Usbergo
L'usbergo era un tipo di armatura medievale comparso nei primi secoli del Basso Medioevo. Chiamato con questo nome solo in epoca medievale, esso è diretta evoluzione della classica cotta di maglia, di ben più antica origine: essa pare sia infatti un'invezione di area celtica, presto adotatta poi dai vicini Romani e da tutte le popolazioni di area meditarrenea. Nella sua forma medievale, chiamata appunto Usbergo, essa raggiunse dimensione sempre più considerevoli, arrivando a coprire parti del corpo che la cotta di maglia delle epoche più antiche tendeva a proteggere con altre forme di armamento che nell'alto medioevo erano cadute in disuso per motivi puramente tecnici o culturali.
L'usbergo consisteva quindi in una lunga cappa di maglia ad anelli di ferro che proteggeva efficacemente dai colpi fendenti di arma da taglio, non altrettanto da ben assestati colpi di punta o contusioni. L'usbergo, a causa della sua scarsa rigidità, non era infatti una difesa efficace contro i colpi più violenti e, per tale motivo, veniva sempre vestito sopra una tunica imbottita.
La natura costruttiva dell'usbergo, unita al fatto che ancora lo sviluppo tecnico delle protezioni in piastra era latente, portò, tra i più abbienti, ad incrementare le protezioni accessorie ad esso, richiedendo ora un nuovo impiego dei cavalli, non più concepiti eclusivamente per il trasporto o l'inseguimento, ma, forniti di staffa e armatura, anche per le cariche e per il combattimento nella mischia. La pesantezza dell'usbergo, infatti, non rendeva più praticabile il combattimento a terra per l'impaccio che creava ai movimenti. Il cavallo ed il cavaliere, così, divennero un tutt'uno, una formidabile macchina da guerra.
La nuova cavalleria così nata fu armata di una lancia lunga, usata per caricare il nemico e per disarcionarlo, di un lungo spadone usato per il combattimento nella mischia (in cui il cavaliere era avvantaggiato per la propria posizione sopraelevata) e di uno stretto pugnale, detto misericordia, poiché usato per infliggere il colpo di grazia al nemico a terra impacciato dalla pesantezza dell'usbergo. In questa nuova forma di guerra, detta da alcuni storici senza sangue, poiché le armature rendevano la morte in battaglia molto più rara, il combattimento divenne proprio di un ristretto gruppo di professionisti, i cavalieri feudali, ed assunse il carattere di una giostra, di una festa in armi. Questa concezione dei conflitti venne ad incrinarsi solo con l'introduzione nei campi di battaglia di nuove e più temibili armi, gli archi lunghi, capaci di uccidere i cavalli da notevole distanza, le balestre, capaci di perforare anche la migliore delle armature, e le picche, armi usate dai fanti (specialmente svizzeri) ed eccezionali contro le cariche di cavalleria.
Voci correlate
Bibliografia
- Georges Duby Storia della civiltà francese
- Ludovico Gatto Storia Universale del Medioevo - Roma, Newton e Compton, 2003