Terremoto dell'Irpinia del 1980

terremoto del novembre 1980 nell'Italia meridionale
«Ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano.»

Viene definito terremoto dell'Irpinia (o terremoto del 1980) il sisma che si verificò il 23 novembre 1980 e colpì la Campania centrale e la Basilicata. Caratterizzato da una 6,9 della magnitudo momento Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sismicità della penisola italiana, su portale.ingv.it. URL consultato il 21-5-2009.</ref>[4], con epicentro nel comune di Conza della Campania (AV), causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti[5].

Terremoto dell'Irpinia
Il grafico del sismografo durante la scossa
Data23 novembre 1980
Ora19:34
Magnitudo Richter6,9
Magnitudo momento6,9[1]
EpicentroConza della Campania
40°54′50.4″N 15°21′57.6″E
Stati colpitiItalia (bandiera) Italia
Intensità MercalliX[2]
Vittime2.914[3]

La scossa

 
Il presidente della Repubblica Pertini e il presidente del Consiglio Forlani in visita nelle zone colpite dal sisma

Il terremoto colpì alle 19:34[6] di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter, della durata di circa 90 secondi[7] con un ipocentro di circa 30 km di profondità[8] colpì un'area che si estendeva dall'Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle provincie di Avellino, Salerno e Potenza. Tra i comuni più duramente colpiti vi furono quelli di Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Baronissi e altri paesi limitrofi[9]. Gli effetti, tuttavia, si estesero ad una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l'area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo; a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti[10]. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre provincie campane e nel potentino[11], come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa[12].

 
La distruzione della città di Teora

I resoconti dell'Ufficio del Commissario Straordinario hanno quantificato i danni al patrimonio edilizio. È risultato che dei 679 comuni che costituiscono le otto provincie interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) sono stati danneggiati.

Le tre provincie maggiormente sinistrate sono state quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni della fascia epicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle provincie di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi hanno subito danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo sono stati in maniera lieve[13].

L'entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò ad evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l'altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati. Il rapporto pubblicato dall'"Annuario statistico 1980 dell'attività svolta dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco" informava che dei 679 comuni facenti parte delle otto provincie interessate dal sisma, «ben 508 sono stati danneggiati. In 36 comuni della fascia epicentrale (compresi i centri storici di Avellino e Potenza) si sono avuti circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili, mentre al di fuori della fascia epicentrale il danneggiamento ha riguardato altri 50.000 alloggi»[14].

Il dramma

È interessante, da un punto di vista storico-cronologico, la descrizione della catastrofe che il quotidiano Il Mattino di Napoli riportò nei tre giorni successivi. Il 24 novembre il giornale titolò «Un minuto di terrore - I morti sono centinaia», in quanto non si avevano notizie precise dalla zona colpita, ma si era a conoscenza del crollo di via Stadera a Napoli. Il 25 novembre, appresa la vastità e gravità del sisma, si passò a «I morti sono migliaia - 100.000 i senzatetto», fino al titolo che, apparso il 26 novembre, è passato alla storia nella sua drammaticità, tanto che la pagina è esposta in alcuni musei di tutto il mondo quale testimonianza dell'evento[15]: «Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) - FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla». La cifra dei morti, approssimativa per eccesso soprattutto per i gravi problemi di comunicazione e ricognizione di quei tragici giorni, fu poi ridimensionata fino a quella ufficiale riportata nella presente voce, ma quella dei senzatetto non è mai stata valutata con precisione in quanto, in seguito, pesantemente influenzata da danni alle abitazioni reali o presunti.

I mancati soccorsi

«Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi»

Al di là del patrimonio edilizio, già fatiscente e datato a causa dei terremoti del 1930 e 1962, un altro elemento che aggrava gli effetti della scossa è il ritardo dei soccorsi. I motivi principali sono due: la difficoltà di accesso dei mezzi di soccorso nelle zone dell'entroterra, dovuta al cattivo stato della maggior parte delle infrastrutture, e la mancanza di un'organizzazione come la Protezione Civile che fosse capace di coordinare risorse e mezzi in maniera tempestiva e ottimale. Il primo a far presente questa grave mancanza è il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il 25 novembre, nonostante il parere contrario del presidente del Consiglio Forlani e altri ministri e consiglieri[16], il capo dello Stato si reca in elicottero sui luoghi della tragedia, ritrovando l'allora Ministro degli Esteri e potentino Emilio Colombo. Di ritorno dall'Irpinia, in un discorso in tv rivolto agli italiani, denuncia con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi che arriveranno in tutte le zone colpite solo dopo cinque giorni[17]. Le dure parole del presidente della Repubblica causano l'immediata rimozione del prefetto di Avellino Attilio Lobefalo, e le dimissioni dell'allora Ministro dell'Interno Virginio Rognoni[18].

Gli aiuti internazionali

Molti Paesi, in seguito alla notizia del terremoto, si attivarono per inviare alle popolazioni colpite non solo soldi per la ricostruzione[6][19], ma anche unità militari e personale specializzato[5].

  •   Stati Uniti: 70 milioni di dollari, 136 uomini con 6 elicotteri della Compagnia Paracadutisti del 509° Btg.
  •   Germania Ovest: 32 milioni di dollari, 1 ospedale da campo con 90 sanitari; 650 uomini e 3 elicotteri del 240° Btg. Genio Pionieri; 1 gruppo di esperti della Croce Rossa; 47 volontari-elettricisti, un gruppo di salvataggio, un gruppo depurazione; 16 cani da salvataggio con guida.
  •   Arabia Saudita: 10 milioni di dollari.
  •   Iraq: 3 milioni di dollari.
  •   Algeria: 500mila dollari.
  •   Belgio: 1 squadra sanitaria di 10 uomini e un'autoambulanza.
  •   Francia: équipe di ricerca dei superstiti composte da 191 uomini con cani da valanga; 59 militari medici e specialisti nel soccorso; 12 autoambulanze e 1 elicottero autoambulanza con personale medico.
  •   Austria: 1 ospedale militare da campo con 130 sanitari.
  •   Jugoslavia: 12 squadre di ricerca con elettrosonde composte da 41 uomini.
  •   Svizzera: 14 squadre cinofile e 2 elicotteri speciali per soccorso.

La ricostruzione

A Laviano, paese in cui i morti per il sisma furono un quinto della popolazione (300 deceduti su 1500 abitanti), le prime case in legno (una ventina) con servizi compresi arrivarono già nel febbraio 1981. Il 25 aprile 1981, a 122 giorni dal terremoto, gli alloggi in legno tipo chalet realizzati dal gruppo Rubner - che si insediò nel 1990 in Irpinia con uno stabilimento di produzione a Calitri[20][21] - diventano 150, per un totale di 450 persone ricoverate[22].

File:Conza della Campania 1980.jpg
Conza della Campania il giorno dopo la scossa

La ricostruzione fu, però, anche uno dei peggiori esempi di speculazione su di una tragedia[7][23]. Infatti, come testimonia tutta una serie di inchieste della magistratura, per le quali sono state coniate espressioni come Irpiniagate, Terremotopoli o il terremoto infinito[24], durante gli anni si sono inseriti interessi loschi che hanno dirottato i fondi verso aree che non ne avevano diritto, moltiplicando il numero dei comuni colpiti: 36 paesi in un primo momento, che diventano 280 in seguito a un decreto dell'allora presidente del Consiglio Arnaldo Forlani nel maggio 1981[25], fino a raggiungere la cifra finale di 687[26].

Più di 70 centri sono stati integralmente distrutti o seriamente danneggiati e oltre 200 hanno avuti consistenti danni al patrimonio edilizio. Centinaia di opifici produttivi e artigianali sono stati cancellati con perdita di migliaia di posti di lavoro e danni patrimoniali per decine di migliaia di miliardi[27].

Il numero dei comuni colpiti, però, è stato alterato per losche manovre politiche e camorristiche lievitando nel corso degli anni. Alle aree colpite, infatti, venivano destinati numerosi contributi pubblici (stime del 2000 parlano di 58.640 miliardi nel corso degli anni)[25], ed era interesse dei politici locali far sì che i territori amministrati venissero inclusi in quest'area. La ricostruzione, nonostante l'ingente quantità di denaro pubblico versato, è stata per decenni incompleta. A Torre Annunziata esistono due quartieri, Penniniello e il Quadrilatero delle Carceri, distrutti dal terremoto del 1980, ma malgrado le ingenti somme di denaro che si continuano a stanziare – 10 milioni di euro per il primo nel 2007[7], 1,5 milioni di euro per il secondo nel 2009[28] – ancora non è stata completata la loro ricostruzione. Questi quartieri oggi sono diventati un cancro che ha contaminato l'intera città, divenendo la principale roccaforte della camorra (il Quadrilatero delle Carceri è ancora oggi il quartier generale del clan Gionta) ed una delle più agguerrite piazze di spaccio della regione Campania[29].

Il sisma in cifre

  • Regioni colpite: 3 (Campania, Basilicata e Puglia).
  • Comuni colpiti: 687 (542 in Campania, 131 in Basilicata e 14 in Puglia). Di questi circa 70 «disastrati» e circa 200 «danneggiati»[27].
  • Superficie colpita: 17.000 km².
  • Popolazione coinvolta: 300.000 abitanti.
  • Abitazioni ricostruite a spese dei contribuenti: 150.000.
  • Contributi pubblici dello Stato italiano, secondo la Commissione parlamentare d'inchiesta (prima dell'approvazione della legge finanziaria 1991): 50.902 miliardi di lire (circa 26 miliardi di euro)[30].
  • Contributi pubblici dello Stato italiano, all'anno 2000: 58.640 miliardi di lire (circa 30 miliardi di euro).
  • La finanziaria 2007 prevede un contributo quindicennale di 3,5 milioni di euro per la ricostruzione[31].
  • In Italia è ancora oggi in vigore un'accisa di 75 lire (4 centesimi di euro) su ogni litro di carburante acquistato, imposta dallo Stato per il finanziamento del terremoto in Irpinia[32].

Il dopo-sisma

La prima stima dei danni del terremoto, che venne fatta nel 1981 dall'ufficio dello Stato (organo speciale atto a coordinare le operazioni di stima dei danni per conto della presidenza del Consiglio), parlava di circa 8.000 miliardi di lire[33]. La stessa cifra è cresciuta in maniera esponenziale, fino a superare quota 60.000 miliardi di lire[34].

La Commissione Scalfaro

 
Oscar Luigi Scalfaro

Il 7 aprile 1989, con la Legge n.128, Oscar Luigi Scalfaro viene messo a capo della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori colpiti dai terremoti del novembre 1980 e del febbraio 1981 della Campania e della Basilicata[35]: è un organismo bicamerale con gli stessi poteri della magistratura, costituito da venti deputati e altrettanti senatori con il compito di accertare quanto realmente lo Stato ha speso, sino a quel momento, per la ricostruzione delle aree terremotate[36]. Nella "relazione conclusiva" che verrà stilata, la somma totale dei fondi stanziati dal Governo italiano raggiungerà la cifra di 50.620 miliardi di lire, così suddivisi: 4.684 per affrontare i giorni dell'emergenza; 18.000 per la ricostruzione dell'edilizia privata e pubblica; 2.043 per gli interventi di competenza regionale; 8.000 per la ricostruzione degli stabilimenti produttivi e per lo sviluppo industriale; 15.000 per il programma abitativo del comune di Napoli, e le relative infrastrutture; 2.500 per le attività delle amministrazioni dello Stato; 393 residui passivi[37].

Le inchieste successive

 
L'on. Ciriaco de Mita

Circa l'inchiesta del filone Mani Pulite denominata "Mani sul terremoto", pubblicata su Panorama nel 1992, Daniele Martini scrive: «in Irpinia la Guardia di Finanza scoprì fienili trasformati in piscine olimpiche mai ultimate, o in ville. Individuò finanziamenti indirizzati a imprenditori plurifalliti e orologi con brillanti regalati con grande prodigalità ai collaudatori dello Stato»[38]. Nel marzo del 1987 alcuni giornali, tra cui l'Unità e L'Espresso, rivelarono che le fortune della Banca Popolare dell'Irpinia erano strettamente legate ai fondi per la ricostruzione dopo il terremoto in Irpinia del 1980[39]. Tra i soci che traevano profitto dalla situazione c'era la famiglia di De Mita con Ciriaco proprietario di un cospicuo pacchetto di azioni che si erano rivalutate grazie al terremoto. I titoli erano posseduti anche da altri parenti. Seguì un lungo processo che si concluse nell'ottobre del 1988 con la sentenza: «Secondo i giudici del tribunale romano chiamato a giudicare sulla controversia, era giusto scrivere che i fondi del terremoto transitavano nella banca di Avellino e che la Popolare è una banca della Dc demitiana». Appresa la sentenza, l'Unità pubblicò il 3 dicembre un articolo in prima pagina dal titolo eloquente: «De Mita si è arricchito con il terremoto»[38]. Nell'inchiesta Mani sul terremoto saranno coinvolte 87 persone tra cui l'on. Ciriaco de Mita, l'on. Paolo Cirino Pomicino, il sen. Salverino De Vito, l'on. Vincenzo Scotti, l'on. Antonio Gava, l'on. Antonio Fantini, l'on. Francesco De Lorenzo, l'on. Giulio Di Donato e il commissario on. Giuseppe Zamberletti[40]. Sul coinvolgimento di politici e di vari amministratori si sono levate numerose denunce e promosse alcune inchieste che hanno portato a diversi arresti[41][42][43].

La mostra

Per la prima volta nel 1984 è stata presentata nella Villa Campolieto di Ercolano la rassegna artistica Terrae Motus, organizzata dal gallerista napoletano Lucio Amelio. La mostra, che dal 1992 è possibile ammirare nella Reggia di Caserta dopo essere stata trasferita al Grand Palais di Parigi nel 1987, consiste in oltre settanta opere sul tema del sisma del 1980[44]. Tra gli artisti, tutti di fama internazionale, figurano anche Keith Haring e Andy Warhol i quali, insieme a tutti gli altri colleghi, decisero di devolvere l'incasso in favore dei bambini terremotati dell'Irpinia[45].

Opere sul terremoto dell'Irpinia

Teatro

  • 90 secondi, dopo - Scritto ed interpretato da Lucilla Falcone, Associazione Culturale "La buona creanza"[46].
  • Rossa luna di novembre - di Claudia Iandolo, Liberamente, Avellino, 1997.

Cinema

Note

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Bibliografia

  • Franco Arminio, Viaggio nel cratere, Sironi editore, Milano, 2003.
  • Francesco Barbagallo, Isaia Sales, Ada Becchi Collidà (a cura di), L’affare terremoto. Libro bianco sulla ricostruzione Angri, 1989.
  • Salvatore Biazzo, Mimmo Caratelli e Aldo de Francesco, Ultime voci dall’epicentro, Tullio Pironti editore, Napoli, 1981.
  • Mario Caciagli, Democrazia Cristiana e potere nel Mezzogiorno, Firenze, Guaraldi, 1977.
  • Andrea Cinquegrani, Enrico Fierro e Rita Pennarola, Grazie, sisma. Pomicino, Gava, Scotti, De Mita. 10 anni di potere e terremoto, "La Voce della Campania", 1990.
  • Ada Becchi Collidà, Catastrofi. Sviluppo e politiche del territorio: alcune riflessioni sull'esperienza italiana; in Archivio di studi urbani e regionali, 1988 n. 31.
  • Carmine Daniele e Mario D’Antino (a cura di), La legislazione sulla ricostruzione e lo sviluppo delle zone terremotate della Campania, Basilicata, Puglia e Calabria.
  • Donato Gervasio, Polvere alla luna, Giraldi Editore, Bologna, 2010.
  • Luigi Graziano, Clientelismo e mutamento politico, Franco Angeli, Milano, 1990.
  • Luigi Graziano, Clientelismo e sviluppo politico: il caso del Mezzogiorno, Milano, 1974.
  • Valentino Izzo, 23111980: un giorno apparentemente come a tanti altri, 2010.
  • Goffredo Locatelli, Irpiniagate: Ciriaco De Mita da Nusco a Palazzo Chigi, Newton Compton, 1989.
  • Fabrizio Mangoni e Mario Pacelli, Dopo il terremoto la ricostruzione, Edizione delle Autonomie, Roma, 1981.
  • Fabrizio Mangoni e Mario Pacelli, Dopo il terremoto: la seconda fase, Edizione delle Autonomie, Roma, 1982.
  • Ippolito Negri, La grande abbuffata: Mani rapaci sull'Irpinia del terremoto, Terziaria, 1996, ISBN 88-86818-08-4.
  • Salvatore Rea, Si fa presto a dire sinistra: storia di Ciriaco De Mita dalla Magna Grecia a Palazzo Chigi, Leonardo, 1990, ISBN 88-355-0082-6.
  • Marco Rossi-Doria, La terra dell’osso, Edizioni Mephite, Atripalda, 2003.
  • Giovanni Russo e Corrado Stajano, Terremoto: le due Italie sulle macerie del Sud, volontari e vittime, camorristi e disoccupati, notabili e razzisti, borghesi e contadini, emigranti e senzatetto, Garzanti, Milano, 1981.
  • Amalia Signorelli, Chi può e chi aspetta. Giovani e clientelismo in un'area interna del Mezzogiorno, Liguori, Napoli, 1983.
  • Stefano Ventura, Il terremoto dell'Irpinia, Storiografia e memoria, Italia Contemporanea, n. 243 giugno 2006.

Bibliografia scientifica

  • S. Porfido, E. Esposito, A.M. Michetti , A.M. Blumetti, E. Vittori, G. Tranfaglia, L. Guerrieri, L. Ferreli, L. Serva, Areal distribution of ground effects induced by strong earthquakes in the Southern Apennines (Italy), Surveys in Geophysics, vol. 23, p. 529-562, 2002.
  • S. Porfido, E. Esposito, L. Guerrieri, E. Vittori, G. Tranfaglia, R. Pece, Seismically induced ground effects of the 1805, 1930 and 1980 earthquakes in the southern Apennines, boll. Società Geologica Italiana, vol. 126, p. 333-346, 2007.
  • D. Postpischl, A. Branno, E.G.I. Esposito, G. Ferrari, A. Marturano, S. Porfido, V. Rinaldis, M. Stucchi, Southern Italy November 23, 1980 earthquake. Macroseismic survey, 7 ECEE, Atene, p. 25-51, 1982.
  • D. Postpischl, A. Branno, E.G.I. Esposito, G. Ferrari, A. Marturano, S. Porfido, V. Rinaldis, M. Stucchi, The Irpinia earthquake of November 23, 1980, Atlas of isoseismal maps of italian earthquakes, CNR-PFG N. 114 V.2A., 1985.
  • L. Serva, E. Esposito, L. Guerrieri, S. Porfido, E. Vittori, V. Comerci, Environmental effects from five historical earthquakes in southern Apennines (Italy) and macroseismic intensity assessment contribution to INQUA EEE Scale Project. Quaternari Int., vol. 173, p. 30-44, 2007.

Altri progetti

Voci correlate

Collegamenti esterni

  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore magnitudoitaca
  2. ^ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Mappa dei risentimenti dei comuni colpiti, su emidius.mi.ingv.it. URL consultato il 13-05-2009.
  3. ^ Resoconto dei Vigili del Fuoco, su vigilfuoco.it. URL consultato il 13-05-2009.
  4. ^ Franco Foresta Martin, La nuova mappa del rischio in Italia: indicati per la prima volta i maremoti, in Corriere della Sera, 27 ottobre 2006, p. 22. URL consultato il 13-05-2009.
  5. ^ a b Resoconto dei Vigili del Fuoco (PDF), su vigilfuoco.it. URL consultato il 14-05-2009.
  6. ^ a b Giuseppe Caldarola, Quando in Irpinia crollò anche la Prima Repubblica, in Il Riformista, 7 aprile 2009. URL consultato il 13-05-2009.
  7. ^ a b c Terremoto/Memoria: la ricostruzione infinita dell'Irpinia, in Asca, 18 aprile 2009. URL consultato il 13-05-2009.
  8. ^ Antonio Canino, Guida d'Italia - Campania, Touring Club Italiano, 1981.
  9. ^ Mirella Armiero, Mieli: il sisma irpino aprì crepe anche nella prima Repubblica, in Corriere del Mezzogiorno, 6 ottobre 2008. URL consultato il 29-5-2009.
  10. ^ Si veda il resoconto stenografico pubblicato dalla Camera dei deputati il 4 dicembre 1980.
  11. ^ Sabina Licursi, Il "civile" nello spazio urbano: interazioni tra società, istituzioni e politica a Potenza, Rubbettino Editore, 2005, p.48, ISBN 88-498-1363-5.
  12. ^ I terremoti a Balvano, su basilicata.cc. URL consultato il 13-05-2009.
  13. ^ Dipartimento della Protezione Civile - 23 Novembre 1980: Terremoto in Campania e Basilicata, su ispro.it. URL consultato il 13-05-2009.
  14. ^ Annuario statistico 1980 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, su vigilfuoco.it. URL consultato il 13-05-2009.
  15. ^ Fate presto: anche dall’arte un appello per uscire dall’emergenza rifiuti, in Eco di Salerno, 2 febbraio 2008. URL consultato il 13-05-2009.
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  30. ^ Si veda il resoconto stenografico pubblicato dal Senato della Repubblica il 26 novembre 1991.
  31. ^ L. 296/2006, art.1, comma 1013
  32. ^ Terremoto: Abissinia, Vajont, Irpinia. Gli interventi sulle accise, in Asca, 22 aprile 2009. URL consultato il 21-5-2009.
  33. ^ Giuseppe D'Avanzo, Il Tesoro mette sott'accusa la ricostruzione dell'Irpinia, in la Repubblica, 24 novembre 1989, p. 6. URL consultato il 20-5-2009.
  34. ^ Eleonora Bertolotto, Irpinia, mancano 5mila miliardi, in la Repubblica, 24 novembre 2000, p. 2. URL consultato il 20-5-2009.
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  36. ^ Dopo il terremoto, la ricostruzione - Commissione Scalfaro, su fondazionemida.it. URL consultato il 15-09-2009.
  37. ^ Commissione parlamentare d'inchiesta sulla attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori della Basilicata e della Campania colpiti dai terremoti del novembre del 1980 e febbraio 1981, X legislatura, Relazione conclusiva, Atti Parlamentari, doc. XXIII n. 27, vol. I, tomo I, pag. 16.
  38. ^ a b Daniele Martini, Mani sul terremoto, in Panorama, 1992. URL consultato il 20-5-2009.
  39. ^ Paolo Liguori, Pioggia d'oro nelle casse della Popolare (PDF), in Il Giornale, 23 novembre 1988. URL consultato il 21-5-2009.
  40. ^ Le mani della politica su 58.000 miliardi di lire stanziati per la ricostruzione dopo il sisma dell'80, in Il Tempo, 8 aprile 2009. URL consultato il 21-5-2009.
  41. ^ Le Voci dell'Italietta - Irpinia Day, in Voce della Campania, 25 novembre 2000. URL consultato il 21-5-2009.
  42. ^ Quattro persone arrestate per aver falsificato pratiche della ricostruzione post-sisma, in Retesei, 9 luglio 2007. URL consultato il 21-5-2009.
  43. ^ Fulvio Bufi, Irpinia, scandalo ricostruzione. arrestato ex supercommissario, in Corriere della Sera, 6 dicembre 1993, p. 17. URL consultato il 21-5-2009.
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  45. ^ Lucio Amelio, nuovo Terrae Motus, nuovo catalogo, su exibart.com. URL consultato il 21-5-2009.
  46. ^ 90 secondi, dopo - La buona creanza