Interpretatio Prudentium

attività di interpretazione del diritto svolta dai giuristi nell'antica Roma
Versione del 19 dic 2009 alle 15:42 di Eumolpo (discussione | contributi) (ortografia)

Anche nell'antica Roma si discuteva di scienza del diritto come di interpretatio prudentium. Con essa si faceva riferimento ai pareri (consulta) che erano soliti esprimere i giureconsulti. Ciò che desta sorpresa è che la giurisprudenza si trovava allora tra le fonti del diritto oggettivo (ovvero del complesso organico delle norme).

I primi giuristi a Roma furono i pontefici, ai quali i cives si rivolgevano per conoscere quale fosse il ius. Il responso pontificale, la cui interpretazione rimase aderente alla lettera del precetto o dell'atto negoziale considerati, era vincolante. Essi tuttavia accrebbero il ius civile e ne consolidarono le strutture perché diedero tante volte di mores et leges un'interpretazione in senso diverso da quello comune di spiegazione della portata di un frase. Quella pontificale fu la prima interpretazione creativa tutte le volte in cui da istituti e precetti esistenti essi ricavavano nuovi istituti.

Con la fine dell'età arcaica si spezza il monopolio pontificale del diritto. La giurisprudenza laica che comincia ad operare all'attività consultiva (responsa) aggiunge l'insegnamento e la composizione di opere giuridiche. Anch'essi, certo, davano gratuitamente pareri che, se se emessi da giuristi qualificati, godevano di estrema considerazione tale da andare ad incidere sulla risoluzione di una controversia. Con Augusto venne loro conferito il ius respondendi ex auctoritate principis, sicché il responsanso del giurista aveva una sua particolare auctoritas, come se a risolvere la qustione fosse stato lo stesso principo. Come detto i giuristi si manifestarono anche scienziati del diritto, costruendo e proponendo sistemi. Il riconoscimento dei giudizi di buona fede avevano fatto venire meno i problemi legati alla povertà di strutture dell'antico ius civile sicché non si avvertì più la necessità di un'interpretazione creativa. avvenne così che la giurisprudenza laica si indirizzò verso una interpretazione del ius che tenesse conto della ratio e della potenzialità delle norme, di frequente ricorrendo ad interpretazione analogica. Ma i maggiori giuristi svolsero anche opera creativa, benché in maniera diversa da quanto fatto dai pontefici. Essi infatti ebbero l'autorità di affermare sì che valessero come ius nuovi principi giuridici non ancorati al precedente ius. In età classica ci fu così un'equiparazione tra ius civile e senatoconsulti, costituzioni imperiali e consuetudine.