano i vigneti e gli oliveti; non mancano rotazioni di colture: cereali, ortaggi, ecc.; vi sono alberi da frutta. La vegetazione spontanea e la macchia mediterranea occupano le zone più alte e rocciose. Le campagne di Lizzano, sono molto interessanti sotto il profilo architettonico e "sacro" ed è particolarmente interessante sotto l'aspetto archeologico, ricco di testimonianze rivenienti al periodo neolitico. Passegiando tra le campagne, tra un muretto a secco e l'altro, si
possono scorgere bellissime masserie e i tipici trulli salentini. Monumento della civiltà contadina il trullo (del tipo salentino detti anche truddi, pagghiare, furnieddi o casedde), è una costruzione realizzata con le pietre ricavate dallo spietrare il terreno roccioso per renderlo coltivabile. Tali costruzioni venivano utilizzate come rifugio sicuro per animali, attrezzi e persone.
Isole Amministrative
Tra i comuni di Lizzano e Pulsano, ci sono alcune isole amministrative del comune di Taranto, alcune delle quali quasi interamente inglobate nel tarritorio di Lizzano. La più discussa di queste è sicuramente la zona marina della Torretta e la zona di Porvica. Nella prima è presente ancora una torre saracena chiamata Torre Zozzoli, o torre sgarrata; questa zona è "rivendicata" dai comuni di Lizzano in quanto è quasi inglobata nel suo territorio e di Fragagnano perché quasi tutti gli abitanti sono Fragagnanesi. La zona di Porvica invece ha una masseria feudale nel quale vive ancora la proprietaria che è una famosa e ricca proprietaria terriera di Lizzano, in cui è stata fatta una zona alberghiera e di B&b.
Distanze
Template:Città vicine Altre città vicone sono Manduria 15 km, Maruggio 10 km, San Marzano di San Giuseppe 9 km, Francavilla Fontana 18 km, Avetrana 21 km, Oria 22 km, Taranto 25 km, Lecce 61 km, Brindisi 45 km.
Risorse economiche ed ambientali
L'attività preponderante è ancora quella agricola. Però per molti quest'attività è un secondo lavoro o addirittura un hobby; infatti, tra i Lizzanesi si tende a considerare più sicuro il posto di lavoro fisso e moltissimi sono operai dell'ILVA e dell'Arsenale Militare. Folto è anche il numero dei non docenti che prestano servizio presso molte scuole della Provincia. Prodotto importante è l'olio: mediamente si realizzano 6mila quintali di pregiato olio extravergine di oliva. L'industria vinicola, però, costituisce la maggior fonte di ricchezza del paese. Le aziende vitivinicole sono più di un migliaio e ottengono una produzione di uva da vino di quasi 100mi1a quintali e di 78mila ettolitri di vino. In questi ultimi anni, per mezzo del cooperativismo, diffuso tra i produttori locali, è stata promossa la lavorazione dell'uva con criteri rispondenti alle moderne tecniche settoriali. Così Lizzano ha immesso sui mercati nazionali ed esteri i propri vini tipici, che hanno presto incontrato il favore degli esperti e buongustai. Qui sono riportati i vini D.O.C.
- Lizzano (Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Giovane, Malvasia Nera, Malvasia Nera Superiore, Negroamaro; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante, Giovane, Spumante, Negroamaro; Bianco nelle tipologie normale, Frizzante, Spumante) prodotto nella provincia di Taranto. Da diversi anni Lizzano fa parte dell'associazione nazionale Città del vino.
Prodotti e piatti tipici
Oltre al vino e l'olio pregiatissimi, altri prodotti tipici sono il grano, i fichi, l'uva da tavola, la ricotta forte e vari prodotti caseari locali, la scapece e alcuni i piatti tipici sono
- fai e fogghji
- massa culli cicciri
- ricchiteddi e maccarruni culli purpietti e brascioli
- cranu štumpatu
- ricchiteddi culli cimi ti rapi
- pašta cu la muddica ti pani
- marangiani chieni
- fai scarfati
- ciambotta
- friselle
- pettole
- lu tìmpanu
- brotu chinu
- 'riso patate e cozze
- pasta con le cozze
- pasta e fagioli con le cozze
- pecura alla pignata
- purpu alla pignata
altri piatti tipici sono elencati nella sezione tavole di san Giuseppe di questa voce.
Storia
Le prime presenze a Lizzano si ebbero, molto probabilmente, alcuni secoli prima dell'edificazione del Casale ad opera della contessa Albiria nel 1208. Lizzano dovette sorgere come dimora di alcuni coloni dei molteplici insediamenti monastici esistenti nel suo territorio. Alcune fonti narrano che i primi insediamenti si ebbero intorno ai secoli IX e X; insediamenti testimoniati dalla presenza, alla periferia di Lizzano, dell'antica chiesa dell'Annunziata, con la cripta ipogea. Quindi Lizzano potrebbe essere sorta in età greco-romana.
Ma altre fonti attestano che Lizzano sia stato edificato nel 1208 dalla contessa Albiria, figlia di Tancredi, re normanno. Fonti, seppur approssimative, narrano che il re normanno Guglielmo il Malo distrusse Lecce, allora chiamata Rudiae, nel 1147. I nobili di Rudiae furono accolti nella città a differenza dei poveri che, invece, vennero respinti. La contessa Albiria, mossa a compassione, decise di assegnare a questi poveri sudditi un territorio vicino a Pulsano dove, nel 1208, s'insediarono molti dei novelli lizzanesi. Gli altri che rimasero fondarono vicino a Lecce il paese di Lizzanello. Il nome di Lizzano deriva, molto probabilmente da Lecce. Molte località esistenti nel territorio hanno, infatti, nomi di derivazione leccese: Padulecchie, Bagnara, S.Cassiano, S.Cataldo. Lizzano prese il nome di Licyano. È evidente il legame di Lizzano con Lecce tanto da avere entrambe le città lo stesso simbolo dell'albero del leccio, un tipo di quercia abbondantemente presente un tempo in entrambi i territori. Mentre Lecce ha una lupa alla base del leccio, Lizzano fra i rami del suo simbolo ha una scritta molto particolare "Fracta et ligata refloret (spezzata e legata rifiorisce). La leggenda narra che durante una tempesta la quercia più maestosa del paese fu violentemente colpita dalla furia del vento, fino a troncargli i due rami principali. I lizzanesi rialzarono la quercia e legarono al tronco i due rami. La quercia, quasi per incanto, rifiorì più bella di prima! Questo evento venne considerato come un fatto eccezionale dai lizzanesi, tanto da diventarne il simbolo del paese: il leccio, abbattuto e risorto, fu elevato a simbolo di vita, di resistenza, di animo forte, come forti, vitali e rifiorenti furono i lizzanesi nel corso dei secoli! (Ma sono andate proprio così le cose?)
