Sonny Liston

pugile statunitense

Campione del Mondo dei pesi massimi tra il 1962 e il 1964, Charles L. Liston detto Sonny nacque a Sand Slough nella Contea St Francis dell’Arkansas l’8 maggio 1932 (la data è però incerta); morì a Las Vegas il 30 dicembre 1970; è reputato tra i grandi campioni della storia del Pugilato ed ultimo rappresentante di una boxe violenta condizionata dalla mafia.

Nato in una piantagione dell’Arkansas tra i ventuno figli di un mezzadro abusivo, Tobe Liston (il tredicesimo della madre Helen Baskin), ebbe un’infanzia miserabile: da adulto portava ancora sulla schiena i segni delle frustate cui era stato sottoposto dal padre da bambino. Discussa la data di nascita, che secondo alcuni avrebbe potuto risalire ad un anno tra il 1925 ed il 1929. Tuttavia dai dati del censimento del 1930 custoditi a Washington il piccolo Charles in quell’anno non risulta ancora nato.

A 13 anni il giovane, analfabeta, seguì la madre (che aveva divorziato) a St. Louis. Qui avrebbe iniziato a frequentare una piccola banda di delinquenti. Nel 1950 subì una prima condanna per una rapina compiuta ad una stazione di benzina e fu incarcerato per 29 mesi. Durante la detenzione nel Missouri State Penitentiary, fu addestrato al pugilato da Padre Alois Stevens, il cappellano del carcere. Il giovane appariva particolarmente portato per la boxe: pesante a soli diciotto anni 95 chili per 1 metro e 85, dal collo taurino (52 cm di giro), aveva mani gigantesche (39 cm il pugno) tali da richiedere speciali guantoni confezionati ad hoc.

Il giovane Liston – piuttosto ingenuo ed afflitto da lieve balbuzie – partecipò anche ad un piano di riabilitazione lavorando nell’edilizia, dove attraverso il sindacato è contattato per la prima volta dalla mafia, interessata a controllare pugili promettenti. Ebbe una breve carriera da dilettante che lo portò rapidamente a vincere il 16 giugno 1953 il torneo Midwest Golden Gloves, prestigiosa competizione per pugili dilettanti americani, battendo Ed Sanders, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1952. In questa occasione si verifica un primo episodio che dà inizio alla triste fama di picchiatore di Liston. Durante l’incontro colpì infatti con un pugno alla testa forse irregolare il suo avversario Sanders, che avvertì nei mesi successivi forti mal di testa. L’anno dopo il Sanders, forse per le conseguenze di quel terribile pugno, morirà per emorragia celebrale dopo l’incontro con Willie James per il titolo della Nuova Inghilterra.

Su insistenza di alcuni procuratori che ne intravedevano il brillante futuro, il Liston esordì presto tra i professionisti (pesi massimi) il 2 settembre 1953, battendo per KO alla prima ripresa ed in soli 33 secondi il pugile Don Smith, detto il Toro. Negli anni successivi, nonostante alcuni nuovi arresti per piccoli reati il boxeur conseguì vittorie in serie contro una ventina di pugili minori, ed una sola sconfitta ai punti in circostanze paradossali contro un certo Marthy Marshall. Questi aveva iniziato il combattimento con una buffa danza; Liston si mise a ridere e Marshall gli fratturò la mascella colpendolo a sorpresa.

La sorprendente ascesa al titolo mondiale

Dopo una nuova detenzione per oltraggio e resistenza alla forza pubblica, che lo bloccò per il biennio 1956-57, osteggiato dalle principali federazioni pugilistiche, Liston stava per rinunciare alla boxe. Fu ancora un sacerdote cattolico, padre Edward Murphy, a convincerlo a proseguire. Da allora Charles L. Liston (ormai per tutti Sonny) sconfisse i principali pretendenti al titolo mondiale dei massimi costruendo il mito del pugile invincibile. Il 28 gennaio 1958 a Chicago battè per Ko Bill Hunter, poi sconfisse in serie Benjamin Wise, Julio Mederos, Wayne Bethea, Ernie Cab, Frankie Daniels e in due incontri Bert Whitehurst. Il modo di combattere di Liston è devastante: a Chicago il 6 agosto 1958 colpisce così selvaggiamente il suo avversario Wayne Bethea, da fargli perdere tutti i denti, che a fine match vengono raccolti sul tappeto del ring. Nel 1959 vinse quattro match per Ko, sconfiggendo Mike DeJohn in sei riprese, Willie Besmanoff, il primo sfidante al titolo Cleveland “Cat” Williams e Nino Valdez alla terza ripresa. Nel 1960 altri cinque match: la rivincita con Williams, sconfitto al secondo round, Roy Harris (primo sfidante delle classifiche mondiali),Howard King, Zora Folley e Eddie Machen. Nel 1961 sconfisse nuovamente Howard King ed Albert Westphal.

I tredici principali sfidanti al titolo mondiale erano stati sconfitti ed in qualche caso annientati. Questi pugili contavano complessivamente quattrocento diciannove vittorie e novantanove sconfitte. Tredici di quelle sconfitte avvennero negli incontri con Liston tra il 1958 ed il 1961. La facilità delle vittorie spinse gli esperti, che ne apprezzavano lo stile composto ed essenziale e la potenza del jab sinistro, a definirlo come il più potente picchiatore mai visto sul ring dopo il ritiro di Joe Louis, detto il “”bombardiere nero””, mitico campione mondiale degli anni trenta e quaranta.

Della sua forza esplosiva - superiore a quella di ogni altro pugile della sua epoca - si raccontano episodi ai limiti della leggenda: una volta in allenamento avrebbe provocato con un pugno il cedimento del gancio di sospensione del sacco di allenamento. Soprannominato “”the bear””, l’orso, Liston mostrava una ferocia di combattimento senza eguali, tanto che era difficile trovare avversari e persino sparring partner in grado di sopportare il terrore di affrontarlo. Jack McKinney, che fece da sparring partner a Liston, testimoniò che era impossibile guardarlo negli occhi senza avere la sensazione di stare per morire.

Peraltro l’immagine losca ed aggressiva era contestata da uno dei suoi allenatori, Will Reddish, che ebbe ad osservare “io non ho mai visto Sonny fare una cattiva azione.” Il mondo in cui gareggia il Liston è di una boxe dominata dall’affare, dalle informazioni, dal gioco delle scommesse giuste fatte al momento sbagliato. Lo spettacolo del ring non conosce la Tv satellitare ma ambienti fumosi e popolati da gangster.

Per questo l’opinione pubblica non amava il pugile, che riteneva un gangster legato alla malavita. Un comitato parlamentare sulla criminalità organizzata e presieduto dal senatore democratico Estes Kefauver del Tennessee, appurò che la Mafia fin dagli inizi avrebbe avuto il pieno controllo sul boxeur, pilotandone la carriera e determinandone le principali scelte. L’incredibile serie vittorie (26 di cui 21 per KO) di Liston aveva peraltro stimolato il giro delle scommesse, su cui la mafia prosperava. Non risultarono però incontri truccati a favore del pugile.

Al fine di superare le riserve sui trascorsi in carcere e sui procuratori e coach mafiosi, Liston nominò come manager George Katz e Jack Nilon, non sospetti di legami con la mafia. Ma in un periodo successivo se ne liberò, tornando alle vecchie amicizie.

Solo nel 1962, il Liston poté sfidare il campione mondiale in carica Floyd Patterson, un ex peso medio in carica dal 1956 salvo una breve interruzione nel 1959-60. Il match ebbe ripetuti rinvii a causa del divieto di alcune commissioni pugilistiche tra cui quelle di Philadelfia e di New York, che avevano inibito l’attività a Liston a causa dei rapporti con alcuni boss mafiosi, tra cui Frankie Carbo e Blinky Palermo,che al tempo controllavano le scommesse sulla boxe. Inoltre Patterson, su consiglio dei suoi procuratori, era riuscito ad ottenere vari rinvii. La questione assunse importanza nazionale, se è vero che lo stesso Presidente John Fitzgerald Kennedy chiese pubblicamente a Patterson, durante un parthy alla Casa Bianca, di mettere fine alla paradossale situazione e porre in palio il suo titolo contro il picchiatore dell’Arkansas. “Perché non affrontate Liston?” chiese Kennedy, ed aggiunse: “È indubbiamente uno sfidante degno di voi “. La sfida tra il campione nero istruito ed integrato (Patterson) e l’ex galeotto appariva emblematica, con l’oscuro presagio dell’inevitabile. Come ebbe a dire Liston: “Nei film il buono vince sempre sul cattivo; io cambio le regole: sono il cattivo e vinco”. Pur di combattere con il campione in carica, Liston rinunciò a qualsiasi compenso.

L’incontro, disputatosi in Comiskey Park di Chicago il 25 settembre del 1962 alla presenza di Frank Sinatra, durò solo 2 minuti e 10 secondi, con un clamoroso KO ai danni di Patterson. Sia pure con un ritardo di almeno quattro anni, Liston era diventato il re dei pesi massimi. Il neo campione del mondo pensava di essersi socialmente riscattato con la conquista del titolo mondiale, ma nessuna delegazione venne ad accoglierlo all’aeroporto di Filadelfia, la sua città. Diversa l’accoglienza del pubblico televisivo, che lo prese in simpatia per le umilissime origini, e degli intenditori di boxe. Liston, che fu ricevuto anche alla Casa Bianca dal vicepresidente Lyndon Johnson, raccolse grandi consensi anche in una tournee pubblicitaria nel 1963 in Svezia, Scozia ed Inghilterra, dove le esibizioni del neo campione suscitarono interesse e viva simpatia popolare, e Liston percorse le strade di Newcastle in trionfo su un cavallo bianco come un imperatore. Fatto poco noto: nel 1963, Liston partecipa a Denver ad una marcia per i diritti civili dei neri americani.

Nella rivincita a Las Vegas il 22 luglio 1963, con una borsa in palio di 1 milione di dollari, Liston battè nuovamente Patterson per KO al primo round, in soli 2 minuti e 20 secondi di combattimento. Il campione riconobbe tuttavia a Patterson (detto “il coniglio” per il modo di combattere) una condotta coraggiosa. Ma Liston non cambia: risalgono a questo periodo altri incontri con mafiosi (i fratelli Krays a Londra), due nuovi arresti per ubriachezza e resistenza, ed un probabile caso di tentata violenza sessuale. Nella sua vita il campione finì in carcere per ben 19 volte.

I match con Cassius Clay

Nel 1964 su forti insistenze degli organizzatori il campione del mondo mise in palio il titolo contro il ventiduenne Cassius Marcellus Clay, vincitore delle Olimpiadi di Roma nel 1960, reduce da 19 combattimenti vittoriosi da professionista.

Il giovane Clay avvia una campagna a beneficio della stampa per organizzare “la caccia al grande orso” e si fa ritrarre sul ring contro un pugile camuffato da grizzly. In occasione della firma del contratto a Denver, Clay sfida Liston: “Sei troppo brutto per essere campione, caro orso, sono bello e ti insegnerò a tirare di boxe!”. “Temo - replica Liston - di essere arrestato per omicidio dopo il nostro combattimento!”.” Secondo la maggioranza degli esperti, l’acerbo sfidante non poteva impensierire il campione. Si racconta che Clay, nelle visite mediche precedenti il match del 1964, al solo vedere il terribile Liston abbia avuto una sorta di collasso, con forti palpitazioni registrate dal medico. Anche gli allibratori dapprima non davano molte chances allo sfidante, ma stranamente nell’immediata vigilia del match le quotazioni di Clay passarono dall’iniziale 1 a 7 ad un sorprendente 1 a 2. Intanto i due pugili di comune accordo vietano la trasmissione dell’incontro nelle sale che vietavano l’ingresso ai neri.

Il match, disputatosi a Miami in Florida,ebbe una evoluzione piuttosto insolita. Fin dal primo round Liston cerca il combattimento da vicino ma Clay, più agile, danza attorno a lui, schivando pugni terrificanti che vanno a vuoto. Lo sfidante riesce così ad evitare per le prime riprese contatti ravvicinati ed a colpire ripetutamente il campione con colpi lunghi grazie alla maggiore agilità aprendo un profondo taglio sotto l’occhio sinistro di Liston, che inizia a sanguinare. Al quarto round Clay protestò vivamente per bruciore agli occhi si pensa causato da una pomata irritante spalmata sui guantoni dell’avversario. Liston si aggiudicò il quinto round con furiosi assalti ma Clay replicò aggiudicandosi il sesto. All’inizio del settimo round, la svolta: in una situazione di sostanziale parità Liston non si rialzò dall’angolo a causa di un dolore alla spalla sinistra. Secondo la stampa il campione appare nel suo angolo un uomo demoralizzato ed invecchiato di dieci anni, che abdica stanco di combattere un’ombra imprendibile.

I dubbi dei commentatori furono molteplici in quanto nessun medico aveva diagnosticato l’infortunio alla spalla di Liston; oltretutto il campione del mondo era molto resistente al dolore: dieci anni prima aveva combattuto il match contro Marty Marshall perdendolo, ma con una mascella fratturata per 10 riprese. Sospetta apparve la ridotta aggressività del Liston: è comunque possibile che il campione, fermo da molti mesi, avesse sottovalutato Clay e non si fosse adeguatamente allenato.

Una inchiesta federale, svoltasi nel 1965, appurò che una società controllata dal mafioso Carbo assicurava al Liston già dal 1964 una percentuale del 22% sui futuri introiti del giovane Clay. Giudicato colpevole, Liston subì una squalifica di un anno, più tardi condonata, per violazione delle regole sportive. Il successivo match di rivincita nel 1965 fu ritenuto ai limiti dell’irregolarità. Dopo numerosi rinvii (anche a causa di un’ernia di Clay, malattia forse diplomatica) si disputò su un ring secondario a Lewinston nel Maine di fronte ad una platea semivuota. I biglietti venduti furono 8.297 sui 15.744 dell’arena. Gli organizzatori ebbero un passivo di oltre 300.000 dollari.

A Clay, che nel frattempo era diventato mussulmano ed aveva mutato il suo nome in Muhammad Ali era stato tolto il titolo WBA (World Boxing Association), che assieme alla WBC (World Boxing Council) formava il titolo assoluto. La rivincita che Ali concesse a Liston era perciò limitata al solo titolo WBC (il titolo WBA, nel frattempo, era stato assegnato al pugile Ernie Terrell).

L’incontro sembrò all’inizio la replica dell’anno prima, con Liston all’attacco ed Alì agilissimo nello schivare i colpi dell’avversario. Dopo appena un minuto Ali atterrò Liston con un colpo d’incontro apparentemente innocuo, definito “pugno fantasma” (phantom punch). Dopo una goffa caduta, Liston rimase apparentemente tramortito. L’immagine di Alì che sovrasta l’avversario al tappeto è peraltro divenuta una delle icone pop della nostra epoca. Impegnato a frenare le proteste di Ali, non convinto della lealtà del suo avversario, l’arbitro Walcott non effettuò un regolare conteggio e fece riprendere il match ben 17 secondi dopo l’atterramento; accortosi in un secondo momento dell’errore su segnalazione dei cronometristi, lo sospese dichiarando Alì vincitore per Ko. Nonostante tali circostanze, il Liston non protestò, né il suo clan formalizzò alcun reclamo.

La vicenda è restata poco chiara. La polizia rese noto che prima dell’incontro il Muhammad Ali aveva ricevuto minacce di morte dai seguaci di Malcom X, che attribuivano alla setta dei Black Muslims (di cui Ali faceva parte), l’attentato che causò la morte di Malcom. Si temeva un attentato durante il match: i giornalisti a bordo ring erano protetti da scudi anti proiettile. Come dichiarò alcuni anni dopo al giornalista di Sports Illustrated Mark Kram, Liston riteneva Clay pazzo (“crazy”) ed avrebbe deciso di fingere un Ko per evitare di essere vittima di un attentato. Secondo una tesi molto accreditata, la resa di Liston, avvenuta con modalità tanto plateali da suscitare l’ira dello stesso Alì, avrebbe solo accelerato l’esito scontato di un match che la mafia avrebbe ordinato all’ex campione di perdere per realizzare altri guadagni puntando sulla sua sconfitta. Alla vigilia dell’incontro gli allibratori quotavano ancora Liston 8 a 5 rispetto ad Alì. Lo stesso Liston, convinto di non poter farcela contro Clay, potrebbe aver puntato sulla propria sconfitta.

Mai si erano visti due match per il campionato del mondo in grado di suscitare tanti dubbi e il KO del 1965 resta l’episodio più sospetto nella storia della boxe. Tali circostanze, avvalorate dal biografo di Clay David Remnick (“Il re del mondo” 1997) che lamenta l’assenza di un confronto non inquinato tra i due campioni, non diminuiscono i meriti sportivi di Cassius Clay, dimostratosi estraneo alle probabili combine che inquinarono i due match.

Il tramonto e la morte misteriosa

A causa della squalifica e persa ogni credibilità il Liston emigrò in Svezia. Il 29 giugno del 1966 tornò sul ring a Stoccolma, sconfiggendo il tedesco Gerhard Zech. L’ex campione del mondo, che in Svezia godeva di enorme popolarità (oltre 20.000 spettatori paganti seguirono una volta un suo allenamento), sconfisse nel 1966 e 1967 Amos Johnson, Dave Bailey ed Elmer Rush.

Nel 1968 Liston tornò a boxare negli USA, vincendo 14 incontri consecutivi (13 per KO) ed arrivando a scalare la graduatoria mondiale. L’ex campione mondiale riesce in parte a recuperare in questi anni anche una immagine pubblica, fortemente deteriorata dopo i match con Clay. Numerose in questo periodo le apparizioni dell’ex campione del mondo in trasmissioni televisive (come The Ed Sullivan Show e la popolarissima sitcom Love, american style, episodio Love and the Champ), spot pubblicitari ed in due film: Head (1968) e Moonfire (1970), che fanno seguito ad un’apparizione in Harlow (1965). Appare assieme ad Andy Warhol in uno spot commerciale. Il 6 luglio 1968 Liston ottiene una prestigiosa vittoria per Ko al settimo round sul quotato Henry Clark (terzo sfidante al titolo), ed arriva al quinto posto della classifica dei pesi massimi, nuovamente in corsa per il titolo mondiale, allora in possesso di Joe Frazier dopo la condanna di Alì per renitenza alla leva.

Conseguite altre sette vittorie su pugili minori, Liston accettò di combattere per il titolo nordamericano NABF (vacante) a Las Vegas contro Leotis Martin, che era stato per due anni il suo sparring partner. Il match si disputò a Las Vegas il 6 dicembre 1969. Liston sembrava nettamente superiore ed atterrò Martin alla quarta ripresa. Superata la crisi, Leotis Martin riuscì a ribaltare l’incontro costringendo Liston – copiosamente sanguinante dal naso – a difendersi nei round successivi. Finché Liston crollò con un terribile Ko alla nona ripresa, rimanendo fuori conoscenza per tre minuti. Singolare peraltro la circostanza che quell’incontro rappresentò per Martin – cui fu diagnosticato il distacco della retina - l’ultimo match della carriera.

Dopo il match con Martin, Liston aveva annunciato il suo ritiro, ma tornò nuovamente a combattere per 13.000 dollari il 29 giugno 1970 a Yersey City, in uno dei più feroci incontri di boxe della storia. Liston sconfisse infatti (KO tecnico al decimo round) il pretendente al titolo mondiale Chuck Wepner, che dovette ritirarsi al decimo round, con il naso ed un zigomo fratturati: per ricucirgli il viso occorsero 72 punti. A questo match si ispirerà Sylvester Stallone nel celebre film Rocky. Chuck Wepner, che nel 1975 arrivò a sfidare Clay per il titolo mondiale, infliggendogli anche un atterramento, testimonierà che l’anziano Liston fu il miglior pugile che aveva affrontato nella sua carriera. Analoghi i giudizi del campione del mondo George Foreman, che oltre a combattere con Alì, fu sparring partner di Liston e Cleveland Williams, detto “Big Cat”, che combattè con entrambi.


La morte improvvisa del Liston resta un mistero. Il 5 gennaio 1971, il campione – che meditava ormai il ritiro pur essendo ancora al settimo posto della graduatoria mondiale dei pesi massimi – fu trovato cadavere nella sua abitazione a Las Vegas dalla moglie che si era recata durante le festività dai parenti.

Il decesso sarebbe avvenuto una settimana prima, dovuto ad arresto cardiaco, forse per overdose di eroina; tale circostanza ha suscitato dubbi poichè il campione avrebbe avuto una fobia per gli aghi. Peraltro, il suo biografo Tosches ipotizza che Liston potrebbe essere stato iniziato all’eroina dal suo idolo, l’ex campione Joe Louis. La stampa dell’epoca riportò con ampio risalto l’intervista ad un presunto agente della antinarcotici, che avrebbe fatto visita a casa di Liston il 29 dicembre, il giorno prima della morte, trovando il pugile in buone condizioni. Sarebbe stata l’ultima persona a vederlo in vita. Non risulta però alcun riscontro ufficiale sull’identità di tale personaggio. Due settimane prima della morte, Liston aveva avuto un incidente stradale ed era stato arrestato un’ultima volta per guida in stato di ebbrezza. L’ematoma alla testa subito nello scontro era in via di assorbimento. Secondo una versione accreditata dalla stampa, la Mafia avrebbe eliminato il Liston per impedirgli di rivelare retroscena di cui era a conoscenza e di reclamare la sua parte dei profitti legati alla carriera di Clay, che dopo la lunga squalifica ed il carcere sarebbe tornato a combattere da lì a pochi mesi.


Lasciò la moglie Geraldine ed i figli Arletha, Eleaner e Daniell (adottivo). Nella sua carriera Sonny Liston ha guadagnato oltre 4 milioni di dollari combattendo 54 volte, con 50 vittorie e 4 sconfitte. 39 furono le vittorie per KO, di cui 8 al primo round. Sonny Liston è sepolto nel Paradise Memorial Gardens di Las Vegas, Nevada. I Beatles lo commemorarono inserendo la sua immagine nella copertina del LP Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (in realtà si trattava di una statua in legno rappresentante il pugile, magistralmente realizzata da Peter Blake). In seguito numerosi libri e brani musicali ne hanno alimentato il mito: si vedano The Devil and Sonny Liston (Nick Tosches); The Cold Six Thousand. (James Ellroy); Every Time I Talk To Liston (Brian Devido); An Elegy for Sonny Liston (Wayne Presley); Swingin (Tom Petty); Sunny (Morissey); The Ballad of Sonny Liston (Phil Ochs); Sonny Liston Was A Friend Of Mine (Thom Jones); Shangri-La (Mark Knopfler) Song for Sonny Liston.