Sardegna

regione italiana a statuto speciale

Template:Regione La Sardegna, (Sardigna o Sardinnia in Sardo), è una regione autonoma a statuto speciale dell' Italia insulare. Situata al centro del Mediterraneo occidentale, si differenzia profondamente dalle altre Regioni italiane, sia per la varietà dei suoi ecosistemi, sia per le sue specifiche peculiarità culturali, etniche e linguistiche.

Seconda isola del Paese, dista circa 180 Km dalle coste della penisola italiana, dalla quale è separata dal Mar Tirreno, mentre il Canale di Sardegna la divide dalle coste tunisine che si trovano a circa 190 Km a Sud. Le bocche di Bonifacio, a Nord, larghe 11 Km, la separano dalla Corsica e il Mar di Sardegna, a Ovest, dalla penisola iberica e dalle isole Baleari. le citta più importanti sono: Cagliari, Sassari, Oristano, Nuoro, Olbia, Alghero, Carbonia, Iglesias, Tempio Pausania e Lanusei.

La sua superfice è di 24.090 Kmq e gli abitanti sono circa 1,64 milioni, pari a 68 per Kmq. Più dell'80% del territorio è formato da colline - (68%) - e da montagne - (13,5%) - che non raggiungono mai grandi altitudini. Le zone pianeggianti sono il 18,5% del territorio e la più estesa è quella del Campidano che separa i rilievi centro settentrionali dai monti dell' Iglesiente. Da Nord, si distinguono i monti di Limbara-(1.326m), i monti di Alà - (1.090 m), il monte Albo -(1.127m), le Dolomiti di Oliena -(1.463 m). I rilievi, formati da rocce antichissime, livellate da un lento ma continuo processo di erosione, culminano nel massiccio del Gennargentu (Punta La Marmora - 1.834m), mentre i monti dell'Iglesiente digradano verso sud con minori altitudini. I fiumi hanno carattere torrentizio e molti sono sbarrati da imponenti dighe per formare laghi artificiali, utilizzati principalmente per irrigare i campi, i più importanti sono il Tirso, il Flumendosa ed il Coghinas. Le coste, per complessivi 2.400 Km, si articolano nei golfi dell'Asinara a nord, di Orosei a est, di Cagliari a sud e di Oristano ad Ovest. È circondata da molte isole ed isolette, tra le quali: l'isola dell'Asinara, San Pietro, Sant'Antioco, l'isola di Tavolara, l'arcipelago della Maddalena con Caprera.

La Sardegna vista dal satellite. Il nome Sardegna deriva da quello dei suoi antichi abitatori: i Sardi. Colonizzata prima dai Fenici e poi dai Greci, fu da questi ultimi chiamata Hyknusa che significa impronta, sicuramente perchè nella sua forma, ravvisavano l'orma di un piede umano. I Latini la chiamavano invece Sandalion (sandalo).

I primi Sardi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sardegna preistorica.
 
Gallura - Tomba dei Giganti de sa Ena e' Thomes

Le prime tracce della presenza umana in Sardegna, sono le selci, ritrovate nel sassarese, scheggiate in un periodo compreso tra i 500.000 e i 100.000 anni fa per costruire utensili. Per trovare l'uomo più evoluto bisogna risalire a 14.000 anni a.C.: gli scavi della grotta di Crobeddu, a Oliena, oltre che a delle pietre sbozzate, hanno restituito anche fossili umani. Le testimonianze dell'uomo Neolitico - (6.000 - 2.700 a.C.) - sono ben numerose: i neolitici più antichi incidevano le loro ceramiche con il bordo di una conchiglia, il cardium, e la cultura cardiale si sviluppò fino a 4.500 a.C. La successiva cultura di Bonu-Ighinu durò fino al 3.500 a.C. circa, mentre l'ultimo periodo è caratterizzato dalla cultura di San Michele che giunse fino al 2.700 a.C. I neolitici sardi vivevano all'aperto e in grotte, allevavano bestiame, utilizzavano strumenti in selce ed in ossidiana, coltivavano cereali, cacciavano e pescavano. Conoscevano la tessitura, scolpivano statuine stilizzate raffiguranti la Dea Madre, accentuando le forme del seno e del bacino, costruivano ciottole e vasi decorati in vario modo. Si svilupparono in quel periodo due forme di architettura funeraria: da una parte strutture megalitiche come dolmens e menhirs (pedras fittas), dall'altro le domus de janas (casa delle fate), tombe scavate nella roccia che riproducevano l'intera struttura abitativa e nelle quali venivano seppelliti i morti, colorando con ocra rossa il pavimento, le pareti della tomba ed anche il corpo del defunto. Nella fase finale del periodo neolitico (fino al 1.600 a.C.) si succedono altre due culture ceramiche (di Ozieri - Monte Claro- e di Bonnanaro), inizia la lavorazione dei metalli, prima il rame e poi il bronzo.

I costruttori di torri

  Lo stesso argomento in dettaglio: Civiltà nuragica e Nuraghe.
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Barumini - su Nuraxi- la reggia nuragica. Il sito è stato classificato dall' Unesco patrimonio mondiale dell'umanità

Più di 7.000 nuraghi, (8.000 secondo altre fonti), uno ogni 4 Kmq, centinaia di villaggi e tombe megalitiche, sono la testimonianza di una delle civiltà mediterranee più misteriose, al punto che anche le interpretazioni più avanzate sulla funzione delle torri nuragiche, sulla vita e sulla struttura sociale di questo popolo, mancano di riscontri archeologici certi. Ma allora, i nuragici, i costruttori di torri (Tyrrhenoi - come li chiamavano i Greci), chi erano? Dalle testimonianze delle antiche genti con cui interagivano, sicuramente erano un popolo di guerrieri e di naviganti, di pastori e di contadini, suddiviso in piccoli nuclei tribali (clan). Andavano per mare, commerciavano con Micene, con i Fenici, con gli Etruschi. Furono i padroni assuluti della Sardegna per circa 800 anni, (dal 1.500 al 700 a.C.), su un territorio allora richissimo di boschi, di acque, di fertili valli. Secondo alcuni studiosi, l'Isola era molto popolata: alcuni suppongono che su una media di cinquemila nuraghi semplici, di tremila fra nuraghi complessi e villaggi, con una media di 10 abitanti per ogni torre isolata e di 100 abitanti per ogni borgo, si poteva contare una popolazione di circa 350.000 unità ( l'isola tornò su questa densità abitativa solo nel Quattrocento). Il nuraghe era il centro della vita sociale delle tribù, ma oltre alle torri, altre strutture megalitiche caratterizzano la civiltà nuragica: le tombe dei giganti (luoghi di sepoltura) e i pozzi sacri (luoghi di culto). Le enormi stele centrali delle tombe dei giganti (molte superano i 4 m di altezza) e la straordinaria precisione costruttiva dei pozzi sacri, dimostrano la complessità e la raffinatezza di questa civiltà. Anche la produzione di bronzetti, con raffigurazioni a volte realistiche, a volte immaginarie, aggiunge fascino al mistero dei nuragici, destinato sicuramente a durare ancora per la mancanza di un elemento fondamentale per decifrare le antiche civiltà: la scrittura. Poi furono sconfitti da Cartagine e da Roma. A quel punto la Sardegna si è divisa. Nelle valli e sulla costa ha trionfato la civiltà dei vincitori, in montagna e nelle zone impervie, mai romanizzate (la Barbagia), la cultura nuragica ha resistito tramandandosi nei secoli: per la sua originalità e per i suoi misteri è quella che più di ogni altra simboleggia la Sardegna.

Le nuove ipotesi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Popoli del mare.
 
I nuraghi furono costruiti mediante filari sovraposti di pesantissimi blocchi di pietra, tenuti insieme senza l'uso di nessun legante, con una tecnica costruttiva sconosciuta, definita ciclopica.

La civilta nuragica abbraccia un periodo di tempo che va dalla prima Età del Bronzo - (dal 1.700 a.C.) - al II sec. d.C., ormai in piena epoca romana; ha convissuto con altre culture estranee all'Isola, come quella fenicia, quella punica e quella romana. Espressione principale di questa cultura sono i nuraghi, impressionanti costruzioni a torre, realizzati a filari sovrapposti di pesantissimi blocchi di pietra, tenuti insieme senza l'uso di nessun legante, con una tecnica costruttiva, non a caso, definita ciclopica. Quanto alla loro funzione, se ne discute da almeno cinque secoli: c'è chi li ha visti come tombe monumentali e chi come case di giganti, chi fortezze, forni per la fusione di metalli, prigioni e chi templi di culto del sole.

Un contributo rivitalizzante allo studio di tale civiltà è di recente giunto da una teoria (del giornalista Sergio Frau) che sta avendo autorevoli riscontri e che vedrebbe nella civiltà nuragica l'origine storica del mito di Atlantide.

Altre ipotesi descrivono le strutture megalitiche come osservatori astronomici: le torri sarebbero disposte secondo precise regole astronomiche, ed erano utilizzate per la misura del tempo. Secondo altri, i nuraghi e le tombe dei giganti sono costruiti e ubicati in base a regole che derivano dalla conoscenza del magnetismo e della rabdomanzia.

Come i Celti nelle isole britanniche, anche i Sardi costruirono circoli megalittici - (anelli di pietre conficcati nel terreno), orientati verso i punti dell'orizzonte in cui sorgevano il Sole, la Luna, Venere e la Croce del Sud: alcuni sostengono che a quei tempi la Sardegna fu la grande isola sacra del Mediterraneo.

Le successive fasi storiche

 
Particolare del pozzo sacro Su Tempiesu. Luoghi di culto, i pozzi sacri stupiscono per la loro perfezione costruttiva.

Situata strategicamente al centro del mar Mediterraneo occidentale, la Sardegna fu, sin dagli albori della civiltà umana, un attracco obbligato per quanti navigavano da una sponda all'altra del "mare nostrum", in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali. Il suo territorio, ricco di boschi, di acque e di importanti minerali, fu luogo di insediamenti importanti e le sue coste, ricche di approdi naturali, furono essenziali alle navi che transitavano lungo rotte dirette verso altri porti.

Fu così che nella sua millenaria storia, ha saputo trarre vantaggio sia del proprio isolamento, che ha consentito lo svilupparsi dell'incredibile e misteriosa civiltà nuragica, sia della propria posizione strategica, ostacolo inaggirabile nella rete degli antichi percorsi. Il risultato è che nel suo antico bagaglio storico, si trovano segni di solide culture indigene, sviluppatesi praticamente immutate nel corso dei secoli, così come i segni delle maggiori potenze coloniali antiche. Sono ricche le testimonianze di queste presenze, disseminate dappertutto lungo l'intera isola.


Fenici e Cartaginesi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sardegna fenicia e cartaginese.
 
Piccola statua fenicia

Quando arrivarono i Fenici, tra il IX° e il VIII° secolo a.C., in Sardegna si contavano circa ottomila nuraghi tra semplici torri di avvistamento (avamposti ai confini dei territori dei singoli clan), ai castelli veri e propri, con annessi villaggi di capanne (come il nuraghe Santu Antine di Torralba). I Sardi delle zone costiere occupate pian piano collaborarono con i nuovi venuti, mentre quelli rimasti indipendenti sulle montagne, abbandonato l'iniziale atteggiamento ostile, divennero federati e più tardi anche alleati dei Punici contro l'espansione di Roma.

I Fenici si insediarono soprattutto lungo la costa occidentale ed ancora oggi la loro presenza è ben visibile, nonostante le successive sovrapposizioni romane. L'insediamento piu spettacolare è Nora, uno dei loro maggiori scali ed allora una delle prime città dell'Isola: si possono ammirare ancora ben conservati un' insieme di resti fenici (la necropoli, il tempio di Tanit) e romani (il teatro, il foro, le terme, edifici civili e religiosi).

I Romani

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sardegna romana.
 
Mosaico romano

Dopo la caduta della potenza fenicia e dopo un periodo di convivenza tra Cartagine e Roma, dopo due guerre puniche, i Romani si impossessarono definitivamente dell'Isola nel 214 a.C.. Anche per loro, ad un iniziale periodo di difficile convivenza con i Sardi e con i sardo-punici, seguì una graduale integrazione. Quelli che furono prosperi centri fenici, come Karalis, Sulci, Nora, Bithia, Tharros, Neapolis, continuarono la loro esistenza romanizzandosi velocemente. Cagliari (Karalis) divenne la capitale della nuova provincia romana, e fu arricchita da molti monumenti tra i quali l' anfiteatro, utilizzato tutt'ora. Dall'altra parte dell'isola, Turris Libisonis (Porto Torres) fu il centro più importante della Sardegna settentrionale ed una lunga strada la univa al capoluogo (A Karalibus Turrem), attraversando la fertile pianura campidanese. Situata nel mezzo del percorso, si trovava Forum Traiani (Fordogianus), altro importante centro, abbellito nel I° secolo d.C., da lussuose terme. La Sardegna divenne un'importante granaio di Roma, secondo solo all' Egitto, e prosperò per quattro secoli sotto la sua egemonia, segnandola indelebilmente, fino alla caduta dell' Impero.

I Bizantini

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sardegna bizantina.
 
Il culto di Santu Antine (San Costantino), fu introdotto dai Bizantini e si radicò profondamente nella tradizione isolana

Alla caduta dell'impero romano, la Sardegna fu occupata dai Vandali che mantennero sull' isola un presidio militare per circa ottant'anni, fino alla presa di potere dei Bizantini nel 534 d.C. Con loro al potere, le strutture sociali non subirono profonde trasformazioni se non in campo religioso, dove per opera di Gregorio Magno, si giunse alla completa conversione dei Sardi al Cristianesimo. La nuova religione non trasformò però subito il carattere degli abitanti delle Barbagie che continuarono a restare isolati nelle montagne e a scendere nelle pianure, secondo antiche consuetudini, per commettere scorrerie e rapine.

Pian piano il bizantinismo esercitò il suo influsso nella cultura e nell'arte isolana e creò un forte legame con Bisanzio, che servì sicuramente ad impedire l'occupazione longobarda. Ma fu soprattutto in campo religioso che si sentì la sua presenza, con la costruzione di chiese a croce greca, a cupola emisferica, secondo il modello di Santa Sofia a Costantinopoli, con chiese a pianta quadrata, e con l'introduzione nell'isola del rito bizantino insieme a tradizioni e consuetudini fino ad allora sconosciute. Si affermò in quel periodo il culto dell'imperatore Costantino, in onore del quale si tiene tuttora a Sedilo la cavalcata detta s' Ardia, che ricorda le corse dell'ippodromo di Bisanzio.

I Giudicati

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sardegna dei Giudicati ed Eleonora d'Arborea.
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Eleonora d'Arborea

A partire dall'VIII° secolo, gli Arabi iniziarono scorrerie sempre più frequenti, alle quali i Sardi, ritiratisi i Bizantini, dovettero far fronte solo con le loro forze. Inizia allora il periodo dei Giudicati, una forma originale di governo che durò per i successivi 500 anni. I quattro giudicati erano quelli di Torres-Logudoro, di Cagliari, di Gallura e di Arborea, ed erano retti da un giudice con potere sovrano. Amministravano un territorio, chiamato logu, suddiviso in curatorie formate da più villaggi, retti da capi chiamati majori. Parte dello sfruttamento del territori, come anche l'agricoltura, veniva gestita in modo collettivo.

L'aiuto portato alla Sardegna contro gli Arabi da parte delle flotte genovese e pisana, ebbero come conseguenza un crescente influsso delle due Repubbliche marinare. Rimase completamente autonomo il giudicato d'Arborea nel quale, nel 1395, il giudice Eleonora d'Arborea emanò la Carta de Logu, un insieme di leggi rimasto in vigore fino al 1827.

Gli Aragonesi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sardegna aragonese.
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Stendardo aragonese

Il periodo che va dagli inizi del XIV° secolo a circa la metà del secolo successivo, rappresenta per la civiltà occidentale un periodo di transizione dal medio evo all' età moderna: la società si svincola dai miti e dalle tradizioni mediovali e si avvia verso il Rinascimento. Purtroppo, questi cambiamenti non si riscontrano in Sardegna: quel periodo corrisponde infatti all'occupazione aragonese (ebbe inizio nel 1323 - 1324), ed è considerato da molti come il peggiore di tutta la storia dell'isola, il cammino verso l'età moderna viene bruscamente interrotto e tutta la società isolana regredì verso un nuovo e più buio medio evo. Le maggiori cause furono viste nel regime di privilegio, di angherie e di monopolio esclusivo di ogni potere, instaurato a proprio favore dai Catalano-aragonesi. Una testimonianza evidente della situazione creatasi, è fornita dagli stessi Catalani, che ancora nel 1481 e nel 1511, in pieno Parlamento, chiedevano al re la conferma in blocco degli antichi privilegi, ricordando che erano stati concessi per tenir appretada e sotmesa la naciò sarda (mantenere bisognosa e sottomessa la nazione sarda). Con il dispotismo e la confisca di tutte le ricchezze, si arrestò bruscamente il processo di rinnovamente economico, culturale e sociale che i Genovesi, i Pisani e la Chiesa stessa, con i suoi ordini monastici, avevano suscitato nei primi tre secoli dopo l' anno Mille.

Il regno di Sardegna

  Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Sardegna.
 
Il regno di Sardegna nel 1839

Il Regnum Sardiniae et Corsicae, ebbe inizio nel 1297, quando Papa Bonifacio VIII, lo istitui per dirimere le contesa tra Angioini e Aragonesi circa il regno di Sicilia (che aveva scatenato i moti popolari passati poi alla storia come Vespri siciliani). Il Regno faceva parte del variegato complesso di stati che formavano la Corona d'Aragona e, dal 1479 in poi, la Corona di Spagna. In seguito agli aggiustamenti territoriali seguiti alla guerra di successione spagnola - finita nel 1713 - per un brevissimo periodo, tra il 1713 ed il 1718, l'Isola passò agli austriaci che la cedettero poi al duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, ottenendo così il relativo titolo regio. Per più di cento anni mantenne lo status di regno autonomo, fino al 1847, quando fu pienamente integrata nell'amministrazione piemontese. In quel periodo varie riforme provocarono forti cambiamenti nell'assetto del territorio: l' editto delle chiudende (..tancas serradas a muru..) introdusse la proprietà privata, ponendo fine alla gestione collettiva dei terreni e determinando forti malumori e rivolte. Il regno di Sardegna fu poi la culla del Risorgimento italiano e, insieme a piemontesi e savoiardi, i sardi contribuirono non poco all'unificazione italiana.

Cultura sarda

(da sviluppare)

Le lingue sarde

  Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua sarda e Dialetto gallurese.

Ai tempi di Cesare, un cittadino romano, prima di partire per un breve viaggio, avrebbe molto probabilmente chiesto alla moglie di preparargli una bisaccia dicendo: «...pone mihi tres panes in bertula... »; esattamente la stessa frase è attualmente ancora utilizzata in sardo per chiedere la stessa cosa. Il sardo è infatti la lingua neo-latina che più di tutte contiene frasi ancora interamente latine. Parlata ovunque nell'isola, è frammentata in una certa quantità di dialetti (ne sono stati individuate 67 varietà interne). Sono unanimemente riconosciute dai glottologi due macro-varianti (gruppi) non ancora unificate:

  • - a nord, il Logudorese - (costituisce il tipo più caratteristico e conservativo) - comprendente le parlate del Logodoro e del Nuorese. Il dialetto nuorese, nonostante sia di tipo logudorese si caratterizza per maggiore arcaicità e purezza rispetto al logudorese comune, e per questo motivo viene talvolta trattato come una variante autonoma.
  • - a sud, il Campidanese - maggiormente influenzato dal catalano e dall'antico toscano - parlato nell'intero meridione dell'isola, e che costituisce la variante più diffusa.

I dialetti gallurese e sassarese, di tipo còrso, appartengono linguisticamente al gruppo dei dialetti italiani e non sono dunque a rigore linguisticamente ascrivibili alla lingua sarda se non geograficamente e per varie inflenze lessicali. Il gallurese, in modo particolare è particolarmente affine ai dialetti del sud della Corsica e conosciuto dai linguisti col nome di còrso-gallurese.

Ad Alghero è parlato un dialetto della lingua catalana (algherese) mentre nelle isole di San Pietro e di Sant'Antioco è parlato un dialetto di tipo ligure arcaico (tabarchino). A Isili è inoltre in via di estinzione il gergo di origine zingara dei ramai ambulanti locali (Romaniska);

Sono tutte lingue romanze, derivate dal latino e dai precedenti substrati preistorici e appartenenti alla famiglia delle lingue indo-europee. Più di un milione e mezzo di Sardi parlano una di queste lingue e, dopo l'italiano, sono le lingue più parlate in Italia. Nell'ambito delle iniziative per l'ufficializzazione dell'uso della lingua sarda la Regione ha avviato dei progetti denominati LSU (Limba Sarda Unificada) e LSC (Limba Sarda Comuna) al fine di definire e normalizzare trascrizione e grammatica di una lingua unificata che comprenda le caratteristiche comuni delle varianti logudorese, nuorese, e campidanese.

La cucina

(da sviluppare)

La musica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Launeddas.
 
L'origine delle launeddas viene fatto risalire all' VIII° secolo a.C., sulla base di un bronzetto raffigurante un suonatore, ritrovato nelle campagne di Ittiri.

La musica tradizionale sarda, sia cantata che strumentale, è una delle più antiche e ricche del Mediterraneo, basti pensare che in un vaso risalente alla cultura di Ozieri - circa 3000 anni a.C. - si documenta un tipico "ballo sardo". Inequivocabilmente connessa alla musica, si suppone che questa manifestazione artistica sia vecchia di almeno 5000 anni. È impossibile sapere quali strumenti musicali suonassero gli artisti di allora, ma presumibilmente si trattava di quello più antico: la voce con la quale, molto probabilmente, i nuragici si sono esercitati a lungo, visto che sono riusciti ad elaborare un incredibile coro polifonico, (su concordu, su tenore, su contrattu o s'aggorropamentu), il canto a tenores appunto - ( attualmente tipico dell'area barbaricina ) - dimostrando di conoscere bene i principi dell'armonia nella polifonia. Nel 2005, l' Unesco ha classificato i canti a tenores della Sardegna come patrimonio orale dell'Umanità.

Da questo suono indigeno, migliaia di anni fa, ha originato un strumento musicale polifonico unico nel suo genere, le launeddas, formato da tre canne palustri: la più lunga è detta tumbu, alla quale è legata sa mancosa manna, e poi sa mancosedda . Per suonare questo atavico strumento, si utilizza una tecnica di respirazione molto particolare, chiamata respirazione circolare - (espirazione e inspirazione) - grazie alla quale è possibile per il suonatore, fornire fiato senza interruzione per diversi minuti. L'origine delle launeddas viene fatto risalire all' VIII° secolo a.C., sulla base di un bronzetto raffigurante un suonatore, ritrovato nelle campagne di Ittiri.

L'architettura

(da sviluppare)

Il Folklore

(da sviluppare)
Da sempre le feste scandiscono la vita delle comunità sarde e la rivalutazione di alcune sagre minori è l'affernmazione della propria identità culturale: ecco alcune importanti sagre:

Ambiente naturale

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Più del 50% delle rocce sarde è costituito da rocce granitiche Il forte vento di maestrale, insieme alla pioggia, hanno creato le incredibili sculture del vento, sparse su tutta l'isola: l' orso di Palau, l' elefante di Castelsardo, il grande ombrello di granito del fungo di Arzachena, sono opere di particolare suggestione.

La Sardegna è, per estensione, la terza regione italiana e la seconda isola del Mediterraneo. Per la varietà dei suoi ecosistemi è da molti considerata come un micro-continente costituito da un alternarsi di paesaggi montuosi e di foreste, di zone completamente disabitate, di lagune, di corsi d'acqua tumultuosi, di lunghissime spiagge sabbiose e di falesie a strapiombo sul mare. Paesaggi spettacolari sono quelli delle montagne calcaree del centro-Est e quelle granitiche del Nord. Gruppi rocciosi calcarei, popolati da ginepri contorti, si possono ammirare nel Supramonte e nel monte Albo. Le rocce frastagliate e affilate, le doline, le voragini, le arcate pittoresche e le guglie, fanno di questi posti le Dolomiti sarde.

Più di 600.000 ettari di territorio sardo è sotto protezione ambientale. Anche se con qualche difficoltà per quanto riguarda il Parco Nazionale del Gennargentu, sono sotto tutela alcuni dei più affascinanti tratti della costa sarda: dalla Maddalena all'Asinara, dalla penisola del Sinis a Capo Carbonara. Complessivamente, si possono contare:

  • - 3 parchi nazionali,
    • - 10 parchi regionali,
      • - 54 riserve naturali,
        • - 24 monumenti naturali,
          • - 15 aree di rilevante interesse naturalistico.

La montagna

(da sviluppare)

La Pianura e gli Stagni

(da sviluppare)

Fauna e flora endemiche

Ampie distese di territorio sono appena sfiorate dalla presenza dall'uomo e contengono una elevata diversità di flora e di fauna, nonchè un alto numero di endemismi. Molte piante, grazie all'isolamento dovuto all'insularità, hanno sviluppato nel tempo caratteristiche uniche. Gli endemismi botanici sono oltre 220 (il 10% di tutta la flora sarda) ed alcuni sono delle vere rarità. Basti pensare che solo per le orchidee selvatiche, di cui l'isola è ricchissima, 50 - delle 120 specie presenti sul territorio italiano - sono in Sardegna.


La costa

 
Gallura - Capriccioli - la costa gallurese comprende tutta la parte nord-orientale della Sardegna. È prevalentemente rocciosa e dominata dalle forme levigate del granito e dal verde scuro della macchia mediterranea.

Dei 2.400 Km di costa, solo il 24% è formato da litorali sabbiosi, altrimenti è un continuo alternarsi di spiagge, calette, costoni, scogliere e falesie, molte delle quali ancora incontaminate. La costa rocciosa è in larga parte alta sul mare ed è circondata da una grande quantità di piccole isole, generalmente deserte. Quelle di dimensioni maggiori sono più di 160, principalmente concentrate nell' arcipelago della Maddalena (più di 54) e nella zona di San Pietro e Sant'Antioco.

La natura è stata magnamine con la Sardegna, e specialmente nella parte orientale, nei territori di Dorgali e Baunei, si trova uno dei tratti di costa più spettacolari e selvaggi di tutto il Mediterraneo. Sono circa 40 Km di falesie a strapiombo, minute cale, spiagge suggestive e incontaminate, del tutto prive di insediamenti stabili.

Economia

La principale risorsa economica sarda è il turismo. Intorno a Cagliari e a Porto Torres, sorgono raffinerie per la lavorazione del greggio. Nell' Ogliastra e nel Nuorese si trovano stabilimenti specializzati nella produzione di fibbre tessili sintetiche e industrie della carta (Arbatax).

Il terziario è il settore che occupa il maggior numero di addetti. Oltre al commercio ed al pubblico impiego, l'attività di maggior peso economico è il turismo che si è sviluppato specialmente lungo le coste settentrionali e orientali dell'isola.

I numeri dell'economia

L'agricoltura e l'allevamento

Le bonifiche e l'irrigazione hanno permesso di estendere le coltura e di introdurre alcune coltivazioni specializzate quali ortaggi, primizie e frutta, accanto a quelle tradizionali dell'ulivo e della vite che prosperano nelle zone collinose. La piana del Campidano produce frumento, orzo e avena della quale è una delle principali produttrici italiane. Tra gli ortaggi primeggiano i carciofi, ed è di un certo peso la produzione di barbabietole e di arance. Alta è la percentuale degli addetti alle attività primarie, soprattutto nell' allevamento. La pastorizia è un'attività tradizionale, e attualmente, nell'isola si trova circa un terzo dell'intero patrimonio ovino e caprino italiano: dal latte ricavato si produce una grande varietà di formaggi.

La quercia da sughero cresce spontanea, favorita dall'aridità del terreno e la maggior parte del sughero italiano viene prodotto in Sardegna

L'industria e l'artigianato

Grandi complessi petrolchimici, che si collocano tra i maggiori d'Europa, sono sorti a Porto Torres (SS) e nei dintorni di Cagliari. Di portata modesta sono invece le industrie manifatturiere (prodotti chimici, cemento, carta, formaggi, laminati d'alluminio).

L'energia viene prodotta in misura anche superiore al fabbisogno da centrali idroelettriche alimentate dai bacini che raccolgono le acque dei fiumi, e da centrali termoelettriche alimentate dal carbone del Sulcis. Hanno un certo peso economico alcuni prodotti artigianali: tappeti e coperte di lana, ferro battuto, mobili, oggetti di cuoio e di corallo.

La pesca è un'attività alla quale i Sardi non si dedicano molto, nonostante le lunghissime coste della Regione e la pescosita di alcune zone marine. Un tempo erano attivissme le tonnare, oggi quasi del tutto abbandonate per la rarefazione del tonno. Negli stagni costieri si pescano anguille e cefali. E' caratteristica la raccolta del corallo.

Le miniere

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia mineraria della Sardegna.

La Sardegna è la regione italiana dove il sottosuolo è più ricco di minerali. Conosciuti sin dall'antichità, alcuni centri minerari erano sfruttati per l'estrazione di piombo, zinco, rame e argento, (la galena argentifera conteneva fino a 10 Kg d'argento per tonnellata di minerale). A partire dal 1800, furono aperte miniere di carbone, antimonio, rame e bauxite e i giacimenti più importanti si trovano nell'Iglesiente, nel Sulcis, nel Sarrabus e nella Nurra, nella località chiamata l'Argentiera. Attualmente l'attivita estrattiva sta attraversando un periodo di grave crisi e molte miniere sono state chiuse perchè poco competitive.

Il turismo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Destinazioni turistiche in Sardegna.
 
Gallura - Capo Testa.

Grazie al clima mite, caratterizzato da scarse precipitazioni concentrate nei mesi invernali, e grazie ai paesaggi incontaminati, alla purezza della acque marine, all'interesse storico archeologico di tante località, la Sardegna è motivo di grande richiamo e attira ogni anno un gran numero di turisti. Palau, Santa Teresa, Porto Cervo, Olbia, La Maddalena, Alghero, Porto Rotondo, Villasimius, San Teodoro, Dorgali, Stintino, Costa Smeralda, sono rinomate località di fama internazionale. Ovunque, lungo la costa ma anche sulle isole, sono sorti villaggi turistici e alberghi esclusivi.

Vie di trasporto

La Sardegna è collegata con l'Italia continentale mediante traghetti che fanno capo ai porti di Olbia, Porto Torres (SS), Sant'Antioco (CA) e Cagliari. La rete stradale è abbastanza sviluppata e si sta ampliando. Una superstrada attraversa l'Isola collegando Cagliari-Oristano-Sassari-Porto Torres-Olbia; da essa si diramano tronchi secondari che collegano tutte le altre città. La rete ferroviaria si limita a congiungere i centri principali; la natura accidentata del terreno ostacola la costruzione di nuove linee. Aeroporti si trovavano a Cagliari (Elmas), Alghero (Fertilia) e Olbia (Costa Smeralda).

Amministrazione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Le nuove provincie sarde.
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La Sardegna è una delle cinque regioni autonome a statuto speciale d'Italia.

La Sardegna è l'unica Regione d'Italia (assieme al Veneto) ai cui abitanti il Parlamento Italiano riconosce ufficialmente la dicitura di «popolo».

Partiti politici

In Sardegna ci sono diversi gruppi politici indipendentisti: i più famosi sono l'Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna e Sardigna Natzione. Da citare i due partiti autonomisti Partito Sardo d'Azione e Progetto Sardegna (cui fondatore è Renato Soru, presidente della Regione Sardegna dal 2003), alleato con l'Unione alle Provinciali del 2005.

Personaggi famosi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Nativi della Sardegna e Presidenti della Sardegna.

(Curiosità: se sei interessato, leggi e collabora alla Wikipedia in sardo)

Note - Bibliografia

Collegamenti esterni

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