Luoghi d'interesse
Il castello
Negli ultimi dieci anni il paese si è esteso molto verso nord, da est ad ovest, mantenendo caratteristiche strade lineari e ortogonali, con predilezione soprattutto per le case basse mediterranee che sono topograficamente unite le une alle altre e che, dal punto di vista condominiale son separate, per affermare il piccolo dominio tipico della civiltà contadina. Il Palazzo Marchesale (Castello) è situato ai piedi del poggio su cui gradatamente s'adagia il paese, si presenta con linee sobrie e severe. Secondo alcuni studiosi fu costruito su di un antico nucleo normanno dai baroni De Raho nel XVI secolo, di cui rimane solo un torrione.
Successivamente rimaneggiato e ampliato. Secondo altri la sola parte nord-ovest è antecedente al XV secolo e quindi potrebbe riferirsi ad una fase normanna o sveva, mentre la parte sud-est è sicuramente posteriore. Il disegno architettonico ci rivela nel suo complesso ch'esso è opera quattrocentesca privo com'è di torri, di fossati, di cinte che quasi sempre fasciavano i castelli dei secoli anteriori. Ha nell'interno un breve recinto, che fungeva da atrio. Un ampio scalone conduce al primo piano dove spaziose sale si inseguono con il loro aspetto grave e severo, tanto per l'altezza dei vani, che la loro vastità. Nell'interno si scorge ancora la traccia del così detto" Pozzo della morte", nel quale forse giacciono ancora i resti delle vittime sepolte. L'edificio aveva la forma di un quadrilatero e ospitava a pianterreno il frantoio, il mulino, il granaio, i magazzini e le scuderie. La Cappella di cui il castello è dotato, al presente chiusa al culto ed in condizioni precarie di conservazione, a sud della costruzione ed era dedicata a San Francesco di Paola. La cappella è provvista di una piccola sacrestia e di un coro con una balaustra di legno; non presenta l'abside ed accoglie all'interno una tela raffigurante San Francesco di Paola; ai lati vi sono due nicchie. L'altare è inesistente e i vari pezzi che lo componevano sono ammassati come rovine. Un tempo il Castello era la dimora dei padroni del feudo di Lizzano, i quali cercarono di renderlo accogliente ed ospitale. Fu soprattutto con i Duchi Clodinio, feudatari di Lizzano dal 1606 al 1677, che il castello, chiamato in quel tempo il Palazzo del Duca, conobbe un periodo di grande splendore, anche perché dovette raccogliere molte persone, che si recavano nel paese di Lizzano, in occasione delle feste, organizzate in onore di San Gaetano da Thiene, patrono del paese, allora ancora beato.
Torre dell'orologio
La Torre dell'Orologio (XII-XIX sec.) è impostata su un torrione del castello, un tempo poco distante dall'impianto originario normanno pare fosse legata ad esso da un passaggio sotterraneo, mai ritrovato. Rappresenta una testimonianza di valore storico inestimabile. Da una prima lettura delle strutture murarie appare evidente un processo di sedimentazione attuatosi nel corso dei secoli. La struttura di base sembra ancora riconducibile ad una torre fortificata di avvistamento e di difesa, risalente al XIII - XIV sec..
Qui al piano terra esiste un unico vano a pianta quadrata con volta a botte. La parte superiore della torre è un evidente rifacimento con sopraelevazione. databile tra il XV ed il XVI sec. A seguito di tale intervento fu ricostruita la volta del vano preesistente al secondo livello, con arco a sesto acuto. Furono inoltre costruiti gli spalti di difesa con le relative caditoie e con l'aggiunta di elementi architettonici decorativi dello stesso materiale adoperato per la sopraelevazione (carparo), che ne hanno ingentilito l'aspetto. Tra XVIII e XIX sec. la torre divenne importante punto di riferimento per la vita del paese per l'inserimento dell'orologio e della torre campanaria. Innalzata la sua sommità, fu ricavato un apposito vano per accogliere i meccanismi dell'orologio, sormontato da un campanile dotato di due campane di diverse dimensioni,asservite all'orologio. In seguito sono stati affiancati due piccoli corpi di fabbrica ad un solo livello, adiacenti ai due lati mentre il terzo lato della torre è addossato ad uno stabile, un tempo adibito, a cinema, ma costruito, nei secoli scorsi, per evidente utilizzo militare. L'accesso ai vari locali del fabbricato avviene in modo del tutto indipendente.
Chiesa Matrice San Nicola
Di antica origine era già esistente agli inizi del XIV secolo. Fu rifatta e ampliata nel XVI secolo. Vi sono altari e cappelle (10), quella dedicata a San Gaetano (patrono del paese) conserva reliquie del Santo. La chiesa si sviluppa su tre navate quella centrale più alta con soffitto a cassettone, le due laterali, più basse. con copertura a volta. Le colonne che sostenevano l'antico tetto della navata centrale sono state demolite per consentire a più fedeli l'accesso e di osservare l'altare maggiore senza alcun impedimento. Dell'antica balaustra che un tempo recingeva il presbiterio, ancora oggi si può ammirare lo stemma di forma ovale della famiglia marchesale Chyurlia i lacerti di marmi colorati, che, sapientemente composti, abbelliscono le nicchie dorate delle cappelle laterali che si fronteggiano, quella a destra dedicata a San Giuseppe, sul lato sinistro, quella di San Gaetano.
Tra le numerose cappelle ricordiamo quella del Crocifisso con la statua della Madonna, quella della Madonna di Pompei, rappresentata in un quadro contornato da 15 quadretti con i Misteri del Rosario, la cappella con la rappresentazione di San Nicola dipinta sul muro; quella del Sacro Cuore di Gesù, con l'omonima statua in una nicchia dorata; dei SS. Cosimo e Damiano, rappresentati in un quadro a pittura, posto in una nicchia rettangolare; segue quella ove attualmente v'è il Battistero di marmo con sopra una statuetta di San Giovanni che battezza un fedele. Delle primitive cinque finestre per ciascun lato della navata centrale, rimangono le sei centrali con artistici vetri, le quattro esterne, modificate, ospitano i dipinti degli Evangelisti. Nell'interno della chiesa, oltre alla missione degli Apostoli, al S. Nicola, agli Evangelisti, si possono ammirare affrescate figure angeliche lungo la navata centrale e nell'abside, opera dell'artista Francesco Carrino di Taranto, eseguite nel 1961.
Convento San Pasquale Baylon
I marchesi della Terra di Lizzano, D. Nicola Chyurlia e la moglie D. Porzia De Luca, ebbero una grande importanza per la fondazione del Convento San Pasquale Baylon di Lizzano; essi manifestarono la loro pia intenzione di fondare un Convento ai Padri della Provincia residenti a Napoli, in quel tempo capitale del Regno, perché da quelli dipendeva il consenso; contemporaneamente presentarono "istanze e preghiere", quasi continue, ai Religiosi dei conventi di Lecce, i quali, però, per circa trenta anni, non accettarono per diversi motivi.
Finalmente l'8 agosto 1732, Fra Gaetano di San Nicolò, ministro provinciale, scrisse al marchese D. Nicola Chyurlia, per dargli la facoltà di erigere, nella Terra di Lizzano, un convento per ospitare i frati della Riforma Alcantarina. Il 6 giugno 1734, dopo aver espletato le necessarie formalità, i frati presero possesso del suolo, su cui doveva sorgere il Convento, la Chiesa e il giardino, utilizzato fino ad allora come aia cittadina. I frati, destinati a formare la fraternita religiosa, presero dimora momentaneamente presso un ospizio del luogo e vi dimorarono fino al 21 agosto 1742, data in cui si trasferirono nella nuova e definitiva residenza: il Convento San Pasquale Baylon. Intanto i frati, nel piccolo centro e nei paesi vicini, erano ammirati per la loro disponibilità apostolica. Alla fine del Settecento in tutta l'Europa (e in particolare nel Regno di Napoli), in particolar modo dal 1799 anno della "Rivoluzione Napoletana", si scatenò la furia anticlericale. Molti conventi furono soppressi e destinati a pubblici uffici e i religiosi, che vi dimoravano, furono allontanati dalle proprie Case Religiose. Il Convento di Lizzano subì la stessa sorte nel 1811. Passata questa nefasta ventata, il Comune di Lizzano, fin dal 1816, presentò ripetutamente richiesta alle competenti Autorità per il ritorno dei frati nel paese, ma non fu accolta; nel 1835 i locali furono assegnati in rendita ai padri Ospedalieri di San Giovanni di Dio di Taranto. Dopo varie insistenze della popolazione, i Frati Alcantarini ritornarono a Lizzano il 6 gennaio 1853, riprendendo il possesso della Chiesa, del Convento e del giardino. Il 7 luglio 1866 il Governo italiano decretò la soppressione dei Conventi, adibendoli ad uffici pubblici ed in base a quella legge anche il Convento di Lizzano fu soppresso. Il 29 novembre 1866 il Consiglio Comunale deliberò che gli stabili fossero adibiti ad ospizio per i poveri e asilo infantile, mentre la Chiesa di San Pasquale Baylon rimase aperta al culto, officiata da due religiosi. Nel 1886 Padre Ferdinando di San Giuseppe acquistò il Convento ed il giardino, ma non la Chiesa di San Pasquale e poi, un anno dopo, li rivendette alla signorina Angelica Campo, una proprietaria di Lizzano. Nel 1889 Angelica Campo cedette l'uso e l'usufrutto del Convento e del giardino ai frati francescani. Nel 1890 il Convento divenne Casa di formazione con la Scuola di Teologia, ma dopo quattro anni venne trasferita a Squinzano. Nel 1907 Angelica Campo morì ed il Convento passò a suo fratello Francesco a cui, dopo la morte, avvenuta il 24 dicembre 1918, successe il figlio Pietro, il quale esasperò talmente la situazione che i Superiori trasferirono l'intera fraternità, abbandonando ogni cosa, per cui, nel 1922, il Convento, libero dalla presenza dei frati, venne destinato a Caserma dei Carabinieri. Lo stesso Pietro Campo, subito dopo la partenza dei frati, vendette il Convento e una parte dell'orto al signor Giuseppe Rosati, che lo usò come deposito di paglia, tabacco e riparo ad un ovile. Il 23 dicembre 1939, grazie all'interessamento di un'apposita Commissione, i frati fecero ritorno nel Convento di Lizzano. Riprese così la vita regolare e l'attività apostolica che sempre aveva contraddistinto i Frati. Dal 1º settembre 1942 al 15 marzo 1944 il Convento fu adibito a caserma per i militari antiparacadutisti. Finita la guerra, a partire dal 1946, Padre Stefano Marchionna, frate molto stimato ed amato dai lizzanesi, pian piano fece rifiorire la vita intorno al Convento con le varie attività liturgiche, apostoliche e culturali.
