Silvano Girotto
Silvano Girotto, più noto con il soprannome di Frate Mitra (Caselle Torinese, 3 aprile 1939), è un ex religioso ed ex guerrigliero italiano. Personaggio controverso, la cui notorietà è legata alle vicende delle Brigate Rosse negli anni di piombo.
Biografia
I primi anni: Legione Straniera e ordinamento sacerdotale
Figlio di un maresciallo dei Carabinieri e fratello di un ufficiale dell'esercito, spinto da curiosità e sete di avventura[senza fonte] si recò poco più che adolescente in Francia, passando clandestinamente il confine. Fermato dai gendarmi del vicino paese e rischiando l'arresto per immigrazione clandestina accettò, mentendo sull'età[1], di arruolarsi nella Legione straniera, e fu inviato in Algeria dove l'esercito francese era impegnato in una guerra sanguinosa contro il Fronte di Liberazione Nazionale. Dopo soli tre mesi Girotto disertò per ripugnanza verso la pratica corrente della tortura nei confronti dei combattenti algerini catturati.[2]
Al rientro in Italia venne coinvolto in un furto in una tabaccheria con una banda giovanile e, quantunque il suo fosse stato un ruolo marginale, finì con i coetanei adolescenti nelle carceri torinesi[3] dove maturò la scelta religiosa e successivamente entrò nell'Ordine francescano, indossando il saio il 10 ottobre 1963 e assumendo il nome di Padre Leone, uno dei più fedeli compagni di San Francesco.
L'attività pastorale, svolta tra giovani estremamente politicizzati e la sua vicinanza agli operai in una zona come quella di Omegna, caratterizzata da una forte presenza del Partito Comunista, gli fecero guadagnare la fama di "prete rosso", a causa della quale gli fu poi tolta l'autorizzazione a predicare dal vescovo di Novara Placido Maria Cambiaghi.[4]
Nel 1969 contribuì a sedare la rivolta nelle Carceri Nuove di Torino facendo il mediatore, quindi chiese ai suoi superiori di essere inviato come missionario nel Terzo Mondo.[senza fonte]
Sud America
Missionario in Bolivia, uno dei paesi più poveri dell'America latina, il 21 agosto 1971 nella capitale La Paz, durante un sanguinoso colpo di stato militare contro il regime progressista di Juan José Torres, si schierò con i contadini, operai e studenti che tentavano di reagire. Forze popolari, nel tentativo di resistere al golpe, espugnarono un deposito militare e con le armi così ottenute ingaggiarono feroci combattimenti che si conclusero con la vittoria dell'esercito dopo l'intervanto risolutivo del reggimento blindato "Tarapacà", unitosi anch'esso ai golpisti. Gli scontri lasciarono sul campo centinaia di morti e feriti, tra cui lo stesso Girotto, che scelse la clandestinità, entrando nelle file dell'opposizione armata al dittatore colonnello Hugo Banzer Suarez.
La guerriglia boliviana aveva basi logistiche a Santiago, capitale del Cile, dove Girotto, assunto il il nome di battaglia David, si trovava casualmente quando si produsse il golpe di Pinochet. Anche in quell'occasione partecipò ai tentativi di resistenza popolare, venendo nuovamente ferito dai militari. A seguito della ferità si rifugiò nell'ambasciata italiana, venendo rimpatriato a fine novembre 1973, assieme ad un gran numero di profughi politici cileni che come lui avevano cercato rifugio nella sede diplomatica.
Durante la sua latitanza armata in Sudamerica venne espulso dall'Ordine francescano nello stesso anno, tramite un decreto emesso dalla curia provinciale dell'ordine dei frati minori di Torino, in cui fu espressamente citata la sua partecipazione alla lotta armata.[5]
Per questo motivo e per la sua militanza nella guerriglia sudamericana all'inizio degli anni settanta venne soprannominato nelle cronache giornalistiche di quegli anni Frate Mitra.
Gli anni successivi all' arresto dei brigatisti
Dopo l'arresto dei capi brigatisti Girotto lavorò come operaio presso l'Amplisilence di Robassomero alle porte di Torino, dove fu anche eletto sindacalista e fece parte del consiglio di fabbrica.[6]
Nel 1978 si presentò spontaneamente a testimoniare contro le Brigate Rosse nel processo in corso a Torino. [7] Dopo il processo alle Brigate Rosse, andò a lavorare per qualche anno come capo tecnico impiantista negli Emirati Arabi e poi nello Yemen, per ritornare in Italia nel 1981 e stabilirsi a vivere e lavorare in una grande azienda alberghiera nel Piemonte.
