Venafro
Template:Comune Venafro (in latino Venafrum) è un comune italiano di 11.532 abitanti[1] della provincia di Isernia in Molise.
Geografia fisica
Sorge ai piedi del monte Santa Croce (1.026 m s.l.m.), ad una altezza di 222 m s.l.m., mentre l'altezza del territorio comunale varia da 158 a 1.205 m s.l.m. Il territorio comunale si estende nella omonima piana, attraversata dai fiumi Volturno e dal San Bartolomeo, le cui sorgenti sono localizzate proprio nel centro di Venafro, li dove si trova il laghetto ("la pescara"). I rilievi principali in ordine di altitudine sono: Monte Sambucaro (1205 mt), Monte Cesima (1180 mt), Monte Corno (1054 mt), Monte Santa Croce o Cerino (1026 mt), Colle San Domenico (921 mt).
Un tempo parte della provincia di Terra di Lavoro, in Campania (territorio col quale presenta tutt'ora affinità linguistico-culturali), il comune è oggi conosciuto come porta del Molise e riveste una grande importanza socio-economica nel territorio molisano possedendo un'economia molto sviluppata, con il vicino nucleo industriale essendo il quarto centro della regione.
È punto di transito obbligato dalla Campania (attraverso la strada statale 85 "Venafrana" oppure, in caso di tragitti sud-est con la nuova Variante Esterna, inaugurata a settembre 2008, che evita il centro abitato) o dal Lazio (attraverso la SS 6 - dir., la diramazione della strada statale 6 Casilina verso Cassino).
Clima
Venafro fin dall'antichità è nota per il suo dolce clima. L'inverno risulta essere piuttosto freddo con precipitazioni abbondanti, la neve solo raramente porta ad accumuli modesti; sono frequenti le gelate (temperatura minima assoluta negli ultimi dieci anni: -6,4 °C nel 2005) e meno le foschie o le nebbie. Le stagioni intermedie vedono un clima più mite ma con precipitazioni anche in questo caso frequenti. L'estate è invece molto calda e afosa con temperature che spesso raggiungono e superano i 30 °C (la temperatura massima assoluta degli ultimi dieci anni è di circa 37,6 °C nel 2007) e con qualche temporale diurno tipico delle zone appenniniche. Questo clima abbastanza mite deriva dalla posizione geografica in una pianura esposta a sud chiusa dai monti; ciò favorisce però nei periodi di alta pressione delle escursioni termiche che possono anche superare i 15-20 °C di differenza tra il dì e la notte.
Storia
Benché la sua fondazione sia attribuita a Diomede, personaggio della mitologia greca figlio di Tideo e di Deipile, ha nell'antico nome di Venafrum origini sannitiche.
Nella piana, in diversi punti sono stati rinvenuti numerosi reperti che fanno pensare all'esistenza di insediamenti umani già in epoca preistorica. Durante la Guerra sociale, il frentano Mario Egnazio la prese a tradimento e fece strage di sei coorti] romane. Anche Silla la rase al suolo. Nel gennaio del 49 a.C. Pompeo Magno venendo da Teano, vi fece sosta. Ma le prime notizie certe dell'esistenza di Venafro risalgono al 300 d.C. quando si trovava sotto la giurisdizione dei romani con Massimiliano, rivestendo subito un ruolo importante e strategico tanto da essere con Augusto colonia (Colonia Augusta Julia Venafrum), e recepì la caratteristica sistemazione urbanistica, parzialmente conservata nell'abitato attuale. In epoca augustea molta attenzione fu data all'acquedotto (Rivus Venafranus) che portava l'acqua del fiume Volturno da Rocchetta a Venafro. Rinomata per fertilità e amenità, è ricordata da Orazio come luogo di villeggiatura, e Plinio il Vecchio parla di una sorgente diuretica lì situata. In epoca romana vanta di una sviluppata economia con il rinomato olio che secondo la leggenda fu portato da Licinio il quale ne parla in molte sue opere.
Fra il 774 ed il 787 la piana di Venafro fu attraversata dalle truppe di Carlo Magno che si scontrarono con quelle dei Longobardi del Principato di Benevento. Dopo il periodo buio del Medioevo che ha visto Venafro sprofondare in miseria e malattie, nei secoli successivi la città visse un'epoca di espansione e di benessere, basti pensare alle numerose costruzioni risalenti a questa epoca che hanno cambiato il volto della città con monumentali chiese e palazzi.
Nell'ottobre del 1911 il Padre Provinciale, Benedetto da San Marco in Lamis, accompagnò Padre Pio da Pietralcina, malato, a Napoli dal celebre dottore Antonio Cardarelli, il quale suggerì di condurlo Venafro. Durante il mese e mezzo passato in questo convento, la fraternità si accorse dei primi fenomeni soprannaturali: estasi divine della durata anche di un'ora e apparizioni diaboliche, di breve durata.
Tra l'autunno del 1943 e la primavera del 1944 fu teatro, come altri paesi dei dintorni (Pozzilli, Filignano, San Pietro Infine ed altri), di aspri combattimenti fra i Tedeschi, asserragliati sulle montagne a nord e gli Anglo-Franco-Statunitensi, lungo la linea Gustav, per la conquista di Montecassino. Scambiata per quest'ultima dai piloti anglo-americani, Venafro venne colpita duramente dai bombardamenti alleati il 15 marzo 1944.
Nella primavera del 1984 fu molto danneggiata dal terremoto originatosi nella non lontana Valle di Comino, in provincia di Frosinone.
Nel 1987 la città fa parte, su segnalazione del Censis, dei 100 comuni della "piccola grande Italia"
Dal 1994, insieme ad altri 338 soci,fa parte dell'A.N.C.O., (Associazione Nazionale Città dell'Olio).
Il 25 aprile 2005 Venafro ha ottenuto la medaglia d'oro al valor civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per il tragico bombardamento aereo subito il 15 marzo 1944.
Tra il centro abitato di Venafro ed il convento dei Cappuccini, è presente il cimitero militare francese dei caduti della Seconda Guerra Mondiale appartenenti al CEF guidato da Alphonse Juin, che nella cittadina pose il suo quartier generale.
Fino al 1863 Venafro era compreso nel territorio della Terra di Lavoro l'attuale provincia di Caserta, finché con l'istituzione della provincia di Campobasso fu annessa a tale territorio e quindi entrò definitivamente a far parte della regione Molise. Nel 1970 fu inclusa nella neonata provincia di Isernia, di cui fa attualmente parte, nonostante le polemiche e le proteste spesso violente della popolazione, favorevole invece a rimanere a far parte della provincia di Caserta.
Venafro è sede vescovile dal V secolo. Ultimi feudatari furono i Savelli, i Peretti, i Caracciolo di Miranda.
Onorificenze
— Venafro (IS), 1943-1944
Monumenti e luoghi di interesse
Architetture religiose
Il consistente numero di chiese presenti sul territorio venafrano ha dato a Venafro l’appellativo di “città delle 33 chiese”. Si tratta di molte chiese di dimensioni ed epoche varie presenti nel centro storico e nella zona pedemontana. Purtroppo molti luoghi di culto oggi sono chiusi e abbandonati.
Il massimo tempio della città è situato ai piedi del Parco Oraziano. Risalente al V secolo, fu costruita sotto il vescovo Costantino sul luogo in cui già da secoli si trovava un tempio pagano con materiali prelevati da altri monumenti di epoche precedenti (elementi romani e decorazioni cristiane, come il bassorilievo del vescovo Pietro di Ravenna: un rilievo che, per il suo aspetto inconsueto, viene chiamato dagli abitanti "Marzo Settecappotti"). L'interno è a tre navate decorate da opere pittoriche del XIV secolo. L'attuale aspetto è dovuto a lavori di restauro risalenti agli anni '60-'70 che hanno privato la concattedrale delle antiche forme barocche, riportando il luogo sacro all'aspetto gotico-medievale precedente. Sul finire del 1600 fu costruito il cosiddetto "cappellone", una cappella in cui amministrare i sacramenti. La chiesa è dotata di 5 portali, il portale alla destra di quello principale è porta santa fin dal 1500 almeno. La precede una grande piazza, considerata l’inizio della antica cinta muraria cittadina.
La chiesa dell'Annunziata
È un pregevole esempio di architettura barocca della città di Venafro e dell'intero Molise. Venne costruita nel Trecento dalla "Confraterna dei Flagellanti" tutti nativi di Venafro, ed è stata più volte modificata nel tempo. Fu edificata con materiale proveniente dal vicino teatro romano e aveva una facciata a capanna. Nel corso dei secoli subì importanti opere di restauro e la chiesa assunse l'attuale aspetto baroccheggiante. Presenta un campanile di notevole altezza ed aspetto barocco rinascimentale. L'interno a navata unica conserva un Crocefisso del XIV secolo, una tavola cinquecentesca con Santa Caterina, un dipinto con Madonna e Santi e un organo del 1784, tutti affreschi dei pittori partenopei Giacinto Diano e Paolo Sperduti, allievi di Vanvitelli. In una nicchia laterale è accolto il busto argenteo di San Nicandro assieme alla testa reliquiario in oro e alcune reliquie dei martiri. La chiesa presenta anche una grande cupola affrescata, visibile da ogni punto della città, che immette gran parte della luce nei pressi del presbiterio.
La chiesa e il convento di San Nicandro
Situati alla periferia est della città, sulla strada per Isernia, furono edificati su resti romani, in parte riutilizzati nella costruzione. La chiesa, più volte trasformata e restaurata nel 2001, presenta interno a due navate e conserva un altare in legno intarsiato e pirografato e le opere pittoriche dell’artista molisano Amedeo Trivisonno, che narrano le vicende dei Santi Martiri a cui è dedicata la chiesa. I portali in bronzo sono opera di Alessandro Caetani. Sotto l'altare maggiore è presente la cripta dove è stato rinvenuto il sepolcro di San Nicandro, nei pressi della quale si raccoglie in un pozzetto un liquido misterioso detto "Manna di San Nicandro" a cui vengono attribuite doti miracolose.
La chiesa del Viatico detta "Cristo"
La chiesa sita in via Cavour fu costruita nella seconda metà del '500 e ampliata, assumendo la forma attuale, nella seconda metà del 1600. Il tempio è a navata unica e presenta al suo interno stucchi di cornici e capitelli di notevole pregio e fattura. Sono presenti diverse tele pregevoli e in apposite nicchie sono presenti le statue dei 4 evangelisti in alto nella navata. La chiesa presenta 2 piccole cupole senza finestre, un campanile alto dall'aspetto barocco simile a quello dell'Annunziata. La facciata presenta un grande finestrone ed è preceduta da una scalinata.
Altre chiese
Sono da citare, inoltre, sempre nel centro storico, le chiese di San Francesco, di Sant’Agostino, del Carmine (presso la Concattedrale), di San Sebastiano, delle Anime del Purgatorio, dei Santi Martino e Nicola (detta chiesa di Sant'Antuono), di Santa Chiara con annesso convento (oggi museo archeologico), di San Paolo, di Sant'Angelo, di Sant'Antonio di Padova e i ruderi della chiesa delle "Manganelle". Fuori dal centro storico sono situate le chiese di recente costruzione, come quella dedicata ai Santi Martino e Nicola, e quella in onore di San Luigi Orione, oltre che la chiesetta di Santa Cristina e quella di San Donato, la cappella della Madonna delle Rose, e altre chiese situate alle pendici del monte santa Croce, quali la chiesetta della Madonna delle Grazie e le chiese in degrado della Madonna della Libera e di Montevergine. Sono ormai edifici con altre funzionalità altre chiese antiche: Santa Lucia, Santo Spirito di Maiella, San Benedetto.
Architetture civili
Il castello
Situato ai limiti nord-occidentali della Venafro romana, trae origine da una fortificazione megalitica trasformata successivamente nel mastio quadrato longobardo. Tale trasformazione avvenne quando il conte Paldefrido vi pose la sua sede X secolo. Nel XIV secolo, al mastio quadrato, furono aggiunte tre torri circolari e la braga merlata. Fu trasformato completamente nel XV secolo dai Pandone, signori di Venafro; era difeso su tre lati da un grande fossato alla cui realizzazione fu coinvolta l'intera popolazione. Il fossato non venne mai del tutto completato per via di una rivolta popolare che reclamava le cattive condizioni in cui era costretta a lavorare. Al castello si accedeva attraverso un ponte levatoio ad ovest e una postierla ad est. Postierla che permetteva l’accesso di un cavaliere alla volta e pertanto poteva essere controllata da una sola guardia. Enrico Pandone lo trasformò in residenza rinascimentale aggiungendovi un magnifico giardino all'italiana, un arioso loggiato e facendolo affrescare con le immagini dei suoi poderosi cavalli. I cavalli per il conte rappresentavano la sua attività principale. Ancora oggi i ritratti di cavalli in grandezza naturale, in numero di ventisei e realizzati in leggero rilievo, decorano tutto il piano nobile e costituiscono un’esclusiva per il castello di Venafro. Nella sala dei cavalli da guerra primeggia la sagoma del cavallo San Giorgio, donato da Enrico a Carlo V. Enrico rimase sempre devoto a Carlo V fino alla discesa di Lotrec dalla Francia. Carlo V ebbe la meglio sul francese e il tradimento costò ad Enrico la decapitazione in Napoli. Al di sotto del piano di ronda un camminamento con feritoie permetteva il controllo del maniero dal piano del fossato. Il camminamento è interamente percorribile. Nel XVII secolo il Castello, dopo essere stato della famiglia vicereale dei Lannoy, passò ai Peretti-Savelli, familiari di Sisto V, e nel secolo successivo alla potente famiglia dei di Capua. Giovanni di Capua lo trasformò nella sua residenza in vista del matrimonio che avrebbe dovuto contrarre con Maria Vittoria Piccolomini, agli inizi del Settecento. Grandi lavori furono intrapresi tra cui la rimozione di gran parte dei cavalli fatti realizzare da Enrico Pandone. Matrimonio che rimase un sogno per l’immatura scomparsa di Giovanni. Lo stato avanzato dei preparativi per tale evento aveva portato a concretizzarlo nel grande stemma, che è ancora nel salone, dove l'unione dei blasoni delle due casate ricorda un avvenimento che non è mai accaduto. Dopo anni di lavori di restauro, che come tutti gli interventi ha momenti felici e meno felici, il Castello di Venafro ospita convegni e mostre e può essere visitato ogni giorno. Fonte www.comune.venafro.is.it
L'anfiteatro romano, cosiddetto "Verlasce"
È collocato nel centro moderno di Venafro; nonostante nel tempo abbia subito delle sovrapposizioni medievali e seicentesche, rimane visibile la pianta ellittica. L'ellisse aveva il diametro maggiore di 110 metri e quello minore di 85. Si ritiene che le gradinate potessero contenere fino a 15.000 spettatori. Fino a qualche tempo fa in questa struttura erano ospitate le stalle e i depositi di attrezzi agricoli. Questo monumento unico in Italia insieme al "Parlascio" di Lucca dopo dei primi interventi di recupero, oggi è letteralmente abbandonato nel suo degrado più assoluto. Un tempo nei giorni della festività patronale si svolgeva una divertente e caratteristica "corsa dei ciucci" e altri giochi popolari. Un interessante restauro riporterebbe allo splendore questo luogo suggestivo e particolare sito in pieno centro.
Situato a monte dell'ultimo decumano, è di notevoli dimensioni e presenta una scena (frons scaena) di circa 60 m, con una cavea capace di ospitare 3.500 spettatori. Dopo i vari scavi effettuati e gli interventi per riportarlo alla luce, anche questo monumento risulta abbandonato insieme al vicino odeon. Il teatro dimostra come la città romana fosse nel suo pieno splendore dotata di strutture di intrattenimento tipiche dei centri più importanti. Caratteristica unica del mondo romano è la costruzione di questo teatro nei pressi di un monte così come avveniva per i teatri greci che venivano scavati nella roccia.
Altri reperti romani, sanniti e medievali
Nei pressi del centro storico sono visibili tracce di un acquedotto romano, della cinta di mura, con una fase di epoca sannitica risalente al IV secolo a.C. ed una in opera poligonale del I secolo a.C., di mura sannitiche. Sempre di origine romana è la "Torricella", una struttura fortificata situata sulla montagna recentemente restaurata e riportata all'antico splendore.
Altri monumenti sono la cosiddetta "Torre del mercato" ("palazzo Caracciolo"), struttura difensiva di origine medievale con i suoi possenti merli, a difesa di quella che un tempo corrispondeva alla porta orientale di Venafro, e la Palazzina Liberty del novecentesca, che fungeva da centrale idroelettrica agli inizi del secolo scorso per fornire energia alla cittadina, e poi da cinema nel corso del novecento.
Venafro è inoltre ricca di palazzi signorili: palazzo Cimorelli, palazzo Armieri, palazzo del Prete di Belmonte, palazzo De Bellis, palazzo De Utris, il palazzo Reale, palazzo Fiondella, palazzo Del Vecchio, palazzo Melucci, palazzo Manselli, palazzo Siravo, palazzo Colicchi, palazzo De Lellis, palazzo Nola, palazzo Mancini situati nel centro storico della città.
Il cimitero militare francese
Come detto, uscendo dalla città lungo la strada statale 85 per Isernia, su una estesa zona pianeggiante (70.000 m2) si trova il cimitero di guerra francese, nel quale sono sepolti circa 6000 (ma molte sono state esumate) soldati di cui circa due terzi di origine marocchina algerina e tunisina, oltre ad alcuni africani (senegalesi?), caduti in gran parte durante la battaglia di Cassino (nov. 1943-mag. 1944 o nell'aggiramento). Qui sono state traslate le sepolture di Miano. Per essi è stato eretto un monumento che richiama esplicitamente i minareti nord-africani, decorato con piastrelle di ceramica azzurre, che risaltano sul bianco calce delle mura, e con alcune iscrizioni. Al suo interno vi sono alcune tombe, di cui una al milite ignoto musulmano, e tre dedicate a militi con nome, uno Tunisino, uno Algerino, uno Marocchino. Tutte le tombe sono disposte sull'asse Nord-Est Sud-Ovest, con le lapidi rivolte a Nord-Est, ad eccezione di alcune tombe, poste dietro il minareto, di soldati ebrei (riconoscibili dalla stella a sei punte sulla lapide) e animisti (sulla lapide hanno un 'agnostico' sole stilizzato). Questa disposizione delle tombe suggerisce la possibilità che i caduti musulmani, qualora siano stati disposti sul fianco destro, abbiano il volto rivolto alla Mecca. Su ciascuna lapide è riportato il nome (se noto) e la dicitura (in francese) "morto per la Francia". È da notare che anche fra le tombe cristiane sono riconoscibili nomi arabi e africani.
Aree naturali
Oasi WWF Le Mortine
L'Oasi WWF le Mortine è situata al confine tra Molise e Campania, nei comuni di Venafro e Capriati a Volturno (CE). I circa 32 ettari di proprietà Enel contigui all'impianto idroelettrico Presa Volturno, realizzato negli anni Cinquanta, sono stati affidati in gestione nel 1999 al WWF Italia: insieme ai 15 ettari di un'isola demaniale fluviale e a un piccolo lago artificiale, costituiscono gli oltre 50 ettari dell'area protetta. Situata lungo il breve tratto del fiume Volturno che segna il confine tra Molise e Campania, L'Oasi Le Mortine occupa una lanca fluviale artificiale creatasi in seguito alla costruzione di uno sbarramento per la produzione idroelettrica. L'insieme degli ambienti acquatici è circondato da uno dei boschi igrofili (salici, pioppi, ontani) meglio conservati d'Italia, originariamente di circa 100 ettari (purtroppo intaccato da tagli indiscriminati), di cui l'oasi rappresenta un frammento intatto da almeno 50 anni. In quest'area, compresa tra le Mainarde e il Matese, il Volturno penetra una fitta coltre boschiva igrofila, frazionata dai rami secondari del fiume che circoscrivono isole impenetrabili dalle caratteristiche uniche; in corrispondenza dello sbarramento Enel si allarga, e le sue acque lente favoriscono lo sviluppo di un canneto che borda anche le sponde del bacino di regolazione. La vegetazione che un tempo abbracciava l'intero corso del fiume è, in questo tratto, ancora ben conservata: si possono osservare tipici popolamenti ripariali formati da esemplari idrofiti ed elofiti, da vegetazione di greto, da arbusteto e, soprattutto, da bosco igrofilo. Il canneto a Phragmites australis e il tifeto bordano le ripide rive dell'invaso di regolazione Enel e si sviluppano in piccoli lembi nel contiguo bacio antistante lo sbarramento del Volturno. Nei fossi e nei canali che tagliano il bosco e nei specchi d'acqua effimeri è presente flora semisommersa: giunco, sparto, nasturzio e veronica. I salici affondano le loro radici nel greto creando isole di vegetazione che contrastano l'erosione; il salice da ceste, il salice rosso e il salice bianco dominano il bosco allagato insieme al pioppo bianco e all'ontano nero. Nei margini esterni più asciutti compaiono ornielli, olmi, aceri campestri e qualche esemplare di farnia, residuo delle antiche selve planiziali che si estendevano sulla Piana di Venafro. Il bacino lacustre e il bosco costituiscono l'habitat ideale di una fauna acquatica diversificata, soprattutto in inverno e nelle stagioni di passo, grazie alla loro posizione sulle rotte migratorie: in primavera vi nidificano germani reali e gallinelle d'acqua, folaghe e svassi maggiori; vi svernano moriglioni, fischioni, alzavole, marzaiole, morette, codoni, e ancora, l'airone cenerino, l'airone rosso, e la garzetta, il tarabusino e il cavaliere d'Italia. Tra i rapaci si incontrano il nibbio bruno, la poiana, l'astore e il gufo di palude.
Parco Regionale Agricolo Storico dell'Olivo di Venafro
Il cosiddetto Parco Oraziano presente alle spalle della concattedrale della città in data 19-05-2009 con legge regionale è divenuto Parco Regionale Agricolo Storico dell'Olivo di Venafro. Una legge regionale tesa ad istituire un'area protetta che salvaguardi il patrimonio olivicolo del territorio venafrano e degli splenditi olivi secolari di cui Venafro è ricca. Il Parco Regionale Agricolo Storico dell'Olivo di Venafro è il primo Parco tematico sull'olivo del Mediterraneo. Oltre alla sua valenza agricola e ambientale, dovrebbe avvalersi di sviluppare un valido strumento di promozione di tutte le risorse turistiche del territorio venafrano che oltre al suo valore agricolo, è ricco in emergenze storiche ed ecologiche. La bellezza degli olivi e dei muretti a secco dei terrazzamenti catturano e cullano l'emozione dei sensi e meriterebbero un visita per ammirarne la bellezza della forma dei tronchi e degli olivi stessi che hanno reso la città di Venafro menzionata sin dai tempi dei romani per l'ottima qualità dell'olio.
Villa Maria
Nel cuore del centro cittadino sono presenti i giardini pubblici dell'estensione di circa un ettaro, un ambiente ricco di vegetazione e di acque con il laghetto (la pescara) e ruscelli. Realizzata per volere di Pozzobon e dell'allora sindaco di Venafro Basileo Milano, la villa è un ambiente tranquillo di divertimento e sport dove è presente un bocciodromo e un campo da basket e pallavolo. Purtroppo non è tenuta molto curata.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[2]

La popolazione ha avuto un costante aumento nel corso degli ultimi decenni a partire dagli anni '70. Oggi è distribuita nel centro abitato, in località "Madonnella", oltre che nelle tre frazioni del comune. Sono presenti circa 300 stranieri, la maggior parte dei quali rumeni e marocchini.
Dialetto
Il dialetto di Venafro si avvicina molto a quello campano e nella specie al casertano e al napoletano seppur con qualche variazione. Ciò scaturisce dal fatto che fino ai primi del novecento la città apparteneva alla Terra di Lavoro e quindi alla provincia di Caserta. Ma già secoli prima apparteneva all'antico Regno di Napoli. Per questo motivo il dialetto, ma anche le tradizioni e gli usi sono molto più vicini alla Campania e non al Molise a cui appartiene. Esplorando il lessico troviamo elementi linguistici che riconducono inequivocabilmente al dialetto napoletano e campano in generale ("ngòppa" = sopra, "iàmm" = andiamo, "nisciuno" = nessuno, cìènte = cento, vìènte = vento ecc.). C'è poi l'uso del verbo servile "aggia" = devo, "agg' fatt" per ho fatto. Cambiamenti ci sono invece per quanto riguarda gli articoli: si usa "i" (ad es. "i can" = il cane, "i sciume" = il fiume), gl', le. Pochi altri sono i cambiamenti oltre che una differente cadenza nel parlare rispetto al napoletano.
Cultura
In città sono presenti diverse associazioni culturali. Un luogo dove recarsi per immergersi nella cultura è sicuramente la Biblioteca Comunale sita in via Milano, dove è presente una vasta raccolta di libri, molti dei quali anche antichi. Sono presenti molti istituti scolastici: l'ISISS "Antonio Giordano", l'istituto di istruzione secondaria superiore sito in via Maiella e in via del Carmine che ospita il liceo Classico, il liceo Scientifico, l'Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri. È presente la scuola media "Leopoldo Pilla con la scuola materna, l'istituto Comprensivo "Don Giulio Testa" che ospita le elementari e le medie del II circolo, e il I circolo didattico che ospita la scuola materna e le elementari. Infine ci sono le scuole materna ed elementare di Ceppagna.
La cittadina è dotata anche dell'ospedale civico SS. Rosario ed è sede del distretto sanitario di zona. Tale ospedale esiste fin dal XVII secolo quando fu fondato dalla congrega del SS. Rosario e la vecchia sede in via Ospedale è stata attiva fino ai primi anni '90, quando è stata inaugurata l'attuale nuova struttura moderna e sicura. La struttura ospedaliera richiama migliaia di utenti anche dalle regioni limitrofe.
Istruzione
Musei
Il Museo Archeologico Nazionale "Santa Chiara"
Fra le opere e i resti romani esposti nella struttura monastica settecentesca che ospita il Museo Archeologico Nazionale di Santa Chiara particolare menzione meritano la "Venere di Venafro", di età antonina (II secolo d.C.), le due grandi statue maschili che al momento del ritrovamento vennero identificate in Augusto e Tiberio, e il grande cippo o "Tavola Acquaria" dell'acquedotto Romano, di epoca Augustea, ove si riportano le normative atte a regolarne l'uso (editto di Augusto).
Media
La città di Venafro è stata nel 1957 palcoscenico per il film di Totò e Fernandel, La legge è legge, nella quale Venafro è "travestita" dall'immaginario pease italo-francese di Assola.
Nel 1996 il centro storico della città è stato teatro del film I magi randagi del regista Sergio Citti che ripropose in questa pellicola un vecchio progetto pasoliniano, caratterizzato da una comicità beffarda e surreale. Facevano parte del cast: Silvio Orlando, Gastone Moschin e Patrick Bauchau.
Cucina
Venafro è l'unico centro molisano a potersi fregiare del marchio "Mozzarella di Bufala Campana D.o.p.", lo stesso per quanto riguarda la "Ricotta di Bufala Campana D.o.p.". Ciò deriva dal fatto che in zona sono presenti diversi produttori di questo prodotto caseario dal momento che la città fino all'unita d'Italia apparteneva alla "Terra di Lavoro" e quindi presenta conserva tradizioni anche gastronomiche campane. Altri prodotto tipico è il rinomato olio extravergine d'oliva, già famoso nell'antica Roma, denominato "Aurina". La produzione avviene nelle immense distese di olivi che coprono le colline del territorio e parte della piana. Famose sono le verdure prodotte negli orti di Venafro, il pane e i taralli all'olio di oliva. Altre bontà gastronomiche sono la polenta coi "caurigl" (ovvero piccoli cavoli), una polenta verde a base di verdura e olio. I "sciusc" sono simili per forma alle ciambelle, ma vengono preparati con farina e acqua bollita con rami di rosmarino e cannella; sono un prodotto tipico natalizio così come la "zuppa alla santè", un piatto tipico che viene preparato con il brodo di gallina (la cui carne viene spezzettata), polpettine di vitello, scarola e uovo sodo tritato. Altri prodotti di Natale sono i "c'ciariegl". Nel periodo di Pasqua sono invece obbligatori sulle tavole dei venafrani la pastiera, i "canesciun" (letteralmente: qua nessuno), questi ultimi sono realizzati con pasta frolla ripiena di biete, olive e acciughe e la frittata di Pasqua realizzata con un minimo di 33 uova (ovvero gli anni di Cristo). A Carnevale si preparano "le nocch", ovvero le chiacchiere napoletane.
Personalità legate Venafro
- San Nicandro, San Marciano, Santa Daria, martiri
- Leopoldo Pilla, scienziato e patriota
- Amico da Venafro, condottiero italiano
- Edoardo Cimorelli, parlamentare
- Giovanni de Amicis, giudice e storiografo
- Gennaro Morra, poeta e scrittore
- Maurizio Santilli, attore
Feste religiose e tradizioni
Festa dei "Santi martiri e patroni"
I patroni della città sono i santi martiri Nicandro, Marciano e Daria, (Daria consorte di Nicandro) che sono anche patroni della diocesi di Isernia-Venafro, la cui festa ricorre il 17 giugno. La festa ebbe origine in occasione di un terremoto che colpì la città nel 1688, che tuttavia non avrebbe provocato, né gravi danni, né vittime: la popolazione avrebbe tributato uno spontaneo ringraziamento ai propri patroni per lo scampato pericolo in occasione della festa, pochi giorni dopo. Si decise di celebrare ogni anno una festa di ringraziamento la prima domenica di giugno.
Venne inoltre realizzato un busto di san Nicandro in argento, in seguito rubato e sostituito da una copia identica, che viene portato in processione nel corso della festa. Nel 1933 sotto l'altare maggiore della chiesa di San Nicandro si rinvenne la tomba con i resti del santo, da cui si origina la "santa manna" a scadenze fisse, per cui la cripta della chiesa è divenuta meta di pellegrinaggio.
Attualmente le festività hanno inizio il 17 maggio( Sant N'candriegl ) , quando si apre il mese dedicato ai santi, con una processione di andata e ritorno dalla chiesa dell'Annunziata al convento di San Nicandro. La festa vera e propria, una delle maggiori feste della regione, viene invece celebrata dal 16 al 18 giugno con spettacoli e processioni e attira ogni anno migliaia di fedeli e turisti anche di fuori regione. Dal 18 maggio per un mese ,inoltre, presso il convento dei cappuccini intitolato a San Nicandro, ogni mattina dalle ore 6.00 si celebra la Santa Messa preceduta dalla recita del S. Rosario. Il 16 giugno si tiene una processione verso sera col busto di San Nicandro e le reliquie dalla chiesa dell'Annunziata alla chiesa del santo, seguita dai solenni vespri presieduti dal vescovo e il clero. Le sacre e venerate icone rimangono presso la basilica per tutti i festeggiamenti. La sera del 16 c'è un concerto bandistico in piazza Mercato.
Il 17 giugno, giorno in cui si ricorda il martirio dei tre santi, si celebrano numerose messe, la più importante è la messa pontificale, a cui partecipano il vescovo e le autorità civili e religiose. Durante questo rito il sindaco consegna nelle mani di San Nicandro le chiavi della città, simboleggiando la protezione del popolo ai santi patroni. In serata c'è l'esibizione in piazza di un cantante di fama nazionale.
La festa culmina con l'imponente processione del 18 giugno, seguita da migliaia di persone, con la quale le statue dei tre santi vengono riportate dalla chiesa di San Nicandro a quella dell'Annunziata. Una processione molto lunga e di grande impatto; il tutto ha inizio con l'asta (l'ammessa) attraverso la quale gruppi di cittadini si aggiudicano il diritto di portare in processione le statue; successivamente la processione all'imbrunire si avvia verso il centro storico. Lo spettacolo è reso suggestivo dalle candele portate in processione che illuminano il corte religioso; nelle varie fermate poi, si intona l'inno ai patroni scritto sul finire dell'800 da Domenico Criscuolo ed eseguito dalla banda musicale. Nel tratto della salita delle "Manganelle" per via della ripida salita avviene la corsa delle statue accompagnata dalla marcia del Mosè. Solo a notte inoltrata dopo aver percorso le principali vie del centro storico la processione si conclude con l'ultima intonazione dell'inno cantato dalle migliaia e migliaia di persone che affollano piazza Castello. In questi giorni di festa viene allestito un luna park su viale San Nicandro, si svolge una fiera nel giorno 17 molto grande lungo via Maiella e traverse. Le vie interessate dai festeggiamenti sono Corso Molise, P.zza Salvo D'Acquisto, Via Roma e P.zza Mercato oltre che viale San Nicandro.
Altre feste
- Il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, nei vari rioni del centro storico ma anche in altre piazze si accendono nella sera vari falò, i favor' come sono detti a Venafro. Sono presenti stand gastronomici con i prodotti tipici di Venafro e buona musica.
- Il venerdì Santo si tiene la processione del Cristo Morto e della Madonna Addolorata a partire dalla cappella dell'ospedale in cui storicamente sono accolti e per farvi rientro dopo aver attraversato le vie del centro.
- Il giorno dopo il lunedì in Albis si tiene la Pasquetta venafrana, o meglio, i "cummit", alle pendici del monte S. Croce nella zona detta "Campaglione". Questa usanza è nata dall'esigenza di partecipare il giorno di Pasquetta al solenne pontificale nella Cattedrale dove il vescovo benedice la città, le frazioni e le campagne.
- Il 1 maggio si celebra la festa della Croce, sulla cima del monte, con messa e pranzo all'aperto.
- La domenica di Pentecoste si celebra la Madonna delle Rose, festa di quartiere, presso la chiesetta omonima, con una processione e intrattenimenti musicali in piazza.
- Nella domenica del Corpus Domini si svolge la tradizionale processione per le vie del centro.
- Il 13 giugno si svolge la processione di sant'Antonio di Padova per il centro storico a partire dalla chiesa della SS. Annunziata.
- Il 1º e il 2 luglio presso la chiesetta della zona "Colle" si festeggia la Madonna delle Grazie, festa di quartiere.
- Il 15 e il 16 luglio si festeggia la Madonna del Carmelo, molto amata dai venafrani. Il 15 si svolgono concerti bandistici e i caratteristici e particolari fuochi nel laghetto e sull'antistante palazzina Liberty. Il 16 invece oltre ai concerti bandistici c'è l'esibizione di gruppi famosi anni '60, '70, '80. Dal punto di vista religioso sono da ricordare la novena presso la chiesa sita vicino la concattedrale, le messe celebrate nei due giorni di festa e la processione del 16 luglio che si svolge intorno alle 20,00 seguita da migliaia di fedeli.
- Il primo e il 2 agosto nella frazione di Vallecupa si festeggia la Madonna degli Angeli.
- Il 23 settembre si festeggia san Pio da Pietrelcina presso il convento di San Nicandro processione e intrattenimenti musicali in piazza.
- La prima domenica di ottobre si festeggia la Madonna del Rosario nella frazione di Ceppagna con processione e spettacoli vari.
- L'11 novembre si festeggiano i santi Martino e Nicola presso l'omonima chiesa, festa di quartiere.
- l'8 dicembre c'è la festa della Immacolata Concezione con la fiera nel mattino e la deposizione di una corona di fiori alla Madonna posta sulla sommità del campanile della chiesa di San Nicandro, dopo la messa in suo onore.
Fiere e mercati
- Il 6 gennaio si svolge la fiera dell'Epifania: via Caserta, piazza Mercato, via Roma, via Sant'Andrea e traverse.
- Il 17 giugno si svolge la fiera di San Nicandro: via Maiella, via Sant'Andrea e traverse.
- Il 16 luglio si svolge la fiera della Madonna del Carmelo: piazza Porta Nova, corso Lucenteforte, via Licinio, via Ospedale, via dei Carmelitani.
- L'8 dicembre si svolge la fiera più grande, quella della Concetta: via Maiella, via Sant'Andrea e traverse, via Roma, piazza Mercato, via Caserta.
- Il mercato si svolge ogni mercoledì e sabato della settimana: via Roma, piazza Mercato, via Sant'Andrea e traverse.
Geografia antropica
Urbanistica
Venafro nel corso del tempo ha subito sostanziali modifiche nel suo assetto urbanistico: il centro storico è adagiato alle pendici del monte S. Croce racchiuso nelle antiche mura medievali, dagli anni '60 in seguito ad un costante e moderato incremento demografico c'è stato lo sviluppo di nuove zone urbane.
Centro storico
Il centro storico è stato costruito sulla preesistente struttura urbana romana. Ai piani superiori degli edifici si trovano le abitazioni, mentre i locali del piano inferiore sono adibiti a botteghe, come è visibile soprattutto nella "via per dentro".
Frazioni
- Ceppagna, con circa 600 abitanti, Ceppagna è situata a quasi 300 m s.l.m. a 4 km dal capoluogo comunale, è la piu grande delle frazioni di Venafro. È situata alle pendici del monte Sammucro(1205 m), a pochi passi dal confine con la Campania. Abitata già in antichità, in epoca romana e sannita, Ceppagna conserva una notevole importanza storica. Il nome " Ceppagna " deriva dal latino Cippus, e stava ad indicare uno di quei grossi massi su cui era incisa, in epoca imperiale, i km di distanza da Roma. Sono presenti, l'ufficio postale, la chiasa della Madonna del Rosario, 3 bar, di cui uno è fornito di prodotti tipici, gastronomia, tv, Sky e punto di ristoro; è presente inoltre in paese, un negozio di alimentari, una macelleria, una trattoria, un centro sportivo, l'associazione "anspi" e Piazza P.Pio dove ogni prima domenica di ottobre viene festeggiata la Madonna del Rosario, con concerti e fiere. Il piccolo centro storico, racchide tutta l'area della Chiesa. Immersa nel verde, circondata da uliveti, adagiata sulla collina, Ceppagna ha da offrire ai propri visitatori e abitanti un paesaggio mestoso della piana altomolisana. Ceppagna dispone di una grande produzione di olio d'oliva annuale, è praticata la pastozia e l'allevamento).
- Vallecupa, conta circa 150 abitanti e si trova come si evince dal nome in una piccola valle ai confini con la Campania sotto monte Cesima. Fino a circa 30 anni fa era frazione del vicino comune di Sesto Campano. Dista da Venafro circa 6 km.
- Le Noci, Conta circa 60 abitanti, questo nucleo abitativo si adagia alle pendici del monte Sambucaro(1205 m), a circa 400 m s.l.m. Gode di un clima più fresco rispetto al capoluogo comunale (dal quale dista circa 3 km e mezzo) grazie ad un costante e gradevole vento.
Economia
L'agricoltura viene praticata tradizionalmente a livello familiare. In particolare è tuttora attiva la storica produzione di olio d'oliva: Venafro ha ottenuto lo status di "Città dell'olio", e vanta una specie autoctona di ulivo, l'Aurino)
Nella piana, a pochi chilometri da Venafro sorge il nucleo industriale di Venafro-Pozzilli con industrie metalmeccaniche, manifatturiere, edili, di detersivi, aziende agricole e alimentari.
Fiorente il commercio, grazie alla sua posizione strategica, posta all'incrocio di due strade statali. Sono presenti il centro commerciale La Madonnella e ingrossi commerciali. Poco sviluppato il turismo nonostante il grandioso patrimonio artistico, architettonico, storico e culturale di Venafro tra i più importanti del Molise e delle zone limitrofe.
Infrastrutture e trasporti
Sul territorio venafrano sono presenti numerosi collegamenti stradali e ferroviari proprio grazie alla sua posizione geografica, essendo posta proprio all'estremità sud-occidentale della regione. La cittadina è attraversata dalla SS 85 Venafrana, che collega lo svincolo autostradale di Caianello e la Campania con il Molise; la Casilina "6 Bis" che collega il Molise con il Lazio e lo svincolo autostradale di San Vittore del Lazio. Recente (2008) è l'apertura della Variante esterna che consente un più rapido collegamento con la Campania per chi proviene da Isernia e viceversa. Ciò ha portato ad uno snellimento del traffico soprattutto sul tratto di via Campania dove ormai è presente quasi esclusivamente il traffico locale, al contrario sul tratto di via Colonia Giulia è ancora presente un traffico congestionato. Infine, il comune è attraversato dalla ferrovia ed è snodo per chi vuole dirigersi verso Roma (via Cassino dopo l'apertura nel 2001 della nuova tratta che riduce di 3/4 d'ora il viaggio verso la capitale) e verso Napoli (via Vairano).
Amministrazione
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Gemellaggi
Venafro è gemellata con:
Sport
Calcio
Lo sport principale della città è il calcio. La maggiore squadra locale è l'Unione Sportiva Venafro che milita nel Campionato di Eccellenza del Molise. La società fu fondata nel 1966 ed ha sempre militato nei campionati campano-molisani poiché prima categoria e promozione erano campionati misti a causa della mancanza del comitato della FIGC molisana. Con l'istituzione della FIGC Molise (1992), la squadra ha sempre preso parte al campionato di eccellenza molisana con ottimi risultati finendo spesso al 3° posto. Nel 1998-99 finì seconda e partecipò agli spareggi per l'accesso in serie D contro la formazione pugliese del Manfredonia, ma lo spareggio non andò a buon fine. Nell'annata 2003-04 finalmente dopo innumerevoli piazzamenti al 3° posto, la formazione bianconera riesce ad approdare in serie D dove ha militato sino alla stagione 2008-09. Da quest'anno (2009-10) milita di nuovo in eccellenza con propositi di tornare presto nel campionato di serie D.
Nell'estate del 1991 ci fu un falso storico perché si attribuì al Venafro un'offerta di 5 miliardi di lire relativa all'acquisto dal Napoli di Diego Armando Maradona, che in quei giorni era in trattativa con il Siviglia.Ebbene si rivelò uno scherzo di un collaboratore della ditta di costruzioni dell'allora presidente A. Patriciello, ma lo stesso i giornali sportivi italiani parlarono di questa storia. Poi diversi anni dopo (stagione 2007-08) sotto la gestione del presidente N. Patriciello un Maradona ha vestito la casacca bianconera. Trattasi di Diego Armando Maradona Jr figlio del famoso pibe de oro argentino.
Presidenti storici dell'Unione Sportiva Venafro 1966
- Umberto Cappellari;
- Aniello Patriciello;
- Mauro Cappellari;
- Giuseppe Riccitiello;
- Nicandro Patriciello
Basket
Fondata nel 1977, la società del Basket Venafro si è sempre distinta per l'ottimo lavoro svolto a servizio della comunità, evidenziando inoltre che per tanti anni questa società non ha avuto un posto al coperto dove poter svolgere le proprie gare. Ha militato dapprima nei campionati regionali, poi nella serie C2 abruzzese-molisana e dalla stagione 2009-2010, con l'acquisto del titolo dell'Atri (Te), partecipa al campionato di C1-dilettanti con formazioni abruzzesi, laziali, marchigiane, pugliesi e per l'appunto molisane. [3]
Curiosità
Fino a un decennio fa in questi giorni di festa si svolgeva una caratteristica corsa dei "ciucci" (ovvero i muli) all'interno dell'anfiteatro romano e l'opera di San Nicandro che raccontava la storia del martirio dei tre santi. Un tempo nei tre giorni di festa si svolgevano ben tre processioni: il 16 c'era la cosiddetta processione dei "signori", a cui partecipavano su invito solo i nobili del paese, ma oggi grazie ai cambiamenti sociali ed economici tale processione viene seguita da ogni ceto; il 17 c'era la processione del clero a cui partecipava tutto il clero venafrano e diocesano portando dalla chiesa dell'Annunziata verso il convento la testa-reliquiario di San Nicandro; infine il 18 c'era e c'è tutt'ora la processione cosiddetta del popolo, alla quale partecipa tutto il popolo di Venafro e dei dintorni.
Da qualche tempo su iniziativa di un gruppo di cittadini si sta pensando alla realizzazione del busto in argento di San Marciano così come avvenuto più di tre secoli fa per quanto riguarda quello di San Nicandro, per imprimere maggiore devozione anche nei confronti di questo santo.
Il "percorso della processione" del 18: piazzale del convento (uscita delle statue e canto dell'inno), viale San Nicandro (sosta e canto dell'inno), corso Molise (sosta e canto dell'inno), piazza S. D'Acquisto, via Roma, piazza Mercato (sosta e canto dell'inno), via Plebiscito, corso Garibaldi, piazza Portanova (sosta e canto dell'inno), via Amico da Venafro, piazza Merola, via de Amicis, via Duomo, Concattedrale (ingresso in chiesa e canto dell'inno), via Duomo(2), via de Amicis(2), piazza Merola(2), via Cavour (sosta e canto dell'inno), chiesa di Cristo (ingresso in chiesa e canto dell'inno), via Della Valle, via Colle (sosta e canto dell'inno), piazza Castello (sosta e canto dell'inno), ritorno alla chiesa dell'Annunziata (canto dell'inno in chiesa).
Note
- ^ Dato Istat all'1/1/2009.
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
- ^ www.basketvenafro.com
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