Chiesa del Rosario
Sita nella parte antica del paese, fu edificata nel 1582 in stile romanico, con rosone e monocuspide, con coronamento a dentelli nella facciata. La facciata, slanciata, presenta una sola entrata, due lesene agli angoli ed un rosone circolare, al di sopra del quale si vede lo stemma gentilizio della famiglia De Raho, feudataria di Lizzano, che fece edificare la chiesetta. Sul lato sinistro si notano gli archi di appoggio del Castello normanno, costruiti in seguito al terremoto del 1743. Sul lato destro si nota il campanile (senza campana), alto circa 250 cm. L'edificio si sviluppa su un'unica navata orientata nel senso est-ovest con altare principale a ponente, addossato all'abside semicircolare, la cui volta è dipinta di celeste. Oltre all'altare di pietra e di legno, l'abside presenta cinque nicchie vuote. Entrando sulla destra, vi è un affresco della Madonna con il bambino, in parte velati da uno strato di intonaco, fatto in epoca successiva con fregi sovrapposti, per cui l'affresco si intravede. Sul pilastro a fianco. sotto un piccolo strato di intonaco, dipinto come se fossero delle venature marmoree, si intravede la figura di un Santo con mitra, nell'atto di benedire (probabilmente si tratta di San Nicola, titolare della Parrocchia Matrice). La copertura a botte dell'unica navata è quasi completamente affrescata e decorata; ai lati vi sono tre arcate, in quelle centrali vi è una nicchia di legno (una per lato), che un tempo accoglieva statue o pitture sacre. La varietà dei colori e dei motivi usati per le decorazioni ne facevano un tempo un piccolo gioiello di gusto, anche per la sobrietà che gli autori seppero mantenere. In corrispondenza della terza campata di destra una porta immette in un vano adibito a sacrestia. La chiesetta è illuminata, oltre che dal rosone posto sulla facciata anche da una piccola finestra posta sull'abside; le piccole decorazioni a dentelli ed a conchiglia testimoniano l'unità di stile che si volle dare al momento della costruzione. Attualmente la Chiesetta del S. Rosario, chiusa al culto ed in uno stato di abbandono da molti anni, è utilizzata come deposito parrocchiale.
Cappella del Crocifisso
Sita nel centro storico del paese nelle immediate adiacenze del castello normanno; conservato in discrete condizioni, è una preziosa testimonianza della identità culturale storica dei Lizzanesi. È ipogea perché posta sotto il livello stradale di circa 150 cm; l'esterno è completamente imbiancato con calce. L'accesso all'edificio, scesi 7 gradini, avviene attraverso un portale che si apre nel lato orientale, sottoposto rispetto al livello stradale e preceduto da un portichetto rettilineo con intradosso a botte. Molto semplice è l'interno di forma rettangolare, con copertura costituita da due piccole cupole contigue, alte circa 550 cm; le volte a cupola sono affrescate con motivi di carattere sacro; tre finestrelle danno luce all'interno, caratterizzato da un bel pavimento maiolicato, rifatto nel 1875. Nella sacrestia retrostante l'altare della parete di sfondo, che è voltata a crociera e ripavimentata in epoca recente, una scaletta rudimentale porta al campanile (alto 250 cm), la cui campana risale al 1736. Nella Cappella, guardando l'Altare, a destra, è ubicata una custodia di legno verniciato, che racchiude un'antica statua di cartapesta, di Sant'Elena imperatrice. Sul lato occidentale della Cappella è custodita un'antica statua di legno di San Gaetano Thiene (alta 1,58 m), patrono del paese, ivi trasportata in seguito al crollo della volta della Chiesa Matrice, nel 1955. AI di sopra dell'altare si ammira un affresco di autore ignoto, databile approssimativamente intorno al XVI-XVII sec. Esso che dà il nome alla chiesetta raffigura una Deesis (Intercessione, nel linguaggio iconografico è un insieme di tre figure: Gesù al centro, alla sua destra Maria santissima e alla sinistra, abitualmente, San Giovanni apostolo) di notevole valore artistico. L'aspetto dei personaggi è rappresentato con l'uso di linee rette e curve, soprattutto nel corpo di Cristo, tipiche della tradizione bizantina. Da notare, soprattutto, la dimensione del costato e del ventre deformati dalla sofferenza e dalla morte, elemento tipicamente bizantino. Il perizoma è reso con un colore bianco trasparente, che si addensa solo nelle linee che descrivono le pieghe. Evidenti sono la sproporzione e la resa poco realistica degli arti del Cristo, manca del tutto il senso della prospettiva; infatti, le figure si sovrappongono al blu del piano di sfondo della Madonna e di S. Giovanni. Sono solo i gesti e non l'inespressività dei volti a rendere il significato della rappresentazione iconografica.
Chiesa rupestre Ss.Annunziata e cripta di Sant'Angelo
La Chiesa e la Cripta rupestre dell'Annunziata sono risalenti al IX e X secolo edificata su una precedente cripta rupestre dalla medesima dedicazione; mentre la chiesa S. Angelo (Cripta Basiliana) è situata in contrada Serra degli Angeli su una collinetta denominata monte S. Angelo a 3 km a nord-ovest di Lizzano. La grotta è stata frequentata per motivi di culto anche in epoche storiche. Sono visibili tracce di affreschi bizantini.
Cultura locale ed eventi
Il dialetto
vedi dialetto lizzanese
Il Tarantismo
A Lizzano, il tarantismo è stata una pagina di storia ancora indelebile nella memoria degli anziani. Essi raccontano di veri e propri rituali musicali usati per "guarire" le donne morse dalla taranta. Questo riuale consisteva in un ballo frenetico e stancante eseguito per ore ed ore o addirittura per giorni, dalle tarantate o dai tarantati. Questo ballo sfiniva questi ultimi, che cadevano a terra in uno stato di trance. A Lizzano appena si vedevano i primi sintomi del morso della tarantola, si appendevano tanti fazzoletti di diverso colore nella stanza più grande della casa. La tarantata allora ne sceglieva uno e ballava con quello. Il colore del fazzoletto indicava il colore della taranta. Dopo ore di ballo si andava, sempre ballando e suonando, in campagna, sul posto dove la tarantola aveva morso la tarantata. Di solito gli strumenti usati per questa terapia musicale erano il violino e il tamburello, ai quali si aggiungevano talvolta l'organetto, la chitarra e la cupa-cupa. Il testo della taranta lizzanese è il seguente:
Addò t'è pizzicatu la tarantella,
Addò t'è pizzicatu la tarantella,
sott'alla putarea ti la 'unnella,
sott'alla putarea ti la 'unnella,
Addò t'è pizzicata la taranta,
Addò t'è pizzicata la taranta,
sott'alla putarea ti la mutanta,
sott'alla putarea ti la mutanta,
Addò t'è pizzicata pozz'ess'accisa,
Addò t'è pizzicata pozz'ess'accisa,
sott'alla putarea ti la cammisa,
sott'alla putarea ti la cammisa,
Addò t'e pizzicatu lu tarantoni,
Addò t'e pizzicatu lu tarantoni,
sott'alla putarea ti lu casoni,
sott'alla putarea ti lu casoni,
Ci è taranta lassila ballari,
Ci è taranta lassila ballari,
ci è malincunia caccila fori,
ci è malincunia caccila fori,
Balla taranta mia, balla cuntenta,
Balla taranta mia, balla cuntenta,
Ca stè l'amori tua, ti sona e canta,
Ca stè l'amori tua, ti sona e canta,
Sana malata mia, sana malata,
Sana malata mia, sana malata,
No è ti cori la tua malatia,
No è ti cori la tua malatia.
L'Epifania
Il 6 gennaio, giorno dell'epifania, si svolge lungo le vie del paese, "la calata dei Magi". La mattina, sin dalle prime ore dell'alba, una banda suona nenie natalizie per le strade del paese, e prepara l'atmosfera alla manifestazione che si svolge nel pomeriggio, quando dal Convento San Pasquale Baylon, partono nei loro sontuosi abiti e i loro doni, i Sapienti d'oriente, preceduti dalla stella cometa e scortati da numerosi scudieri e paggi. Dopo aver percorso alcune vie, ci si reca nel centro storico, di fronte la chiesa San Nicola, nella parte bassa del paese dove sono allestiti dei palchi. I Magi, guidati dalla cometa vanno da Erode dove si svolge il dialogo. Dopo aver salutato Erode, la cometa riappare guidando i Magi alla grotta del Bambinello. La manifestazione si chiude festosamente con i fuochi d'artificio.
La Passione di Cristo
Il giorno della Domenica delle palme, nelle ore pomeridiane, si svolge la rappresentazione della Passione di Cristo, sul piazzale del convento, manifestazione che si svolge dal 1971. È organizzata dall'Associazione Pietre Vive onlus.
Dal 2007 la manifestazione fa parte dell'associazione europea Europassion, che raccoglie le città legate dalla stessa tradizione. La manifestazione inoltre è patrocinata dal ministero per i beni culturali.
La manifestazione si svolge in ben 17 scene:
- Ingresso Gerusalemme
- Mercato
- Lavanda dei piedi
- Ultima Cena
- Orto degli Ulivi
- Getsemani
- Sinedrio
- Rinnegazioni di Pietro
- Suicidio di Giuda
- Pilato
- Erode
- Via Crucis
- Crocifissione
- Deposizione
- Resurrezione
- Discorso di Pietro
- Flagellazione
Le Tavole di San Giuseppe
Un'altra tradizione molto sentita dai lizzanesi è quella delle Tavole di San Giuseppe. Questa è un tradizione molto particolare diffusa nel Salento, in Sicilia e in altre regioni dell'Italia centro-meridionale. In questa tradizione si imbandiscono tavole molto grandi, a volte a gradoni, piene di piatti tipici salentini e lizzanesi, ma non deve esserci carne. La "taula", grande mensa ospitale, invitante e fantasmagorica, posta sui "tristieddi" (cavalletti) in un'ampia camera prospiciente la strada è coperta da bianche tovaglie, sulle quali troneggiano catini di argilla invetriati (li lémmuri) colmi di "ncartiddáti", vari tipi di frittura, cavolfiore, " ampasciúni", baccalà, "figghiuli",ecc., pane nelle diverse forme e abbondanza di dolci vari nelle dimensioni, nei colori, nei gusti: "fucazziéddi, pizzetti ti cannella, pasti ti mennula,cazuni chieni ti ricotta, eccetera....".
Completa la "taula", formata dalle "mattre e mattredde", la "sobbrataula", nell'allestimento della quale, si nota di più l'amore, la pazienza della famiglia devota e dei contribuenti alla questua per aver saputo conservare frutti fuori stagione ("seti,ua,marangi, miluni virnili, ficatinni") o trovare primizie (p.e. "unguli e pisieddi"). Recandosi nella cucina, solitamente posta in una stanza posteriore a quella in cui è imbandita la "taula", si viene immediatamente colpiti dal gran caldo sprigionatosi dal fuoco che per giornate intere resta acceso per permettere la cottura de "lu cranu stumpatu", grano scruscato e bollito nelle apposite "pignate" e condito successivamente con soffritto di prezzemolo, cipolla verde e pepe in abbondanza. Lo stesso condimento viene usato anche per la preparazione della "massa culli ciciri", tagliatelle fatte in casa, unita ai ceci che in alcune zone del Salento viene chiamata "Tria culli ciciri". (Cfr. la monografia Lizzano per san Giuseppe. Le tavolate devozionali. Storia e costume, di Salvatore Fischetti, 1988, Brindisi.)
Poesia dialettale
Poesia in dialetto lizzanese dedicata al vino di Lizzano:
MIERU VECCHIU di Salvatore Fischetti: A cci mi bbevi cu rringrazzia Ddiu / ca acqua tesi, soli e bbona terra, / pi ffari mpassulà li crappi gnori; / a Ddiu ca feci amaru lu sutori / ti setti, vinti, cientu fatiaturi, / comu amaru sont'iu alla bbuccata, / ma forti, sangu viu, soli, suštanza!
