Template:Comune Latronico (in latronichese Latruonicu) è un comune di 4.886 abitanti (di cui circa 1.600 risiedono nella frazione di Agromonte) in provincia di Potenza.

Geografia

Il paese sorge ai piedi del monte Alpi, un'imponente montagna dell'Appennino meridionale, costituito da tre cime denominate Santa Croce (1893 m s.l.m.), Punta del Corvo (1880 m s.l.m.) e Pizzo Falcone (1900 m s.l.m.). Vi sono diverse opinioni sulla derivazione del suo nome: secondo alcuni deriverebbe da due termini di lingua greca che significano di "luogo nascosto", mentre altri affermano che sia una derivazione del termine anch'esso greco Latomia (cava di pietre, che il paese possiede tuttora) con l'aggiunta del suffisso -ico.

Osservando lo stemma del comune si può notare che in esso è raffigurata, in forma stilizzata, la montagna con tre stelle sulle vette.

La struttura urbanistica è sostanzialmente a "macchia d'olio" e si può distinguere una parte alta, dove sorge il centro storico, denominata Capadavutu ed una parte bassa detta Capabbasciu. Nella zona denominata dagli abitanti "Munistero" in tempi antichi sorgeva un Monastero di monaci Gesuiti.

Nel comune sono ubicate le Terme La Calda.

Clima

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Latronico.

Nel territorio comunale vi è ubicata la stazione meteorologica di Latronico, ufficialmente riconosciuta dall'organizzazione meteorologica mondiale, fondamentale punto di riferimento per lo studio del clima che caratterizza l'Appennino Meridionale.

Storia

Le origini dell'attuale centro abitato di Latronico sono molto incerte. Nel corso degli anni è stato provato con ricerche archeologiche che esistesse un insediamento di una comunità di origine enotria nella località che oggi viene chiamata Colle dei Greci. Gli insediamenti umani nel territorio di Latronico sono presenti fin dal Mesolitico (circa 8000 a.C.). Testimonianza ne è il ritrovamento di tracce di una comunità di uomini primitivi che vissero in piccoli gruppi per oltre 6000 anni nelle Grotte di Calda praticando essenzialmente un'economia di tipo agricolo- pastorale. Le vicende storiche di Latronico e del suo popolo continuano ad essere oscure dal III secolo a.C. al XI secolo d.C., quando solo nel 1063 per la prima volta compare il nome di Latronico in un documento, il Syllabus Graecarum. Negli anni che seguirono il paese fu feudo di Cola di Jonata, dei Sanseverino, dei Palmieri, dei Corcione e infine dei Gesuiti. Quando i Gesuiti furono espulsi dal Regno di Napoli (1767) il feudo passò al Demanio. Alla fine del '700 anche Latronico partecipava attivamente alla vita della Repubblica Partenopea, e alcuni latronichesi, che avevano evidentemente a cuore le idee rivoluzionarie di fratellanza, libertà, uguaglianza furono inclusi nel "Notamento dei Rei di Stato" e andarono così incontro al carcere e alla morte. Anche Latronico dal 1861 al 1865 ebbe i suoi briganti che erano organizzati in bande. Ricordiamo quella di De Luca Nicola (detto Scaliero) e quella di Francesco Viola (Pedatella).

Scoppiò la Grande Guerra e Latronico pagò anch'essa uno scotto di 52 tra morti e dispersi e 12 mutilati. Durante l'epoca fascista si incominciarono a sfruttare le sorgenti solfo-magnesiache site in contrada Calda costituendo una società e costruendo uno stabilimento termale all'avanguardia per l'epoca. Questo fece di Latronico una delle zone di cura, svago e riposo più importanti dell'intera Basilicata. Sempre durante il ventennio Fascista al comune di Latronico furono aggregate le frazioni di Agromonte Magnano e Agromonte Mileo.

Durante gli anni '60 Latronico vide il suo più grande incremento demografico, situazione che da quegli anni non si è più ripetuta a causa della piaga sociale che da molti anni ormai sta condizionando pesantemente lo sviluppo meridionale: l'emigrazione.

Monumenti e luoghi di Interesse

Siti archeologici

  • Colle dei Greci. La ricerca archeologica a Latronico si è svolta a più riprese nel corso degli anni ed ha portato alla luce diversi siti archeologici di interesse rilevante. Uno di questi è l'altura di Colle dei Greci che, allo stato attuale delle ricerche, sembra essere stata occupata tra il VII secolo a.C. e il V secolo a.C. da piccoli gruppi di stirpe enotria. In tale sito sono state individuate varie zone cimiteriali dalle quali sono state dissepolte a più riprese vasi di tipo greco, spade, pugnali,fuseruole, alari, statuette, elmi, ambre, bacili in bronzo. Rilevante il ritrovamento di una sepoltura completa di scheletro risalente a 2500 anni fa.
  • Le Grotte di Calda. Cinque Grotte situate in località Calda sono state oggetto di ricerca archeologica da parte di diversi esperti nel corso degli anni. Sono stati portati alla luce diversi reperti che vanno dal 8000 al 1300 a.C, quali industrie litiche e su osso, ceramiche dell'Età del Rame e del Neolitico fino ad arrivare all'Età del Bronzo. Questi e molti altri reperti sono apprezzabili nel Museo Civico Archeologico.
  • Il pesce fossile. Alle pendici del Monte Alpi, su una grossa lastra di pietra in contrada Iannazzo è possibile vedere il fossile di un pesce accreditato dagli esperti nel corso degli anni come un esemplare di Istiophoridae del genere makaira (noto agli appassionati di pesca come marlin) lungo 235 cm, alto 95 cm e dal rostro di 30 cm, risalente a circa 30 milioni di anni fa. Esso costituisce una preziosa testimonianza di un ambiente marino molto particolare, risalente al Miocene.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[1]

Arti e Cultura

Arte

  • Artigianato e lavorazioni. Nelle mani degli scalpellini locali la lavorazione della pietra, del legno e del ferro ha raggiunto una tradizione artigianale tale da poter essere definita artigianato artistico.

A testimonianza di ciò vi sono diversi portali in pietra lavorata o in marmo del Monte Alpi situati per la maggior parte in via Dante, nella parte alta del paese. Sono degni di nota quello di palazzo Arcieri, con stemma nobiliare, volute e una rosta in ferro battuto; quello di via Dante 124, ex casa Maturi, con fregi floreali e animalistici e quello situato in via Dante 191/193 con un originale portale in pietra locale, con un fregio floreale e la data 1548 scolpiti in bassorilievo nella chiave di volta. Nel territorio sono ancora presenti molti laboratori e botteghe nonchè cooperative che continuano a lavorare questi materiali, tra cui la Pietra grigia di Latronico.

  • Puntino ad ago di Latronico. Menzione particolare va fatta al merletto e puntino ad ago. Le origini di questa tradizione risale ad alcune generazioni fa: è noto che alcune donne di Latronico di inizio Novecento ne conoscessero l’esecuzione. All’inizio del secolo scorso, appartengono alcuni pregevoli manufatti conservati ancora oggi in case private. Differente da tutti gli altri tipi di lavorati, ne è ignota l’origine, si ritiene che questo merletto sia un derivato dal filet classico molto diffuso nel Comune di Latronico ed esportato nei paesi limitrofi. La tradizione del puntino ad ago di Latronico è molto praticata ancora oggi, sia per i corredi nuziali che per arricchire l’abbigliamento. Molti lavori hanno ricevuto rilevanza nazionale tramite pubblicazioni su periodici del settore quali Rakam.

Cucina

La cucina tradizionale presenta tutte pietanze prodotte con le genuinità della terra, con ingredienti autoprodotti e semplici ma di ottima fattura nonchè di una squisitezza unica.

Tra i primi piatti, tutti rigorosamente fatti di pasta casereccia, da menzionare vi sono senza dubbio: le Tapparedde cch'i lardari (lasagnette con funghi porcini), i Maccaruni 'i casa ccu' savuzizzonu e coria (fusilli con salsiccione e cotica), i Rascatieddi du' gualano (gnocchi a tre dita del lavoratore), i Maccaruni 'i casa cca' muddica (fusilli con la mollica del pane), i Tagliulini e fasuoli ccu' zzifft (tagliolini, fagioli e polvere di peperoni macinati), le Lagane e ciciri (lagane e ceci), la Coria e fasuoli (cotica e fagioli), Raviuoli cca' ricotta (ravioli con ricotta di pecora), Virmicieddi 'a trappitara (vermicelli alla trappitara).

I secondi piatti sono rappresentati da: Crapettu sfrittuliatu (capretto fritto in padella), Baccalà e zafarane crusc'che (baccalà e peperoni secchi), Ainu ccu' patane e cipuddine (agnello con patate e cipolline selvatiche), Puddastru arrustutu (pollo nostrano arrostito) e la Custata 'i castratu arrustuta (costata di castrato arrosto).

Altre pietanze tipiche della culinaria sono: gli gliummarieddi (budelline di agnello avvolte a gomitolo), la pastorale (carne di pecora cucinata secondo l'usanza dei pastori lucani), la 'Rrappaiona (piatto antichissimo composto da tutti i tipi di legumi e cereali con l'aggiunta di lardo, aglio, prezzemolo e peperoncino), una varietà di insaccati (salsiccia, salsiccione, sopressata, prosciutto, capicollo), latticini (formaggio pecorino, caprino, ricotta) e funghi (porcini, ovoli, gallinacci). Non raramente la cucina si arricchisce di selvaggina come il cinghiale e la lepre.

Dolci tipici della tradizione latronichese sono: u sanguinaccio (il sanguinaccio, dolce fatto in massima parte di sangue di maiale con aggiunta di riso, uva passa e cioccolato), u purciddato (dolce pasquale) e i cannariculi (dolcetti di pasta fritta consumati nel periodo di carnevale).

Personalità legate a Latronico


Infrastrutture e Trasporti

Strade

I principali collegamenti stradali per raggiungere Latronico sono:

Autobus

Data la mancanza di linee ferroviarie nella regione, i mezzi di trasporto maggiormente utilizzati per raggiungere o spostarsi da Latronico sono gli autobus. Latronico è servito quotidianamente da collegamenti autobus per:

A tali autolinee vanno aggiunte quelle destinate alle principali città italiane.

Ferrovie

Latronico non è servita dai collegamenti ferroviari delle FS. Le stazioni ferroviarie più vicine sono rappresentate dalla Stazione di Sapri (km 55, )Stazione di Maratea (km 50) e dalla Stazione di Policoro-Tursi (km 80).

Aeroporti

Aeroporti più vicini:

Amministrazione

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Galleria fotografica

Voci correlate

Bibliografia

  • Egidio Giordano, Latronico guida turistica e fotografica, Tip. Zaccara, Lagonegro, 2000.
  • Gaetano Arcieri, Monografia storico-statistica di Latronico, Tip. S. Francesco, Sapri, 1852.

Collegamenti esterni

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  1. ^ Dati tratti da: