Le nuvole (album)
Le nuvole (1990) è il dodicesimo album registrato in studio di Fabrizio De André.
Le nuvole album in studio | |
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Artista | Fabrizio De André |
Pubblicazione | 24 settembre 1990 |
Durata | 41 min : 24 s |
Dischi | 1 |
Tracce | 8 |
Genere | Folk Musica d'autore World music Pop |
Etichetta | Ricordi-Fonit Cetra |
Produttore | Pagani/De André |
Arrangiamenti | Pagani, De André, tranne: Don Raffae': Pagani, De André, Conforti; Le nuvole e Ottocento: Milesi, Conforti |
Registrazione | Registrato e mixato alla fine del 1989 negli Studi Metropolis (MI). |
Note | L'album e La domenica delle salme si aggiudicano la Targa Tenco. |
Fabrizio De André - cronologia | |
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Il disco
Dopo il successo di Crêuza de mä (1984), Fabrizio De André ritorna, dopo un lungo periodo di silenzio, a collaborare con l'amico Mauro Pagani. Per quanto riguarda lo stile, se da un lato (la facciata B dell'LP) il nuovo lavoro continua sull'onda etnico/dialettale di Creuza, dall'altro (il lato A) l'opera assomiglia di più alla produzione deandreiana precedente a Creuza e ai dischi di influsso angloamericano con Massimo Bubola, Rimini (1978) e L'indiano (1981)[1].
I brani Mégu Megún e 'Â çímma, in lingua ligure, inaugurano la collaborazione con Ivano Fossati, che proseguirà con l'album Anime salve; il testo di Don Raffae' è scritto a quattro mani con Massimo Bubola.
Così Pagani spiega la genesi dell'album:
Il «dove» stavolta finì per essere l'Ottocento, l'Ottocento cattolico e borghese delle grandi utopie, del colonialismo e delle guerre senza senso, così simile per contenuti e scelte ai tempi odierni, in fondo solo un po' più veloci e molto più isterici.
Tutto quello che avevamo tra le mani di nuovo trovò peso e collocazione, dai ricchi ateniesi di Aristofane, così simili ai nostri, all'ignavia di Oblomov, dall'incanto malinconico di Čajkovskij alla saggezza un po' guittesca e senza tempo del secondino Pasquale Cafiero.»
Il titolo dell'opera è ripreso dalla commedia di Aristofane, Le nuvole; il collegamento lo esplicita lo stesso De André:
Ma a parte questo, e a parte il fatto che comunque Aristofane fu un grande artista e quindi inconsapevolmente un grande innovatore egli stesso, le mie Nuvole sono invece da intendersi come quei personaggi ingombranti e incombenti nella nostra vita sociale, politica ed economica; sono tutti coloro che hanno terrore del nuovo perché il nuovo potrebbe sovvertire le loro posizioni di potere. Nella seconda parte dell'album, si muove il popolo, che quelle Nuvole subisce senza dare peraltro nessun evidente segno di protesta.»
Di questo album esistono due videoclip, i primi girati su canzoni di De André, diretti dal regista Gabriele Salvatores: La domenica delle salme e Mégu megún; in quest'ultimo appare anche l'attore Claudio Bisio.
Le canzoni
Lato A
In quest'opera di De André la cesura tra le due facce dell'album è molto sentita ed evidente.
Il lato A, interpretato completamente in italiano (Don Raffae' compresa, trattandosi di un napoletano italianizzato e perfettamente comprensibile) inizia e termina con un canto di cicale, simbolo ironico del «coro di vibrante protesta» lanciato dal popolo italiano in risposta allo spadroneggiare dei potenti e alla perdita di identità e valori.
Le nuvole
È il brano che dà anche il titolo all'album. Il testo non è cantato da De André, ma interpretato da due donne, una anziana ed una più giovane, che recitano sotto un tappeto sonoro intenso e sognante.
