Caribe
I caribe, caribales, kalinagos o galibi (tutte denominazioni derivati dal termine proto-caribe *karipona 'uomini') sono un gruppo di popoli amerindi che attualmente abitano molte aree del Sudamerica. Fino al secolo XV avevano una distribuzione molto più ampia che includeva il nord del Sudamerica e molte piccole enclave nel mare dei Caraibi.

Storia
I caraibi sono considerati i "Naviganti della Preistoria in America", dando inspirazione al nome di un mare e dei circostanti territori, cosa che fà che erroneamente vengano circoscritti a questa regione. I loro centri di dispersione includevano le coste della Colombia, il Venezuela e le Guiane, e poi in profondità penetrarono nel continente per il fiume Orinoco e nel Brasile per il Rio delle Amazzoni. Specialmente, furono uno dei primi gruppi ad abitare le Antille, giungendo attravverso l'atlantico ad altri punti come quella che sarebbe diventata la East Coast ed infine attravverso il fiume Mississippi fino alla futura Lousiana.
Espansione delle popolazioni caribe
La famiglia linguistica caribe ancora oggi è una delle più diffuse dell'America, non soltanto per in gran numero di lingue e tribù ceh la compongono, ma anche per una certa tendenza espansionistica dei caribe, che in questo modo fece sorgere differenze culturali molto marcate tra le varie zone di popolamento caribe, in seguiuto all'adattamento all'ambiente e ai contatti con altre etnie.
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Toponimi segnati dal suffisso "ima"
La toponimia karibe; Ima, registra le regioni raggiunte da questi poderosi navigatori precolombiani di mari e fiumi. Nel nordamerica arrivarono a Yak-ima (Yakima), nel Messico a Col-ima (Volcán de Colima), in Colombia, a Tol-ima (Tolima), in Venezuela giunsero a Rora-ima (Tepuy Roraima) e spingendosi a sud, fino in Cile, giunsero fino a Lla-ima (Vulcano Llaima). Abbiamo innumerevole oro-nimie nei sistemi montuosi americani, dunque questo suffisso geografico -ima indicherebbe: grande territorio.
Molti fattori antropologici permisero l'espansione dei Caribe per quasi tutta l'America, il primo e più ovvio, la grande destrezza nella navigazione fluviale e costiera che gli consentì di saltare ostacoli naturali e antropologici, fornendo loro la capacità di costituire grossi gruppi d'invasione. Il secondo fattore che gli rese forti è stata la pratica della esogamia, che consentiva la creazione di famiglie miste poligamiche con un discreto grado di parentela, che comportava anche l'aumento di ogni conoscenze botanica, ittica, medica e delle tecnologie del neolitico, tramite la transculturazione. Questi incroci tra individui di etnie diverse irrobustì la genetica delle tribù risultanti e portò ad una cultura più ampia e diversificata, il tutto sancito dalla abitudine antropofaga con la quale pretendevano (nella loro visione cosmologica) appropriarsi della sapienza, dei miti e del coraggio delle altre etnie amerindie.
I territori occupati secondo i riscontri storici si estendevano dal nord del Rio delle Amazzoni (carijona, panares), fino alle falde della Cordigliera delle Ande, dove si segnalano le tribù dei yukpas, caras, mocoas,[1] chaparros, caratos, parisis, kiri-kiris, etc.; e dell'altopiano brasiliano fino alle sorgenti del fiume Xingu: yuma, palmella, bacairi, nel Río Negro; Yauperis y Crichanas. In Colombia si diffusero per il Rio Magdalena con le stirpi degli ambigues, muizes, kolimas, panches, kimbaes, putimanes e paniquitaes e navigando l'Orinoco nel suo affluente colombiano Rio Meta con i linaggi dei tamanaco, tamaes, thahamíes, guakaes, koriguages, kalkaes, yaporoges, yaguae e andakes. Nella Guyana francese: galibis, accavois e calinas.
Contatti linguistici della cultura Caribe
Da evidenze linguistiche si ricostruisce l'estensione della cultura Caribe ai seguenti territori occupati: in America equatoriale e insulare troviamo i lignaggi: Pemón, Ye'kuana o Maquiritare, Tamanaku, Chaima, Cumanagoto, Japrería (del Venezuela); i Tukana, il lignaggio Tama, carare-Opone, i Yukpa e i Carijona (in Colombia); akawaya, Macushi-Kapon, Kapon, Arawayo, Patamona, Macushi, Waimiri, Atruahí, Waiwa, Sikiana (in Guayana); i Salumá, Sikiana, Waiwai, Wama, Akurio, Wayana-Trio, Apalaí, Arára, Pará,Ikpeng, Tiriyó, Wayana, Galibi, Kariña, Mapoyo, Eñepa, Yabarana (in Brasile e Guyane). Nell'America australe troviamo i lignaggi: Hixkaryána, i Wichí, Kaxuiâna, i es:Chiquitano, Bakairí, Kuikúro-Kalapálo, Matipuhy, al sud dell'Amazzonia e nel Gran Chaco argentino.
Aspetti culturali
Organizzazione sociale
Attività economica
Decorazioni corporee
Aspetti antropologici
Unioni familiari
Antropofagia
Le cronache dei primi storici gli descrivono come un popolo praticante l'antropofagia («Vedrai come molti popoli antropofagi aprono - o aprivano - il cranio dei loro nemici per mangiare parte del loro cervello, in un intento di imposessarsi cosi della loro sapienza, dei loro miti e del loro coraggio» Fernando Savater). Dal loro nome: "Karib", i conquistadores spagnoli chiamarono questa condotta "caribelismo", che finì per evolversi nella parola spagnola: "Caníbal" presto esteso ad altre lingue ("cannibalismo" in italiano).
La pratica del cannibalismo e altre caratteristiche come la diffusione per via marittima e fluviale, sostengono alcuni autori, mettono in relazione gli Ana-Zasi o Yuma (penetrati dal Golfo della California) con i linaggi dei caribe in America del Nord, che navigando attraverso l'Oceano Pacifico raggiunsero la Baja California e successivamente l'intera costa occidentale del continente americano.
Le loro modalità espansionistiche li condussero a conquistare gli abitati che permettevano l'esogamia pacifica, nei villaggi dove questa non era loro consentita arrivarono ad uccidere le donne anziane (non utili) e i maschi (adulti e bambini) per prendere come concubine le loro vedove e giovani nubili, anche se molti antropologi sono discordanti rispetto alla veridicità ed estensione di questi comportamenti.
Molti ricercatori si domandano quali fossero gli strumenti utilizzati da questi etnie per i sacrifici, alcuni pensano che usavano coltelli in selce, teoria ritenuta da molti come priva di fondamento. In effetti nei musei esiste un grande inventario di strumenti per il taglio, fabbricati dalle etnie karibe, costruite in oro, come quelle fabbricate dalla cultura Pijao della Colombia. [2]
Lingua caribe
Sicuramente esiste un'appropriazione delle lingue straniere tra le etnie caribe. L'uso di stranierismi con la frequente appropriazione dei vocaboli, molto comune al giorno d'oggi e che nel corso dei secoli è stato potenziato dalla famigliarità nata da unioni matrimoniali, hanno consentito un grande intercambio culturale, non escludente la lingua, situazione che ha reso queste famiglie una riserva di vocaboli de grande antichità, che spesso si è stimato (e calcolato per deriva fonetica) appartenenti ad una lingua es:paleoindio antica di 5.000 a 8.000 anni, caratterizzata dalle oronimie peculiari Ima, Gua e Ana.
Fonologia
Le vocali sono: /i, i, e, a, o, u/ (i, è una vocale alta, chiusa, centro-posteriore, non arrotondata). La lingua yukpa possiede vocali orali e nasali, ma manca della /i/.
L'inventario consonantico di una lingua amazzonica può giungere ad avere i fonemi descritti della seguente tavola:
I fonemi senza parentesi si riscontrano in tutte le lingue caribe, i fonemi tra parentesi son presenti soltanto in alcune di queste lingue.
La formula sillabica e più complessa rispetto a quella che si osserva in altre famiglie delle es:lenguas amazónicas: (C)(C)V(V)(C).
Morfologia della lingua caribe
Lessico spagnolo proveniente dalla lingua caribe
Dalle lingue caribe sono stati trasferiti allo spagnolo vari termini ("americanismos"), arrivati dopo in altre lingue: ajì, es:balaca es:bahareque, barbacoa, es:boga, cabuya, cacique, es:caney, canìbal, canoa, chicha, es:fotuto, es:guaca, huracán, iguana, maiz, manati, maracas, es:piragua, pisca, tabaco.
L'arrivo degli europei
"I Caribe, soprattutto verso la fine del XV secolo e inizi del XVI, si trovavano in una fase di piena espansione territoriale, all'estremo che i conquistatori spagnoli e quelli di altre nazionalità europee descrissero la supposta “ferocia” degli indigeni Caribe, che navigavano in modo organizzato nelle loro canoe “curiaras”, armati e disposti ad affrontare in modo violento ogni estraneo che invadesse i loro territori oppure, scesi a terra lottando in corpo a corpo con essi. Attorno al loro coraggio, si formarono numerosi miti e venivano considerati non soltanto “selvaggi” come il resto degli indígeni, bensì antropofagi sempiterni."
"Gli europei atribuivano ai Caribe ogni genere di malefatte e atrocità per far diventare un fatto naturale che i conquistadores avessero il diritto sulle vite e proprietà degli indígeni, nel nome dei re di Spagna e della cristianità, convinzione che gli fece perpetrare un autentico genocidio ovunque passavano e calpestavano." [3]
Note
- ^ Daniel Garrison Brinton The American race, 2009
- ^ Museo del Oro Colombia: Herramientas para el corte Pijao y pectoral "Cultura Tolima" (Ambigues, 2009)
- ^ Domingo Sánchez P. El Concepto del Tiempo en las Etnias Caribe de Venezuela (2000)
Bibliografia
- (ES) Miguel Triana, La civilizacion Chibcha, Bogotà, Escuela Tipográfica Salesiana, 1922.
- (ES) Pedro Bosch Gimpera, Las razas humanas, Instituto Gallach de Libreria y ediciones, S.L., 1971.
- (ES) Fernando Savater, Etica para amador, Serie Apeiron “ Invitación a la filosofía” Editorial Ariel, 1991.
- Desmond C. Derbyshire & G. K. Pullum, 1991:Handbook of Amazonian Languages, ISBN 978-0-89925-813-3
- Dixon, R.M.W, 1999, Amazonian Languages, ISBN 978-0-521-57021-3.
- Rodrigues A. D., 2000, "‘Ge-Pano-Carib’ X ‘Jê-Tupí-Karib’: sobre relaciones lingüísticas prehistóricas en Sudamérica", in L. Miranda (ed.), Actas del I Congreso de Lenguas Indígenas de Sudamérica, Tome I, Lima, Universidad Ricardo Palma, Facultad de lenguas modernas, p. 95-104.
- Gordon, Raymond G., Jr. (ed.), 2005. Ethnologue: Languages of the World, Fifteenth edition. Dallas, Tex.: SIL International.