Friuli-Venezia Giulia

regione italiana a statuto speciale
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Il Friuli-Venezia Giulia (Friûl Vignesie Julie in friulano, Furlanija Julijska krajina in sloveno e Friaul Julisch Venetien in tedesco), è una regione a statuto speciale dell'Italia nord-orientale di 1.233.815 abitanti [1], con capoluogo Trieste.

Geografia

La regione Friuli-Venezia Giulia è formata dal Friuli, che costituisce circa il 96% del territorio (con capitale storica Udine), e dalla parte di Venezia Giulia rimasta all'Italia dopo la seconda guerra mondiale. Tuttavia, non si può stabilire una demarcazione precisa tra queste due zone, in quanto per alcuni il confine sarebbe costituito dal fiume Timavo, un fiume in parte sotterraneo, (confini del Friuli storico), mentre per altri, residenti soprattutto nel Goriziano, questo passerebbe lungo il fiume Isonzo.

I confini sono i seguenti:

La regione è prevalentemente montuosa (il Monte Coglians con i suoi 2.780 metri è la vetta più alta), infatti le montagne occupano il 42,6% del suo territorio, le pianure il 38,1%, mentre le colline il 19,3%.

Le sezioni e sottosezioni alpine che interessano la regione sono:

  Lo stesso argomento in dettaglio: Zone Altimetriche d'Italia.


Per quanto riguarda il clima, il golfo di Trieste, non essendo protetto dalle Alpi, è spesso soggetto alla bora.

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Friuli, Venezia Giulia e Storia di Trieste.

La regione sorge in parte delle terre occupate in epoche passate dal Patriarcato di Aquileia che fu nell' età medievale uno degli stati più estesi ed importanti dell'Italia settentrionale. Il patriarcato di Aquileia si dotò, molto precocemente, di una propria Costituzione e di un Parlamento, ritenuto, da alcuni studiosi, il più antico d'Europa[2].

Il Friuli-Venezia Giulia raggiunge l'attuale conformazione nel dopoguerra. Il 10 febbraio 1947, alla fine della seconda guerra mondiale, l'Italia, sconfitta, aveva firmato a Parigi il Trattato di Pace con le potenze alleate (e associate) vincitrici, perdendo gran parte della Venezia Giulia. Il 15 settembre 1947 era stato istituito il TLT (Territorio Libero di Trieste), diviso in due zone. La prima (Zona A) comprendeva Trieste e zone limitrofe, la seconda (Zona B) parte dell'Istria nord-occidentale (fra cui i comuni di Capodistria, Umago e Cittanova). Il Territorio libero di Trieste era destinato a costituire un nuovo stato sotto il diretto controllo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il progetto, avversato sia dall'Italia che dalla Jugoslavia, non riuscì però a realizzarsi. Il 26 ottobre 1954 la zona A del TLT ritornò all'Italia; la zona B restò invece alla Jugoslavia. Lo Stato italiano decise, nel 1963, di unire la parte del Territorio Libero di Trieste, assegnato all'Italia, al Friuli, formato all'epoca dalle sole province di Udine e Gorizia (la Provincia di Pordenone sarà istituita solo nel 1968 per distacco dalla Provincia di Udine), fornendo anche una certa autonomia alla nuova regione, che, oltretutto, era situata in prossimità della Cortina di ferro.

La scelta di Trieste come capoluogo regionale fu fatta per dare alla città giuliana, privata dei propri tradizionali mercati di sbocco e della propria zona di influenza fin dalla fine della prima guerra mondiale e del proprio immediato entroterra subito dopo la seconda, un ruolo amministrativo importante. Trieste, dalla storia recente importante e travagliata, fu nel XIX secolo il principale porto dell'Impero Austro-Ungarico ed uno dei maggiori empori del Mediterraneo, nonché polo culturale di indiscussa importanza. Per tali ragioni godeva di prestigio internazionale. La città che, dalla fine dell'Ottocento, era divenuta anche uno dei simboli del nazionalismo italiano, risultava però al momento del congiungimento essere estranea alla regione storica e geografica del Friuli.

