Brescia Calcio
Il Brescia Calcio, noto semplicemente come Brescia, è il maggiore club calcistico della città lombarda di Brescia, dove fu costituito nel 1911. Milita attualmente in Serie B.
Brescia Calcio Calcio ![]() | |
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Rondinelle, Leonessa | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | ![]() |
Inno | Nel Bianco Blu Omar Pedrini |
Dati societari | |
Città | Brescia |
Nazione | ![]() |
Confederazione | UEFA |
Federazione | ![]() |
Campionato | Serie B |
Fondazione | 1911 |
Presidente | Luigi Corioni |
Allenatore | Giuseppe Iachini |
Stadio | Mario Rigamonti (teorica di 27.592, pratica di 16.308 posti) |
Sito web | www.bresciacalcio.it |
Palmarès | |
Titoli nazionali | 3 Campionati di Serie B (1965, 1992 e 1997) 2 Campionati di Serie C (1939 Nord e 1985 Nord) |
Trofei internazionali | 1 Coppa dell'Amicizia (1967) 1 Trofeo Anglo-Italiano (1994) |
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Il club detiene il record di partecipazioni totali (53) e consecutive (18, dal 1947-48 al 1964-65) nel campionato di Serie B, che ha vinto per 3 volte. Nella sua bacheca figura anche un Torneo Anglo-Italiano, conquistato nel 1994. Il miglior piazzamento in Serie A è il settimo posto della stagione 2000-01, quando, guidata dal Pallone d'oro 1993 Roberto Baggio, la formazione lombarda si qualificò per la Coppa Intertoto. In quest'ultima competizione il Brescia raggiunse la finale e fu sconfitto per la regola delle reti in trasferta dal Paris Saint-Germain dopo due pareggi.
Precedentemente, nella Divisione Nazionale 1928-29, la squadra era arrivata seconda, assieme alla Juventus, nel Girone B conquistando 41 punti, a otto di distacco dal Bologna primo.
Storia della società
Le prime squadre cittadine
Il calcio venne portato a Brescia, secondo la tradizione, da alcuni operai inglesi dello Stabilimento Tempini che, nel loro tempo libero, andavano al Campo Fiera a giocare con un pallone di cuoio.
Il loro gioco, pur suscitando le risate degli altri operai, trovò terreno fertile nei ragazzi della città che, al ritorno in patria di quegli operai, si fecero regalare il pallone e iniziarono a giocare dividendosi in base ai rioni e ignorando spesso le vere regole.
Secondo Bigio Vielmi, una delle prime persone a praticare "seriamente" questo sport nella città lombarda, fu un rappresentante di Milano a insegnare le prime regole, la disposizione in campo e i ruoli ai ragazzi.
Fu proprio Vielmi, assieme ai suoi due fratelli, che fondò la prima società solamente calcistica (prima vi era la Ginnastica Forza e Costanza che, come dice il nome, non si occupava solo di calcio): nel 1907 nacque la Forti e Liberi che debuttò nel campionato lombardo di Terza Categoria nel 1908. [1]
Questa fu la prima formazione, guidata da Ettore Bacchelli, con cui la Forti e Liberi scese in campo: Cremasco, Trinca, Carrera, Ponti, Bonomi, B. Vielmi, Maraglio, G. Vielmi, Giudetti, Zamboni e L. Vielmi. [1]
Il debutto avvenne il 21 marzo 1909, in casa contro il Collegio Facchetti di Treviglio; tuttavia i trevigliesi non si presentarono e al Brescia venne assegnata la vittoria a tavolino.
La prima gara "vera" fu la domenica successiva a Brescia contro il Bergamo F.C. (antenato dell'Atalanta): il risultato fu di 0-5. Anche la gara di ritorno non fu delle migliori e la Forti e Liberi perse a Bergamo per 10-0 (il Bergamo F.C. vinse il titolo lombardo 1908-1909).
Grazie all'entusiasmo sorto in città nacquero presto anche altre formazioni tra cui la Gymnasium Brescia e l'Unione Sportiva Bresciana che divennero le due squadre più temibili dopo la Forti e Liberi.
Per farsi conoscere in Lombardia e per dimostrare di non essere una "squadretta" la formazione di Bacchelli organizzò un torneo a cui parteciparono Milan, U.S. Milanese, Ausonia, Hellas Verona e appunto la squadra bresciana. Il torneo venne vinto dai rossoneri ma la Forti e Liberi non sfigurò e poté, nel 1910, grazie alla fusione con il Club Sportivo Brixia, fondare la Victoria. [1]
Nell'anno della fondazione la Victoria riuscì a imporsi nel campionato lombardo di Terza Categoria.
I primi anni del Foot Ball Club Brescia
Nel 1911 Victoria, Unione Sportiva Bresciana e Gimnasium, guidate da Franco Apollonio, si fusero dando vita ad un nuovo club: il Foot Ball Club Brescia, posto sotto la guida tecnica di Ettore Bacchelli, già allenatore della Forti e Liberi e del Club Sportivo Brixia. I colori sociali erano arancione e blu.
Per permettere alla squadra di giocare fu costruito il suo primo campo da gioco, situato in Via Milano. Per far conoscere la squadra furono disputate alcune amichevoli con compagini quotate del calcio nazionale. Giunse, così, anche il primo riconoscimento ufficiale al Brescia, ossia la Medaglia d'oro della Regina Madre, ottenuta battendo il Bologna in una partita disputata a Colorno per 2-1. [1]
Grazie ai buoni campionati in Terza Categoria della Victoria (1910-1911) e del Brescia (1911-1912) le "rondinelle" furono iscritte per la prima volta in un campionato riconosciuto dalla FIGC, quello di Promozione lombarda 1912-1913.
Per scelta della Federazione, che riteneva la squadra all'altezza di disputare il campionato nazionale, il Brescia fu iscritto nel 1913-1914 alla massima serie nel girone veneto-emiliano. La squadra, allenata dallo svizzero Fritz Ruchti, ottenne sedici punti e non riuscì a passare alla fase finale.
Durante l'annata successiva (1914/15) la formazione bresciana, sempre guidata dal tecnico elvetico, giocò invece nel girone lombardo-emiliano dove si classificò al terzo posto alle spalle di Inter e Como, qualificatesi alla fase finale nazionale.
La prima guerra mondiale interruppe l'attività agonistica della città che non poté partecipare nemmeno alla Coppa Federale del 1916, poiché questa era eccessivamente vicina al fronte dell'Adamello e non si poteva correre il rischio di giocare lì.
In questi anni emerse Giuseppe Trivellini, il portiere della squadra, che oltre ad essere il capitano dei lombardi (giocherà a Brescia fino al 1930) vestì la maglia della Nazionale per sette volte.
