Matteo Ricci

gesuita, matematico e cartografo italiano (1552-1610)
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Padre Matteo Ricci (Macerata, 6 ottobre 1552Pechino, 11 maggio 1610) è stato un gesuita, matematico e cartografo italiano.

Miniatura raffigurante Matteo Ricci

La sua azione missionaria nel territorio cinese dal 1582 alla morte, nel 1610, ha segnato la ripresa del cattolicesimo cinese, dopo le origini dell'attività della Chiesa cattolica in Cina con il francescano Giovanni da Montecorvino[1]. Vissuto al tempo della Dinastia Ming, Matteo Ricci ha impresso un forte impulso all'azione evangelizzatrice ed è riconosciuto come uno dei più grandi missionari della Cina. Il suo nome in mandarino era Lì Mǎdòu (利瑪竇), mentre nella cerchia dei mandarini ricevette il titolo onorifico[senza fonte] di Studioso confuciano del grande Occidente (泰西儒士, Tàixī Rúshì).

La vita

Dalla nascita al 1582

Nacque in una famiglia nobile di Macerata; iniziò i suoi studi nel 1561 nel Collegio dei Gesuiti della città natale. Nel 1568 fu inviato dal padre a Roma per studiare giurisprudenza al Collegio Romano. Attratto dagli ideali e dalle attività dei Gesuiti, entrò nella Compagnia di Gesù nel 1571 a San Andrea al Quirinale. Si dedicò poi a studi scientifici ed in particolare ad astronomia, matematica, geografia e cosmologia sotto la guida di diversi maestri, tra i quali Christoph Clavius e Alessandro Valignano. Sotto l'influsso di quest'ultimo maturò la decisione di dedicarsi ad attività missionarie.

Nel 1572 Valignano venne nominato visitatore delle missioni delle Indie Orientali. Nel 1571 era stato testimone della cruenta battaglia di Lepanto. Nel 1577 si trasferì a Coimbra, in Portogallo, per prepararsi all'apostolato in Asia; nel marzo 1578 salpò da Lisbona per l'India con 14 confratelli. Il 13 settembre giunse a Goa, avamposto portoghese sulla costa indiana. Qui trascorre alcuni anni, insegnando materie umanistiche nelle scuole della Compagnia. Nel 1580 fu ordinato sacerdote a Cochin, dove celebrò la prima messa il 26 luglio. Nel 1582 lasciò l'India e partì per la Cina, paese nel quale i gesuiti, fin dalla fondazione dell'ordine nel 1534, desideravano recarsi.

 
Planisfero disegnato da Matteo Ricci

La missione in Cina

Ricci sbarcò a Macao con il confratello gesuita Michele Ruggieri e visse inizialmente nella Cina meridionale, essendo il resto del paese proibito agli stranieri. Qui si dedicò all'apprendimento della lingua e dei costumi cinesi e produsse la prima edizione della sua opera cartografica, intitolata Grande mappa dei diecimila Paesi, che univa le conoscenze geografiche dei cinesi a quelle degli occidentali.

Le tappe verso Pechino

Matteo Ricci impiegò 18 lunghi anni prima di riuscire a stabilirsi nella capitale imperiale Pechino. In questo periodo fondò quattro residenze in Cina:

  1. Il 10 settembre 1583 Ricci ed il confratello Michele Ruggieri ottennero dalle autorità cinesi il permesso di stabilirsi a Shao-ch'ing (Zhaoqing), ad ovest di Canton (Guangzhou), dove operò vestito da bonzo. «Farsi cinese con i cinesi» diventa presto il suo motto. Ottenne il permesso di costruire una chiesa, che venne eretta in due anni.
  2. Nel 1589 si trasferì a Shao-Chou, dove entrò in stretta amicizia con lo studioso confuciano Chu T'ai‑su; gli insegnò le nozioni basilari della matematica, mostrò un'invenzione tipicamente occidentale come l'orologio; questo gli valse la possibilità di entrare nei circoli dei mandarini, gli alti funzionari imperiali. In questo periodo egli si impadronì della lingua cinese e riuscì a conoscere in profondità le culture del mondo cinese.
  3. Nel 1595 Ricci progettò di recarsi a Pechino, ma fu fermato poco dopo l'inizio del viaggio. Il 28 giugno si stabilì a Nanchang (circa 1.460 km da Pechino), capoluogo del Jiangxi, fondandovi la terza residenza. A Nanchang raccolse e tradusse in cinese i Detti dei nostri filosofi e dei nostri santi sull'amicizia: fu la prima opera cinese scritta da lui, primo sinologo europeo. Compose inoltre il Palazzo della memoria, un trattato di mnemotecnica che riscosse un grande successo. Nel 1597 Ricci fu nominato superiore della Missione di Cina.
  4. Al seguito del Ministro dei Riti, che intendeva fargli riformare il calendario cinese, il 25 giugno 1598 Ricci lasciò Nanchang alla volta di Nanchino (circa 1.000 km da Pechino). Ritornato a Nanchino il 6 febbraio 1599, decise di fondare in quella città un'altra residenza. Ricci perfeziona il dizionarietto portoghese-cinese su cui lavora da anni (ed è il primo lavoro sinologico del genere) annotando toni e consonanti aspirate. Completa anche una parafrasi latina dei "Quattro libri" confuciani e traccia tre carte geografiche del mondo, facendo attenzione di porre sempre la Cina al centro (Regno di Mezzo). Il mandarino Wan Pan fu incuriosito dall'opera di Ricci e Ruggeri ed in particolare dai loro orologi di cui erano appassionati costruttori e li invita alla sua corte.
  5. 24 gennaio 1601: ingresso pubblico a Pechino. Tre giorni dopo, ammessi alla presenza del "Figlio del cielo" (l’Imperatore), offrirono alcuni quadri religiosi raffiguranti il Salvatore, la Madonna e San Giovanni, assieme ad altri doni di vario genere.

Gli studi lo condussero ad approfondire il concetto di inculturazione, già teorizzato dal Valignano. Alle prese con il problema di creare un ponte tra due culture lontane, Ricci ritenne che la filosofia greca fosse quella più vicina al confucianesimo ed era perciò in grado di aprire le porte del continente asiatico al cristianesimo. D'altra parte la conoscenza degli usi e costumi locali era strumento necessario per ogni buon missionario: bisognava quindi farsi indiani in India, nipponici in Giappone e cinesi in Cina.

Per questo Ricci e i suoi confratelli nel 1594 iniziarono a prendere nomi cinesi (Li Ma Tou, dove Li sta per l'iniziale del cognome Ri, visto che in cinese la lettera R non esiste, e Ma Tou come suono più vicino al nome Matteo) e a vestirsi come tali, con le tuniche al posto della veste. Scelsero inoltre di farsi chiamare "letterati" e non preti per non essere scambiati per sacerdoti buddhisti; si lasciarono crescere barba e capelli e si facevano portare in portantina da tre servi.

Queste innovazioni ricevettero il consenso del padre generale della Compagnia, Claudio Acquaviva, e di papa Clemente VIII. In un dibattito con i letterati confuciani, sostenne che il culto dei cinesi verso gli antenati potesse essere accolto e integrato nella pratica religiosa cristiana. La sua opinione venne apprezzata dalle élite cinesi, ma fu disapprovata da parte di altre congregazioni religiose (francescani e domenicani su tutti), che pensavano che il rispetto per gli antenati fosse nient'altro che un culto pagano e come tale non dovesse essere accolto nella religione cristiana.

Alla corte dell'imperatore

Nel 1601 Ricci ritentò la strada per Pechino rivolgendosi direttamente all'imperatore Wan Li ((万历, niánhào dell'imperatore Shénzōng 神宗, regnante 1572-1620). In una missiva il gesuita menzionava l'amicizia con la Cina ed esprimeva ammirazione per la sua straordinaria cultura. L'imperatore rispose con un editto che ordinava al gesuita di salire a Pechino e di presentarsi con dei doni. Risalì per oltre 600 chilometri il Canale Imperiale, ma appena arrivato fu fatto prigioniero dal geloso capo degli eunuchi di corte; aiutato da Mandarini amici venne ospitato nel Palazzo degli Stranieri.
Ricci fu ricevuto a Corte (anche se non fu presentato all'imperatore) ed ottenne il permesso di trasferirsi nella capitale. Nel 1602 fu inaugurata la prima missione cristiana a Pechino.
In poco tempo Ricci divenne amico delle élite del Paese ed ebbe licenza di celebrare la messa in pubblico. Altri 40 padri gesuiti si unirono a lui.

Padre Matteo Ricci introdusse nella cultura cinese i primi elementi di geometria euclidea, di geografia e di astronomia con l'uso del sestante. Nel 1603 avviò la polemica antibuddhista pubblicando il Tiānzhǔ shíyì (天主實義, «Il vero significato del Signore del cielo») dove accusava di "arroganza" il Buddha Shakyamuni fondatore del Buddhismo [2]. Questa pubblicazione provocò la reazione di intellettuali e monaci buddhisti, come Yúnqī Zhū Hóng (雲棲祩宏, 1535-1615) e Ŏuyì Zhìxù (蕅益智旭, 1599–1655), che a loro volta pubblicarono studi critici e polemici nei confronti del Cristianesimo.

Nel 1609 fondò la Confraternita della Madre di Dio e dette inizio ai lavori della prima chiesa pubblica di Pechino. L'11 maggio dell'anno seguente, prima che la costruzione fosse terminata, morì a cinquantotto anni e fu sepolto nel giardino di Shal a Pechino, ove si trova tutt'ora. Matteo Ricci fu il primo straniero europeo, non diplomatico, ad essere sepolto in Cina. Nella sua vita aveva convertito, direttamente o indirettamente, tremila persone.

Dopo la sua morte i suoi contributi vennero pienamente riconosciuti dall'imperatore Wan Li e le sue spoglie vennero sepolte in quello che ora è il Comitato municipale della Scuola di Pechino.

L'opera culturale e scientifica

Matteo Ricci si adoperò per introdurre presso i cinesi la scienza occidentale. Per dimostrare lo stato avanzato raggiunto dalla tecnologia europea, mostrò nei suoi incontri con i letterati confuciani e le personalità importanti un orologio automatico e la carta geografica del globo. Avendo trovato delle somiglianze tra la cultura filosofica dei mandarini e la filosofia greca, Ricci fece conoscere ai cinesi alcune opere fondamentali del pensiero greco. Tradusse in cinese il Manuale di Epitteto, intitolandolo "Il libro dei 25 paragrafi" e parafrasandone in senso cristiano molti passi.

Nel 1607 Ricci, insieme con il matematico cinese cattolico Xu Guangqi, tradussero i primi libri degli Elementi di Euclide in cinese. Inoltre Ricci si dedicò alla realizzazione di un atlante mondiale in cinese, curando personalmente la traduzione dei nomi europei nella lingua locale. Molte dei nomi da lui coniati sono usati tutt'oggi in Cina. Ricci, inoltre, introdusse in Europa molti aspetti della civiltà cinese, presentandoli in genere sotto una luce favorevole. In ciò ebbe un ruolo importante l'opera del gesuita fiammingo Nicolas Trigault, che tradusse in latino i suoi diari di viaggio, fornendo una versione ancora più idealizzata della classe dirigente cinese.

Riconoscimenti

Gli è stato dedicato un cratere lunare di 71 km di diametro[3].

Avvenimenti recenti su Matteo Ricci

  • fino il 24 gennaio 2010 si terrà una mostra in ricordo del quattrocentesimo centenario della morte di Matteo Ricci a Roma nel Braccio di Carlo Magno in Vaticano.
  • Alla fine degli anni settanta del XX secolo il personaggio di Matteo Ricci uscì come argomento nell'esame di stato del Paese asiatico.
  • La rivista Life ha posto Matteo Ricci fra le 100 più importanti personalità del secondo millennio.
  • Il 19 aprile 1984 il vescovo di Macerata Francesco Tarcisio Carboni ha aperto la sua causa di beatificazione.
  • Sulle mura della Città Imperiale di Pechino sorge ancora oggi l'osservatorio astronomico intitolato "Matteo Ricci", che contiene strumenti astronomici degli inizi del Seicento, alcuni dei quali disegnati dallo stesso gesuita.
  • L'effigie di Matteo Ricci, unico occidentale insieme ad un altro italiano, Marco Polo, compare nel fregio in marmi policromi che racconta la storia cinese all'interno del Millennium Centre di Pechino, sede delle riunioni ai massimi livelli del partito comunista cinese.

Opere

  • Matteo Ricci, Mappamondo cinese,
  • Matteo Ricci, Genuina nozione del Signore del Cielo,
  • Matteo Ricci, Sommario della dottrina christiana,
  • Matteo Ricci, Della entrata della compagnia di Gesù e Christianità nella Cina, Macerata, Quodlibet 2000
  • Matteo Ricci, Lettere dalla China, Macerata, Quodlibet 2001
  • Matteo Ricci, Commentari
  • Matteo Ricci, Dell'amicizia, Macerata, Quodlibet 2005

Note

  1. ^ (1247-1328), Frate Minore, primo vescovo di Khanbalik, l'odierna Pechino, inviato alla corte del Gran Khan del Cathay dal Papa Nicolò IV nel 1288.
  2. ^ Cfr. Beverley Foulks (Harvard University, Ph.D. Candidate). Duplicitous Thieves: Ouyi Zhixu’s Criticism of Jesuit Missionaries in Late Imperial China. Chung-Hwa Buddhist Journal (2008, 21:55-75)
  3. ^ (EN) Moon: Riccius

Bibliografia

  • Michela Fontana, Matteo Ricci. Un gesuita alla corte dei Ming, Milano, Mondadori, 2005
  • Filippo Mignini, Matteo Ricci. Il chiosco delle fenici, Ancona, Il Lavoro editoriale 2005

Voci correlate

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