Collegiata di Santa Maria Assunta (San Gimignano)
Template:Infobox edifici religiosi La Collegiata di Santa Maria Assunta, conosciuta anche come il Duomo di San Gimignano è la chiesa principale di San Gimignano. Situata in piazza del Duomo è alla sommità di un'ampia scalinata.
Storia
Nel 949 risulta esistente una plebe eccl. s.Johanni[1] ma non è certo che corrisponda all'attuale ubicazione dell'edificio, visto che al di fuori delle mura di San Gimignano e più precisamente nei pressi delle fonti di Pietratonda, nel XIII secolo risulta un indicazione toponomastica come Pieve Vecchia[2].
La plebe S.Johannis qui sito burgo S. Jeminiani faceva parte della diocesi di Volterra[3] che ne controllava direttamente anche il territorio. Verso la metà del XI secolo il territorio della pieve venne occupato dai Conti Cadolingi, i quali il 1 dicembre 1059 ne restituirono metà al vescovo volterrano[3]. Nel 1056 papa Vittore II elevò la pieve di San Giovanni[4] a San Gimignano al titolo di propositura[5]; le prime notizie del capitolo di canonici risalgono però solo all' 11 settembre 1118 quando alla chiesa vennero donate delle case poste nel castello della Pietra[6].
Nel corso della prima metà del XII secolo l'importanza del castello di San Gimignano crebbe costantemente e di conseguenza anche l'importanza della sua chiesa principale. La pieve venne trasferita all'interno del borgo e ricostruita e alla data 21 novembre 1148 venne consacrata e intitolata a San Geminiano alla presenza di papa Eugenio III e di 14 prelati[3], tale avvenimento è ricordato in una lapide murata in facciata[7]. Nella seconda metà dello stesso secolo l'autorità e la potenza di San Gimignano crebbero ancora e la cittadina riuscì a conquistare l'autonomia comunale affrancandosi dal suo antico signore, il vescovo di Volterra[3]. La nuova autonomia comunale venne subito riconosciuta dal papa Alessandro II che in data 29 dicembre 1171 e 23 aprile 1179 inviò due bolle al castrum S. Geminiani cum suis pertinentiis et plebe, et parochialisbus ecclesiis[8]. Nello stesso periodo il proposto disponeva, all'interno del piviere, di un territorio del quale era signore assoluto; la disponibilità di un vero e proprio feudo del proposto all'interno del territorio del piviere venne concessa dal vescovo di Volterra Pietro già alla fine dell' XI secolo[9] e tale privilegio venne confermato il 29 gennaio 1182 da papa Lucio III[3]. L'essere anche un feudatario permise al proposto di San Gimignano, e in special modo al proposto Lamberto attivo tra il 13 agosto 1192 e il 21 marzo 1231[10], di influire in maniera massiccia sulle vicende politiche della Val d'Elsa[11]
Nel XII secolo la chiesa divenne il centro della vita civile del castello e spesso venne usata quale sede per importati atti politici, come ad esempio il 15 maggio 1199 quando ante plebem venne firmato l'atto di sottomissione del castello d Montignoso mentre, nello stesso periodo, sotto il campanile della chiesa il sabato si svolgeva il mercato del bestiame[12]. Durate il lungo pievanato di Lamberto l'edificio venne ridefinito ed ebbe la rotazione dell'orientamento[3] tanto che al posto della vecchia abside venne costruita la nuova facciata che ora si rivolgeva verso la piazza dove transitava la via Francigena e dove stavano sorgendo gli altri edifici sedi del potere civile della città. Alla data 21 marzo 1231 risulta realizzato il choro plebis[13] e nel 1239 il podestà di San Gimignano deliberò lo stanziamento di una somma per completare la facciata, ancora incompiuta e i lavori vennero affidati a Matteo Brunisemd[3]. Insieme alla nuova chiesa vennero edificati anche gli edifici attigui: il 23 dicembre 1212 risulta esistente il chiostro[14] e verso la metà del XIII secolo il complesso ecclesiale comprendeva anche un palazzo usato per le riunioni del consiglio generale[15], di un campanile[12], di un dormitorio con porticato[16] e di uno spedale dedicata alla Santa Croce[17].
Il successore del pievano Lamberto, il proposto Berlingerio, mantenne e accrebbe ulteriormente i suoi poteri; il 4 giugno 1251 venne nominato esecutore papale[3] e il 6 aprile 1254 ottenne, da papa Innocenzo IV, la conferma di tutti i privilegi per se e per i suoi canonici regolari[18]. Nello statuto comunale del 1255 il comune emanò tutta una serie di norme per la gestione della fabbrica della pieve che era considerata a tutti gli effetti come un edificio pubblico; la gestione della fabbrica della chiesa venne affidata ad un Opera direttamente dipendente del potere civile[3]. Nello stesso anno l'opera della fabbrica della pieve decise di realizzare numerosi interventi per il completamento della chiesa; venne deciso di costruire un pergamo e il nuovo fonte battesimale[19], realizzato nel 1257 dal maestro Nicoletto da Poggibonsi[20]. Nel 1264 il consiglio comunale, tenutosi nel coro della pieve[21], stanziò una somma di denaro da destinarsi al il maestro Ranieri da Colle che ebbe l'incarico di realizzare la scalinata antistante la facciata; venne inoltre deliberato che tale scalinata venisse realizzata per compensare il dislivello della piazza e che per la sua realizzazione si usasse il pietrame di Castelvecchio[21]. Nel 1274 le principali opere architettoniche erano completate e in quello stesso anno Rinaldo da Siena iniziò ad affrescare la fiancata meridionale[22].
Negli anni tra il 1274 e il 1280 risulta che i canonici di San Gimignano abitassero in un attiguo edifico di loro proprietà[23] e nello stesso arco di tempo ricoprirono il ruolo di sottocollettori i per le decime della diocesi volterrana[24]. Tra i nominati a tale incarico vi fu anche il proposto Lando che ricopriva anche la carica di canonico della cattedrale di Volterra[25]; tale incarico generalmente era dato ai rappresentanti di istituti religiosi molto ricchi e la pieve di San Gimignano lo era di sicuro, tanto che in quel periodo poteva contare su ben 60 chiese suffraganee[21] che le garantivano una raccolta di ben 30 lire annue[26].
I rapporti tra pieve e comune erano strettissimi e toccarono il culmine tra il 27 dicembre 1288 e il 4 aprile 1289[27], periodo in cui risultano date in permuta delle case e dei terreni per poter costruire il nuovo palazzo comunale sulla piazza principale[21], che grazie a questo intervento assunse l'aspetto attuale. Da parte sua il comune pochi anni dopo inserì nello Statuto del 1314 uno stanziamento di denaro pubblico per poter ingrandire il nuovo coro della chiesa[28]. Nel corso del XIV secolo la situazione economica del piviere andò lentamente peggiorando nonostante potesse contare su delle costanti rendite agrarie[21]. La situazione però era peggiorata all'interno del castello dove le facevano concorrenza le varie comunità religiose via via insediatesi[29] Anche se in crisi le rendite erano ingenti: nel 1356 la sola pieve aveva una rendita di 99 lire annue e tutto il piviere rendeva 764 lire e 10 soldi[21]; a contribuire la reddito vi era anche il cimitero ( posto nell'attuale Piazza dei Pecori) le cui cappelle gentilizie avevano un reddito proprio[21].
Nel corso del XIV secolo la chiesa continuò ad essere arricchita di opere d'arte: nel 1356 venne affrescata la parete di sinistra da Bartolo di Fredi il quale nel 1367 affrescò con le Storie dell'Antico Testamento le pareti del claristorio[21]; nel 1379 venne sostituito il vecchi fonte battesimale con uno nuovo in marmo opera del senese Giovanni Cecchi[30]. Nel 1392 le volte della chiesa minacciavano rovina e vennero prontamente rifatte e subito dopo, nel 1393, Taddeo di Bartolo ne affrescava le pareti sottostanti[21].
Nel XV secolo le rendite della chiesa, dei terreni a lei sottoposti e delle numerose cappelle e altari al suo interno le garantivano ancora ottime entrate e grazie ad esse si proseguì con gli abbellimenti[21]. A dare maggiore impulso agli interventi, tutti realizzati grazie all'impulso di Onofrio di Pietro operaio della pieve, ci fu anche la nuova dignità della chiesa che il 20 settembre 1471 venne elevata a Collegiata[31]. Venne chiamato Giuliano da Maiano il quale progettò sei cappelle del transetto, la nuova sacrestia e un nuovo ampliamento del coro che fu portato alle attuali dimensioni[21]. Per potere realizzare quest'ultima opera si dovette demolire lo spigolo inferiore del campanile e il demolitore fu lo scalpellatore fiorentino Bartolomeo[21]. Giuliano da Maiano fu chiamato nel 1458 a progettare e a dirigere il lavori per la cappella di Santa Fina. I lavori erano conclusi nel 1468 e l'interno della cappella venne affrescato da Domenico Ghirlandaio mentre l'altare è opera di Benedetto da Maiano[21]. Pochi anni più tardi, nel 1477, venne costruita anche la cappella della Santissima Concezione che ebbe come modello la cappella di Santa Fina[32].
Nel 1575 la chiesa venne riconsacrata a Santa Maria Assunta[33] e nello stesso anno il capitolo dei canonici era composto da 12 canonici con 30 cappellanie[34]. Nei secoli seguenti la crisi economica e demografica che investì anche San Gimignano non consentì la realizzazione di alcun intervento degno di nota: nel 1632 venne chiuso il loggiato e trasformato in battistero[33]; nel XVIII secolo la facciata venne stuccata e nel 1818 la stessa facciata venne dipinta a riquadri con scene di vita cittadina dal pittore Tommaso Baldini[34].
Alla fine del XIX secolo, più precisamente nel 1893, iniziarono i restauri dell'edificio: gli affreschi furono restaurati e le colonne vennero stonacate mentre il 22 luglio 1896 la facciata fu stonacata e portata all'aspetto attuale[33].Altri restauri vennero fatti dopo la seconda guerra mondiale: nel 1951 durante i lavori venne rinvenuto nei pressi dell'attuale ingresso il pavimento in coccio pesto, la parte basamentale della primitiva abside centrale inseme a modeste tracce delle absidi minori[33]. Nel 1970 il portico del chiostro venne riaperto[35].
Architettura e patrimonio artistico
La collegiata di Santa Maria Assunta costituisce uno dei principali poli dell'organizzazione urbana di San Gimignano.
Consiste in una basilica a tre navate coperta a volte.
Esterno
Facciata
La facciata che domina la piazza è di epoca romanica, risalente alla sistemazione duecentesca. La facciata a salienti sorge al posto della primitiva abside appartenente all'edificio del 1148[33]; è preceduta da una scalinata ed è aperta da un doppio portale con arco e lunetta monolitica a tutto sesto e con la ghiera decorata a cordone, interessante è la presenza, nell'archivolto, di conci di gabbro, caso estremamente raro da trovarsi[33]. Tutto il paramento della facciata è in travertino e poco sotto il rosone centrale è aperto da una feritoia obliterata, generalmente riconosciuta come unico elemento rimasto dell'antica abside[36][37], anche se non mancano voci discordi[33]. La facciata è il frutto del cambio di orientamento della chiesa, avvenuto nella seconda metà del XII secolo; è facilmente notabile come tale intervento sia posteriore alla fase primitiva dell'edificio come si può vedere nel raccordo con i fianchi della chiesa ma precedente al rialzamento in cotto della navata centrale e perciò non è possibile datare al 1239 la realizzazione della facciata.
Nel 1239 Matteo Brunisemd lavorò alla facciata ma il suo intervento si dovrebbe limitare alla realizzazione del grande occhio in pietra sagomata posto al centro che venne inserito in precedenti strutture[33]. La cornice dell'occhio è decorata con un motivo a foglie arrotondate e nervate e presenta una singolare somiglianza con un edifico civile situato in via San Matteo nella stessa San Gimignano, il quale presenta una identica decorazione scolpita e una trifora secondo il modello della architettura lucchese del XIII secolo[33]. A questa datazione potrebbero corrispondere anche i due alloggiamenti per i bacini ceramici posti ai lati dell'occhio, visto che in Val d'Elsa la moda di arricchire le facciate degli edifici sacri con piatti in ceramica di produzione araba scoppiò nel XIII secolo e sono ancora visibili nelle facciate del duomo di San Miniato, nella chiesa di Marcignana, nella pieve di Castelfiorentino ecc. ecc..
La facciata venne rialzata con l'uso del laterizio e vi vennero aperte anche altri due occhi posti ai lati dell'occhio centrale e quasi in linea con i portali di accesso
Claristorio e fianchi della chiesa
Il claristorio è il frutto di diverse fasi costruttive e presenta due serie simmetriche di sette monofore a doppio strombo con arco a tutto sesto, si differenziano quelle della parete meridionale perché hanno la ghiera decorata con un motivo a zig-zag. La muratura di questa zona dell'edificio è costituita da mattoni giallo-rosati disposti in maniera irregolare ed è coronata da una cornice colorita e sagomata e decorata sul solo fianco meridionale con decorazioni incise; tutta la fascia superiore è decorata con un motivo a dentelli che prosegue per tutta la lunghezza; la fascia mediana è decorata con un motivo a zig-zag anch'esso per tutta la lunghezza mentre nella fascia inferiore la decorazione è fatta mediante un motivo a foglie ellittiche ma è presente solo per un tratto. Una decorazione come quella presente nella fascia superiore e in quella mediana si trova anche nella pieve di Coiano[38], risalente alla fine del XII secolo mentre la decorazione con motivi vegetali unitamente al motivo a zig-zag è visibile nella ghiera del portale della pieve di Castelfiorentino nel quale è scolpita la data 1195. Grazie a questi interventi è possibile ascrivere il momento della costruzione della cornice della pieve di San Gimignano in un periodo compreso tra la fine del XII secolo e il 1215[38].
Successivamente la navata centrale venne sopraelevata e al posto delle monofore vennero aperte degli oculi in corrispondenza della volte, realizzate prima del 1367[39].
Cosi come il claristorio anche le fiancate mostrano i segni di più fasi costruttive. La prima fase, corrispondente alla chiesa consacrata nel 1148, presenta una muratura in bozze di calcare amphistegine, arenaria e travertino disposte a filaretto e murate con malta; nella fiancata meridionale è visibile una porta chiusa da un pilastro del chiostro che metteva in comunicazione il presbiterio con il dormitorio[40]. Dopo il 1239 le fiancate furono rialzate mediante l'uso del cotto e nel fianco meridionale vennero tagliate due monofore con arco a tutto sesto e tre finestre archiacute in quello settentrionale per rimediare al dislivello[38]. Nel XIV secolo le aperture vennero tutte tamponate per poter eseguire gli affreschi interni, opera di Barna da Siena sulla parte destra e di Taddeo di Bartolo sulla sinistra.
Tribuna
La zona della tribuna è quella cronologicamente di più recente realizzazione. Si è supposto che la primissima fase dei lavori, databili alla seconda metà del XII secolo, siano stati fatti all'esterno della primitiva chiesa, costruendo la nuova abside di fronte ala vecchia facciata per poi raccordala al resto dell'edificio una volta abbattuta quest'ultima[38]. Successivamente, nel XIV secolo, venne realizzato il nuovo coro fino al campanile, poi , dopo aver tagliato le mura angolari del presbiterio, vennero costruiti i bracci del transetto, poi nel 1458 vennero aperte le cappelle per gli altari[41]; nel 1466 venne prolungato il coro e infine tra il 1468 e il 1477 vennero costruite le due cappelle da Giuliano da Maiano.
Interno
L'interno è a tre navate, scandite da colonne che ricordano le pievi del Casentino, con volte a vela affrescate e con intonaco dipinto alle pareti. La chiesa è decorata da importanti cicli pittorici che coprono tutte le pareti, uno ciclo risalente a più secoli ma molto raro nella sua completezza.
Le navate sono scandite da una serie di archi che formano le sette campate e sono sorrette da colonne in pietra sovrastate da capitelli romanici. Le colonne sono realizzate con rocchi di travertino, presentano basi di stile pisano (due tori separati da una scozia) e terminano con un collarino. I capitelli sono coronati o da pulvini modanati o da semplici abachi e, alcuni presentano una forma ungulata con una decorazione simile a quella riscontrabile sui capitelli della pieve di Céllole mentre altri presentano una evoluzione del capitelo ungulato e sono decorati con un motivo a fogliami con festoni e vortici, rosette sovrapposte e teste umane; presentano una fortissima somiglianza con quelli realizzati da Johannes Bundi[42], artista volterrano autore dei capitelli della Pieve di Santa Maria a Chianni tra la fine del del XII secolo e i primi del XII. Se la datazione è corretta i capitelli sono stati realizzati in un secondo tempo rispetto ai fusti delle colonne, sopratutto se confrontati con quelli visibili nella pieve di Montignoso e quelli, dalle forme più arcaiche presenti nella pieve di Mensano e nella pieve di Casole d'Elsa[36].
La chiesa originaria
In occasione dei restauri del 1951 vennero rinvenute le fondamenta della primitiva facciata e delle absidi minori (diametro 4 metri) e anche i basamenti modanati dei contrafforti della controfacciata. Grazie a queste scoperte è stato possibile ricostruire l'originale orientamento e l'impianto spaziale della chiesa. La chiesa originaria aveva tre absidi ed era divisa internamente in tre navate di sei campate da cinque coppie di colonne[42] secondo un modello tipico della Val d'Elsa e riscontrabile anche nelle pievi di Céllole, Santa Maria a Chianni, Pietro e Paolo a Coiano, pieve di Mensano e altre nel territorio volterrano.
Duranti i lavori si notò che: La differente posizione altimetrica dei basamenti suddetti, rispetto a quelli delle colonne, stanno ad indicare la precedente epoca di costruzione dei primi rispetto ai secondi[43]
Controfacciata
Nella parete della controfacciata, al di sopra della porta destra vi sono le più antiche pitture realizzate in questa chiesa. Vi si trovano i pochi resti della gigantesca figura di San Cristoforo posta sotto le figure dipinte da Bartolo di Fredi. Ma soprattutto qui sono le pitture realizzate verso il 1305 da Memmo di Filippuccio. Le scene di Memmo suono disposte su tre ordini; nel registro più in alto si trova la scena raffigurante il Miracolo di San Nicola ripreso mentre dona a tre zitelle tre borse d'oro e altri resti di affreschi che raffigurano due donne addormentate o forse morte e il Martirio di un Santo dentro un calderone; la scena mediana non è identificabile; quella posta sopra la porta raffigura la Madonna col Bambino, due santi e due angeli adoranti.
La zona centrale interna della controfacciata è dominata dall'affresco raffigurante il Martirio di San Sebastiano, datato 1465 e firmato da Benozzo Gozzoli; l'affresco è inserito in una cornice decorativa in cui sono dipinte delle piccole figure di Santi mentre in basso è collocata la figura di Gesù Crocifisso fra San Girolamo e Sant'Onofrio. Sulle due mensole ai lati, davanti a finti tappeti damascati, si trovano le pregevoli statue lignee dell' Arcangelo Gabriele e di Maria Annunciata, che formano il gruppo dell' Annunciazione di Jacopo della Quercia (1421 con la colorazione di Martino di Bartolomeo del 1426).
La parte più alta della controfacciata è decorata da un Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo, opera firmata e datata 1393; in questa opera l'artista senese raffigurò Cristo giudice fra Profeti e Angeli, la Madonna e San Giovanni. Più in basso vi sono le figure dei Dodici apostoli, dello stesso autore, e questa scena va raccordata con altre due scene , sempre di Taddeo, collocate all'inizio delle pareti laterali della navata mediana e dove vi sono raffigurati in quella di sinistra i Beati e in quella di destra i Dannati.
Le pitture sui pilastri laterali sono del Gozzoli: a sinistra una Assunta in Gloria e San Bernardo e Sant'Agostino, a destra un Sant'Antonio Abate e San Girolamo e San Bernardino.
Nella zona della navata destra, attorno all'oculo, si trova un affresco con due pavoni, animali dall'antica simbologia cristiana in quanto si credeva che le loro carni non marcissero mai, al pari del verbo di Cristo. Sul lato interno del pilastro si trova una Santa Fina e una Santa Caterina d'Alessandria eseguite verso il 1320 da Lippo Memmi.
Navata mediana
Le pareti volte verso al navata centrale sono decorate con un fregio monocromo opera di Pier Francesco Fiorentino raffigurante dei putti reggifestoni e al di sotto vi sono dodici medaglioni che raffigurano le figure di dieci apostoli e di due personaggi non riconoscibili. In fondo, sull'arco trionfale al di sopra dell'altare maggiore, si trova una Cristo in Pietà sul sepolcro opera di Sebastiano Mainardi. Sulle vele della volta della prima campata della navata mediana si trovano raffigurati i Quattro Evangelisti, opera di Taddeo di Bartolo Nei sottarchi sono raffigurati i quattro Profeti (a destra) e le Virtù cardinali (a sinistra), dello stesso autore.
Il pulpito si trova addossato alla quarta colonna di destra ed è un'opera di legno intarsiato di Antonio da Colle (1469).
Navata sinistra
La navata sinistra presenta le pareti coperte di affreschi con le Storie del Vecchio Testamento di Bartolo di Fredi, dipinte nel 1367. Il ciclo si sviluppa su tre registri, dei quali quello superiore contiene lunette.
Nel primo registro:
- Creazione del mondo
- Creazione dell'uomo
- Adamo nel paradiso terrestre
- Creazione di Eva
- Il frutto proibito
Nel secondo registro, da sinistra, dieci riquadri (altri quattro sono perduti)
- Cacciata dal paradiso
- Caino uccide Abele
- Costruzione dell'Arca
- Gli animali entrano nell'Arca
- Uscita dall'Arca
- Ubriachezza di Noè
- Partenza di Abramo e di Lot dalla terra dei Caldei
- Abramo si divide da Lot nella terra di Canaan
- Sogno di Giuseppe
- Giuseppe calato nella cisterna
Nel registro inferiore, da sinistra, undici riquadri (altri tre sono perduti)
- Giuseppe fa arrestare i fratelli
- Riconoscimento di Giuseppe
- Mosè muta la verga in serpente
- Passaggio del mar Rosso
- Faraone con l'esercito annegato
- Mosè sul Sinai
- Il demonio ottiene da Dio di tentare Giobbe
- Il demonio uccide le mandrie di Giobbe
- I figli di Giobbe sepolti sotto le casse
- Giobbe ringrazia Dio
- Giobbe confortato dagli amici
Nelle lunette degli archi verso la navata mediana si trovano i Profeti attribuiti a Pier Francesco Fiorentino.
La Cappella della Concezione si trova nella settima arcata della navata sinistra. Costruita nel 1477 e ristrutturata nel Seicento. Nella sesta arcata invece si trova entro una cantoria del 1450 l'organo, datato 1502.
Il pilastro presso il portale è decorato con una Santa Caterina ad affresco, di Lippo Memmi, mentre a destra del portale sono raffigurate Scene della vita di San Nicola di Bari e la Consacrazione della chiesa. Sulla porta si trova un affresco del 1305 di Memmo di Filippuccio con la Madonna e angeli.
Navata destra
La parete laterale della navata destra è occupata da un famoso ciclo di affreschi con Storie del Nuovo Testamento, dipinti tra il 1338 e il 1340 dai fratelli Lippo e Federico Memmi, influenzati dallo stile del più celebre cognato Simone Martini. Gli affreschi sono distribuiti su tre fasce orizzontali.
La più alta presenta sei lunette con:
- Annunciazione
- Natività di Cristo
- Adorazione dei Magi
- Circoncisione di Gesù
- Strage degli Innocenti
- Fuga in Egitto
La seconda fila presenta otto riquadri:
- Ingresso di Gesù a Gerusalemme
- Gesù diretto a Gerusalemme
- Resurrezione di Lazzaro
- Trasfigurazione
- Nozze di Canaan (rovinata da un bombardamento)
- Gesù accoglie San Pietro apostolo
- Battesimo di Gesù
- Gesù tra i Dottori
Il terzo registro, più basso, ha otto riquadri:
- Ultima Cena
- Giuda riceve i 30 denari
- Gesù nell'orto
- Bacio di Giuda
- Cristo davanti a Caifa
- Flagellazione
- Incoronazione di spine
- Gesù e le pie donne
Il ciclo prosegue nella quinta arcata, al di sotto della lunetta con la Strage: è raffigurata la Crocefissione, danneggiata da una granata durante la Seconda Guerra Mondiale. Nella sesta arcata, sotto la Fuga in Egitto, esistevano altri quattro riquadri che completavano le storie della Passione, ma vennero quasi completamente distrutti nel Cinquecento per far posto a una cantoria. Restano solo alcune tracce della Resurrezione, della Pentecoste (in alto) e della discesa la Limbo (in basso), mentre un ultimo riquadro dove dovrebbe trovarsi la Deposizione è completamente perduto.
Il lato verso la navata mediana è decorato sopra gli archi da una serie di sei Profeti dei fratelli Memmi, mentre la settima lunetta davanti alla Cappella di Santa Fina raffigura San Gregorio papa che predice a Santa Fina il giorno della sua morte, attribuito a Niccolò di Segna di Bonaventura. Lungo la parete , per tutta la lunghezza della storie, si trova un pancale intagliato e intarsiato realizzato nel 1470 da Antonio da Colle . Per lungo tempo il ciclo venne attribuito a un fantomatico Barna da Siena, misterioso personaggio citato da Vasari che oltretutto aggiunge che durante la realizzazione dell'opera nel 1386 cadde dai ponteggi e in spazio a due giorni passò a questa vita e sempre secondo il Vasari gli affreschi furono completati da un discepolo: Giovanni d'Asciano. Solo di recente il ciclo è stato cronologicamente arretrato al periodo compreso tra il 1333 e il 1341 e attribuito alla collaborazione tra Lippo Memmi, succeduto al padre Memmo nel ruolo di Pictor civicus a San Gimignano e al fratello Federico (o Tederico).
Le scen raffiguaret in quesat collegiata rapprsentano il più alto esempio dell'arte della famglia Memmi e probabaulemti uno deimaggior esempi di pittura gottica in Europa.
Cappella di Santa Fina
Si trova in fondo alla navata destra, nella settima arcata. Capolavoro del rinascimento toscano, venne realizzata su progetto di Giuliano e Benedetto da Maiano nel 1468. L'architettura è composta dalle tre pareti della cappella su ciascuna delle quali si apre un'arcata; in alto la trabeazione è decorata da un fregio in terracotta colorata con serafini, oltre il quale si trovano le lunette che inglobano anche le finestre circolari. La santa è sepolta sotto l'altare, che è opera di Benedetto da Maiano del 1475 ed è sormontato da un tabernacolo con un fine pittura su cuoio del suo ritratto, opera del senese Manno di Bandino dei primi del Trecento. L'urna sopra il tabernacolo ha contenuto le ossa della santa fino al 1738. La lunetta superiore è decorata da una Madonna con Bambino tra due angeli.
Le pareti laterali furono affrescate da Domenico Ghirlandaio verso il 1475. A destra San Gregorio che annuncia a Santa Fina la data della sua morte, sormontato dalla scena Due angeli trasportano in cielo la santa. A sinistra le Esequie di Santa Fina, che comprende anche l'illustrazione di tre miracoli della leggenda della santa (Guarigione della nutrice di Beldia, Chierico che riacquista la vista e Campane suonate dagli angeli). I pennacchi delle arcate presentano i Profeti, mentre le lunette sono decorate con i Santi Ambrogio, Nicola, Girolamo, Gimignano e Agostino. Nella volta sono presenti infine i Quattro evangelisti.
I pancali lignei intagliati e intarsiati, disposti lungo le pareti laterali, sono di Antonio da Colle.
Presbiterio
La crociera del Duomo è rialzata di quattro gradini. Fu decorata da Giovanni di Cambi nel 1503 ad eccezione dei due tondi in alto con San Pietro e San Giovanni Battista di un pittore senese del Trecento. L'altare maggiore presenta un ciborio di Benedetto da Maiano (1475).
Il coro è dotato di un doppio ordine di stalli lignei realizzati da Antonio di Colle nel 1490.
La prima cappella a sinistra dell'altare è detta di San Gimignano ha un altare comporto da alcuni pezzi dell'altare maggiore antico, opera di Benedetto da Maiano demolito e sostituito con un altro nel Seicento. La cappella di fondo, sempre a sinistra, presenta invece la pala con l'Invenzione della Croce di Simone Ferri.
Sagrestia
La sagrestia è ornata da vari dipinti. I più pregiati sono le due Deposizioni tardo cinquecentesche di Jacopo Ligozzi (1591) e di Domenico Passignano (1590).
Altri edifici del complesso plebano
Campanile
La torre campanaria è l'elemento più antico dell'interno complesso. Nasce infatti come elemento isolato, una della numerose torri familiari di San Gimignano, e prima dell'inizio del XIII secolo venne trasformato in campanile. Il cambio di uso comportò anche l'apertura di ampie monofore e vi vennero collocate le campane.
Chiostro
Una porta con imposte lignee sempre di Antonio da Colle (1469) porta dalla crociera sinistra al chiostro, circondato da un portico con arcate, che sono sostenute da colonne poggianti su uno zoccolo continuo. Dal chiostro si gode una bella vista delle torri nell'angolo sud-occidentale.
Nel chiostro si affacciano il palazzo della propositura, la canonica e il dormitorio, edifici tutti riferibili al XIII secolo.
Piviere di San Gimignano alla fine del XIII secolo[44]
All'interno del castello
- chiese
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- spedali
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Fuori dal castello
- canoniche
- canonica di San Michele Arcangelo a Strada
- canonica di San Leonardo a Casaglia
- canonica di San Frediano a Castelvecchio
- canonica di San Frediano a Torri
- chiese
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- spedali
- spedale di Torri
- spedale di Monti
Note
- ^ Schneider 1907, pag. 6-9 n.30
- ^ Storia della terra di san Gimignano, pag.386
- ^ a b c d e f g h i AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.86
- ^ Con questo titolo viene citata anche in un documento del 1077 Schiapparelli 1913, pag.281
- ^ Repetti 1833, Vol. V pag.43
- ^ Targioni Tozzetti, Vol. VIII pag.199
- ^ La lapide recita così: EUGENIUS III PONTIFEX MAX. TEMPLUM HOC / ASSISTENTIBUS CORRADO, NAVARRO, GERARDO / ET AZZONE EPISCOP., ET GUIDONE, IOANNE, OCTAVIANO, GREGORIO, IACINTHO / ODDONE, IORDANO, UBALDO, IULIO / ARISBERTO, PRESBITERIS GUIDONE, GISBERTO / ET CLEMENTE DIACON CARD., MINISTRANTE / CLERO, POPULOQUE EX MORE SUBSEQUENTEM DEDICAVIT / ANNO AB INCARN. DOM. MCXLVIII / XI. KAL DECEMBR. / NE VETUSTATIS ERGO HUIUSCE REI / MEMORIA EVENESCERET: / AEDITUI MARMOREM INDIDEN. CURAVER. / AN. MDXXIX CA. IAN. / SEDENTE LEONE X PONT. MAX, AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.91 nota 10
- ^ Kehr 1977, pag. 293
- ^ Schneider 1907, pag. 74 n. 213
- ^ Schneider 1907, pag. 80 n.235; pag.85 n.248;pag.94 n.273; pag.104 n.299-300; pag107 n.304; pag.169 n.480
- ^ Il proposto risulta presente il 15 maggio 1199 all'atto di sottomissione del castello di Montignoso; il 5 gennaio 1208 fece da arbitro per una questione che divideva il vescovo di Lucca e l'abate di Fucecchio; il 6 dicembre 1211 ottenne la conferma dei suoi privilegi dal vescovo volterrano Ildebrando; il 3 agosto 1220 gli vennero confermate le sue pertinenze dal papa Onorio III; il 5 maggio 1229 fece da paciere tra il castello di Montevoltraio e Volterra, AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.91 nota14
- ^ a b Storia della terra di san Gimignano, pag.712
- ^ Schneider 1907, pag. 169 n.480
- ^ Schneider 1907, pag. 107 n.304
- ^ Schneider 1907, pag. 339 n.994
- ^ Schneider 1907, pag. 208 n.635
- ^ Alla data 5 novembre 1256 tale Currado di Oldifreduccio da Foligno vi fece testamento, Schneider 1907, pag. 275 n.816
- ^ Schneider 1907, pag. 208 n.635;pag.210 nn.640-641;pag.212 n.646
- ^ Storia della terra di san Gimignano, pag.740-741
- ^ Nella qurta colonna sulla sinistra è murata la lapide a memoria della costruzione e recita così: A M D M M M CC M LVII M / TEPORE M DNI M LOTTI M / POTESTATIS M SATI M GEMI / NIANI M ABRACIABENE M RIGOCII M OPERARIORUM M DICTI M COMUNIS M MAGISTER M NICOLETUS M DE PODII M/ BONESI M FECIT M HOC OPUS M , AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.91 nota26
- ^ a b c d e f g h i j k l m AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.87
- ^ Storia della terra di san Gimignano, pag.506
- ^ Storia della terra di san Gimignano, pag.391
- ^ Ebbero tale incarico il canonico giunta nel 1274-1275 e il proposto Raniero nel 1279-1280, Guidi 1932, XXIII
- ^ Schneider 1907, pag. 329 nn.969-970
- ^ Per la precisione 31 lire e 4 soldi nel1276; 30 lire nel 1277;, Guidi 1932, pag.155 n.304 e pag. 164 n. 3290
- ^ San Gimignano:edilizia e igiene sociale, pag.40
- ^ Storia della terra di san Gimignano, pag.649
- ^ Si tratta dei conventi di San Francesco attivo a partire dal 1227: di Sant'Agostino dal 1280; di San Domenico dal 1318; dei monasteri di Santa Chiara dal 1262; di Santa Maria Maddalena delle Agostiniane Romite dal 1334; di San Vittore in San Gerolamo dal 1337 e di Santa Caterina delle Benedettine Romite dal 1353, AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.92 nota 39
- ^ Nel fonte battesimale è posta la seguente iscrizione: + HOC. OPUS FECIT. FIERI. UNIVERSITAS: ARTIS. LANE. ANNO / DOMINI: MILE. CCCLXXVIIII: / MA GIOVANNI CIECCHI. DE SENIS, AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.92 nota 42
- ^ Repetti 1833, Vol. V pag.43
- ^ Storia della terra di san Gimignano, pag.517-520-526
- ^ a b c d e f g h i AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.88
- ^ a b San Gimignano dalle belle torri, pag. 54
- ^ San Gimignano dalle belle torri, pag. 86
- ^ a b Moretti Stopani 1968, pag. 177
- ^ Ceccarini 1979, pag. 29
- ^ a b c d AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.89
- ^ Ceccarini 1979, pag. 18-23
- ^ Ceccarini 1979, pag. 33
- ^ San Gimignano dalle belle torri, pag. 56
- ^ a b AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.90
- ^ Ceccarini 1979, pag. 9
- ^ AA.VV. , Chiese medievali della valdelsa, pag.91-92 nota 31
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