Gli anni '20
Rilevata dal conte Camillo Martinoni nel 1918, la società dovette aspettare il campionato 1919/20 per poter tornare a giocare, guidata questa volta dalla commisione tecnica di Guido Mori e Vittorio Castelli. In quell'anno arrivò il primo risultato di rilievo, quando, classificandosi seconda nel girone A della Lombardia, centrò la qualificazione alle semifinali nazionali, dove arrivò quinta nel girone B. A inizio campionato la presidenza tornò in mano a Franco Apollonio. La squadra adottò le maglie azzurre con la "V" bianca, che simboleggiava la vittoria nella guerra appena terminata.
Il 1920/21 cominciò con il cambio di presidente (Franco Apollonio fu sostituito da Alberto Genna) e non fu un campionato propriamente felice per le "rondinelle" che, inserite nel girone E, all'apparenza facile, non riuscirono a centrare la qualificazione al girone finale lombardo. L'accesso al raggruppamento finale fu ottenuto dal Saronno, mentre i bresciani arrivarono secondi con gli stessi punti del Racing Libertas e davanti ai cugini dell'Atalanta. Nel corso della stagione si avvicendarono sulla panchina Antonin Fivebr e Imre Schoffer.
Alla fine dell'anno la squadra si schierò nel fronte delle società secessioniste che volevano adottare il Progetto Pozzo, pensato per favorire il passaggio ad un campionato nazionale a girone unico. La squadra, per il 1921/22, disputò il campionato C.C.I., cui partecipavano solo le squadre più importanti. L'anno fu difficile sia in società che sul campo, tanto che, sotto il nuovo presidente Alberto Genna che riconfermò il tecnico ungherese, la squadra si piazzò penultima, precedendo solamente un'irriconoscibile Inter.
Tuttavia, nell'ambito dell'attuazione del compromesso Colombo (attuato per avere una graduale riduzione delle partecipanti al massimo campionato), pur essendo salva dovette giocare degli spareggi di ammissione al nuovo campionato. Disputò la partita contro una delle squadre del campionato F.I.G.C., la Sestrese: a Brescia terminò 2-0 per i lombardi ma a Sestri Ponente vinsero i locali 5-0.
Il Brescia fu salvato in questo caso dal regolamento che prevedeva di tenere in considerazione solo i punti ottenuti e non i gol fatti; nel terzo spareggio, giocato a Brescia, le "rondinelle" vinsero nuovamente 2-0 e così si salvarono.
Ebbe così inizio il campionato del 1922/23: la sua struttura era transitoria e prevedeva tre gironi settentrionali coordinati dalla Lega Nord con quattro retrocessioni (su dodici squadre) ciascuno e, per il meridione, vari campionati regionali e una fase finale a due gironi organizzati invece dalla Lega Sud. Il Brescia fu inserito nel girone C dove riuscì a salvarsi per quattro punti sulla Lucchese.
Il campionato del 1923/24 vide un ulteriore cambiamento di "format" e di società: mentre i gironi meridionali rimanevano invariati quelli settentrionali scendevano a due e le retrocessioni passavano da quattro a una. Le "rondinelle", sotto la nuova guida tecnica di Imre Payer, furono iscritte nel Girone A e rimasero quasi subito invischiate nella lotta salvezza col Novara e la Virtus Bologna.
Gli emiliani alla lunga cedettero e così lombardi e piemontesi riuscirono a salvarsi. Durante la stagione il comando fu assunto da un comitato di reggenza formato da Enrico dell'Era, Battista Pisa e dal ragionier Spinelli.
Anche il 1924/25, con la società guidata da Gino Rovetta, non fu facile; le nuove regole per il Nord Italia prevedevano due gironi diversi: il primo con dodici squadre e una retrocessione, il secondo con tredici squadre e due retrocessioni.
Il Brescia fu inserito nel Girone A dove arrivò terzultimo precedendo il Legnano di due punti e lo Spezia di cinque. A fine campionato il presidente Genna fu sostituito da Gino Rovetta che rimase però presidente solamente per una stagione. La panchina, inizialmente affidata ancora a Payer fu poi affidata a un comitato tecnico composto da Agostino Marzoli, Battista Pisa, Enrico dell'Era e Virgilio Vasconi.
Una nuova riforma modificò il campionato del 1925/26: fu deciso di ridurre ulteriormente il numero di squadre in prima divisione e si sancì così, per la Lega Nord, il numero di quattro retrocessioni per i due gironi mentre in Lega Sud gli interventi arrivarono a fine campionato. I lombardi furono inseriti nel Girone A dove caddero subito Legnano, Pisa e Udinese; a contendersi la salvezza furono proprio le "rondinelle" e il Novara.
Prevalse il Brescia che si salvò con una giornata d'anticipo: battendo per 5-0 l'Andrea Doria nella penultima partita di campionato riuscì a mantenere i suoi tre punti di vantaggio sui piemontesi che vinsero inutilmente per 5-1 lo scontro diretto dell'ultima giornata. In quest'annata la commisione tecnica fu guidata da un solo uomo, Evaristo Frisoni.
Nel 1926 fu emanata la Carta di Viareggio che creò la Divisione Nazionale per la stagione 1926/27, formata da due gironi, non seguenti criteri geografici, di dieci squadre ciascuno con due retrocessioni. Il Brescia del nuovo presidente Franco Mazzotti che scelse come allenatore il nordirlandese Bellamy riuscì a salvarsi senza problemi, poiché il divario tra squadre settentrionali e meridionali era troppo alto. Sul fondo della classifica furono infatti il Napoli, che ottenne un solo punto proprio contro le "rondinelle", e l'Alba Audace di Roma che cadde sulla distanza. I lombardi arrivarono settimi a pari punti con l'Hellas Verona.
Anche il 1927/28 vide nuovi cambiamenti: il torneo fu ulteriormente cambiato con la creazione di due gironi nazionali di undici squadre ciascuno con due retrocessioni mentre la presidenza dei lombardi cambiò ancora con l'arrivo di Federico Palazzoli e il ritorno in panchina di Imre Schoffer. Furono gli "anni d'oro" del Brescia, in grado di impensierire anche formazioni storicamente più quotate.
I primi risultati giunsero già in quello stesso anno: inserito nel Girone A riuscì a classificarsi quinto con cinque punti di distacco dal Milan (ultima delle squadre ammesse alla finale) e con tre punti di vantaggio sulla Pro Vercelli. Confermato inizialmente Bellamy in panchina durante il campionato questi fu sostituito dal padre del calcio bresciano: Luigi Vielmi, detto Bigio.
Il 1928/29 fu il campionato migliore del Brescia, guidato nuovamente da Imre Schoffer: con le nuove regole si formarono due gironi di sedici squadre con sette retrocessioni nella neonata Serie B e nove promozioni nella Serie A; le due prime avrebbero disputato una finale nazionale.
I lombardi riuscirono a piazzarsi secondi nel Girone B del campionato nazionale arrivando otto punti dietro al Bologna campione in carica, conquistandone quarantuno come la Juventus, due in più del Genova 1893 (nome del Genoa durante il fascismo) e quattro più dell'Ambrosiana-Inter. Grazie a questo risultato poté appunto partecipare, nel 1929-1930, al primo campionato di Serie A.
