Vetro

materiali ottenuti tramite la solidificazione di un liquido non accompagnata da cristallizzazione
Versione del 27 mag 2010 alle 21:42 di Aangelo (discussione | contributi) (Vetro artistico: corretto collegamento)

Da un punto di vista chimico-fisico il vetro è un solido amorfo o liquido ad alta viscosità, che viene prodotto dal rapido raffreddamento di materiale siliceo allo stato fuso.[1] Un esempio si ha versando dello zucchero da tavola fuso su una superficie fredda: il risultato è la formazione di un solido amorfo, con fratturazione di tipo concoide, privo di struttura cristallina (come aveva invece lo zucchero inizialmente). Al contrario di come può sembrare, il vetro non è un solido, bensì un fluido molto viscoso i cui legami intermolecolari e gli attriti interni ne mantengono inalterata la forma per un tempo lunghissimo. Questo è dimostrato da un punto di vista termodinamico dal fatto che per rendere il vetro malleabile è necessario fornire una quantità di calore (aumentando la temperatura) molto minore di quella che sarebbe teoricamente necessaria per effettuare una transizione di fase. Inoltre se il vetro fosse solido, durante la sua liquefazione la sua temperatura dovrebbe rimanere costante (come per tutte le transizioni di fase, in cui si ha scambio di calore latente), mentre in realtà si osserva sperimentalmente un aumento di temperatura (ovvero uno scambio di calore sensibile).[senza fonte]

Scultura di vetro
Utilizzo del vetro nell'architettura contemporanea: il palazzo dell'Opera di Oslo

Comunemente con il termine vetro si intende in particolare il vetro siliceo, utilizzato ad esempio nella costruzione degli edifici, come contenitore o nella manifattura di elementi decorativi.

In forma pura, il vetro è trasparente, duro, pressoché inerte dal punto di vista chimico e biologico, e presenta una superficie molto liscia. Queste caratteristiche ne fanno un materiale utilizzato in molti settori; allo stesso tempo il vetro è fragile e tende a rompersi in frammenti taglienti. Questi svantaggi possono essere ovviati (in parte o interamente) con l'aggiunta di altri elementi chimici o per mezzo di trattamenti termici.

Il vetro comune è costituito quasi esclusivamente da diossido di silicio (SiO2) (chiamato anche silice, gli stessi componenti della forma cristallina più comune che è il quarzo e cioè atomi di silicio e di ossigeno) e dalla sua forma policristallina, la sabbia. In forma pura, la silice ha un punto di fusione di circa 2000 °C ma spesso durante la produzione del vetro vengono aggiunte altre sostanze per abbassare questa temperatura. Una di queste è la soda (carbonato di sodio Na2CO3) oppure la potassa (carbonato di potassio) che abbassano il punto di fusione a circa 1000 °C. Poiché la presenza di soda rende il vetro solubile in acqua (caratteristica certo non desiderabile), viene aggiunta anche calce (ossido di calcio, CaO) per ripristinare l'insolubilità.

Caratteristiche generali

 
Vetrata colorata della cattedrale di Les Andelys in Normandia

Una delle caratteristiche più evidenti del vetro ordinario è la trasparenza alla luce visibile. La trasparenza è dovuta all'assenza di stati di transizione elettronici nell'intervallo energetico della luce visibile e al fatto che il vetro è omogeneo a tutte le scale di grandezza superiori alla lunghezza d'onda della luce; le disomogeneità provocherebbero infatti dispersione dei raggi luminosi e quindi un'immagine "sbiadita".[2]

Il vetro comune non è invece trasparente alle lunghezze d'onda minori di 400 nm (ovvero il campo ultravioletto), a causa dell'aggiunta della soda. La silice pura (come il quarzo puro, piuttosto costosa) non assorbe infatti gli ultravioletti e viene perciò impiegata nei settori dove occorre questa caratteristica.

Il vetro può essere prodotto in forma così pura da permettere il passaggio della luce nella regione dell'infrarosso per centinaia di chilometri nelle fibre ottiche.

Aggiunte di elementi chimici nei vetri

Si è già accennato all'aggiunta di soda o potassa per abbassare il punto di fusione del vetro ad un livello accettabile, ma altre sostanze possono essere aggiunte per ottenere diverse proprietà.

Il vetro al piombo, noto anche come cristallo o vetro Flint, si ottiene aggiungendo ossido di piombo (PbO) ed ha un indice di rifrazione maggiore di quello del vetro comune, con l'effetto di apparire più brillante.

Aggiunte di sali di bario aumentano ugualmente l'indice di rifrazione del vetro mentre aggiunte di ossido di torio producono un elevatissimo indice di rifrazione ed i vetri così ottenuti sono usati per produrre lenti di alta qualità.

Il boro è aggiunto per migliorare le caratteristiche termiche ed elettriche, come nel caso del vetro Pyrex.

L'aggiunta di alte quantità di ferro provoca l'assorbimento della radiazione infrarossa, come nei filtri per l'assorbimento di calore nei proiettori cinematografici. Con il cerio si ottiene un forte assorbimento delle radiazioni ultraviolette, ottenendo vetri in grado di offrire protezione dalla radiazioni ultraviolette ionizzanti.

Metalli e ossidi metallici vengono aggiunti nella produzione del vetro per dare o alterare il colore. Il manganese in piccole quantità neutralizza il verde causato dalla presenza di ferro, mentre in quantità elevate dà il colore ametista. Similmente il selenio in piccole dosi è usato per decolorare, mentre in quantità elevate dona colore rosso. Piccole concentrazioni di cobalto (0,025-0,1%) danno colore blu. Ossido di stagno con ossidi di arsenico e antimonio danno un vetro bianco opaco, usato nei laboratori di Venezia per imitare la porcellana.

Aggiunte dal 2 al 3% di ossido di rame producono un colore turchese, mentre il rame metallico dà un rosso opaco, e viene impiegato come surrogato del rubino rosso. Il nichel, dipendentemente dalla concentrazione, induce blu, violetto o anche nero. L'aggiunta di titanio dà un vetro giallo-marrone. L'oro in concentrazioni minime (0,001%) produce un vivace colore rosso rubino, mentre una quantità ancora minore dà sfumature meno intense di rosso, commercializzate con il nome di "vetro cranberry" (lampone).

L'uranio (0,1-2%) può essere aggiunto per dare un colore giallo o verde fluorescente. Il vetro all'uranio solitamente non è sufficientemente radioattivo da essere pericoloso ma, se polverizzato (per esempio mediante lucidatura con carta vetrata) ed inalato, può essere cancerogeno. I composti dell'argento, in particolare il nitrato, producono una gamma di colorazioni comprese tra il rosso arancio ed il giallo.

Il modo in cui la pasta vetrosa è scaldata e raffreddata influisce molto sul colore generato da questi elementi, secondo meccanismi chimico-fisici non del tutto compresi. Periodicamente vengono scoperte nuove colorazioni per il vetro. Il vetro è prodotto a volte anche dal magma vulcanico, e prende il nome di ossidiana. Questo materiale è usato da lungo tempo per fabbricare affilati coltelli. In alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti, la raccolta di ossidiana in alcuni luoghi è proibita dalla legge.

Storia del vetro

 
Coppa diatreta di epoca romana del IV secolo a.C.

Il vetro naturale è in uso fin dall'antichità. Il primo utilizzo del vetro è attestato già dal III millennio a.C. in Mesopotamia. La prima manifattura documentata del vetro si ha in Egitto, nel II millennio a.C., quando fu impiegato nella produzione di stoviglie, altri utensili e monili (detti perle di vetro).

Nella metà del I secolo a.C. circa fu sviluppata la tecnica del soffiaggio, che ha permesso che oggetti prima rari e costosi divenissero molto più comuni. Durante l'Impero Romano il vetro fu plasmato in molte forme, principalmente vasi e bottiglie. I primi vetri erano di colore verde a causa della presenza di impurità di ferro nella sabbia utilizzata.[3]

Oggetti in vetro risalenti ai secoli VII e VIII sono stati rinvenuti sull'isola di Torcello, vicino a Venezia. Ciò testimonia una relazione tra l'epoca romana e l'importanza di questa città nella manifattura vetraria. Una svolta nella tecnica produttiva si è avuta intorno all'anno 1000, quando nel nord Europa la soda fu sostituita con la potassa, più facilmente ottenibile dalla cenere di legno. Da questo momento i vetri del nord differirono significativamente da quelli originari dell'area mediterranea, dove si è mantenuto l'impiego della soda.

L'XI secolo vide l'emergere, in Germania, di una nuova tecnica per la produzione di lastre di vetro per soffiatura, stirando le sfere in cilindri, tagliando questi ancora caldi e appiattendoli quindi in fogli. Questa tecnica fu poi perfezionata nel XIII secolo a Venezia (centro di produzione vetraria del XIV secolo), dove furono sviluppate nuove tecnologie e un fiorente commercio di stoviglie, specchi ed altri oggetti di lusso. Alcuni vetrai veneziani si spostarono in altre aree d'Europa diffondendo così l'industria del vetro.

Fino al XII secolo il vetro drogato (cioè con impurità coloranti come metalli) non fu impiegato.

Il processo di produzione Crown fu impiegato a partire dalla metà del XIV secolo fino al XIX secolo. In questo processo, il soffiatore fa ruotare circa 4 kg di massa vetrosa fusa all'estremità di una barra fino ad appiattirla in un disco di circa 1,5 metri di diametro. Il disco viene quindi tagliato in lastre.
Il vetro veneziano ebbe un costo elevato tra i secoli X e XIV, fino a che gli artigiani riuscirono a mantenere segreta la tecnica. Ma intorno al 1688 un nuovo processo di fusione fu sviluppato, ed il vetro divenne un materiale molto più comune. L'invenzione della pressa per vetro nel 1827 diede inizio alla produzione di massa di questo materiale.
La tecnica a cilindri fu inventata da William J. Blenko all'inizio del XX secolo.

Le decorazioni sono incise sul vetro per mezzo di acidi o sostanze caustiche, che corrodono il materiale. Tradizionalmente l'operazione è svolta da artigiani esperti dopo che il vetro è stato soffiato o colato. Nel 1920 fu sviluppato un nuovo metodo consistente nello stampaggio diretto delle decorazioni sul vetro fuso. Questo ha permesso di abbattere i costi di produzione e assieme alla diffusione dell'uso di vetri colorati, portò ad un uso più diffuso delle stoviglie in vetro intorno al 1930.

Utensili in vetro

Il vetro è un materiale molto utilizzato per la sua durezza e scarsa reattività. Molti oggetti di uso comune sono di vetro, come bicchieri, scodelle, bottiglie, lampadine, specchi, tubi catodici per televisori e monitor, oltre alle finestre.

Con il termine cristallo[4] viene indicato un vetro pregiato con il quale si producono articoli per la casa, calici, bicchieri e altri prodotti di elevata qualità. Le caratteristiche principali che distinguono il cristallo dal vetro comune sono la particolare lucentezza (dovuta all'indice di rifrazione più elevato) e la "sonorità" (particolarmente apprezzata nei calici). Il cristallo viene ottenuto aggiungendo ossido di piombo (PbO) alla miscela silicea.

Nei laboratori di chimica, fisica, biologia e altri campi, flaconi, vetrerie per analisi, lenti e altri strumenti sono fatti di vetro. Per queste applicazioni è spesso utilizzato un vetro con borosilicati (o vetro Pyrex), a causa della maggiore robustezza e minore coefficiente di dilatazione termica, che garantisce una buona resistenza agli shock termici e maggiore precisione nelle misure ove si hanno riscaldamenti e raffreddamenti. Per alcune applicazioni è richiesto il vetro di quarzo, che è però più difficile da lavorare. La maggior parte delle vetrerie è prodotta industrialmente, ma alcuni grandi laboratori richiedono prodotti così specifici che dispongono di un tecnico soffiatore interno.

I vetri vulcanici come l'ossidiana sono impiegati dall'età della pietra per realizzare utensili litici, ma la tecnica di lavorazione arcaica può essere applicata anche ai vetri attuali prodotti industrialmente.

Vetro artistico

 
Manifattura artigianale e attrezzi (1850 circa)

Nonostante la disponibilità di nuove tecnologie, il vetro soffiato o lavorato alla fiamma continua a essere prodotto, ad esempio per la realizzazione di opere artistiche. Alcuni artisti che hanno utilizzato il vetro per la produzione delle loro opere sono: Sidney Waugh, René Lalique, Albert Dammouse, François Décorchemont, Emile Gallé, Almaric Walter, Gabriel Argy-Rousseau, Dale Chihuly e Louis Comfort Tiffany.

Il termine "vetro cristallo", derivante dal cristallo minerale, ha assunto la connotazione di vetro incolore di alta qualità, spesso ad alto contenuto di piombo, ed è in genere riferito ad oggetti raffinati soffiati a mano, che dalla fine del 1800 hanno visto il fiorire delle vetrerie artistiche di Murano quali: AVEM, Barbini, Fratelli Barovier, Barovier & Toso, Fratelli Toso, MVM Cappellin & C., Cenedese, Pauly & C. - Compagnia Venezia Murano, SAIAR, Seguso, Venini, Zecchin-Martinuzzi.

Esistono molte tecniche di lavorazione artigianale per i vetri artistici, ciascuna più adatta per particolari oggetti. L'artigiano del vetro può soffiare il vetro, lavorarlo alla fiamma oppure creare vetrate con forni che raggiungono la temperatura di fusione, inglobando nella lastra base il motivo creato con vetri di colore diverso. È anche possibile tagliare il vetro con seghe al diamante e lucidarne le superfici.
Tra gli oggetti in vetro si hanno: stoviglie (ciotole, vasi e altri contenitori), biglie, perline, pipe da fumo, sculture e mosaici. Spesso vengono utilizzati vetri colorati oppure smaltati, anche se questi ultimi sono considerati da alcuni meno raffinati.
Il museo di storia naturale di Harvard possiede una collezione di riproduzioni estremamente dettagliate di piante ed animali in vetro, lavorati alla fiamma da Leopold Blaschka e figlio, che portarono il segreto della loro tecnica nella tomba. I fiori di vetro di Blaschka sono ancora oggi fonte di ispirazione per gli artigiani moderni.
Il vetro colorato ha una lunga storia artistica: molte chiese hanno splendide finestre realizzate con tali vetri.

Produzione industriale

 
Vetro nei grandi edifici (Palagiustizia Firenze)

Vetro acidato

Il vetro acidato è un vetro con una superficie di tipo granuloso, che viene ottenuto per mezzo di un trattamento chimico basato sull'impiego di acido fluoridrico (che presenta caratteristiche chimico-fisiche tali da intaccare il vetro).

Vetro argentato (specchio)

Il vetro argentato prende il nome da uno strato di sali d'argento aderente ad una superficie della lastra, che causa un effetto di riflessione ottica, visibile sulla superficie opposta alla superficie trattata. Le lastre sulle quali viene effettuata l'argentatura sono prodotte con il procedimento float (che consiste nel fare galleggiare il vetro sopra uno strato di stagno fuso) e poi sottoposte al trattamento; tuttavia l'argentatura può essere eseguita anche ad altri stadi di lavorazione del vetro. Questo tipo di vetro può essere dotato di pellicola antinfortunistica, che in caso di rottura dello specchio, ne mantiene i frammenti aderenti ad essa ed evita potenziali infortuni.

Vetro cilindrico

Il vetro è soffiato all'interno di stampi metallici cilindrici, quindi dalla forma ottenuta vengono asportati gli estremi e praticato un taglio lungo una generatrice del cilindro. È quindi posto in un forno, dove, rammollendosi, si apre e si stende in lastra. Prima dell'introduzione del metodo Pilkington a galleggiamento, questa tecnica era molto diffusa per la produzione del vetro comune.

Vetro colato (laminato)

Prima dell'invenzione di Alastair Pilkington, il vetro a lastra era in parte realizzato per colata, estrusione o laminazione e le superfici non avevano le facce otticamente parallele, dando origine a caratteristiche aberrazioni visive. Il parallelismo poteva essere ottenuto con la lucidatura meccanica, ma con elevati costi.

Per questo motivo oggi questa tecnica viene usata solo per produrre vetri particolari o decorativi, quali:

  • vetro stampato: su una superficie del vetro viene stampato un disegno in rilievo. Lo "stampato C" è quello più famoso, utilizzato su porte e frigoriferi e non e di conseguenza lucido trasparente.Può essere anche ricavato da lastra atermica colorata nelle tonalità verde-marrone-grigio..
  • vetro retinato: il vetro retinato viene prodotto incorporando una rete metallica al suo interno e viene impiegato per sicurezza nelle zone sottoluce di parapetto delle vetrate. Può essere anche di aspetto colorato. Per il vetro retinato non è applicabile il processo di tempra, a causa della presenza della rete metallica.
  • vetro ornamentale.

Vetro float (galleggiante)

Il 90% del vetro piatto prodotto nel mondo, detto vetro float, è fabbricato con il sistema "a galleggiamento" inventato da Alastair Pilkington, dove il vetro fuso è versato ad una estremità di un bagno di stagno fuso. Oggi quest'operazione è effettuata in atmosfera controllata. Il vetro galleggia sullo stagno e si spande lungo la superficie del bagno, formando una superficie liscia su entrambi i lati. Il vetro si raffredda e solidifica mentre scorre lungo il bagno, formando un nastro continuo. Il prodotto è poi "lucidato a fuoco", riscaldandolo nuovamente su entrambi i lati, e presenta così due superfici perfettamente parallele. Le lastre sono realizzate con spessori standard di 2, 3, 4, 5, 6, 8, 10, 12, 15, 19, 22 e 25mm. Questo tipo di vetro è considerato pericoloso per l'uso in applicazioni architettoniche, poiché tende a rompersi in grossi pezzi taglienti, che possono causare gravi incidenti. Per ovviare a questo problema nel caso di applicazioni soggette ad urti o sollecitazioni statiche, la singola lastra può essere temprata come descritto nel relativo capitolo. Le normative edilizie pongono in genere delle limitazioni all'uso di questo vetro in situazioni rischiose, quali: bagni, pannelli di porte, uscite antincendio, nelle scuole , ospedali ed in genere nei sottoluci dei parapetti.

Nella tabella di seguito vengono presentate alcune caratteristiche del vetro float:[5]

Densità 2,5 kg/dm3
Durezza 6,5 (scala Mohs)
Modulo elastico 750000 kg/cm2
Coefficiente di Poisson 0,23
Carico di rottura a compressione 10000 kg/cm2
Carico di rottura a trazione 400 kg/cm2
Carico di rottura a flessione 400 kg/cm2
Coefficiente di dilatazione termica 9x10-6
Conducibilità termica 1 kcal/h·m °C

Vetro tirato (lucido)

Per la produzione del vetro tirato,o vetro segato la massa di vetro fusa viene meccanicamente tirata da due forze di uguale direzione ma di verso opposto. Questo vetro presenta caratteristiche ondulazioni della superficie. Il vetro tirato e quello float hanno la stessa composizione chimica e le stesse proprietà fisiche.Viene anche commercialmente denominato semi-doppio, doppio, mezzocristallo.

Lavorazione industriale

Nell'ambito della lavorazione industriale, il vetro viene classificato a seconda delle sue caratteristiche fisiche macroscopiche. Le industrie di produzione forniscono il vetro sostanzialmente in due formati principali:

  • grande lastra: lastra di vetro solitamente 6000×3210 mm
  • cassa contenente lastre, di norma 2400×3210 mm.[6] Questo formato di distribuzione viene usato per vetri semilavorati (come vetri stratificati, riflettenti o specchi) di prezzo più elevato.

A causa della sua elevata durezza, il vetro viene lavorato solo con alcuni tipi di utensili, tra cui la mola.

Taglio

File:Tavolo da taglio computerizzato.jpg
Tavolo da taglio computerizzato per lastra singola.

Il taglio di piccoli pezzi può essere eseguito a mano con strumenti appositi, ma in generale viene eseguito da un banco di taglio. Il banco di taglio è un macchinario a controllo numerico che presenta un piano fisso, solitamente vellutato e con fori per generare un cuscino d'aria (utile per lo spostamento del vetro). Viene chiamato anche "pantografo" Sopra di questo vi è un ponte mobile che tramite un tagliavetro fornito di rotella in carburo di tungsteno o widia o diamante sintetico pratica incisioni sul vetro a seconda della programmazione eseguita tramite un software chiamato "ottimizzatore", che previo inserimento misura delle lastre come giacenza di magazzino, inserendo le misure da tagliare; il software ottimizzatore è implementato affinché ottimizzi il taglio, evitando al minimo lo sfrido. I vetri tagliati in questo modo verranno poi troncati da un addetto con l'ausilio del banco di taglio. È opportuno in fase di programmazione (se si lavora su grandi lastre) impostare dei tagli verticali sulla lastra in modo che sia più semplice lavorare su due parti più piccole in fase di apertura dei vetri. Per i vetri laminati stratificati il taglio viene eseguito sia sulla parte superiore della lastra, sia sulla parte sottostante alla parte superiore della stessa, visto che sono due vetri accoppiati, mentre il film polimerico che tiene accoppiate le due lastre (in PVB o polivinilbutirrale) viene generalmente tagliato usando un cutter o imbevendolo di alcool etilico. Nei moderni macchinari, oltre al taglio simultaneo delle due lastre di vetro, c'è anche una resistenza a scomparsa, che scioglie il PVB permettendo l'apertura del taglio.

Molatura

Il vetro tagliato presenta un bordo particolarmente tagliente e irregolare, che viene eliminato tramite un'operazione di molatura (eseguita manualmente o da macchinari CNC) che asporta e uniforma il bordo del vetro in modi diversi, a seconda della lavorazione voluta:

  • filo lucido tondo: il bordo risulta arrotondato e lucido, il grado di lavorazione è elevato;
  • filo lucido piatto: il bordo risulta lucido e perpendicolare alla superficie ma la congiunzione viene smussata a 45°; anche qui si ha un grado di lavorazione elevato;
  • filo grezzo: come il filo lucido, con l'eccezione che il bordo non risulta lucido ma opaco e presenta una rugosità maggiore;
  • bisellatura: i bordi del vetro vengono molati per 10-40 mm di altezza per un angolo di circa 7 gradi rispetto alla superficie del vetro stesso.

La molatura del bordo viene anche effettuata occasionalmente per ragioni di costo soprattutto su vetri colorati per limitare il fenomeno dello choc termico anche se per questo fenomeno è consigliata la tempera della lastra.

Foratura

Il vetro può essere forato al trapano con apposite punte diamantate, adeguatamente refrigerate con getto continuo d'acqua.
La foratura può essere eseguita da trapani per vetro manuali monotesta o doppiatesta o a controllo numerico. I fori non devono essere troppo vicini al bordo (a seconda anche dello spessore del vetro) per evitare rotture dovute alle tensioni interne del pezzo. Nuovi macchinari permettono di forare con un particolare tipo di sabbia miscelata ad acqua (waterjet).

Tempra

  Lo stesso argomento in dettaglio: Tempra § Vetro.
 
Gli stati di tensione possono essere visti osservando il vetro in luce polarizzata.

Il vetro temprato viene ottenuto per indurimento tramite trattamento termico (tempra). Il pezzo deve essere tagliato alle dimensioni richieste e ogni lavorazione (come levigatura degli spigoli o foratura e svasatura) deve essere effettuata prima della tempra.
Il vetro è posto su un tavolo a rulli su cui scorre all'interno di un forno, che lo riscalda alla temperatura di tempra di 640 °C. Quindi viene rapidamente raffreddato da getti di aria. Questo processo raffredda gli strati superficiali, causandone l'indurimento, mentre la parte interna rimane calda più a lungo. Il successivo raffreddamento della parte centrale produce uno sforzo di compressione sulla superficie, bilanciato da tensioni distensive nella parte interna. Gli stati di tensione possono essere visti osservando il vetro in luce polarizzata.

Non tutti i vetri sono temprabili; in particolare, se presentano forme articolate o numerosi fori vicini tra loro possono rompersi durante il trattamento termico, a causa delle tensioni interne del materiale.

Il vetro temprato è circa sei volte più resistente del vetro float, questo perché i difetti superficiali vengono mantenuti "chiusi" dalle tensioni meccaniche compressive, mentre la parte interna rimane più libera da difetti che possono dare inizio alle crepe.

D'altro canto queste tensioni hanno degli svantaggi. A causa del bilanciamento degli sforzi, un eventuale danno ad un estremo della lastra causa la frantumazione del vetro in molti piccoli frammenti. Questo è il motivo per cui il taglio deve essere effettuato prima della tempra e nessuna lavorazione può essere fatta dopo.

Applicazioni del vetro temperato

Per la sua maggiore robustezza, il vetro temperato è spesso impiegato per la realizzazione di elementi senza struttura portante (tutto vetro), come porte in vetro e applicazioni strutturali e nelle zone parapetto.

È anche considerato un "vetro di sicurezza" in quanto, oltre ad essere più robusto, ha la tendenza a rompersi in piccoli pezzi smussati poco pericolosi. Questa caratteristica è sfruttata nell'industria automobilistica, dove viene impiegato per realizzare i finestrini laterali delle automobili, e in generale in tutte quelle applicazioni dove i frammenti del vetro infranto potrebbero colpire delle persone.

In alcune situazioni però si possono avere problemi di sicurezza a causa della tendenza del vetro temprato a frantumarsi completamente in seguito ad un urto sul bordo.Da un punto di vista ottico la lastra di vetro può presentare delle distorsioni determinate dal processo di tempera rispetto ad un vetro non temperato.

Le inusuali proprietà del vetro temperato sono conosciute da secoli, come dimostrano le Gocce del principe Rupert.

Vetro laminato (stratificato)

File:Vetro stratificato 5+5 S.jpg
Vetro stratificato 5+5 S

Il vetro laminato (inteso come stratificato e non da confondere con il processo produttivo di laminatura) è stato inventato nel 1903 dal chimico francese Edouard Benedictus. Egli si è ispirato a un flacone rivestito da uno strato plastico di nitrato di cellulosa che per una disattenzione in laboratorio è caduto e si è rotto, ma senza aprirsi in pezzi. Egli fabbricò un materiale composito di vetro e plastica in grado di ridurre i pericoli in caso di incidenti automobilistici. L'invenzione non fu immediatamente adottata nel settore automobilistico, ma il primo impiego fu nei vetri delle maschere antigas in uso durante la Prima guerra mondiale.

Il vetro stratificato è realizzato unendo due o più strati di vetro ordinario alternato a un foglio plastico di colore simil-latteo, solitamente polivinilbutirrale (PVB). Il PVB è unito a sandwich con il vetro che è poi scaldato a 70 °C e pressato con rulli per espellere l'aria ed unire i materiali,l'operazione viene conclusa inserendo il sandwich così composto in un' autoclave a temperatura e pressione costante, dove si completa il processo di espulsione dell'aria rendendo così il vetro laminato nuovamente trasparente.
Un tipico laminato è costituito ad esempio da: 3 mm di vetro / 0,38 mm di polivinilbutirrale/ 3 mm di vetro. Il prodotto dell'esempio è definito vetro laminato da 6,38 mm o anche "33.1"[7]

Il vetro stratificato è distribuito comunemente in casse contenenti lastre di 3210×2400 mm e/o in grandi lastre 3210x6000 mm, e con accoppiamenti 3/3, 4/4, o 5/5. Altri accoppiamenti vengono eseguiti appositamente su richiesta. Gli strati intermedi possono presentare anche diversi spessori come pure il PVB può essere prodotto colorato in modo da dare all'insieme della lastra un aspetto colorato (tonalità bronzo-grigio).. Lo strato intermedio mantiene i pezzi di vetro in posizione anche quando il vetro si rompe, e con la sua resistenza impedisce la formazione di larghi frammenti affilati. Più strati e maggiore spessore del vetro aumentano la resistenza.[8]
Lo strato di PVB dona al materiale anche un maggiore effetto di isolamento acustico e riduce del 99% la trasparenza alla luce ultravioletta.

 
Il parabrezza di un'auto con la rottura a "ragnatela", tipica del vetro laminato

Il vetro laminato è normalmente impiegato dove ci può essere il rischio di impatti con il corpo umano, oppure dove il pericolo possa derivare dalla caduta della lastra se frantumata. Le vetrine dei negozi e i parabrezza-lunotti delle auto sono tipicamente realizzati in vetro laminato come pure le zone parapetto delle vetrate interne ed esterne.È considerato un vetro di sicurezza grazie alla capacità di mantenersi compatto se fratturato.

Vetro curvo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Vetro curvo.

Il vetro curvo è un vetro sottoposto ad un procedimento di riscaldamento graduale ad alte temperature (tra i 500 e i 750 °C circa), fino a diventare abbastanza plastico da aderire (per gravità o costretto in una qualche maniera) ad uno stampo concavo o convesso, disposto orizzontalmente o verticalmente all'interno del forno di curvatura. Non è possibile ottenere un vetro curvo che si adagi sullo stampo esclusivamente sotto l'azione della sua forza peso, una volta raggiunta la viscosità necessaria, senza che il vetro stesso non venga segnato dalla testura, seppur minima, dello stampo, compromettendone la trasparenza e l'uniformità di spessore della lastra. Per tale motivo, in genere l'azione di curvatura della lastra viene coadiuvata da dispositivi meccanici o pneumatici, che agevolano il processo, curvando il vetro a viscosità più alte e tali da non inficiare le caratteristiche originarie della lastra dopo il contatto con lo stampo.

Dopo questa fase, il vetro viene raffreddato molto lentamente ("detensionamento" o "ricottura" del vetro), per evitare di indurre tensioni che ne precluderebbero una eventuale successiva lavorazione o che potrebbero innescare fenomeni di rottura spontanea del materiale. Il processo di detensionamento viene normalmente adottato per i parabrezza delle automobili, per i quali è prevista la messa in sicurezza mediante stratifica e non mediante tempra. Viceversa, molto più frequentemente per il vetro impiegato nel settore dell'arredamento, il processo di curvatura si conclude con un raffreddamento istantaneo, al fine di ottenere un vetro curvo temprato.

Per vetro curvo si intende comunemente il vetro sottoposto alla curvatura lungo un solo asse della lastra (si pensi ad esempio alla curvatura che subisce un foglio di carta quando si tendono ad avvicinare due lati opposti). Qualunque altro tipo di curvatura che coinvolga entrambe le dimensioni principali della lastra dà luogo ad un "vetro cavo". Esempi concreti di oggetti in vetro cavo possono essere: lampadari, bottiglie, bicchieri, vasi, piani lavabo in vetro con lavabo ricavato mediante termoformatura.

Si possono curvare vetri di spessore tra i 3 e 19 mm, per una misura massima di 2600 mm x 4000 mm, con diverse finiture (ad esempio: sabbiato, serigrafato, inciso, forato o con asole) e di tutte le tipologie (ad esempio: colorato, fuso, riflettente, basso emissivo o stampato); non tutte le finiture sono tuttavia applicabili prima della curvatura.

Vetro autopulente

Di invenzione successiva al vetro Pilkington, il vetro autopulente trova impiego nella costruzione degli edifici, automobili e altre applicazioni tecniche.
Uno strato di 50 nm di biossido di titanio applicato sulla superficie esterna produce l'effetto autopulente attraverso due meccanismi:

  • effetto fotocatalitico: i raggi ultravioletti catalizzano la decomposizione delle molecole organiche sulla superficie della finestra;
  • idrofilicità: l'acqua viene attratta dalla superficie del vetro, dove forma un sottile strato che "lava via" i residui dei composti organici.

Vetrata isolante

File:Vetrocamera.jpg
Sigillatura finale del vetrocamera.

La vetrata isolante è definita anche vetro isolante o in gergo vetrocamera, e in linguaggio normativo "vetri uniti al perimetro" (in inglese: IGU, da Insulating Glass Unit, cioè elemento vetrato isolante). È una struttura vetrata utilizzata in edilizia, in particolare nei serramenti esterni (finestre e porte) e facciate continue, al fine di ridurre le perdite termiche dell'edificio. È costituita da due o più lastre di vetro piano unite tra di loro, al perimetro, da un telaietto distanziatore in materiale metallico profilato (alluminio, acciaio) o polimerico e separate tra di loro da uno strato d'aria o di gas (argon, krypton, xenon).Il telaietto perimetrale è conformato in modo che all'interno di esso possano trovare alloggio dei sali che sono necessari per mantenere disidratata la lama d'aria risultante, evitando in questo modo la comparsa di condensa sulla superficie della lastra rivolta verso l'intercapedine. L'argon, il krypton e lo xenon hanno lo scopo di aumentare l'isolamento termico, espresso in K/Cal·m2·h·°C, mentre l'isolamento acustico lo si ottiene attraverso l'incremento dello spessore delle lastre, meglio se di spessore diversificato per evitare fenomeni di risonanza acustica.

Vetro basso-emissivo

È un vetro su cui è stata posata una pellicola (couche) di uno specifico materiale (ossidi di metallo), che ne migliora notevolmente le prestazioni di isolamento termico, senza modificarne sostanzialmente le prestazioni di trasmissione della luce. I più comuni sono 4 mm 3/3 oppure 4/4.Possono risultare leggermente colorati per effetto del trattamento superficiale.

Vetro a controllo solare

Il vetro a controllo solare riduce l'utilizzo di sistemi di condizionamento, il carico energetico ed i costi.

Nei climi più caldi, il vetro a controllo solare è utilizzato per ridurre l'apporto di calore solare e aiuta al controllo dell’abbagliamento.

Nei climi temperati, è utilizzato per controbilanciare il controllo solare con un'elevata trasmissione di luce naturale.

Il vetro a controllo solare è indicato in situazioni dove un eccessivo apporto di calore solare può costituire un problema in varie applicazioni, come ad esempio verande di ampie dimensioni, passerelle pedonali vetrate e facciate di edifici.

Vetro selettivo

I vetri selettivi sono dei vetri bassi-emissivi che svolgono un'azione di filtro nei confronti del fattore solare, scoraggiando la trasmissione del calore per irraggiamento.Sono generalmente prodotti con l'impiego di lastre colorate e vengono solitamente confezionati in vetrocamera in modo da raggiungere il doppio obbiettivo ovvero isolare termicamente e filtrare i raggi solari.Sono quindi impiegati nella realizzazione di grandi vetrate o facciate continue pluripiano.

Vetro resistente al fuoco

  Lo stesso argomento in dettaglio: Pirofila.

Altre informazioni

La fluidità del vetro

  Lo stesso argomento in dettaglio: Metastabilità.

È stato a volte affermato che il vetro potrebbe avere le caratteristiche di un fluido viscoso e sciogliersi a temperatura ambiente, anche se molto lentamente, arrivando alla controversa definizione di vetro come "liquido super-raffreddato".[senza fonte] Si è affermato che le vecchie finestre sono frequentemente più spesse alla base che nella parte superiore, e che questo è dovuto allo scioglimento.[senza fonte] Una possibile origine potrebbe derivare dalle lastre realizzate in passato dai soffiatori per centrifugazione (il processo Crown descritto in questo articolo). Dal disco prodotto sono ritagliate le lastre che però non sono affatto uniformi: il bordo esterno del disco è più spesso dell'interno a causa della forza centrifuga. Le lastre erano poi montate nella finestra con la parte più spessa in basso, per maggiore stabilità e migliore trasparenza. Sono stati trovati alcuni casi di lastre con la parte spessa in alto, probabilmente a causa di imperizia nell'installazione.[senza fonte]

Il vetro può comunque deformarsi in seguito all'applicazione di carichi. In alcuni casi (come i termometri da laboratorio) il vetro è riscaldato oltre la temperatura alla quale diventa un fluido super-raffreddato. Questo comporta una variazione nella calibrazione dei termometri nel corso di anni di utilizzo.

Scrivendo sull'American Journal of Physics, il fisico Edgar D. Zanotto ha affermato:"...il periodo di rilassamento per il GeO2 a temperatura ambiente è di   anni. Quindi il tempo di rilassamento (tempo caratteristico di colatura) dei vetri delle cattedrali dovrebbe essere molto più lungo" (Am. J. Phys, 66(5):392-5 maggio 1998).

Prove in contrasto con la fluidità del vetro:

  • Se il vetro medioevale fosse colato in modo rilevabile, gli oggetti di epoca Romana ed Egizia lo sarebbero maggiormente in proporzione, ma questo non è stato osservato.[senza fonte]
  • Se lo scioglimento del vetro fosse percepibile ad occhio nudo dopo qualche secolo, le deformazioni degli specchi dei vecchi telescopi astronomici sarebbero osservabili per mezzo dell'interferometria nell'arco di un paio di giorni, ma questo non è stato notato. Allo stesso modo non sarebbero osservabili gli anelli di Newton tra frammenti di vetro vecchi di decenni. Ma questo in realtà accade.[senza fonte]
  • Le ottiche di precisione (lenti e specchi) usati in telescopi e microscopi dovrebbero perdere progressivamente il fuoco, ma questo non avviene.[senza fonte]

Note

  1. ^ Il fatto che tale raffreddamento avvenga abbastanza velocemente ostacola la formazione di una struttura cristallina regolare.
  2. ^ L'effetto Tyndall è il fenomeno inverso alla trasparenza.
  3. ^ Anche il vetro attuale ha similmente una leggera tinta a causa delle impurezze.
  4. ^ Da non confondere con il significato in ambito chimico, per il quale si rimanda alla voce "cristallo".
  5. ^ COSTRUZIONI.NET - le costruzioni in rete
  6. ^ La prima delle due dimensioni può variare
  7. ^ Il primo "tre" indica vetro float tre millimetri, il secondo "tre" l'altra lastra da 3 mm, mentre l'uno rappresenta il numero di strati di PVB usati per la laminazione. Ad esempio, con 66.4 si indica un vetro stratificato formato da due lastre di vetro da sei millimetri, accoppiate tramite 4 fogli spessi 0,38 mm di PVB, quindi in definitiva il vetro è 6+6+1,52 PVB.
  8. ^ I vetri antiproiettile realizzati con molti strati di vetro spesso, possono arrivare a 50 mm di spessore.

Bibliografia

  • (EN) E. J. Donth. The Glass Transition: Relaxation Dynamics in Liquids and Disordered Materials. Heidelberg, Springer, 2001. ISBN 978-3-540-41801-6
  • Amedeo Benedetti, "Vetro, terracotta e ceramica", in Bibliografia Artigianato. La manualistica artigiana del Novecento: pubblicazioni su arti e mestieri in Italia dall'Unità ad oggi, Genova, Erga, 2004, pp. 350-367. ISBN 88-8163-358-2

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