Onorificenze

«In occasione di un disastroso terremoto l’intera popolazione del Friuli-Vanezia Giulia dava prova collettiva di spirito civico e di forza morale, offrendo determinante contributo ed incondizionato impegno alla rapida ricostruzione morale e materiale dei paesi distrutti. Splendido esempio di grande solidarietà sociale e nobile spirito di abnegazione, meritevole dell’amministrazione e della gratitudine della Nazione tutta.»


«Fedele alle tradizioni dei padri, il Friuli, dopo l’8 settembre 1943, sorgeva compatto contro il tedesco oppressore, sostenendo per diciannove mesi una lotta che sa di leggenda. A domarne la resistenza il nemico guidava e lanciava, in disperati sforzi, orde fameliche di mercenari stranieri animati da furore barbarico, ma l’indomito valore e la fede ardente delle genti friulane vincevano sulle rappresaglie, sulla fame, sul terrore. Nelle giornate radiose dell’insurrezione i suoi ventimila partigiani, schierati dai monti al mare, scattavano con epico eroismo per ridonare a vita e a libertà la loro terra, su cui, per la seconda volta nella storia dell’italia unita, era passata la furia devastatrice del barbaro nemico. Tremilasettecento morti e feriti, settemila deportati, ventimila perseguitati che sentono ancora nello spirito le ansie e i patemi e nelle carni il bruciore delle ferite e delle torture, testimoniano il cruento e glorioso sacrificio offerto dal popolo alla Madre comune, e dai roghi ardenti dei paesi distrutti si alza al cielo, purificatrice oltre ogni orrore, la sacra fiamma dell’amore per l’Italia. Settembre 1943 - maggio 1945.»

Natura

 
Le zone altimetriche del Friuli-Venezia Giulia
 
Parte della regione comprendente Udine, Gorizia e Trieste, vista dal satellite
  • ZPS - Zone di Protezione Speciale

Questi sono, per quanto concerne la Regione Friuli-Venezia Giulia, i siti delle Zone di Protezione Speciale.[3]

  Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette del Friuli-Venezia Giulia.

Provincia di Gorizia

Provincia di Pordenone

Provincia di Trieste

Provincia di Udine

Demografia

File:Diagramma pop fvg.PNG
La popolazione del Friuli-Venezia Giulia (1/1/2007) ripartita per provincia

Come si è già accennato, Il Friuli-Venezia Giulia è formato da due entità distinte per tradizioni culturali, storiche e produttive (il Friuli vero e proprio, con Pordenone, Udine e la provincia di Gorizia (in parte o nella sua totalità), e la Venezia Giulia, con Trieste e la sua provincia, cui, secondo taluni, andrebbe aggiunta anche parte della provincia di Gorizia. Inoltre, mentre in passato era ben evidente la differenza tra il grande porto di Trieste, città che godeva di un relativo benessere e il Friuli, zona agricola depressa, oggi la situazione è molto mutata. Le provincie di Udine e Pordenone raccolgono il 70% degli abitanti, possiedono un elevato tenore di vita e vantano altissimi ritmi di sviluppo economico, condizioni similari si sono create nella provincia di Gorizia. Il capolluogo regionale, Trieste continua a godere di un reddito pro capite fra i più alti d'Italia[4]. Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione sul territorio, un terzo della popolazione è concentrata nelle aree urbane di Udine (l'agglomerato conta circa 172.000 abitanti in 312 km², e comprende il capoluogo friulano e gli 11 comuni che lo circondano) e di Trieste (considerando come area metropolitana triestina l'intera provincia di Trieste, che conta circa 236.000 abitanti in 212 km²), mentre per i restanti due terzi la popolazione regionale principalmente vive ancora in piccoli e medi comuni, e poco popolata è la montagna.
La regione è stata una delle zone che più ha risentito dei fenomeni migratori, causati da fattori quali l'economia depressa, le varie vicende belliche, i cambiamenti territoriali e il terremoto del 1976. Tra la fine dell'Ottocento e la fine della seconda guerra mondiale, salvo la breve parentesi della Grande Guerra, i flussi si sono diretti soprattutto verso l'Argentina e gli Stati Uniti. Con il secondo dopoguerra il fenomeno si invertì momentaneamente visto l'afflusso di migliaia di profughi dall'Istria e da Zara, per poi riprendere quasi contemporaneamente verso l'Europa centrale (Svizzera, Germania, Francia, Belgio), oltreoceano (Stati Uniti, Canada, Australia) e verso la zona del triangolo industriale (Piemonte, Lombardia, Liguria). Solo con gli anni settanta il Friuli-Venezia Giulia si trasformò da terra di emigrati in regione ricettrice di flussi migratori provenienti sia dal resto d'Italia, sia, soprattutto, dall'estero. Fra le cause di tale inversione di tendenza vanno segnalate lo sviluppo industriale, profilatosi in forma netta e inequivocabile proprio in quegli anni, e la ricostruzione di parte della regione a seguito del terremoto del 1976, che richiamò in patria anche numerosi friulani.