Gli anni '30
Negli anni '30 il Brescia divenne noto soprattutto per avere lanciato un altro grande portiere dopo Trivellini: Giuseppe Peruchetti, che disputò 196 partite nelle "rondinelle" e alcune in nazionale prima di essere acquistato dall'Inter.
Il primo campionato disputato in Serie A, quello della stagione 1929/30, si concluse con un tranquillo nono posto, a trentatré punti come la Pro Vercelli, con sette punti di vantaggio sulla zona retrocessione. La squadra sempre allenata da Imre Schoffer disputò un campionato simile anche nell'annata 1930/31; stavolta il Brescia fu da solo al nono posto e il vantaggio sulla zona retrocessione fu di ben quattordici punti.[2]
Nel 1931 la presidenza della squadra passò da Franco Mazzotti a Federico Palazzoli, un noto industriale locale. Il campionato del 1931/32 fu tuttavia un disastro.
La squadra si classificò penultima con venticinque punti (solo tre in più del Modena fanalino di coda) alla pari con il Bari; si rese necessario lo spareggio che fu disputato a Bologna e vide imporsi i pugliesi per 3-1.
Per risalire nella massima serie fu scelto in panchina Gyorgy Hlaway, tecnico ungherese proveniente dall'Udinese; la risalita fu immediata poiché i lombardi rimasero in Serie B solamente un anno. Arrivarono infatti secondi con cinquanta punti nella stagione 1932/33, vinta dal Livorno con cinquantuno, che la dominò assieme alle "rondinelle" (il Brescia conquistò infatti la promozione con quattro giornate d'anticipo, avendo dodici punti di vantaggio sul Modena).
La stagione 1933/34 fu nel complesso positiva nonostante le difficoltà in ambito dirigenziale. Finì infatti la presidenza di Federico Palazzoli, che fu rilevata dal comitato di reggenza formato da Vignoli, Torresani e Masini; nel corso del campionato questi furono però sostituiti da due commissari straordinari: Alfredo Rocchi prima e Renzo Castagneto poi.
Sul piano sportivo la squadra terminò il campionato in dodicesima posizione con ventinove punti (come Torino, Alessandria e Palermo), due in più del Padova retrocesso.
La salvezza fu inoltre ottenuta con una giornata d'anticipo, nonostante la sconfitta per 1-0 con l'Ambrosiana-Inter, in quanto i padovani, con tre punti di svantaggio sulle "rondinelle", perdettero per 5-1 contro la Juventus.
Nell'annata 1934/35 la situazione in società sembro stabilizzarsi con l'arrivo in presidenza di Fortunato Vicari. Nel corso dell'anno ci fu tuttavia un ulteriore avvicendamento in quanto egli fu sostuito da Alfredo Rocchi.
In campionato la squadra arrivò ancora dodicesima con ventisette punti alla pari di Milan e Triestina; i punti di vantaggio sul Livorno furono tre.
Decisiva fu l'ultima giornata: il Brescia sfruttò il vantaggio di giocare in casa l'ultimo turno riuscendo a battere 1-0 l'Alessandria; questo gli consentì di ottenere la salvezza senza dover aspettare il risultato di Torino-Livorno.
Il campionato del 1935-1936 fu disastroso: riconfermato Rocchi come presidente, Hlaway andò ad allenare la SPAL e arrivò a Brescia Umberto Caligaris. La squadra nel corso dell'anno ottenne solamente sedici punti e retrocedette assieme al Palermo, con ben nove punti di distacco dalla zona salvezza, rappresentata dal Bari.[3]
A fine stagione il Foot Ball Club Brescia dovette italianizzare il proprio nome nell'ambito delle leggi volute dallo stato fascista in Associazione Calcio Brescia, nome che manterrà fino al 1976.
Nel 1936-1937 le "rondinelle" riuscirono a condurre un campionato di media classifica in Serie B concludendo all'ottavo posto con trenta punti (gli stessi del Palermo, retrocesso l'anno prima insieme ai lombardi). I punti di vantaggio sulla zona dei quadrangolari di salvezza (necessari a causa della parità di punteggio tra Pro Vercelli, Messina, Venezia e Catania) furono due.
Per la stagione 1937-1938 fu scelto di affidare il Brescia a Innocente Dugnani come presidente e Mariano Tansini come allenatore. I cambi in società furono tutt'altro che positivi e per la prima volta nella loro storia le "rondinelle" retrocedettero in Serie C (non servì il cambio di allenatore nel corso della stagione con l'arrivo di Evaristo Frisoni).
La stagione fu veramente un disastro e la retrocessione arrivò con diverse giornate d'anticipo. I bianco-azzurri terminarono quattordicesimi a ventuno punti (gli stessi della Cremonese), staccati di cinque punti dallo Spezia, l'ultima squadra a salvarsi.
Il compito di guidare la società alla risalita fu affidato a Pier Carlo Beretta che rilevò la società nella stagione 1938-1939 con la squadra iscritta nel Girone C di Serie C decidendo di lasciare sulla panchina lo stesso Frisoni. All'epoca la terza serie era formata da otto gironi (quattro settentrionali e quattro centro-meridionali); le vincenti di ogni girone si affrontavano in due quadrangolari chiamati Gironi finali (anche qui uno per il Nord e uno per il Sud) che premiavano le prime due classificate.
Il Brescia concluse la prima parte del torneo vincendo il girone grazie al quoziente-reti migliore di quello del Varese (entrambe erano giunte prime con trentotto punti).
Inserito nel Girone finale A con Udinese, Reggiana e Savona lo superò senza problemi vincendo quattro partite su sei e ottenendo così la promozione in Serie B.
Gli anni '40
Beretta per la stagione 1939-1940 confermò la fiducia al tecnico bresciano; la squadra si piazzò al sesto posto del campionato di Serie B conquistando quaranta punti come il Siena, a sei dal Livorno promosso.
Senza cambi in società anche nell'annata 1941-1942 il Brescia terminò il campionato nella zona medio-alta della classifica. La squadra si classificò infatti quinta con trentanove punti, staccata di otto punti dall'ACIVI Vicenza.
Ritrovata la Serie A nel 1942-1943 (un anno prima dell'interruzione dei campionati) la squadra ottenne ancora un buon risultato nel 1945-1946 quando giunse quinta nel Campionato Alta Italia mancando l'accesso al girone nazionale dopo i due spareggi decisivi giocati contro il Milan raggiunto grazie alla vittoria ottenuta nello scontro diretto dell'ultima giornata (pareggiato ai supplementari il primo spareggio, perso ai supplementari il secondo).
Ma, dopo la buona annata, il diciottesimo posto del 1946-1947 costò al Brescia la retrocessione in Serie B. L'anno successivo, quello del 1947-1948, vide il Brescia arrivare secondo nel Girone A della cadetteria ma, per le riforme della FIGC atte a riportare questa categoria a girone unico, ciò non coincise col ritorno in massima serie.
