Nuraghe

tipologia di antichi edifici megalitici, tipici della Sardegna (1800-1100 a.C.)

I nuraghes, o runaghes (in logudorese), nuracis o nuraxis in sardo campidanese, (nuraghi con plurale italianizzato) sono delle torri in pietra di forma tronco conica ampiamente diffusi in tutto il territorio della Sardegna e risalenti al II millennio a.C. circa. La datazione dei nuraghi è incerta e le attuali date vanno attribuite solamente ai manufatti trovati all'interno di ciascun edificio, come bronzi votivi o oggetti di terracotta. I nuraghi furono il centro della vita sociale degli antichi Sardi e diedero il nome alla loro civiltà, la civiltà nuragica. Unici nel loro genere, costituiscono i monumenti megalitici più grandi e meglio conservati che si possano trovare oggi in Europa e sono unanimemente considerati come il simbolo più noto della Sardegna. Ne rimangono in piedi circa 7.000 sparsi su tutta l'Isola, mediamente uno ogni 3 chilometri quadrati (secondo alcune fonti sono 8-9.000, e si ipotizza che in passato fossero oltre i 20.000). In alcuni luoghi le torri nuragiche sono distanti una dall'altra pochi chilometri, come nella piana di Cabu Abbas presso Bonorva, o come in Trexenta e in Marmilla.

Il Nuraghe Losa di Abbasanta

Origine del nome

La radice Nur della parola nuraghe, secondo gli studiosi è di origine molto primitiva e dovrebbe significare un cumulo cavo formato da grossi blocchi di pietre. Secondo quanto ci riferisce lo studioso Giovanni Lilliu:

«.....preindoeuropeo, o di sustrato mediterraneo, è anche il nome del monumento: nuraghe, detto pure altrimenti, a seconda dei distretti e dialetti della Sardegna, nuràke, nuràxi, nuràcci, nuràgi, naràcu etc. Questo termine, specie nel secolo XIX, fu messo in relazione con la radice fenicia di nur, che vuol dire fuoco, e fu spiegato come fuoco nel senso di dimora o di tempio del fuoco, con riferimento a culti solari che si sarebbero praticati sulla terrazza delle torri nuragiche. Oggi, invece, i filologi propendono a considerare il vocabolo nuraghe come un reliquato della parlata primitiva paleomediterranea, da ricollegarsi col radicale nur e con le varianti nor, nul, nol, nar etc.: radicale largamente diffuso nei paesi del Mediterraneo, dall’Anatolia all’Africa, alle Baleari, alla Penisola iberica, alla Francia, col duplice significato, opposto ma unitario, di mucchio e di cavità. Il vocabolo stesso poi indicherebbe non la destinazione ma la speciale forma costruttiva del nuraghe, il quale vorrebbe dire appunto mucchio cavo, costruzione cava, torre cava, a causa della figura turrita del suo esterno, fatta per accumulo di grossi massi, e per la cavità cupoliforme dell’interno..»

.

Secondo Giovanni Ugas , archeologo dell' università di Cagliari , la parola nuraghe potrebbe derivare da Norax o Norace , eroe degli Iberi-Bàlari . E' possibile infatti che la radice Nur- sia un adattamento ai timbri mediterranei della radice indoeuropea Nor- che si ritrova in alcuni toponimi della Sardegna (es. Nor-a , Nor-agugume) , nel Lazio con Nor-ba città dei Volsci o Nor-eia antica città del Norico [1].

File:Patrimonio UNESCO.png

Patrimonio mondiale dell'Umanità

Nel 1997 l'Unesco ha classificato come patrimonio mondiale dell'umanità, il nuraghe (e quindi la civiltà nuragica) di cui Su Nuraxi è stato considerato l'esempio più importante. Nella motivazione il comitato definisce le costruzioni nuragiche "una eccezionale risposta alle condizioni politiche e sociali facendo un uso creativo e innovativo dei materiali e delle tecniche disponibili presso la comunità preistorica dell'Isola"[2].

 
All'interno del complesso nuragico su Nuraxi

Ipotesi sulla loro funzione

Sulla loro funzione archeologi e storici non sono concordi nel ritenere che fossero unicamente degli edifici a carattere civile-militare, destinati al controllo e alla difesa del territorio e delle risorse in esso presenti. Molti dubbi non sono stati chiariti e c'è chi si interroga ancora sulle tecniche di costruzione utilizzate per costruirli. Non è agevole indicare la loro precisa funzione dal momento che esistono nuraghi costruiti in pianura, sulla sommità di colli, ma anche nei fianchi riparati e non panoramici dei monti. Si pensa che quelli collocati sulle vette dei colli, a torre semplice, fossero torri di avvistamento in contatto visivo l'un l'altra, mentre i grandi complessi, a più torri attorno ad un mastio centrale ed un cortile, avessero funzioni differenziate, sempre riferite - secondo varie ipotesi - al costituire centro della comunità. Tra i tanti usi ipotizzati, c'è quello di fortezza, di parlamento (o comunque sede delle decisioni comunitarie), di tempio o di sancta sanctorum, residenza del capo del villaggio, o varie combinazioni fra queste possibilità come l'esempio della reggia nuragica di Su Nuraxi che dispone di un cortile, un pozzo ed una cisterna interni, strutture che hanno fatto supporre ad un castello realizzato per resistere anche ad assedi. L' ipotesi che vedeva i nuraghi come edifici costruiti a scopo militare, un tempo predominante, sembra aver perso lustro negli ultimi anni in favore di una più probabile destinazione religiosa, ma il dibattito divide tuttora gli specialisti. Il linguista sardo Massimo Pittau è uno dei maggiori sostenitori dell'ipotesi esclusivamente votiva e religiosa del nuraghe; lo studioso Pierluigi Montalbano sostiene che la funzione di palazzo spiegherebbe molti quesiti ancora privi di risposta e - secondo la sua tesi - il nuraghe fu un luogo in cui il potere sacerdotale, quello politico e quello economico si incontravano per decidere le modalità di redistribuzione delle risorse che la comunità conferiva. Le molteplici funzioni spiegano anche la localizzazione di un migliaio di strutture lungo la costa: erano utilizzate come torri di avvistamento (primo sbarramento difensivo e nel contempo luogo di controllo dei porti) e luogo di accoglienza per i mercanti che solcavano i mari. Non bisogna dimenticare - sostiene lo studioso - che una delle funzioni dei templi era quella di ospitare il mercato e garantire l'equità dei commerci fra genti diverse. Non a caso i levantini del XII-IX secolo a.C. (commercianti tiri, sidoni, gibliti, aramei, ciprioti, filistei...) pensarono bene di far edificare dei templi lungo tutte le coste del Mediterraneo (gestite da sacerdoti e dedicate a divinità) così da rendere più sicure le transazioni [3].

 
Silanus, Nuraghe Corbos

Descrizione

Alte spesso fino a 20 metri, le torri sorgono spesso in posizione dominante, su un cucuzzolo, ai bordi di un altopiano o all'imboccatura di una valle od in prossimità di approdi lungo le coste. Le mura che le compongono sono sempre poderose e possono arrivare ad uno spessore di quattro o cinque metri, con un diametro esterno fino a trenta-cinquanta metri alla base, diminuendo poi con l'aumentare dell'altezza, formando un tronco di cono la cui inclinazione è più accentuata nelle torri più antiche. La particolare forma è dovuta alla singolare tecnica di costruzione che prevede solide fondazioni con grossi blocchi di pietra squadrati e sovrapposti a secco, in maniera circolare, senza utilizzo di leganti e tenuti insieme dal loro stesso peso. Man mano che si procede in altezza - si pensa utilizzando terrapieni inclinati, particolari leve e tronchi sui quali far scivolare i massi - i filari si restringono progressivamente e diminuisce anche la proporzione dei massi, ora sempre più piccoli e meglio lavorati. La parte superiore era occupata da una terrazza munita di parapetto, alla quale si accedeva tramite una scala elicoidale, illuminata nel percorso ascendente da feritoie ricavate nelle spesse mura. Dalla base della torre questa girava internamente tra la struttura portante esterna e quella interna delle camere voltate, sovrapposte una sull'altra, alle quali dava accesso per poi proseguire verso la sommità. La porta di ingresso è posizionata quasi sempre a mezzogiorno ed immette su un largo corridoio (ai cui lati si aprono sovente delle nicchie) che porta ad una camera rotonda, la cui volta è formata da anelli di pietre che si restringono progressivamente, andando a chiudersi secondo la tecnica della volta a tholos.

 
Modellino bronzeo di nuraghe polilobato

Le diverse tipologie

Dagli scavi effettuati e dai reperti trovati, il nuraghe appare come una struttura polivalente, utilizzata sia come abitazione fortificata, sia come posto di vedetta o di rifugio in caso di pericolo, infatti poteva accogliere al suo interno la popolazione dei villaggi limitrofi.

Di queste suggestive costruzioni, molte si sono conservate in condizioni più o meno buone, di altre è rimasta soltanto la base del muro perimetrale, distrutto nella maggior parte dei casi dall'uomo stesso, altre ancora devono essere scavate. Ne esistono di diverse tipologie e la loro struttura varia in rapporto all'epoca nella quale sono stati edificati. Ecco le tipologie più importanti:

Nuraghes a corridoio

Chiamati comunemente pseudo-nuraghi o protonuraghi, i nuraghes a corridoio differiscono in maniera significativa dai nuraghi classici; di aspetto più tozzo e di planimetria generalmente irregolare, al loro interno non ospitano la grande camera circolare tipica del nuraghe, ma uno o più corridoi, e qualche rara celletta coperta a falsa-volta".

Nuraghes di tipo misto

Questa tipologia si distingue per il rifascio effettuato in epoche successive, si suppone dovuto ad un cambio di progettazione dei nuraghes a corridoio, o per altre esigenze.

Nuraghes monotorre a tholos

Sono i più semplici ed hanno un'entrata architravata che introduce ad un corridoio, nel quale si trovano varie nicchie, e che conduce successivamente al salone principale, di forma circolare, a copertura ogivale (tholos).

Nuraghes a tancato

Costituiscono l'evoluzione dei nuraghes monotorre: alla torre principale viene aggiunta un'altra torre ed entrambe condividono un cortile spesso fornito di un pozzo. In momenti successivi vengono aggiunte altre torri fino a farne dei complessi polilobati.

File:Sunurax gay gayguy.it.jpg
Il complesso di Su Nuraxi a Barumini

Nuraghes polilobati e regge nuragiche

Sono quelli più elaborati, vere e proprie fortezze con varie torri unite tra loro da bastioni e che avevano la funzione di proteggere quella centrale. Dalla torre arroccata su una cima isolata, semplice vedetta situata al confine del territorio di pertinenza della singola tribù, o a presidio dei punti strategici più rilevanti come le vie d'accesso alle vallate, i sentieri che salivano agli altopiani, i corsi d'acqua, i guadi, le fonti, etc., si giunse successivamente alle complesse costruzioni, comprendenti fino a 17 torri come nel nuraghe Arrubiu ad Orroli, e dalle mura spesse alcuni metri, ubicate al centro dell'area di comune interesse, sicuramente utilizzata come residenza fortificata dell'autorità politica, civile e militare (probabilmente anche religiosa) della regione.

Questi castelli megalitici costituivano delle vere e proprie regge, ed erano circondati da altre cinte murarie più esterne, talora fornite anch’esse di torri (i cosiddetti antemurali), che circondavano i bastioni a costituire una vera e propria ulteriore linea avanzata di difesa.

I villaggi nuragici

Alcuni nuraghi sorgono isolati, altri sono invece circondati o collegati tra di loro da un sistema di muri di cinta che racchiudono i resti di capanne, tanto da assumere l'aspetto di un villaggio vero e proprio. Infatti le popolazioni nuragiche, oltre che negli stessi nuraghi, risiedevano in questi villaggi addossati al castello. Erano costituiti da capanne più o meno semplici e più o meno numerose, in alcuni ritrovamenti fino a qualche centinaio e la vita quotidiana si svolgeva dunque all'interno di modeste dimore di pietre, con tetto in genere realizzato con tronchi e cacca , spesso intonacate all'interno con del fango o argilla, e talora isolate con sughero.

Nell'ultima fase della civiltà nuragica si sviluppa un tipo di capanna più evoluta, indicativo di una maggiore articolazione delle attività: si tratta della capanna a settori, che talora assume anche le dimensioni di un vero e proprio isolato, cioè divisa in piccoli ambienti affacciati su un cortiletto e dotata spesso anche di un forno per la panificazione.

Fra gli edifici pubblici che caratterizzavano i villaggi, si segnalano soprattutto le cosiddette capanne delle riunioni, provviste di un sedile in pietra alla base e destinate alle assemblee dei notabili del villaggio.

File:NURAGHE LOSA01.jpg
Nuraghe Losa ad Abbasanta (Oristano)
 
Nuraghe Arrubiu

Classificazione cronologica

I primi nuraghes iniziarono ad essere costruiti in un'epoca situata quasi certamente nella parte iniziale del II millennio a.C. Di alcuni si è effettuata una datazione alquanto probabile di un periodo intorno al 1800 a.C.

Secondo il più illustre studioso della civiltà nuragica, l'archeologo Giovanni Lilliu, durante la media Età del bronzo, attorno al 1500 a.C./1100 a.C., si ebbe presumibilmente il maggior sviluppo di questi edifici.

La TèneHallstattBronzo finalelBronzo medioBronzo Antico

Nell'Età del ferro - dal 900 a.C. in poi, non furono costruiti nuovi nuraghi, ma si continuava ad usare le vecchie costruzioni, forse come luoghi di culto.

 
Nuraghe Losa - Ingresso

Le varie fasi

In base ad una classificazione ed alla divisione temporale fatta dello studioso Giovanni Lilliu, l'edificazione dei nuraghi e lo svilupparsi della civiltà nuragica ha seguito diverse fasi collocabili dentro l'età del Bronzo e l'età del Ferro. Lo stesso studioso però sconsiglia di adattare schematicamente la sua classificazione alle suddivisioni cronologiche di queste età usate nell'Europa, nella Penisola italiana e nell'Egeo, anche se non mancano parallelismi tra cultura nuragica con elementi delle regioni europee e egeiche. Ecco le varie fasi:

  • La prima fase, denominata Nuragico I, vede il formarsi dei caratteri principali di questa civiltà. Tra la fine del Bronzo Antico e gli inizi del Bronzo Medio (XVIII-XV secolo a.C.) si ha l'edificazione dei primi protonuraghi - conosciuti anche come nuraghi a corridoio - e degli pseudonuraghi. Si evidenzia nell'architettura funeraria la costruzione delle Tombe dei giganti con stele centinata, gli ipogei con prospetto architettonico e le tombe di tipo misto. Si scolpiscono i Menhirs e la cultura materiale utilizza ceramiche tipo Bonnanaro.
  • Il Nuragico II situato nella media Età del Bronzo, intorno al XVII-XIV secolo a.C., fa la sua comparsa il nuraghe a thòlos, caratterizzato dal modulo ripetitivo della torre tronco-conica. All'interno ospita una o più camere sovrapposte, coperte a falsa volta, con la tecnica cosiddetta ad aggetto. Le Tombe dei giganti presentano una facciata con i caratteristici filari di pietre infisse a coltello, si scolpiscono betili aniconici e poi con segni schematici. Si notano nelle ceramiche le decorazioni a pettine, con nervature o con decorazioni metopale. Le armi sono di importazione orientale.
  • Il Nuragico III è la fase situata nel periodo del (Bronzo Recente e Finale, fra il XII e il IX secolo a.C.). Al singolo nuraghe già esistente, si addossano altre torri, raccordate da cortine murarie per formare un vero e proprio bastione turrito, fino a realizzare delle strutture di notevole articolazione ed imponenza, con i bastioni provvisti di torri angolari, spesso in numero di tre, come il nuraghe Santu Antine a Torralba o il nuraghe Losa ad Abbasanta, ma anche di quattro torri, come Su Nuraxi a Barumini e il nuraghe Santa Barbara a Macomer, o addirittura anche cinque, come il nuraghe Arrubiu ad Orroli. Nelle Tombe dei giganti si notano fregi a dentelli, compaiono tempietti a cella rettangolare, tempietti a megaron, templi a pozzo. Compaiono poi i betili antropomorfi, le ceramiche micenee, i lingotti di rame a pelle di bue, le armi di tipo egeo.
  • Il Nuragico IV, ormai nell'Età del Ferro, copre un arco temporale che va dal IX secolo a.C. al V secolo a.C., si evolvono ancora i nuraghi complessi e i villaggi aumentano di misura. In architettura si notano tombe individuali a fossa e a pozzetto. Si osservano i villaggi santuario, le grotte sacre e i templi a pozzo di tipo isodomo. La cultura materiale utilizza ceramiche geometriche, ambre e bronzi di importazione tirrenica, importazioni fenicio-puniche. Si osserva la nascita della stautuaria in pietra, i bronzi figurati, le navicelle in bronzo.
  • Il Nuragico V va dal V secolo all'invasione romana e vede la nascita della resistenza sarda alla penetrazione cartaginese, le guerre prima contro i cartaginesi e poi contro i romani.

Principali siti nuragici

File:IMG 0173.jpg
Nuraghe di Monte Cresia
 
Macomer S.S.129bis per Bosa - Nuraghe Succuronis
 
Sezione del nuraghe Santu Antine.
 
La reggia nuragica di Seruci.

Tra i più importanti siti nuragici si possono ricordare:

Note

  1. ^ Giovanni Ugas - "L'alba dei Nuraghi" pg.23 - 2006
  2. ^ Sito Unesco con motivazione della scelta di inserire il nuraghe come patrimonio mondiale dell'umanità (in En.)[1]
  3. ^ Pierluigi Montalbano,SHRDN, Signori del mare e del metallo - Nuoro, Luglio 2009 - Zenia editrice - ISBN 978 88 904157 1-5)
 
Interno del Nuraghe Arrubiu.

Bibliografia

  • Lilliu G., I Nuraghi. Torri preistoriche della Sardegna. Edizioni Ilisso, Nuoro 2005. ISBN 88-89188-53-7
  • Lilliu G., La civiltà dei Sardi dal neolitico all'età dei nuraghi. Torino - Edizioni ERI - 1967.
  • AA.VV. La civiltà in Sardegna nei secoli - Torino - Edizioni ERI.
  • Casula F.C., - La storia di Sardegna - Sassari 1994.
  • Lilliu G., Sculture della Sardegna nuragica Verona 1962.
  • Pallotino M., La Sardegna nuragica edizioni Ilisso - Nuoro -ISBN 88-87825-10-6 [2]
  • Aa.Vv., Ichnussa. La Sardegna dalle origini all'età classica - Milano, 1981.
  • Lo Schiavo F., Usai L., Testimonianze cultuali di età nuragica: la grotta Pirosu in località Su Benatzu di Santadi, Aa.Vv., Carbonia e il Sulcis. Archeologia e territorio, a cura di V. Santoni, Oristano, 1995
  • Lilliu G., La Civiltà Nuragica. Sassari - Delfino editore - 1982.[3]
  • Melis, P., Civiltà Nuragica. Sassari - Delfino editore - 2003. [4]
  • Pittau M., La Sardegna Nuragica - Cagliari 2006

Voci correlate

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