File:Ud ts satellite.JPG
Le zone urbane di Udine e Trieste viste dal satellite
 
Alpi Carniche, Monte Coglians
 
Laguna di Grado


A partire dagli anni ottanta del Novecento la forte flessione del tasso di natalità che ha colpito con particolare forza il Friuli-Venezia Giulia e, più in generale, tutta l'Italia centro-settentrionale è stata così compensata da un vigoroso flusso di immigrati. Tale flusso ha consentito alla regione una dinamica demografica positiva che, seppur molto modesta, non solo non si sarebbe prodotta in assenza degli immigrati, ma sarebbe stata sicuramente di segno negativo.
Nel 2006[5] i nati sono stati 10.355 (8,6‰), i morti 13.676 (11,3‰) con un incremento naturale di -3.321 unità rispetto al 2005 (-2,7%). Le famiglie contano in media 2,2 componenti. Il 31 dicembre 2006 su una popolazione di 1.212.602 si contavano 72.462 stranieri (6,0‰).

Provincia Popolazione (31-12-2008) Superficie (km²) Densità (ab/km²) Incidenza %
GO 142.461 466 306 11,57
PN 312.359 2.178 143 25,38
TS 236.393 212 1.115 19,25
UD 539.723 4.905 110 43,85
Friuli-Venezia Giulia 1.230.936 7.845 157 100,00

I primi 20 comuni del Friuli-Venezia Giulia (dati al 31-10-2009)[1]

Pos. Stemma Comune di Popolazione
(ab)
Provincia
File:Trieste-Stemma.png Trieste 205.596 TS
File:Udine-Stemma.png Udine 99.448 UD
File:Pordenone-Stemma.png Pordenone 51.455 PN
File:Gorizia-Stemma.png Gorizia 35.961 GO
File:Monfalcone-Stemma.png Monfalcone 28.028 GO
  Sacile 20.275 PN
  Cordenons 18.452 PN
File:Codroipo-Stemma.png Codroipo 15.702 UD
File:Azzano Decimo-Stemma.png Azzano Decimo 15.383 PN
10° File:Porcia-Stemma.png Porcia 15.319 PN
11° File:San Vito al Tagliamento-Stemma.png San Vito al Tagliamento 14.881 PN
12° File:Tavagnacco-Stemma.jpg Tavagnacco 14.258 UD
13° File:Latisana-Stemma.jpg Latisana 13.779 UD
14° File:Cervignano del Friuli-Stemma.png Cervignano del Friuli 13.415 UD
15° File:Muggia-Stemma.gif Muggia 13.443 TS
16° File:Spilimbergo-Stemma.png Spilimbergo 12.122 PN
17°   Ronchi dei Legionari 12.144 GO
18°   Maniago 11.934 PN
19° File:Cividale del Friuli-Stemma.png Cividale del Friuli 11.576 UD
20°   Fiume Veneto 11.362 PN

Economia

  Lo stesso argomento in dettaglio: [[[[Friuli#Economia|Friuli § Economia e [[[[Trieste#Economia|Trieste § Economia.

Dati economici

Di seguito la tabella che riporta il PIL ed il PIL procapite[6] prodotto nel Friuli-Venezia Giulia dal 2000 al 2006:

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Prodotto Interno Lordo
(Milioni di Euro)
27.255,0 28.908,9 29.938,7 30.384,4 31.411,3 32.739,2 34.306,3
PIL ai prezzi di mercato per abitante
(Euro)
23.101,4 24.449,3 25.209,4 25.428,4 26.143,4 27.135,7 28.342,9

Nel 2004 la regione Friuli-Venezia Giulia si è collocata al quindicesimo posto nella classifica del reddito pro-capite di tutte le regioni dell'Unione Europea[7].

Di seguito la tabella che riporta il PIL[8], prodotto in Friuli-Venezia Giulia ai prezzi correnti di mercato nel 2006, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche:

Macro-attività economica PIL prodotto % settore su PIL regionale % settore su PIL italiano
Agricoltura, silvicoltura, pesca € 487,6 1,42% 1,84%
Industria in senso stretto € 6.638,2 19,35% 18,30%
Costruzioni € 1.355,7 3,95% 5,41%
Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni € 6.882,1 20,06% 20,54%
Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali € 8.496,2 24,77% 24,17%
Altre attività di servizi € 6.861,4 20,00% 18,97%
Iva, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni € 3.585,0 10,45% 10,76%
PIL Friuli-Venezia Giulia ai prezzi di mercato € 34.306,3

Agricoltura

La morfologia della regione costituisce un ostacolo per l'agricoltura che, anche se qua e là modernamente organizzata, resta peraltro nel complesso un settore debole. Discreto ruolo hanno in pianura la produzione di mais e di barbabietole da zucchero, mentre nell'area collinare una viticoltura molto specializzata garantisce vini e grappe di alta qualità. Anche l'allevamento del bestiame, bovino in prevalenza, ormai nettamente superiore al consumo locale e quindi destinato al commercio con le altre regioni, è al servizio di un'industria rinomata.

  • Prodotti agroalimentari tradizionali

Il ministero delle Politiche agricole e alimentari, in collaborazione con la regione Friuli-Venezia Giulia, ha riconosciuto 120 prodotti del Friuli-Venezia Giulia come "tradizionali".

  Lo stesso argomento in dettaglio: Prodotti agroalimentari tradizionali italiani.

Industria

L'industrializzazione del Friuli-Venezia Giulia iniziò con lo sviluppo del settore dell'industria di base, con pochi grandi impianti, concentrata sulla costa. L'industria pesante è oggi in fase di assestamento con punte di rilievo nel settore metallurgico e navale. Notevole è stato lo sviluppo dell'azienda manifatturiera medio-piccola, a struttura generalmente familiare, derivante dall'esperienza dell'artigianato e diffusa in ogni parte della regione. È fiorente ormai in molti settori, come quello meccanico, soprattutto a Pordenone, quello tessile e quello dell'arredamento. In provincia di Udine, soprattutto nell'hinterland udinese, ha grande peso il settore terziario che rappresenta circa due terzi dell'occupazione totale. Presenti numerosi centri commerciali e centri di distribuzione, concentrati soprattutto a nord di Udine e nel Monfalconese. Le industrie pesanti, un tempo presenti nel capoluogo friulano (acciaierie Bertoli, SAFAU) si sono trasferite nell'hinterland udinese (ABS di Cargnacco) oppure lontano dal capoluogo (Danieli di Buttrio e Pittini di Osoppo). Particolare impulso all'industria manifatturiera è stato dato dall'istituzione dei distretti industriali (distretto della sedia a Manzano, distretto del mobile a Brugnera, i prosciuttifici di San Daniele del Friuli).

Per ulteriori dettagli vedere Friuli, Economia.

Cultura

Il Friuli-Venezia Giulia é una terra di confine e di incontro di popoli. Questi popoli sono i romani, i bizantini, i longobardi e i veneziani.

Lingue

Nel Friuli-Venezia Giulia l'italiano, lingua ufficiale dello Stato, lingua di cultura e principale lingua d'uso, è parlato dalla quasi totalità degli abitanti. Gran parte della popolazione, tuttavia, ha altri idiomi come propria lingua vernacolare, sia neolatini che di altre famiglie linguistiche. Fra i primi possiamo annoverare (in ordine di consistenza numerica):

