Guerre romano-germaniche
Col termine di Guerre Romano-Germaniche si indica una serie di conflitti tra Romani e varie tribù germaniche, combattuti tra il 113 a.C. ed il 439.
Guerre Romano-Germaniche | |
---|---|
Voci di guerre presenti su Wikipedia | |
La natura di queste guerre fu variamente diversificata: dalla prima migrazione in massa di popolazioni germaniche, alle prime guerre di conquista romana, alle rivolte germaniche, fino alle definitive invasioni dell'Impero Romano d'Occidente (in alcuni casi sostenute dall'imperatore d'Oriente).
Il periodo repubblicano (113-58 a.C.)
Cimbri e Teutoni (113-101 a.C.)
I primi contatti tra Romani e popolazioni germaniche avvennero nel 113 a.C. nei pressi di Aquileia, in Friuli quando i Cimbri e i Teutoni, popolazioni nomadi originarie dello Jutland e della Scania, abbandonarono le loro posizioni in Pannonia per entrare in Italia attraverso le terre dei Taurisci. Queste tribù celtiche, alleate con Roma, chiesero l'aiuto delle legioni che fu prontamente accordato.
Posizionato l'esercito sui monti, non lontano da Aquileia, con una trattativa, il console Gneo Papirio Carbone convinse i nomadi -che nel frattempo avevano avuto modo di sapere della potenza delle legioni- ad abbandonare il progetto e a ritornare alle loro sedi. Forse cercando gli onori di un trionfo o forse per essere ben certo che gli accordi sarebbero stati rispettati, Papirio Carbone li seguì. I nomadi, forse ritenendo di essere traditi attaccarono le truppe di Carbone e secondo Theodor Mommsen:
"ebbe luogo una battaglia non lontano da Noreia nell'attuale Ducato di Carinzia durante il quale i traditi vinsero i traditori infliggendo considerevoli perdite. Solo una tempesta che separò i combattenti evitò la distruzione dell'esercito romano" 2
(Noreia, oggi Neumarkt in Steiermark si trova entro i confini regionali della Stiria ma non lontano da Klagenfurt in Carinzia).
Le incursioni continuarono per circa un decennio fino a quando, dopo alcuni insuccessi da parte dei generali romani accorsi per fermarli, non fu necessario l'intervento di Gaio Mario. Le due popolazioni germaniche furono annientate in due separate battaglie ad Aquae Sextiae e a Vercellae nel 102 a.C. e 101 a.C. Roma era salva da una possibile invasione germanica.
Cesare, Ariovisto e la Germania (58-54 a.C.)
Cesare nel corso delle sue campagne in Gallia, ebbe modo di conoscere usi e costumi, non solo delle popolazioni celtiche, ma anche di quelle germaniche, come avvenne nel 58 a.C. In tale frangente le ragioni della politica imperialistica di Cesare si scontrarono con i tentativi di espansione di Ariovisto. Cesare come casus belli scelse di aiutare gli alleati Edui dalle prevaricazioni del germano che era stato anch'egli nominato amicus dei romani ed era loro alleato.
Negli anni seguenti Cesare ebbe anche modo di costruire un ponte sul Reno e di passarlo, portando devastazione nei territori germani a est del fiume (55-54 a.C.).
Il periodo imperiale (27 a.C.-439)
Il progetto di Ottaviano Augusto: la conquista della Germania (12 a.C. - 9)
Augusto aveva un progetto ambizioso, quello di estendere i confini imperiali dal fiume Reno al fiume Elba. Le campagne cominciarono dal 12 a.C. e terminarono con la disfatta di Teutoburgo nel 9.
Tiberio e Germanico (9-16)
La disfatta di Teutoburgo aveva provocato grande angoscia in Roma. Tre delle sue migliori legioni erano state completamente distrutte. Era necessaria una serie di campagne che doveva riscattare l'onore perduto. Augusto inviò subito Tiberio lungo il fronte renano. Quest'ultimo, passato il Reno (probabilmente solo fino al fiume Weser), condusse tre lunghe campagne in territorio germanico (dal 9 all'11) anche via mare (i Frisoni rimasero infatti fedeli ai Romani fino al 28), accompagnato dal figlio adottivo Germanico.
L'imperatore Tiberio, permise a Germanico, figlio di Druso, di compiere una nuova spedizione in Germania, durata 3 anni dal 14 al 16, per riscattare l'onore di Roma, recuperare le tre aquile legionarie perdute nella selva di Teutoburgo, e vendicare la perdita di tre legioni, dandone onorevole sepoltura. La vendetta si concretizzò nella battaglia di Idistaviso
Da Tiberio a Claudio (17-54)
È segnalata per l'anno 28 una rivolta tra i Frisoni (tributari dei Romani fin dalla prima campagna del 12 a.C. di Druso), soffocata nel sangue dalle truppe romane accorrenti dalla vicina provincia della Germania inferiore.
Nel 47, un certo Gneo Domizio Corbulone, legato della Germania Inferiore, sotto l'imperatore Claudio, fu fermato dall'intraprendere nuove campagne in Germania, dopo alcuni successi iniziali contro le popolazioni di Frisoni e Cauci. Tutte le truppe romane furono ritirate al di qua del Reno definitivamente[1].
Claudio non intendeva ripercorrere la strada dell'occupazione della Germania, per due motivi principali:
- per il solito motivo di reputare l'acquisizione dei territori germani inutili all'economia ed al dominio romano, in quanto territori immensi ricoperti da enormi foreste ed aquitrini difficili da bonificare;
- poiché da pochi anni (dal 43) era cominciata la conquista della Britannia.
Il periodo dei Flavi (69-96)
La rivolta dei Batavi (69-70)
Con la fine del regno di Nerone e la guerra civile scatenata per la sua successione, lungo il basso corso del Reno, alcune unità ausiliarie germaniche, i Batavi si ribellavano e cercavano l'indipendenza. La rivolta fu soffocata nel sangue dalle legioni delle province di Germania inferiore e superiore.
L'occupazione degli Agri decumati da Vespasiano a Domiziano (74-85)
Un legato della Germania Superiore, un certo Gneo Pinario Cornelio Clemente ricevette le insegne trionfali per imprese vittoriose in Germania[2] nel 74, ed una pietra miliare trovata ad Offenburg, poco ad est del Reno, attesta la costruzione di una via che da Argentoratae conduceva alla Rezia[3].
Il figlio di Vespasiano, Domiziano intraprendeva nuove campagne contro le popolazioni germaniche dei Catti, una decina di anni più tardi tra l'83 e l'85. Per questi successi assumeva il titolo di Germanicus. L'obbiettivo strategico era quello di ridurre i confini imperiali tra le province della Germania Superiore e della Rezia, congiungendo la fortezza legionaria di Magonza con il Danubio presso il futuro castrum legionario romano di Castra Regina.
La guerra si protrasse per alcuni anni (almeno fino all'85). Una volta occupati i territori degli Agri decumati, Domiziano cominciò la costruzione di una vera e propria barriera protettiva permanente, che proteggesse i territori appena occupati. Numerosi furono gli interventi che si susseguirono negli anni successivi: prima con Traiano, ma soprattutto con Adriano ed Antonino Pio. La barriera, inizialmente costruita con una palizzata e torrette di legno, era infatti sostituita da una in pietra, certamente più resistente.
La guerra contro le popolazioni suebe del medio corso del Danubio (89-97)
Tra l'89 ed il 97, la Pannonia fu teatro della guerra contro le popolazioni suebiche di Marcomanni e Quadi, oltreché sarmatiche (Iazigi) del medio corso del Danubio, poiché né Marcomanni, né Quadi avevano inviato aiuti ai Romani nel corso della guerra contro i Daci di Decebalo. Ciò aveva provocato l'ira di Domiziano che, mosse loro guerra nella primavera dell'89.
La guerra suebo-sarmatica ebbe una seconda fase nel 92 contro i Sarmati Iazigi, ed una terza ed ultima fase nel 95-97, quando il futuro imperatore Traiano ottenne, per i successi militari conseguiti il titolo di Germanicus.
Le popolazioni suebe sotto Adriano (135-137)
Le popolazioni suebe, ormai alleate di Roma dal 97, si risvegliavano attorno al 135, tanto da costringere l'imperatore Adriano, ad inviare lungo il fronte pannonico il suo erede designato, Elio Cesare, per combatterle nel corso di due campagne 136-137.
Le guerre marcomanniche (166/7-188)
Passate alla storia come Guerre marcomanniche o germaniche, costrinsero l'imperatore Marco Aurelio e suo figlio Commodo, a combattere contro le popolazioni germaniche e sarmatiche a nord del Danubio dal 166 al 188. Alla fine sia i Germani, sia i Sarmati furono battuti, ma dopo la morte di Marco Aurelio, suo figlio Commodo disattese alle aspettative paterne e rinunciò a dare loro il colpo di grazia, evitando di fare di questi territori due nuove province a nord del medio corso del Danubio: la Marcomannia e la Sarmatia.
Si trattò dell'ultima "guerra offensiva" in Occidente ad opera di un imperatore romano. Con il III secolo le guerre che si susseguirono, furono di mero "di contenimento" o "difensive", contro l'invasore barbaro che premeva lungo la frontiera eurepea Reno-danubiana.
La crisi del III secolo
La crisi cominciò sotto l'imperatore Caracalla, con nuove invasioni lungo il limes germanico-retico da parte della nuova coalizione di popoli germani degli Alemanni a partire dal 213. Queste invasioni continuarono anche sotto i successori, da Alessandro Severo a Massimino Trace, fino a Gallieno. Fu quest'ultimo a decidere il definitivo abbandono ed evacuazione di tutti i territori ad est del Reno ed a nord del Danubio nel 260 (vedi limes germanico-retico).
E sempre nel corso del III secolo fu istituito a Sirmio, un comando militare generale dell'intera area danubiana, dall'imperatore Marco Giulio Filippo, detto Filippo l'Arabo, attorno al 247-248. Pochi anni più tardi, tra il 258-260 nuove invasioni di Marcomanni, Quadi e Iazigi devastarono le province pannoniche, mentre un'invasione di Alemanni e Iutungi in Rezia non lasciò indenne il vicino Norico nel 270.
In seguito a quest'ultima invasione si provvedette a sbarrare la strada a possibili e future invasioni barbariche, fortificando il corridoio che dalla Pannonia e dalla Dalmazia immette in Italia attraverso le Alpi Giulie: il cosiddetto Claustra Alpium Iuliarum.
Ed ancora lungo il basso corso del Danubio le invasioni di Goti, Eruli, Carpi e Gepidi causarono il graduale abbandono della provincia di Dacia tra il 256 ed il 271.
Costantino, i Costantinidi fino ad Adrianopoli (305-378)
Dopo Adrianopoli fino al VI secolo
Note
- ^ Cornelio Tacito, Annales, XI, 19.
- ^ CIL XI, 5271
- ^ CIL XIII, 9082
Bibliografia
Fonti primarie
- Cesare, De bello Gallico.
- Cassio Dione, Storia romana, libri LIII-LIX.
- Svetonio, Vita dei Cesari, libri II e III.
- Velleio Patercolo, Storia di Roma, II, 95-97; II, 104-109; II, 117-121.
- Floro, Epitome di Storia romana, II, 30, 21-30.
- Cornelio Tacito, Germania.
- Cornelio Tacito, Annales.
- Strabone, Geografia.
- Tolomeo, Gerografia.
- Plinio il vecchio, Naturalis historia.
Fonti secondarie
- E.A.Thompson, Una cultura barbarica: I Germani, Bari-Roma 1976.
- S.Fischer-Fabian, I Germani, Milano 1985.
- Thomas S.Burns, Rome and the Barbarians: 100 BC - AD 400, Baltimore 2003.
- I.M.Ferris, Enemies of Rome: Barbarians through roman eyes, Gloucestershire 2000.
- C.M.Wells, The german policy of Augustus, 1972.
- Roger Remondon, La crisi dell'impero romano da Marco Aurelio ad Anastasio, Milano 1975.
- H.Delbruck, The barbarian invasion, Londra e Lincoln (Nebraska) 1990.
- J.B.Bury, The invasion of Europe by Barbarians, Londra e New York 2000.
- Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006. ISBN 8800204740
- Mazzarino, Santo, L'impero romano, vol.1-2-3, Laterza, 1976.
- Grant, Michael, Gli imperatori romani, Roma 1984.
- AAVV, Gli imperatori romani, Torino 1994.
- CAH, L'impero romano da Augusto agli Antonini, Milano 1975.