Gli anni '50
Anche nel campionato del 1951-1952 (dopo tre anni in cui ottenne risultati di media classifica) la squadra lombarda arrivò seconda in Serie B; si giocò la promozione nello spareggio di Valdagno contro la Triestina (arrivata diciassettesima in Serie A) ma perdette per 1-0 e mancò ancora il ritorno in A. Passati ancora quattro anni senza prestazioni eclatanti, nel 1956-1957 la società centrò nuovamente il secondo posto. Stavolta lo spareggio fu disputato contro l'Alessandria, arrivato secondo con gli stessi punti dei Lombardi, ma ancora una volta fu fatale al Brescia sconfitto per 2-1 sul neutro di Milano.
Le stagioni successive furono molto deludenti per i tifosi delle "rondinelle" e, sia nel 1958-1959.
Gli anni '60
Anche nel 1960-1961, si rischiò la retrocessione in Serie C. Nel 1964-1965, con una prestazione notevolmente differente rispetto a quella degli ultimi anni, il Brescia vinse il campionato di Serie B e ritrovò, dopo diciotto anni, la Serie A (va considerato però che nel 1963-1964 furono determinanti i sette punti di penalizzazione avuti dai lombardi che li esclusero dalla lotta per la promozione).
La massima serie venne mantenuta però solo per due anni e già nel 1967-1968, con un quattordicesimo posto finale, la squadra retrocedette in Serie B. Ritrovata la Serie A grazie al secondo posto del 1968-1969, con un altro quattordicesimo posto nel 1969-1970 la società tornò in B.
Gli anni '70
Iniziò allora uno dei periodi più neri nella storia del Brescia Calcio: per dieci anni la squadra fece fatica ad arrivare nelle prime dieci posizioni della cadetteria e per tre volte (1972-1973, 1976-1977 e 1977-1978) sfiorò la retrocessione in Serie C. La provvisoria risalita in Serie A grazie al terzo posto del 1979-1980 sembrò la fine delle difficoltà ma in realtà fu solo una breve boccata d'ossigeno per la società e la tifoseria.
Gli anni '80
Quattordicesima in Serie A nel 1980-1981 (con conseguente retrocessione in Serie B) la squadra, nel 1981-1982, arrivando diciottesima nella cadetteria, retrocedette nella neonata Serie C1. Undicesima nel girone A del 1982-1983 e quinta nello stesso girone del 1983-1984 con la vittoria del 1984-1985 ritrovò la Serie B.
La risalita non si fermò in cadetteria ma, visto il secondo posto 1985-1986, arrivò fino alla Serie A. Massima serie che venne però mantenuta solo un anno dato che, col quattordicesimo posto del 1986-1987, la squadra retrocedette nuovamente.
Nel 1988-1989 il Brescia arrivò sedicesimo nel campionato di Serie B; in questo caso, la retrocessione fu evitata vincendo lo spareggio contro l'Empoli giocato allo Stadio Dino Manuzzi di Cesena, vinto per 3-0 ai calci di rigore.
Gli anni '90 e la vittoria dell'Anglo-Italiano
Per la stagione 1989-1990 la guida in società fu ottenuta da Luciano Ravelli mentre la gestione tecnica venne affidata a Franco Varrella (Direttore Tecnico) e Sergio Cozzi (allenatore). La squadra condusse un campionato di media classifica in Serie B e giunse alla fine decima con trentasette punti (gli stessi del Padova), staccato di nove dalla zona promozione e di soli tre punti dal Monza retrocesso. Decisiva per la salvezza fu l'ultima partita giocata proprio a Padova che vide imporsi le "rondinelle" per 2-1.
Brescia - Notts County
1 - 0Brescia Calcio: Landucci, Marangon, Giunta, Domini, Baronchelli, Bonometti, Schenardi (46' Neri), Sabau, Ambrosetti (75' Piovanelli), Hagi, Gallo. Allenatore: Lucescu.
Notts County: Cherry, Wilson, Dijkstra, Turner, Johnson, Palmer, Devlin, Draper, Lund, McSwegan (71'Agana), Legg. Allenatore: Walker.
Arbitro: -
Marcatore: Ambrosetti 65’.
Spettatori: -
Nel campionato 1990-1991 in società arrivò un nuovo presidente: Claudio Cremonesi. Egli esonerò Varrella e Cozzi e ingaggiò Bruno Mazzia; alla quarta giornata, nonostante la squadra avesse ottenuto sei punti, l'allenatore venne esonerato e sostituito con Bruno Bolchi. Il campionato terminò con un nono posto, sempre con trentasette punti (gli stessi dell'Ancona, del Taranto e del Messina). Il ritardo dalla zona promozione era di cinque punti mentre il vantaggio sul "gruppone" del quartultimo posto (Modena, Pescara, Avellino, Cosenza e Salernitana) era dato da un solo punto. Questo venne conquistato all'ultima giornata nella difficile sfida giocata a Barletta contro i padroni di casa ancora in lotta per la salvezza (il risultato finale - 1-1 - salvò i lombardi ma fece retrocedere i pugliesi).
Il campionato decisivo per la promozione fu quello del 1991-1992. Sotto la guida della coppia Lucescu-Moro la squadra vinse in scioltezza il campionato di Serie B ottenendo così la promozione in Serie A. I punti conquistati furono quarantanove, tre in più del Pescara secondo.
Con l'inizio della stagione 1992-1993 si insediò come presidente Luigi Corioni, chiamato Gino dai tifosi. Confermata la coppia italo-rumena alla guida tecnica la squadra retrocedette in Serie B. La lotta salvezza fu dura e riguardò, oltre il Brescia, anche il Napoli, il Foggia, il Genoa, l'Udinese e la Fiorentina (più indietro erano già condannate alla retrocessione anticipata Ancona e Pescara). Fu decisiva l'ultima giornata: il Genoa pareggiò 2-2 col Milan campione d'Italia, il Napoli chiuse 1-1 col Parma, la Fiorentina vinse inutilmente 6-2 contro il Foggia, l'Udinese pareggiò 1-1 con la Roma venendo così raggiunto dalle rondinelle vittoriose per 3-1 contro la Sampdoria. La classifica stabilì che partenopei e pugliesi a quota trentadue e liguri a trentuno si salvassero direttamente mentre i toscani retrocedessero in Serie B; tra lombardi e friulani si rese invece necessario lo spareggio. Questo fu disputato allo stadio Renato Dall'Ara di Bologna e vide i bianco-neri imporsi sui bianco-azzurri per 3-1.
La stagione 1993-1994 fu la stagione della "riscossa" bresciana: la squadra riuscì infatti a ben figurare sia in Italia che in Europa. In Serie B la squadra ritrovò subito la risalita nella massima serie: arrivò infatti terza in campionato a quota quarantaquattro punti, venendo promossa assieme alla Fiorentina (cinquanta), al Bari (quarantacinque) e al Padova (quarantatre come il Cesena, sconfitto nello spareggio di Cremona); fondamentale per le "rondinelle" fu la vittoria casalinga alla penultima giornata per 2-1 contro il Ravenna che permise la possibilità di perdere l'ultimo incontro contro il Modena (2-1 per i "canarini" il finale).
La squadra si guadagnò così la possibilità di disputare il Torneo Anglo-Italiano, strutturato in un girone eliminatorio con classifica seguito da semifinali e finale: nel girone il Brescia superò il Charlton Athletic per 2-0, pareggiò col Bolton per 3-3 e vinse col Notts County 3-1 e col Middlesbrough per 1-0. La semifinale fu giocata contro il Pescara e vide i lombardi vincere 1-0 a Brescia e perdere 3-2 a pescara, avanzando però per la regola dei gol in trasferta. La finale fu disputata nel prestigioso stadio di Wembley ancora contro il Notts County: terminato 0-0 il primo tempo la partita si decise nel secondo quando, al 20', Gabriele Ambrosetti superò Steve Cherry con un tiro dal limite dell'area.
Il campionato 1994-1995 fu, al contrario, uno dei peggiori campionati nella storia del club lombardo: la stagione iniziò riconfermando la coppia italo-rumena in panchina con la convinzione di poter fare bene visti anche i risultati dell'anno precedente. Invece il Brescia fu la prima squadra a retrocedere in Serie B ottenendo solamente dodici punti in campionato (con i lombardi retrocedettero Reggiana, Foggia e Genoa, sconfitto ai calci di rigore per 5-4 nello spareggio salvezza di Firenze contro il Padova). Il campionato sembrò iniziare tuttavia bene, con due punti raccolti nelle prime tre giornate grazie a due pareggi contro Juventus (1-1) e Inter (0-0) ma poi arrivarono otto sconfitte in undici partite; la prima delle due vittorie, ottenuta sulla Reggiana per 2-1, arrivò solo alla quindicesima giornata (la seconda fu invece contro il Foggia per 1-0 alla diciannovesima) e alla ventesima, dopo la sconfitta per 1-0 contro l'Inter, Corioni esonerò Moro e Lucescu sostituendoli con Gigi Maifredi con cui aveva già lavorato in precedenza all'Ospitaletto. Tuttavia il tecnico bresciano ottenne cinque sconfitte in altrettante partite e questo portò a richiamare ancora, dopo la ventiseiesima, il tecnico di Mozzanica. Anche le restanti otto partite coincidettero con altrettante sconfitte decretando il completo fallimento della stagione.
Per la stagione del 1995-1996 il presidente bresciano richiamò in panchina Lucescu e Moro ma i risultati furono negativi. Infatti, dopo un buon inizio (tre vittorie con il Pescara per 4-2 e con l'Hellas Verona e la Salernitana per 1-0 e due pareggi con la Fidelis Andria per 2-2 e con la Lucchese per 0-0) arrivò la prima sconfitta per 2-1 al Partenio contro l'Avellino. Nonostante tutto però la squadra riusciva anche ad ottenere dei buoni risultati, come la vittoria per 5-0 sul Foggia e quella per 2-0 sul Genoa e solo dopo la quattordicesima giornata subì un vero calo ottenendo cinque sconfitte di fila (2-1 con la Reggina, 1-0 con la Reggiana, 3-2 con il Cosenza, 1-0 con il Chievo e 3-1 col Perugia). Il risultato che fece saltare ancora una volta la panchina della coppia italo-rumena fu la sconfitta per 5-0, subita alla ventiquattresima giornata, contro la Salernitana. A sostituirli fu chiamato Edoardo Reja. Alla fine del campionato i lombardi riuscirono a salvarsi ottenendo quarantasei punti, uno in più della Fidelis Andria e tre in più dell'Avellino. Decisiva fu la vittoria ottenuta dai lombardi all'ultima giornata contro il Cesena (2-1) mentre il Genoa batté per 2-0 i pugliesi.
La Serie A fu ritrovata con la stagione 1996-1997, che il Brescia riuscì a vincere senza troppi problemi. Presentatasi all'inizio del campionato con la riconferma di Eddy Reja, la società vinse il campionato con sessantasei punti (due in più dell'Empoli, tre in più del Lecce e quattro in più del Bari). La promozione arrivò grazie all'1-1 ottenuto alla penultima giornata contro la Reggina in concomitanza con lo 0-0 del Genoa contro il Ravenna mentre invece il primo posto fu assicurato con la vittoria dell'ultima giornata per 3-1 contro il Venezia.
La permanenza in massima serie durò appena un anno, quello della stagione 1997-1998. Prima dell'inizio del campionato, a causa di dissidi col presidente, fu esonerato Reja, sostituito da Giuseppe Materazzi che, in dieci giornate, raccolse tre vittorie, un pareggio e sei sconfitte (tra cui due pesanti 4-0 contro Juventus e Udinese). Per questo fu anch'egli esonerato e sostituito con Paolo Ferrario. Neanche il tecnico milanese riuscì a rimanere fino a fine campionato (terminato dalla coppia Salvi-Bacconi). I lombardi non riuscirono ad ottenere la salvezza poiché ottennero trentacinque punti retrocedendo con Atalanta (trentadue), Lecce (ventisei) e Napoli (quattordici). La salvezza fu mancata di un punto (infatti il Vicenza riuscì a salvarsi con trentasei punti); col pareggio alla terzultima giornata dei veneti contro la Juventus per 0-0 e la sconfitta bresciana a Firenze per 5-1 il divario divenne di sette punti decretando la retrocessione anticipata delle "rondinelle" che vinsero inutilmente le ultime due partite.
Per la stagione 1998-1999 fu chiamato in panchina Silvio Baldini, col compito di riportare in massima serie le "rondinelle". La stagione fu nel complesso positiva ma la zona promozione fu mancata di otto punti. I lombardi chiusero infatti il campionato in settima posizione ottenendo cinquantasei punti come il Treviso mentre giunsero terzi Reggina e Lecce con sessantaquattro, quinto il Pescara con sessantatre e sesta l'Atalanta con sessantuno. Nel 1999 comincia la fortunata collaborazione con il direttore sportivo Gianluca Nani, questa porterà la squadra bresciana ad importanti risultati, sia sportivi, sia dal punto di vista dei giocatori ingaggiati.
Paris Saint-Germain - Brescia
0 - 0Paris Saint-German: Letizi, El Karkouri (64' Cristóbal), Pochettino, Heinze, Potillon (29' Aloísio), Dehu, Arteta (60' Cissé), Mendy, Domi, Anelka, Okocha. Allenatore: Fernandez
Brescia Calcio: Castellazzi, Petruzzi, Bonera, Calori, Kozminski (63' Mero), E. Filippini, Giunti, A. Filippini, Diana (83' Yllana), Baggio, Toni (67' Tare). Allenatore: Mazzone
Marcatori: -
Spettatori: 30.000
Brescia - Paris Saint-Germain
1 - 1Brescia Calcio: Castellazzi, Petruzzi, Calori, Bonera, Diana (76' Esposito), A. Filippini, Yllana, E. Filippini, Kozminski (84' Del Nero), Toni (46' Baggio), Tare. Allenatore: Mazzone.