  • Il friulano, un idioma retoromanzo diffuso nella maggior parte dei comuni appartenenti alle province di Gorizia, Udine e Pordenone (nonché, fuori dal Friuli-Venezia Giulia, nel Veneto Orientale). Dal 1996 il friulano gode in regione di un livello minimo di tutela con la legge reg. 15/96. Dal 1999 con la legge statale 482/99 lo Stato italiano ha riconosciuto ai friulanofoni lo status di "minoranza linguistica storica" ai sensi dell'art. 6 della Costituzione italiana. La L.482/99 prevede la tutela della lingua friulana, e in particolare il suo insegnamento a scuola anche come lingua veicolare.
  • Il veneto. Varietà di veneto (triestino, bisiaco, graisàn ecc.) sono parlate in tutta la provincia di Trieste, nella parte orientale di quella di Gorizia e in quella occidentale di Pordenone. Dialetti di tipo veneto si erano anche diffusi presso la borghesia urbana delle città di Gorizia, Udine e Palmanova, ma a partire dal secondo dopoguerra sono praticamente scomparsi a Udine e Palmanova, mentre presentano ancora una certa vitalità a Gorizia.

Fra le lingue non romanze, parlati in regione fin da età medievale, vi sono:

  • Lo sloveno (circa 61.000 parlanti[9]) che è diffuso sia nelle province di Gorizia e Trieste (dov'è tutelato per legge) che in quella di Udine (Slavia friulana e Val Canale). Nell'udinese lo sloveno viene parlato in alcune zone in una sua varietà arcaica (il resiano) percepita da alcuni dei suoi stessi parlanti come una lingua a sé stante.
  • Il tedesco, insediato in Val Canale (dove convive con il gruppo linguistico friulano e con quello sloveno) e in due piccole "isole" linguistiche in provincia di Udine, cioè il comune di Sauris e la frazione di Timau appartenente quest'ultima al comune di Paluzza. Mentre in Val Canale e a Timau si parlano dialetti di tipo carinziano, il tedesco parlato a Sauris è imparentato con le parlate tirolesi. Non esistono statistiche ufficiali sul numero dei parlanti. Dal 1999 il tedesco gode in regione di un livello minimo di tutela.

Sia la lingua slovena che le parlate germanofone sono tutelate dalla legge statale 482/99 al pari della lingua friulana. La lingua slovena è ulteriormente tutelata dalla L. 38/99.

Va segnalato che la diglossia costituisce praticamente la norma presso i friulanofoni e i venetofoni (friulano/italiano, veneto/italiano). Gli sloveni sono spesso bilingui e trilingui (sloveno/friulano/italiano in provincia di Udine - e in buona parte di quella di Gorizia - e sloveno/veneto/italiano in quella di Trieste e in alcune zone del goriziano) e lo stesso si può dire per i tedeschi di Sauris e a Timau (tedesco/friulano/italiano). Nella Val Canale non è raro trovare persone che possono esprimersi correttamente in ben quattro idiomi: tedesco, italiano, friulano e sloveno.

File:Friuli-Venezia Giulia1.jpg
La targa in tutte le lingue della regione al Consiglio Regionale, Trieste
Lingua [10] Percentuale
italiano 53,5%
friulano 43 %
sloveno 4,7 %
tedesco 0,4 %

Divisi per provincia:

Provincia Italiano Friulano Sloveno
Pordenone 53,8 % 37 % 2,5 %
Udine 21,7% 74,9% 3,3%
Gorizia 70,3 % 24,6% 7,4%
Trieste 91 % 1,7 % 7,1 %

Sport

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sport in Friuli-Venezia Giulia.

Politica

Presidente

Vice Presidente

Giunta regionale

  • Elio De Anna (PdL) - ambiente e lavori pubblici, delegato alle attività ricreative e sportive
  • Alessia Rosolen (PdL) - lavoro, università e ricerca, delegato alle pari opportunità e politiche giovanili
  • Claudio Violino (Lega Nord) - risorse agricole, naturali, forestali e montagna
  • Federica Seganti (Lega Nord) - pianificazione territoriale, autonomie locali e sicurezza, delegato alle relazioni internazionali e comunitarie
  • Roberto Molinaro (UDC) - istruzione, formazione e cultura, delegato alle politiche per la famiglia
  • Andrea Garlatti (tecnico) - organizzazione, personale e sistemi informativi
  • Vladimiro Kosic (tecnico) - salute e protezione sociale
  • Riccardo Riccardi (tecnico) - mobilità, energia e infrastrutture di trasporto, delegato alla protezione civile
  • Sandra Savino (tecnico) - risorse economiche e finanziarie, patrimonio e servizi generali


Presidente del Consiglio Regionale


Il Consiglio regionale della X legislatura è stato eletto con le elezioni del 2008.


Amministrazioni

 
Le province della regione

La regione autonoma Friuli-Venezia Giulia è suddivisa in 4 province e 218 comuni.

Province Capoluoghi Comuni
File:Provincia di Gorizia-Stemma.png GO File:Gorizia-Stemma.png Gorizia 25 (elenco)
File:Provincia di Pordenone-Stemma.png PN File:Pordenone-Stemma.png Pordenone 51 (elenco)
File:Provincia di Trieste-Stemma.png TS File:Trieste-Stemma.png Trieste 6 (elenco)
File:Provincia di Udine-Stemma.png UD File:Udine-Stemma.png Udine 136 (elenco)

Sul territorio regionale operano 4 comunità montane, le province di Gorizia e Trieste ricoprono anche le funzioni delle comunità montane.

Comunità montana Sedi Comuni Provincia Sito web
Comunità Montana della Carnia Tolmezzo 28 UD [2]
Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale Pontebba, Gemona del Friuli 15 UD [3]
Comunità Montana del Torre, Natisone e Collio San Pietro al Natisone, Cormons, Tarcento 25 UD-GO [4]
Comunità Montana del Friuli Occidentale Barcis, Meduno, Polcenigo 27 PN [5]

Galleria fotografica

Note

  1. ^ Dati ISTAT
  2. ^ Pubblicazione edita e distribuita gratuitamente dalla Provincia di Udine il 3 aprile 2006, ove testualmente è scritto:
    «Per avere un quadro più preciso in cui si colloca tale avvenimento, vi proponiamo qui di seguito un testo tratto dal libro "La nestre storie" - ed. ass. storie dai Longobarts, 1990 - che raccoglie le conferenze sulla storia del Friuli tenute da Pre Checo Placerani nell'inverno del 1978»
    Questa è solo una piccola parte del testo proposto dalla brochure e tratto da questo libro di Placerani:
    «[...] dal 1077 in poi il Friuli è uno Stato indipendente da avere addirittura un suo Parlamento. Un esempio: abbiamo documenti relativi a una riunione del Parlamento friulano precedenti di ben 20 anni rispetto ad analoghe testimonianze del Parlamento inglese [...]»
    Il libro "La nestre storie" è edito dalla "Associazione storie dai Longobarts" che ha sede a Cividale del Friuli (UD)
  3. ^ Le località - definite Zone di Protezione Speciale, e spesso indicate con l'acronimo ZPS - sono state proposte sulla base del Decreto 25 marzo 2005 - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 168 del 21 luglio 2005 - predisposto dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ai sensi della direttiva 79/409/CEE
  4. ^ , sotto il profilo della ricchezza prodotta la sua provincia continua a presentare redditi molto elevati ed in alcuni anni (1991 e 2005) primi in assoluto non solo in ambito regionale, ma anche nazionale. Per quanto riguarda i redditi provinciali degli anni 1991 e 2005 cfr. Sito del Corriere della Sera e Sito del Comune di Bologna/Articolo de Il Sole 24 Ore
  5. ^ Fonte dal sito: demo.istat.it
  6. ^ Dati Istat - Tavole regionali
  7. ^ Elaborazione della Camera di commercio di Milano, attraverso il Lab MiM, su dati Eurostat tratti dal rapporto "Regions: Statistical yearbook 2006. Data 1999-2004" (ottobre 2006) e relativi a 167 regioni europee (UE12, comprese le regioni dei paesi neo-ammessi dell'Est Europa: Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria e Romania; tra le regioni italiane non ci sono i dati per il Trentino-Alto Adige)
  8. ^ Fonte Istat
  9. ^ Non c'è accordo sulla reale consistenza della comunità slovena in regione. La cifra di 61.000 unità è fornita dal Ministero dell'Interno. Notizia tratta da: Raoul Pupo, Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio, Milano, serie Rizzoli storica, RCS ed., 2005, pag. 304
  10. ^ Fonte: L'Aménagement Linguistique dans le Monde

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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