Nel 2002, in procinto di partire come volontario in una missione cattolica al servizio dei poveri in Etiopia, volle riprendere contatto con coloro che aveva fatto arrestare e che erano ormai liberi dopo aver scontato pesanti condanne. L'incontro fu reso possibile da Suor Teresilla Barillà.[8] Renato Curcio, pur non manifestando rancore, mantenne un atteggiamento riluttante, mentre Alberto Franceschini accettò l'incontro, stabilendo con lui un rapporto amichevole.
Aspetti controversi legati alla biografia di Silvano Girotto
Il 10 febbraio 2000 venne ascoltato nella 62a seduta della Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi a cui aveva fornito una bozza del libro autobiografico che pubblicò due anni dopo.[9]
Durante la sua audizione in Commissione stragi a proposito delle ragioni che lo avrebbero indotto ad arruolarsi nella legione straniera si è palesamente contraddetto: in un primo momento, a domanda posta dal presidente Giovanni Pellegrino, sostiene di avere accettato l'arruolamento per evitare l'arresto [10] mentre successivamente, rispondendo all 'onorevole Marco Taradash,dice di essere stato indotto da amici. [11], negando così quanto detto in precedenza.
Contro le BR: L'arresto di Renato Curcio e Alberto Franceschini
L'infiltrazione nelle BR
La collaborazione di Girotto con L'arma dei Carabinieri, stando a quanto da lui stesso sostenuto, fu il frutto di una sofferta decisione maturata sotto il peso determinante gli eventi di quei giorni, a partire dal duplice omicidio a sangue freddo di due militanti del MSI e dal rapimento dello stesso Sossi.[12] Girotto, rientrato da poco in Italia dal Cile,dove da poco si era svolto il colpo di stato del generale Pinochet, si sarebbe, alla luce delle proprie esperienze di partecipazione a vari movimenti politici rivoluzionari nel continente latino americano,reso conto della negatività dell'iniziativa delle Brigate Rosse nel contesto italiano. L'ex religioso avrebbe ritenuto l'azione terroristica dell' organizzazione un tragico errore, capace esclusivamente di generare lutti inutili e condurre alla rovina molti giovani idealisti di sinistra. [13].
Tale tesi, pubblicamente sostenuta in ogni occasione dallo stesso Girotto, è ribadita in un'intervista del 1975:
L'arresto
Tutto ha inizio a seguito di un articolo del Senatore MSI Giorgio Pisanò pubblicato sul settimanale Candido, diretto dallo stesso Pisanò. Tale articolo presentava Girotto come un religioso comunista a conoscenza dei segreti delle Brigate Rosse, quindi in grado di fornire un contributo utile alla salvezza del magistrato Mario Sossi, i quei giorni ostaggio dei brigatisti.
LO stesso articolo, secondo quanto sostenuto dallo stesso Girotto avrebbe spinto i Carabinieri del nucleo antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a ricercare un contatto con Frate Mitra. L'ufficiale incaricato di contattare Girotto fu l'allora Capitano Gustavo Pignero.[14]
Dopo alcuni approfondamenti avvenuti negli ambienti dell' estrema sinistra Piemontese, Il contatto fra Girotto e l' area di consenso delle Brigate Rosse avvenne prima attraverso il dottor Enrico Levati e, successivamente, a seguito di un colloquio diretto con l' avvocato Giambattista Lazagna, ex capo partigiano animato dal mito della Resistenza tradita, molto considerato negli ambienti vicini al terrorismo politico di queqli anni. [15]
Ciò che favorì il contatto fra i capi Brigatisti e Girotto fu la sua fama di rivoluzionario addestrato e formatosi nelle tragiche condizioni della guerriglia sudamericana,fama enfatizzata in modo romanzesco secondo il costume giornalistico dell'epoca[senza fonte].
Il primo incontro vero e proprio fra Girotto e i Birgatisti avvenne nella città di Pinerolo, dove si presentò Renato Curcio, capo e fondatore dell'organizzazione, che sondò le intenzioni di Girotto, giudicandole genuine. Qualche settimana dopo ebbe luogo un secondo incontro in una trattoria con la presenza di Mario Moretti. In quell'occasione fu proposto a Girotto l'ingresso nelle file brigatiste allo scopo di addestrare i militanti alla guerriglia urbana. L'arruolamento vero e proprio avrebbe dovuto concretizzarsi nel terzo incontro, fissato per l'8 settembre sempre a Pinerolo, ma in quell'occasione Girotto si presentò assieme ai Carabinieri che avevano seguito e documentato fotograficamente tutti i movimenti precedenti.
Furono così arrestati Renato Curcio e Alberto Franceschini, entrambi capi e fondatori delle BR.
Aspetti controversi legati all'infiltrazione di Girotto
Nonostante la sua azione sia stata comunemente definita "infiltrazione", Girotto non entrò mai a far parte delle BR, essendosi limitato a contattarne i capi e a farli arrestare. Questo avvenne, stando a quanto detto dallo stesso Frate Mitra, contro i propri convincimenti che ormai lo spingevano verso un'azione di infiltazione più classica che avrebbe potuto portare a maggiori risultati nella lotta contro il terrorismo. L'ex religioso ha riferito alla Commissione Stragi di aver comunicato all'arma la propria disponibilità a partecipare ad azioni armate delle Brigate Rosse.Il frettoloso arresto di Curcio e Franceschini sarebbe avvenuto per precisa volontà del nucleo dei Carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che sostennero, a difesa della tempistica dell' arresto, l'eccessiva sovraesposizione della fonte che avrebbe finito con l' " inguaiarsi". [16]
Un'altro aspetto misterioso concernente l'arresto è relativo alla mancata cattura di Mario Moretti, avvisato in seguito ad una misteriosa telefonata giunta nell'abitazione del medico Enrico Levati.
Questa telefonata presenta aspetti oscuri sia a monte che a valle del suo avvenimento.L' Autore della stessa non è ancora stato ancora individuato con certezza. A questo proposito Girotto stesso sembra accreditare la tesi della provenienza da fonti interne al Ministero dell'Interno, che sarebbe stata l'unica istituzione informata dai Carabinieri dell'imminente operazione.[17] Non sono però chiari nemmeno i fatti avvenuti immediatamente a valle della telefonata. Il Dottor Levati avrebbe avvertito qualche compagno interno alle BR senza però indicare precisamente chi fossero i destinatari del proprio avvertimento.[18] Di certo c'è che la notizia dell' arresto raggiunge solo uno dei protagonisti potenzialmente coinvolti:Mario Moretti,il quale sostiene di non essere riuscito ad avvertire Renato Curcio e Alberto Franceschini. Girotto sembra non accreditare questa tesi, sostenendo che sarebbe bastato per evitare l'arresto annunciare la presenza di una Bomba nei pressi della stazione di Pinerolo[19]. LO stesso Girotto in un altro punto della sua deposizione alla commissione stragi esprime il dubbio che Moretti, incapace di trovare un' escamotage per salvare i suoi compagni dall'arresto, sia riuscito a dirigere l'operazione Moro.[20]
Note
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2853
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2819
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2819
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000, pag. 2819
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000, pag. 2816
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2820
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2821
- ^ articolo su Famiglia Cristiana n. 44, su famigliacristiana.it, 29-10-2006. URL consultato il 7 maggio 2008.
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2810
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2819
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2853
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2823 e seg.
- ^ Silvano Girotto. Mi Chiamavano frate mitra
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2810
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2812
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2827
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2816
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2848
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2818
- ^ Resoconto stenografico audizione Girotto in commissione Stragi, 10 febbraio 2000,pag. 2828
Bibiliografia
- Silvano Girotto. Mi Chiamavano frate mitra, Ed. Paoline 2002, ISBN 88-315-2313-9
- resoconto audizione parlamentare Silvano Girotto Commissione stragi, n.62, 10 febbraio 2000
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Pasta,Fagioli E Menzogne All'ambasciata lettera aperta di Silvano Girotto ad Antonella Dolci
- Pasta e fagioli all'ambasciata una testimonianza di Antonella Dolci del Golpe in Cile e dei due mesi passati dagli esuli nell'Ambasciata Italiana di Santiago del Cile, con una ricostruzione dei fatti in parte diversa da quella di Girotto