Ottocento
È un pezzo volutamente anacronistico, un'opera buffa che è un misto di vari generi musicali, tra cui anche un jodel alla tirolese. Anche l'interpretazione vocale di Fabrizio è piuttosto anomala: la voce del cantautore appare differente da quella alla quale il pubblico è abituato. De André riporta in un'intervista le motivazioni di questa scelta:
La canzone prende di mira lo sfrenato capitalismo moderno paragonandolo appunto al sistema ottocentesco. Ed i toni farseschi sono dedicati sia al borghese rappresentato come colui che sa far tutto ma non sa proprio far nulla ("...di Versace figlio sempre più capace, di giocare in borsa, di stuprare in corsa e tu...), sia ai consumatori pronti a farsi abbindolare da qualsiasi nuova trovata pubblicitaria ("...triglie nel mar!")
Don Raffaè
La domenica delle salme
Lato B
Cantato interamente in varie lingue minoritarie (due brani in genovese, uno in napoletano e uno in dialetto gallurese) è un po' la continuazione del viaggio etnico di riscoperta di un'identità culturale cominciato con Crêuza de mä.
Mégu megún
Brano in lingua genovese scritto con Ivano Fossati. La traduzione in italiano del titolo è "medico medicone". Il brano consiste nella lunga lamentela di un ammalato immaginario contro il suo medico, colpevole di volerlo far alzare dal letto. A spaventare il povero ipocondriaco è il contatto con la gente, la gente che fa domande, la gente sporca, la gente pronta a rubare i soldi con qualche stratagemma, la gente che, naturalmente, attacca le malattie, la gente che ti può far innamorare. Il tono è cupo: addirittura in un passaggio della canzone si riproduce il respiro affannoso del malato. Alla fine il paziente deciderà che per lui è meglio non uscire, e resterà, come un Oblomov, prigioniero del suo letto, intento a sognare[4].
La nova gelosia
Adattamento di un canto popolare napoletano del XVIII secolo. La gelosia sarebbe il serramento della finestra, la persiana nuova che impedisce all'amato di guardare la sua bella.
tu m'annasconne
Nennella bella mia
lassamela vedé
sinnò me moro.»
Fabrizio scelse di includerla nell'album in preparazione dopo averla ascoltata in un'interpretazione di Roberto Murolo che lo affascinò[5].
'Â çímma
Vero capolavoro in lingua genovese di Fabrizio De André, scritto con Ivano Fossati. Il brano descrive poeticamente la preparazione d'un piatto tipico ligure, la cima appunto.
carne tégna nu fäte nèigra
nu turnä düa
Bell'ôeggiä strâpunta de tüttu bun
prima de battezälu ‘nt'u prêbuggiùn
cun dùi âguggiuìn drîtu ‘n pùnta de pe'
da sùrvia ‘n zù fîtu ti a-a punzeggiæ»
«Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
Bel guanciale materasso di ogni ben di Dio
prima di battezzarla nelle erbe aromatiche
con due grossi aghi dritto in punta di piedi
da sopra a sotto svelto la pungerai»
Monti di mola
Omaggio di De André alla sua terra d'adozione tanto amata, la Sardegna; monti di mola è infatti la denominazione gallurese della Costa Smeralda. Il brano è scritto in lingua gallurese e narra teneramente l'impossibile amore tra un giovane e un'asina, irrealizzabile non tanto per la differenza di specie ma per un "problema burocratico":
l'aina e l'omu
ché da li documenti escisini
fratili in primu»
«Ma non riuscirono a sposarsi
l'asina e l'uomo
perché dai documenti risultarono
cugini primi»
Partecipa all'incisione del brano il gruppo sardo dei Tazenda, che effettua il controcanto nei ritornelli[5].
Tracce
- Le nuvole (Fabrizio De André/Mauro Pagani) - 2:16
- Ottocento (Fabrizio De André/Mauro Pagani) - 4:56
- Don Raffaè (Fabrizio De André/Massimo Bubola - Fabrizio De André/Mauro Pagani) - 4:08
- La domenica delle salme (Fabrizio De André/Mauro Pagani) - 7:35
- Mégu megún (Fabrizio De André/Ivano Fossati - Fabrizio De André/Mauro Pagani) - 5:22
- La nova gelosia (Anonimo napoletano, XVIII secolo) - 3:04
- 'Â çímma (Fabrizio De André/Ivano Fossati - Fabrizio De André/Mauro Pagani) - 6:18
- Monti di mola (Fabrizio De André/Mauro Pagani) - 7:45
- Gli intermezzi prima e dopo Don Raffae' sono tratti da Le stagioni di P. I. Čajkovskij (Giugno opera 37 A) ed eseguiti da Andrea Carcano.