Paris Saint-German: Letizi, Cristóbal, Pochettino, Heinze, Domi, Mendy (82' Ducrocq), Dehu, Cissé (59' Potillon), Okocha, Aloísio, Anelka (29' Arteta). Allenatore: Fernandez.
Arbitro: Mejuto Gonzalez.
Marcatori: Aloísio 75’, Baggio 84’ (rig.)
Spettatori: 20.000
Si qualifica per il primo turno della Coppa UEFA 2001-2002 il Paris Saint-Germain per le reti segnate in trasferta.
Dopo un'iniziale riconferma del tecnico massese nel 1999-2000 la società chiamò Giacomo Violini per una partita (l'1-1 casalingo della prima giornata contro il Savoia) e poi Nedo Sonetti. I lombardi riuscirono a ritornare in Serie A grazie al secondo posto, alla pari con Napoli e Atalanta, ottenuto con sessantatre punti. Il distacco dalla prima, il Vicenza, fu di quattro punti mentre uno fu quello di vantaggio sulla Sampdoria. La promozione arrivò all'ultima giornata quando, con tre punti di vantaggio sui liguri, i bresciani pareggiarono 2-2 col Cosenza in trasferta rendendo inutile la vittoria interna dei genovesi per 3-2 sull'Alzano Virescit.
In estate il presidente Luigi Corioni effettuò una mossa a sorpresa acquistando Roberto Baggio (vincitore anche di un FIFA World Player). Cambiò anche l'allenatore grazie al contratto firmato da Carlo Mazzone.
La successiva stagione, quella del 2000/01, fu la migliore delle rondinelle: il debutto coincise con la sconfitta per 4-2 con l'Udinese. Dopo tre sconfitte (Lazio, Roma e Atalanta) e tre pareggi (Parma, Fiorentina e Juventus) arrivò la prima vittoria all'ottava giornata grazie al 3-0 di Reggio Calabria contro la Reggina. La squadra collezionò ancora due successi con Perugia e Bari, due stop con Hellas Verona e Bologna e cinque pari con Napoli, Inter, Lecce, Vicenza e Milan.
La stagione 2001/02 iniziò nel migliore dei modi con Baggio capocannoniere con 8 gol dopo nove giornate. La sfortuna però interruppe il momento d'oro: rottura del legamento crociato anteriore e lesione del menisco interno del ginocchio sinistro. Il giocatore venne operato in Francia e, con una grandissima determinazione, riuscì a rientrare in campo a 77 giorni dall'infortunio (un record per il tipo d'infortunio subito), quando mancavano tre giornate alla fine del campionato.
Nella partita del rientro, con la Fiorentina, segnò un gol dopo appena due minuti dal suo ingresso in campo e raddoppiò poco dopo, tra gli applausi anche dei tifosi viola.
Dopo il 2004
Nei quattro anni di Baggio il Brescia ottenne altrettante salvezze ma la stagione successiva al suo ritiro, quella del 2004/05, retrocedette nuovamente in Serie B dopo la sconfitta nella decisiva partita di Firenze all'ultima giornata.
Durante il campionato 2005/06 la squadra bresciana occupò stabilmente per tre quarti del campionato le prime posizioni, ciò nonostante a 11 giornate dalla fine il presidente Corioni decise di esonerare l'allenatore Rolando Maran ingaggiando Zdeněk Zeman al fine di puntare alla promozione diretta invece che ai playoff. L'allenatore boemo affermò subito di puntare a ottenere 11 vittorie nelle restanti partite ma la squadra non ottenne i risultati sperati e dopo una serie di brutte prestazioni, soprattutto in trasferta, restò clamorosamente fuori anche dai playoff.
Nel 2006/07 la squadra, dopo un inizio di campionato poco entusiasmante e con un avvicendamento in panchina tra Mario Somma e Serse Cosmi, riuscì a raggiungere all'ultima giornata la zona play-off, che però non si disputarono (vi furono infatti più di dieci punti di distacco tra terza e quarta classificata).
I play-off 2007/2008 e 2008/2009
Nella stagione 2007/08 la formazione bresciana si è piazzata quinta e si è qualificata per i play-off per la promozione in massima serie, dove ha affrontato senza successo l'AlbinoLeffe. In virtù dei risultati del doppio confronto (1-0 al Rigamonti, 1-2 allo Stadio Atleti Azzurri d'Italia di Bergamo), la squadra di Serse Cosmi è stata eliminata, in base al miglior piazzamento degli avversari nella classifica finale della stagione regolare. Il Brescia dovrà, dunque, militare almeno un altro anno in Serie B. Nel gennaio del 2009 ha venduto il giocatore Savio Nsereko al West Ham dove ora c'è anche l'ex direttore sportivo Gianluca Nani. Nella stagione 2008/2009, con in panchina nelle ultime due partite l'allenatore Alberto Cavasin a seguito dell'esonero di Nedo Sonetti, il Brescia, qualificatosi ai play off, batte l'Empoli (5° classificata) nella semifinale dei play off.
Il 14 giugno 2009 il Brescia gioca la gara di andata dei play off contro il Livorno che terminerà sul punteggio di 2-2. Nel ritorno il Brescia viene sconfitto per 3-0 dal Livorno costringendo le rondinelle a rimanere in cadetteria.
Nel 2009-2010, a seguito della terza sconfitta nelle prime otto gare viene esonerato Cavasin, sostituito da Giuseppe Iachini. [4]
Cronistoria
Cronistoria del Brescia Calcio | ||
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Divisa
Nel 1911, anno di fondazione, la maglia fu di colore blu con una banda verticale arancione, poi, fino al 1915, la maglia divenne bianco azzurra in riferimento ai colori cittadini (anche se ci furono altre maglie che utilizzavano la colorazione azzurro-arancio). Al termine della prima guerra mondiale le divise divennero azzurro Savoia (era anche il colore della nazionale) e furono lasciate bianche solamente nel colletto.
Il motivo a V bianco venne introdotto nel 1927 per poter utilizzare il nuovo campo di calcio della Virtus (lo Stadium) in una partita di campionato contro il Torino (vittoria di 3-1 per i lombardi), per essere usato fino al 1940, quando si ritornò alla casacca completamente azzurra.
Nel 1948, anche a causa dell'avvento della repubblica sulla monarchia, la società propose una maglia completamente bianca, con l'azzurro (simbolo della casata dei Savoia) ridotto a colore dei pantaloncini e delle calze.
L'azzurro ritornò presto colore principale e il motivo bianco a V venne reintrodotto nel 1961 in veste augurale dal nuovo presidente Ranzanici. Un'altra modifica arrivò nel 1969 quando la V bianca venne sostituita da una striscia dello stesso colore in diagonale.
La divisa ritornò completamente blu nel 1974 (per due anni con una piccola V bianca sul cuore) e rimase così, a esclusione del 1985, fino al 1991 quando divenne come quella attuale.
Stadio
Il primo campo sul quale nasce il calcio in terra bresciana è quello di "Campo Fiera", cuore della Brescia sportiva.
Nel 1911, sulle ali dell'entusiasmo per la fondazione della nuova società calcistica, si pensò anche alla costruzione di un campo sportvo cintato che sorse ben presto in via Milano.
Nel 1920 si giunse alla inaugurazione del nuovo campo sociale in via Cesare Lombroso, che venne utilizzato dalla squadra bresciana fino al 1923. Dalla stagione del 1923 fino a quella del 1959 la squadra si trasferì nel più moderno e più ampio impianto situato a porta Venezia (all'epoca via Naviglio), costruito per la società sportiva cittadina della Virtus e pomposamente chiamato Stadium.
Fu nel 1956 che il comune ebbe l'idea di trasferire la società in uno stadio più moderno e più adatto ad ospitare le partite della nuova Serie B.
Iniziarono così i lavori di ristrutturazione e costruzione delle tribune al campo che già esisteva in via Giovanni Novogani. Questi furono completati nel 1959 e il Brescia poté iniziare a disputare le proprie partite casalinghe nel nuovo stadio Mario Rigamonti (fu intitolato al giocatore del Grande Torino Mario Rigamonti, deceduto nella tragedia di Superga).
Nel corso degli anni lo stadio subì numerosi interventi di ristrutturazione (costruzione della copertura, della sala stampa, ...), il più significativo dei quali nel 2007, con l'adeguamento delle norme di sicurezza.
Proprio alla luce della sicurezza si è pensato di costruire un nuovo stadio per la squadra, situato in posizione più decentrata (quello attuale è inglobato nella città ed è in mezzo alle abitazioni). Il nuovo campo da gioco, che dovrebbe sorgere vicino all'aeroporto di Montichiari, avrà, secondo i progetti, 25.000 posti coperti (contro i 16.000 scoperti del Rigamonti) e divisi in palchi, omologazione UEFA, centri servizi, ristorante, tribuna stampa, impianto di sorveglianza a circuito chiuso e posto di Polizia interno; dovrebbe costare tra i trenta ed i cinquanta milioni di Euro.
La squadra usa come campo di allenamento lo stadio dell'Ospitaletto.
Giocatori celebri
Sono stati ritirati i seguenti numeri di maglia:
- 10: appartenuto a Roberto Baggio
- 13: appartenuto al compianto Vittorio Mero, deceduto in seguito ad un grave incidente automobilistico.
Presidenti e allenatori
- 1911-1915: Franco Apollonio
- 1918-1919: conte Camillo Martinoni
- 1919-1920: Franco Apollonio
- 1920-1923: Alberto Genna
- 1923-1924: Comitato di reggenza composto da:
Enrico Dall'Era
Battista Pisa
rag. Spinelli - 1924-1926: Gino Rovetta
- 1926-1931: conte Franco Mazzotti
- 1931-1933: Ing. Federico Palazzoli
- 1933-1934: Comitato di reggenza composto da:
Vignola
Torresani
Masini poi:
Alfredo Rocchi (Commissario Straordinario) poi:
Renzo Castagneto (Commissario Straordinario) - 1934-1935: Fortunato Vicari poi:
Alfredo Rocchi - 1935-1937: Alfredo Rocchi
- 1937-1938: Innocente Dugnani
- 1938-1944: Pier Carlo Beretta
- 1945-1947: Angelo Gialdini
- 1947-1948: Primo Cavellini
- 1948-1949: Primo Cavellini poi:
Alberto Cucchi (Commissario Straordinario) poi:
Primo Cavellini (Commissario Straordinario) - 1949-1951: Alberto Cucchi
- 1951-1952: Antonio Vailati (Commissario Straordinario) poi:
Consiglio di reggenza composto da:
Antonio Vailati
Carlo Antonini
Francesco Carpani
Geo Ferrari
Gianni Ferrari
Franco Gnutti - 1952-1954: Consiglio di reggenza composto da:
Antonio Vailati
Carlo Antonini
Francesco Carpani
Geo Ferrari
Gianni Ferrari
Franco Gnutti - 1954-1955: Consiglio di reggenza composto da:
Antonio Vailati
Carlo Antonini
Franco Gnutti
Agostino Marzoli
Pier Carlo Beretta - 1955-1959: Consiglio di reggenza composto da:
Carlo Antonini
Franco Gnutti
Agostino Marzoli
Pier Carlo Beretta
Alfredo Rocchi - 1959-1961: Pier Carlo Beretta
- 1961-1964: Enrico Ranzanici
- 1964-1966: Giacomo Ghidini
- 1966-1968: Aldo Lupi
- 1968-1969: Bruno Boni
- 1969-1970: Aldo Lupi
- 1970-1975: Oscar Comini
- 1975-1976: Renato Cavalleri
- 1976-1981: Sergio Saleri
- 1981-1982: Mario Cervati
- 1982-1989: Franco Baribbi
- 1989-1990: Luciano Ravelli
- 1990-1992: Claudio Cremonesi
- 1992- oggi : Luigi Corioni
- 1908-1912: Ettore Bacchelli
- 1912-1913: Alfredo Ratti
- 1913-1915: Fritz Ruchti
- 1919-1920: Commissione Tecnica composta da Guido Mori e Vittorio Castelli
- 1920-1921: Antonin Fivebr, poi Imre Schoffer
- 1921-1923: Imre Schoffer
- 1923-1924: Imre Payer
- 1924-1925: Imre Payer (esonerato), poi Commissione Tecnica composta da: Agostino Marzoli, Battista Pisa, Enrico Dell'Era e Virgilio Vasconi
- 1925-1926: Commisione tecnica guidata da Evaristo Frisoni
- 1926-1927: Bellamy
- 1927-1928: Bellamy poi Bigio Vielmi
- 1928-1932: Imre Schoffer
- 1932-1935: Gyorgy Hlaway
- 1935-1937: Umberto Caligaris
- 1937-1938: Mariano Tansini poi Evaristo Frisoni
- 1938-1942: Evaristo Frisoni
- 1942-1944: József Bánás
- 1945-1946: Giovanni Ferrari (dimesso)
Mario Perazzolo - 1946-1947: József Bánás (esonerato alla seconda) Renzo De Vecchi
- 1947-1948: Andrea Gadaldi
- 1948-1950: Imre Senkey
- 1950-1952: Luigi Bonizzoni
- 1952-1953: Luigi Bertolini (esonerato)
Angelo Pasolini, poi
Giuseppe Galluzzi - 1953-1954: Luigi Bonizzoni
- 1954-1955: Mario Perazzolo
- 1955-1958: Osvaldo Fattori
- 1958-1959: Osvaldo Fattori poi
Aldo Olivieri - 1959-1960: Carlo Alberto Quario
- 1960-1961: Gyorgy Sarosi (esonerato)
Aldo Giuliani e Andrea Gadaldi (dalla decima)
Alberto Eliani (dalla tredicesima) - 1961-1962: Alberto Eliani (esonerato)
Luigi Bonizzoni - 1962-1963: Luigi Bonizzoni
- 1963-1967: Renato Gei
- 1967-1968: Azeglio Vicini
- 1968-1969: Arturo Silvestri
- 1969-1970: Arturo Silvestri (esonerato)
Mido Bimbi (dalla tredicesima) - 1970-1971: Andrea Bassi
- 1971-1972: Andrea Bassi (esonerato)
Giuliano Piovanelli (dalla trentatreesima)
- 1972-1973: Giuliano Piovanelli (esonerato)
Renato Gei - 1973-1974: Renato Gei (esonerato)
Umberto Pinardi (dalla diciannovesima) - 1974-1975: Umberto Pinardi
- 1975-1976: Antonio Valentin Angelillo
- 1976-1977: Antonio Valentin Angelillo (esonerato)
Mauro Bicicli - 1977-1978: Gianni Seghedoni
- 1978-1980: Luigi Simoni
- 1980-1981: Alfredo Magni
- 1981-1982: Alfredo Magni (esonerato)
Marino Perani (dalla quindicesima) - 1982-1983: Maurizio Bruno (esonerato)
Mauro Bicicli (dall'undicesima) - 1983-1984: Corrado Orrico (dimesso)
Guido Settembrino (dalla ventottesima) - 1984-1986: Antonio Pasinato
- 1986-1988: Bruno Giorgi
- 1988-1989: Vincenzo Guerini (esonerato)
Massimo Giacomini (dalla diciassettesima)
Vincenzo Guerini (dalla ventinovesima) - 1989-1990: Franco Varrella (DT) e Sergio Cozzi (All.)