Eventi
- Epifania: Calata dei Magi (6 gennaio)
- Domenica delle Palme: Passione di Gesù Cristo, organizzata da Pietre Vive onlus
- San Pasquale Baylon: protettore delle donne e di Lizzano; si svolge la grande fiera e per tre giorni c'è festa (17 maggio)
- Concerto di Primavera: Rassegna di musica classica organizzata da Giuseppe Marino nel mese di maggio
- San Gaetano Thiene: patrono del paese (7 agosto)
- Agritur, manifestrazione enogastronomica (prima metà d'agosto)
- Tavole di San Giuseppe: 18 marzo
- Antoniadi: dal 2 al 13 giugno, miniolimpiade del divertimento, organizzata da Pietre Vive onlus
- Transito di San Francesco d'Assisi: 3 ottobre, rappresentazione scenica dell'abbandono del Santo nelle braccia del suo Signore, organizzata da Pietre Vive onlus.
Associazioni operanti nel territorio ed enti territoriali
- Associazione di volontariato "Misericordia"
- Associazione di volontariato "Fratres"
- Associazione "Pietre Vive onlus"
- Pro Loco Lizzano
- Comune di Lizzano
- G.A.L, comuni delle terre del Primitivo
- Unione dei comuni "terre del mare e del sole"
- Area vasta tarantina
Personalità legate a Lizzano
- Antonio Chionna, carabiniere
- Mimmo Cavallo, cantautore
- Pasquale Pozzessere, Regista
Scrittori lizzanesi
- Corigliano Maddalena, poetessa
- Fischetti Salvatore, poeta e storico (http://lizzanoplus.blogspot.com/)
- Lupo Antonio, scrittore
- Marino Giuseppe, poeta, scrittore e teologo
- Pagano Antonio, storico
- Saracino Antonio, poeta
- Tripaldi Elena, storico
Opere degli scrittori lizzanesi
- Corigliano Maddalena, Frammenti lirici, TG GRAFICA, Pulsano 2001, pp. 112.
- Corigliano Maddalena, Sussurri tra il verde, Serichef, Sava 2009, pp. 108.
- Fischetti Salvatore, Scardi (Versi in vernacolo lizzanese), Schena editore, Fasano di Puglia 1982, pp. 100. [Recensione del libro, firmata da Sergio D'Amaro, a questo indirizzo statunitense: http://userhome.brooklyn.cuny.edu/bonaffini/DP/furtivelingue.htm . Eccone un passaggio: "L’elogio dei mestieri si rintraccia pure nel libro di Fischetti, Scardi, (pres. di R. Jurlaro, disegni di G. Pisconti, Fasano, Schena, 1982), che mostra tuttavia di aver travasato nel dialetto una gamma più varia di impressioni e un più esplicito spirito di solidarietà politica con i ceti contadini: il che non è tra gli esiti minori della poesia dialettale delle giovani generazioni pugliesi degli anni ’80. il conciabrocche, il seggiolaio, il venditore di paglia recuperano un ‘flatus vocis’ che rimanda ad una realtà il cui versante sentimentale idilliaco è sovrapposto alla violenta condizione della vita-trebbiatolo del contadino-bracciante: “Croc’e ppitrara ti scarùfa-tèrra: / cramègna, scrascì, sguézzi, pètr’e ppètri, / cu lli tassi ca sàgnun’e spògghiunu. /Sti tèrri nuèstri – sotta sbacantuti -,/ nancati comu spugni, pi lli vòri, / nancati comu ncerti ca canoscu, / sanguètti sòntu ti soldi e ffatìa” (Croce e rebbiatolo di mangiaterra: /gramigna, rovi, rocce, pietre e pietre, / con la tasse che salassano e spogliano. /Queste terre nostre – sotto vuote-, /ingorde come spugne, per gli inghiottitoi / ingordi come certi che conosco, / sanguisughe sono di soldi e fatica). Il passato è visto da Fischetti in funzione del presente. L’abbandono della memoria non permette il passaggio consapevole alla nuova realtà del mondo contemporaneo, che rende i valori soggetti ad un moto rapidissimo e sconvolge, sul piano materiale, gli ecosistemi (si vedano, ad esempio, Li tagghiàti, le cave). Questi nuclei civili e politici della poesia di Fischetti, riconducibili ad un senso molto acuto dei bisogni della comunità, dell’ethnos (a motivi vitali della moderna poesia dialettale), si alternano ad una sensibilità impressionistica notevole, ad una cattura di microrealtà, di fenomeni, di visioni che servono il versante simbolico o sapienziale dell’espressione poetica in dialetto. La memoria significa anche il vicinato, gli odori natalizi, i misteri di venerdì santo, la tarantata; ma permette anche l’occhio tersamene infantile sulla primavera, l’agnello, il venticello, il grano. L’orecchio di Fischetti si rivela così addestrato ad una musica molteplice e versatile che si nutre, più che del formalismo strutturale della rima, di un appassionato scavo in ogni parola che sappia restituire l’organismo tuttora vitale di un dialetto, dei dialetti. Che sono sì marginali, ma hanno tutte le carte in regola per imporre la diversità straniante delle lingue periferiche, altre, delle comunità reali della Puglia e dell’Italia". Sergio D’Amaro]
- Fischetti Salvatore, Lizzano per San Giuseppe. Le tavolate devozionali. Storia e costume, Edizione - Amici della 'A. De Leo', Brindisi 1988, pp. 269.
- Fischetti Salvatore (a cura di), Tradizioni e canti popolari a Taranto e nei paesi di area tarantina, a cura di Antonio Basile, Salvatore Fischetti e Temistocle Scalinci, Manduria, Lacaita editore, 1989, pp.523, con numerosissime fotografie in b/n e a colori. Dal SOMMARIO: p. 5 = Avvertenza dei curatori; pp. 11-13 = presentazione "Per Alfredo Majorano" di Alberto Mario Cirese; pp.15-140 = Tradizioni natalizie e pasquali del popolo tarantino; pp.141-233 = Canti popolari tarantini; pp. 235-426 = Canti popolari inediti raccolti nella provincia di Taranto (con trascrizioni musicali su pentagramma e numerosissime fotografie); pp. 427-503 = Articoli di Alfredo Majorano e lettere; pp.505-518 = APPENDICE: a) Note biografiche a cura di Salvatore Fischetti; b) Bibliografia degli scritti di Alfredo Majorano Nunziato a cura di Antonio Basile e Salvatore Fischetti.
- Fischetti Salvatore, in RADICI DI TARANTO. Itinerari di arte, folclore, ritualità, religiosità, lavoro e cultura popolare nella raccolta di Alfredo Majorano, (catalogo della mostra fotografica), fotografie di Ciro De Vincentis, testi di Antonio Basile e Salvatore Fischetti, Manduria, Tiemme - Industria grafica, 1990, pp. 144, con 103 ill. in b/n e a colori. * INDICE GENERALE: p. 3 = Presentazione del dott. Giuseppe Orlando del C.R.S.E.C. di Taranto; p. 4 = Intervento del presidente della Cooperativa '19 luglio', Nino Bixio Lo Martire; pp. 5-6 = Prefazione di Giacinto Peluso; pp. 9-20 = Vita e lavoro nel mondo rurale (S. Fischetti); pp. 21-24 = Vita dei pescatori (A. Basile); pp. 43-45 = Edicole votive (A. Basile); pp. 46-48 = Ex voto (A. Basile); pp. 49-51 = Arte popolare e vita domestica (A. Basile); pp. 69-74 = Le feste del fuoco. Il rito di propiziazione della pioggia a Manduria (S. Fischetti); pp.75-79 = Il tarantismo (A. Basile); pp. 80-86 = Pani e dolci rituali (S. Fischetti); pp. 101-104 = Il giocattolo popolare (A. Basile); pp. 105-107 = Il teatro dei pupi (A. Basile); pp.109-111 = Indice delle foto; pp. 117-139 = INVENTARIO - Materiale donato da Alfredo Majorano al comune di Taranto per l'istituendo museo etnografico.
- Fischetti Salvatore, Storia e devozioni popolari in una poesia narrativa del Salento: La Storia della Madonna del Carmine, in “Cenacolo”, VI (XVIII), 1994, Taranto, Mandese editore, pp. 17-42 (con illustrazioni).
- Fischetti Salvatore, Monsignor Tommaso Caracciolo Arcivescovo di Taranto (1637-1663). Origine e diffusione del culto di San Gaetano nella diocesi tarantina, estratto da “Regnum Dei - Collectanea Theatina”, Roma, gennaio-dicembre 1995, n. 121, pp. 255-298, con 7 illustrazioni e documenti inediti.
- Fischetti Salvatore, Le conchiglie tra mito, storia e poesia, pp. 23-40, in Le conchiglie, L’uomo: itinerari tra museo e territorio, catalogo-guida del Museo civico di Lizzano a cura di Oronzo Corigliano e Salvatore Fischetti, Mottola, 1996, Stampasud, pp. 96.
- Fischetti Salvatore, Lu nutu all'azza (Il nodo al filo), estratto da Liber amicorum. Miscellanea di studi storici offerti a Rino Contessa a cura di Giovangualberto Carducci, Tomo I, Filo Editore, Manduria 2003, pp. 513-528.
- Fischetti Salvatore, Novità archivistiche su Manduria-Casalnovo: emblema civico e inediti, in “Cenacolo” -Rivista storica di Taranto, N.S. XV (XXVII), 2003, Taranto, Mandese editore, pp. 89-114 (con illustrazioni e documenti inediti).
- Fischetti Salvatore, Riti popolari per San Giuseppe. Gli altarini e le tavolate devozionali, 2006, pp. 16.
- Lupo Antonio, Omaggio a don Filippo Berzano, sacerdote in Lizzano dal 1943 al 1957, Serichef, Sava 2008, pp. 120.
- Marino Giuseppe, I tramonti, La Duemari, Taranto 2004, pp. 12.
- Marino Giuseppe, L'eternità e due pugni di sabbia, Aquaro, Martina Franca 2004, pp. 64.
- Marino Giuseppe, L'irruzione dell'Eterno nel tempo. Il tempo dell'attrazione dell'amore, Aquaro, Martina Franca 2005, pp. 80.
- Marino Giuseppe, Il roveto ardente e il ramo di mandorlo. La rivelazione del Nome di Dio, Aquaro, Martina Franca 2007, pp. 48.
- Marino Giuseppe, L'Ultimo Bardo d'Irlanda, & MyBook, Vasto (CH) 2009, pp. 56, ISBN 978-88-96096-27-7.
- Pagano Antonio, Storia di Lizzano. Dalle origini alla fine del XIX secolo, Edizioni Del Grifo, Lecce 1994, pp. 272, ISBN 88-7261-090-7.
- Tripaldi Elena, San Gaetano Thiene, La Duemari, Taranto 1986, pp. 246.
- Tripaldi Elena, La diffusione del culto di San Gaetano Thiene a Lizzano ad opera dei Clodinio, estratto da Regnum Dei. Collectanea Theatina, Roma 1995, pp. 329-341.
- Tripaldi Elena, Lizzano e il convento degli Alcantarini, Graphica Sud, San Giorgio Jonico 1996, pp. 960.
- Tripaldi Elena, Padre Raffaele Manca S.J. L'Apostolo del Tarentino, New Graphika, Manduria 1996, pp. 142.
- Tripaldi Elena, La Beata Vergine Maria e la Congrega del SS. Rosario di Lizzano, La Duemari, Taranto 2003, pp. 528.
- Tripaldi Elena, Da monello a...Monsignore. Biografia rimata di Mons. Pasquale Fedele per il suo ottantesimo genetliaco - Testimonianze, La Duemari, Taranto 2007, pp. 152.
- Tripaldi Elena, I frati minori a Lizzano, La Duemari, Taranto 2009, pp. 68.
Collegamenti
I collegamenti stradali principali sono rappresentati da (vedi):
- Autostrada A14 Bologna-Taranto (barriera di Massafra) da e per l'Italia settentrionale
- S.S. 7 ter
- S.S. 7 Appia da e per Brindisi
- in futuro la strada regionale 8
L'Aeroporto di Taranto-Grottaglie "Marcello Arlotta" effettua servizi di linea per il traffico passeggeri con voli charter. Gli aeroporti più vicini sono:
Amministrazione
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Galleria fotografica
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Orecchiette, la ricetta si tramanda ancora da madre in figlia
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Marina di Lizzano
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Marina di Lizzano
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Alba a marina di Lizzano in località Bagnara
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Marina di Lizzano
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Torre zozzoli o sgarrata a Marina di Lizzano
Bibliografia
- Abatangelo Luigi, La cripta dell'Annunziata a Lizzano nasconde un grande eremitaggio?, articolo apparso sul quotidiano di Taranto Voce del Popolo il 5 settembre 1954.
- Abatangelo Luigi, Incontro di secoli nella Cripta dell'Annunziata, articolo apparso sul quotidiano di Taranto Voce del Popolo l'11 settembre 1954.
- Abatangelo Luigi, Le sette Madonne dell'Annunziata, articolo apparso sul quotidiano di Taranto Voce del Popolo il 19 settembre 1954.
- Basile Antonio - Fischetti Salvatore, Radici di Taranto. Itinerari di arte, folclore, ritualità, religiosità, lavoro e cultura popolare nella raccolta di Alfredo Majorano (catalogo della mostra fotografica), Tiemme - Industria grafica, Manduria 1990, pp. 144.
- Berzano Filippo, La storia di Lizzano, Tipografia Michelerio, Asti 1950.
- Cirese Alberto - Perrone Aldo, Alfredo Majorano cuore del tarantino, nella sua Lizzano, Edizioni del gruppo Taranto, Taranto 2001, pp. 120.
- Farella Vittorio, La Chiesa e la Cripta rupestre dell'Annunziata a Lizzano, in Le aree omogenee della Civiltà Rupestre nell'ambito dell'Impero Bizantino: la Cappadocia, Atti del quinto convegno internazionale di studio sulla civiltà rupestre medioevale nel mezzogiorno d'Italia (Lecce-Nardò 12-16 ottobre 1979) a cura di C.D. Fonseca, Galatina 1981, pp. 351-401.
- Fedele Biagio, Bagnara-Scavi nel villaggio dell'età del Bronzo, Galatina 1982.
- Fischetti Salvatore, Scardi (versi in vernacolo lizzanese), Schena editore, Fasano di Puglia 1982, pp. 100, con presentazione di Rosario Jurlaro e disegni di Giovanni Pisconti.
- Fischetti Salvatore, Lizzano per San Giuseppe. Le tavolate devozionali. Storia e costume, Edizione - Amici della 'A. De Leo', Brindisi 1988, pp. 269.
- Fischetti Salvatore, Lu nutu all'azza (Il nodo al filo), estratto da Liber amicorum, Miscellanea di studi storici offerti a Rino Contessa a cura di Giovangualberto Carducci, Tomo I, Filo Editore, Manduria 2003, pp. 513-528.
- Fischetti Salvatore, Riti popolari per San Giuseppe. Gli altarini e le tavolate devozionali, 2006, pp. 16.
- Lapolla Tobia, Vita di San Gaetano Thiene, tipografia Biasco, Manduria 2002, pp. 16.
- Lupo Antonio, Omaggio a don Filippo Berzano sacerdote in Lizzano dal 1943 al 1957, Fumarola Editore, Sava 2008, pp. 120.
- Medea Alba, Gli affreschi delle Cripte eremitiche pugliese, Roma 1939, vol.I.
- Pagano Antonio, La successione feudale a Lizzano tra XIV e XV secolo, in Cenacolo N.S. V (XVII), 1993, Mandese Editore, Taranto 1993, pp. 23-27.
- Pagano Antonio, Storia di Lizzano. Dalle origini alla fine del XIX secolo, Edizioni del Grifo, Lecce 1994, pp. 272.
- Robinson G., Some cave chapels of southern Italy in The Journal of Hellenic Studies, L, II, 1930, Londra, p. 196.
- Tarentini Paride, Lizzano. Quell'antica via lungo l'Ostone, Filo editore, Manduria 2003, pp. 64.
- Tarentini Paride, Lizzano. Insediamenti antichi in località Casabianca, Filo editore, Manduria 2001, pp. 128.
- Tarentini Paride, Lizzano. I siti antichi di San Vito e San Cassiano tra architettura, leggenda ed archeologia, Filo editore, Manduria 2007, pp. 100.
- Tripaldi Elena, S. Gaetano Thiene. Patrono di Lizzano, La Duemari, Taranto 1986, pp. 246.
- Tripaldi Elena, La diffusione del culto di S. Gaetano Thiene a Lizzano ad opera dei Clodinio, in Regnum Dei. Collectanea Theatina, Jan - Dec 1995, N. 121, Roma 1995, pp. 329-341.
- Tripaldi Elena, Lizzano e il convento degli Alcantarini, Graphica sud, S. Giorgio Jonico 1996, pp. 960.
- Tripaldi Elena, La Beata Vergine Maria e la congrega del SS. Rosario di Lizzano, La Duemari, Taranto 2003, pp. 528.
- Tripaldi Elena, Da monello a...Monsignore. Biografia rimata di Mons. Pasquale Fedele per il suo ottantesimo genetliaco - Testimonianze, La Duemari, Taranto 2007, pp. 152.
- Tripaldi Elena, I frati minori a Lizzano. Anniversari. 70 anni dal ritorno: 1939-2009; 40 anni di parrocchia: 1969-2009, La Duemari, Taranto 2009, pp. 68.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Lizzano.info
- Sito su Lizzano
- La Voce Libera - L'informazione per Lizzano e di Lizzano
- Sito ufficiale della Passione di Cristo, giunta alla 39^ edizione
- Tutto sull'attività dell'Associazione Pietre Vive onlus: Passione, Antoniadi, Transito, ecc.
- Pagine personali di Salvatore Fischetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lizzano
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.