Musicisti
- Le nuvole
- Orchestrazione e Direzione d'Orchestra di Piero Milesi
- Livia Baldi, Stefano Barneschi, Maria Cristina Vasi, Emanuela Sfondrini, Brigid Sinead Nava, Debora Tedeschi, Elena Confortini, Martino Lovisolo, Carla Marotta, Giacomo Trevisani, Enrico Onofri, Carlo De Martini - violino
- Anna Maria Gallingani, Sebastiano Borella Cristina Cassiani Ingoni, Carlo Goj - viola
- Adriano Ancarani, Enrico Martinelli, Silvio Righini, Beatrice Cosma Pomarico, Jorge Alberto Guerrero, Caterina Dell'Agnello, - violoncello
- Giuseppe Barbareschi, Roberto Bonati - contrabbasso
- Giovanni Antonini, Michele Brescia - flauto
- Francesco Pomarico - oboe
- Sergio Orlandi, Umberto Marcandalli, Luciano Marconcini - tromba
- Luca Quaranta, Maria Gabriella Giaquinta, Adelia Colombo, Gianfranco Scafidi - corno
- Luisa Vinci, Alessio Nava - trombone
- Nicola Zuccalà - clarinetto
- David Searcy - timpani e triangolo
- Lucia Vivien Pick, Diane Rama, Nadia Pellicciari (soprano), Giuseppe Lopopolo, Giuseppe Donno (tenore) - Carlo Proverbio, Bortolo Laffranchi, Alessandro Cairoli (baritono) - Lucio Folilela (basso) - coro
- Lalla Pisano, Maria Mereu - voci
- Ottocento
stessa formazione presente nel brano precedente, con l'aggiunta di:
- Don Raffae'
- Michele Ascolese - chitarra
- Amedeo Bianchi - clarino
- Mario Arcari - secondo clarino
- Demo Morselli - tromba, trombone, basso tuba
- Renato Rivolta - ottavino
- Mauro Pagani - mandolino
- Sergio Conforti (Rocco Tanica) - pianoforte
- Alfio Antico - tammorra
- Lele Melotti - batteria
- Paolo Costa - basso
- La domenica delle salme
- Mégu megún
- Mauro Pagani - oud, bouzouki, lira greca, ndelele e seconde voci
- Sergio Conforti (Rocco Tanica) - tastiere
- Mario Arcari - shannaj
- Walter Calloni - batteria
- Esteban Candelario Cabézas - percussioni
- Paolo Costa - basso
- La nova gelosia
- 'Â çímma
- Mauro Pagani - ndelele e bouzouki
- Sergio Conforti (Rocco Tanica) - tastiere
- Flavio Premoli - fisarmonica
- Franco Pettinari - ghironda
- Walter Calloni - batteria
- Angelo Pusceddu - percussioni
- Paolo Costa - basso
- Federico Sanesi - darabouka
- Monti di mola
- Mauro Pagani - flauto di canna e flauto in sol, bouzouki
- Tazenda, Mauro Pagani, Fabrizio De André - seconde voci
- Sergio Conforti (Rocco Tanica) - armonium
- Flavio Premoli - fisarmonica
- Walter Calloni - batteria
- Angelo Pusceddu - percussioni
- Paolo Costa - basso
Note
- ^ Luciano Lanza. Intervista a Fabrizio De André (1993). [1] Cfr. anche: Melisanda Massei Autunnali. Intervista a Mauro Pagani (06/08/2004). [2]
- ^ Mauro Pagani. Il sentiero delle parole, in AA.VV. Deandreide. Milano, BUR, 2006.
- ^ a b Giancarlo Susanna. Stormy Weather. Intervista a De André (autunno 1990). [3]
- ^ a b Matteo Borsani, Luca Maciacchini. Anima salva. Mantova, Tre Lune. Le nuvole Mégu megún
- ^ a b Note del disco