- 1990-1991: Bruno Mazzia (esonerato)
Bruno Bolchi (dalla quarta) - 1991-1994: Mircea Lucescu (DT) e Adelio
Moro (All.) - 1994-1995: Mircea Lucescu (DT) e Adelio
Moro (All.) (esonerato)
Gigi Maifredi (dalla ventunesima)
Adelio Moro (dalla ventisettesima) - 1995-1996: Mircea Lucescu (DT) e Adelio
Moro (All.) (esonerato)
Edoardo Reja (dalla venticinquesima) - 1996-1997: Edoardo Reja
- 1997-1998: Edoardo Reja (esonerato)
Giuseppe Materazzi (dalla prima)
Paolo Ferrario (dall'undicesima)
Egidio Salvi (All.) e Adriano Bacconi (DT) - 1998-1999: Silvio Baldini
- 1999-2000: Silvio Baldini (esonerato)
Giacomo Violini
Nedo Sonetti (dalla prima) - 2000-2003: Carlo Mazzone
- 2003-2004: Gianni De Biasi
- 2004-2005: Gianni De Biasi (esonerato)
Alberto Cavasin (dalla ventiquattresima) - 2005-2006: Rolando Maran (esonerato)
Zdeněk Zeman (dalla trentaduesima) - 2006-2007: Mario Somma (esonerato)
Serse Cosmi (dalla ventiseiesima) - 2007-2008: Serse Cosmi
- 2008-2009: Serse Cosmi (esonerato)
Nedo Sonetti (dalla sesta) (esonerato) - 2009-2009: Alberto Cavasin (esonerato)
Giuseppe Iachini (dalla settima)
Rosa 2009-2010
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Staff tecnico
Allenatore: | Giuseppe Iachini |
Allenatore in seconda: | Giuseppe Carrillo |
Allenatore primavera: | Giampaolo Saurini |
Preparatore atletico: | Enrique Miguel |
Allenatore portieri: | Giacomo Violini |
Responsabile sanitario: | Fabio De Nard |
Rose precedenti
Palmarès
Vittorie
- 1994, vincitore sul Notts County per 1-0.
- 1965, 1992 e 1997.
- Promosso per secondo posto: 4 (1933, 1943, 1969 e 1986).
- Promosso per terzo posto: 3 (1980, 1994 e 2000).
Campionati disputati
Campionati nazionali
Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione |
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A |
31 | 1919-1920 | 2004-2005 |
B |
53 | 1932-1933 | 2009-2010 |
C |
4 | 1938-1939 | 1984-1985 |
In 88 stagioni sportive dall'esordio a livello nazionale il 4 gennaio 1920, compresi 10 tornei di Prima Categoria Nazionale e Prima Divisione e Divisione Nazionale (A). In precedenza il Brescia aveva partecipato a vari campionati regionali, cui dovette limitarsi anche nell'annata 1920-1921.
Campionati regionali
- 3 Campionati di Prima Categoria: uno del Comitato Regionale Veneto (1913-14) e due del Comitato Regionale Lombardo (1914-15 e 1920-21)
- 1 Campionato di Seconda Categoria del Comitato Regionale Lombardo (1912-13)
- 1 Campionato di Terza Categoria del Comitato Regionale Lombardo (1911-12)
Piazzamenti nelle coppe
- Finalista: 1 (2001, pareggia 0-0 a Parigi e 1-1 a Brescia; viene quindi eliminato per le reti in trasferta).
- Vincitrice: 1 (Coppa Anglo-Italiana 1994, vince 1-0 la finale a Wembley con gol di Ambrosetti).
Record
Squadra
Individuali
La tifoseriaIl primo gruppo organizzato nacque agli inizi degli anni '70 col nome 21+ (questo nome derivò dal numero dei soci fondatori, che erano appunto 21). Nel 1979 furono invece fondati gli Ultras Brescia (conosciuti anche come "U*BS"), gruppo che ha guidato la Curva Nord del Rigamonti e che si è reso famoso negli anni per essere stato un gruppo molto turbolento. Numerosi episodi videro protagonisti i tifosi Bresciani con i rispettivi rivali,ma è soprattutto con le forze dell'ordine che ci furono i maggiori scontri. La tifoseria organizzata bresciana conta molte rivalità con i relativi gruppi delle altre squadre: quelle più famose sono rivolte verso l'Atalanta, l'Hellas Verona, la Roma e il Napoli (dovuti soprattutto alle incomprensioni con gli abitanti di Bergamo, Verona, Roma e Napoli). Essendo legata alla curva del Milan si verificano spesso scontri anche con i gruppi di Juventus e Inter. Con lo scioglimento degli Ultras Brescia si è creata una divisione nella tifoseria organizzata,in curva Nord sono presenti i Brescia 1911 ed il gruppo dei Brixia . In curva Sud sono presenti i Brescia Curva Sud ed il gruppo Sezione . Le tifoserie "amiche", oltre a quella del Milan, sono quelle del Cesena, del Mantova, del Saint-Étienne, del Catanzaro, della Salernitana e del Norimberga Tifoserie "amiche"Tifoserie "rivali"
Curiosità
NoteBibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni |