Fotocamera

strumento utilizzato per la ripresa fotografica

La macchina fotografica o fotocamera (unione del termine greco φως phōs, Gen. φωτός phōtos, luce con quello latino, camera obscura, camera oscura) è lo strumento utilizzato per la ripresa fotografica e per ottenere immagini di oggetti reali archiviabili su supporti materiali o elettronici. La fotocamera in senso stretto, quella più nota e diffusa, lavora con la porzione dello spettro elettromagnetico visibile o luce ma può sfruttare altre porzioni spettrali, o differenti forme di energia, riflesse, emesse, diffuse o trasmesse dall'oggetto da rappresentare. Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIi

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Fotocamera a banco ottico

Struttura e funzionamento

Ogni macchina fotografica è costituita da due parti fondamentali: un corpo, con un'apertura ad un'estremità per permettere alla luce di entrare (camera oscura), ed una superficie di registrazione per catturare l'immagine luminosa all'altra estremità. Formalmente non servirebbe altro (stenoscopia). A questi due elementi basilari, nella stragrande maggioranza dei casi si aggiunge la parte diottrica (lenti) o catadiottrica (specchi), che va a costituire l'obiettivo fotografico.

 
schema di una camera oscura

La prima apertura, di dimensioni stabilite dal diaframma, è controllata da un meccanismo (l'otturatore), mentre la parte relativa alla registrazione dell'immagine è costituita da un sensore fotosensibile, che può essere una pellicola o lastra fotografica (macchine fotografiche tradizionali) o un sensore digitale (CCD o CMOS) (macchine fotografiche digitali).

Esposizione

Mentre il diaframma controlla la quantità di luce che entra nella camera durante la ripresa, l'otturatore controlla la durata del tempo durante il quale la luce colpisce la superficie di registrazione. Apertura del diaframma e tempo d'otturazione determinano quindi la quantità di radiazione in entrata e, di conseguenza, un corretto rapporto tra essi fornisce la giusta esposizione. Per esempio, in situazioni di luce scarsa, si può usare un diaframma molto aperto oppure un maggior tempo di esposizione per catturare anche la poca luce presente; in caso di forte luce, analogamente, si ridurranno i tempi e/o si chiuderà il diaframma. Questo fenomeno non vale linearmente che per un intervallo definito di tempi e di diaframmi (da pochi secondi a circa 1/1000, e da un diaframma f/1,1 a circa f/22 nel caso delle pellicole a media sensibilità); al di fuori di questo ambito, la risposta tenderà a non essere più proporzionale, nonché differente per le diverse lunghezze d'onda. Interverranno altri fenomeni, di cui i più noti sono l'effetto Schwarzschild, o di reciprocità, e i fenomeni di diffrazione di cui si dovrà tener conto in tutti quei casi (fotografia notturna, astrofotografia, ad esempio) in cui si esce da questo intervallo di risposta lineare.

 
Interno di una fotocamera SLR a film

Messa a fuoco

L'apparato fotografico necessita che sull'elemento sensibile, l'immagine reale che si andrà a formare venga focalizzata (Messa a fuoco) in maniera opportuna, concentrando la radiazione sul piano focale. Ci sono vari sistemi per mettere a fuoco l'immagine in modo accurato, a seconda del tipo di macchina fotografica. Le fotocamere più semplici utilizzano, combinandoli, più accorgimenti per ottenere il fuoco fisso, come un'apertura del diaframma molto ridotta ed obiettivi di tipo grandangolare per ottenere la messa a fuoco sulla distanza iperfocale ovvero per fare in modo che tutto ciò che è compreso in un certo intervallo (tipicamente tra tre metri e l'infinito) sia ragionevolmente a fuoco. È il tipo di messa a fuoco usato nelle macchine fotografiche monouso, nelle macchine fotografiche economiche, nelle fotocamere dei telefoni cellulari. L'intervallo tra la distanza minima e massima dalla macchina fotografica entro la quale i soggetti della foto sono a fuoco è definita profondità di campo.

La maggior parte delle fotocamere utilizza invece obiettivi a fuoco variabile, cambiando quindi la geometria del sistema, per esempio muovendo avanti e indietro sull'asse l'ottica, o parte di essa. Per mettere a fuoco l'immagine. Questa operazione può essere effettuata manualmente o può essere svolta automaticamente - in fotocamere a ciò abilitate - grazie alla funzione di autofocus.

Le fotocamere a telemetro permettono di controllare visivamente il fuoco per mezzo di una unità di parallasse accoppiata posta sopra il corpo macchina. Le macchine fotografiche reflex ad obiettivo singolo (SLR) utilizzano le lenti dell'obiettivo ed uno specchio per proiettare l'immagine su un vetro smerigliato che, visualizzato nel mirino, permette di definire la giusta inquadratura e messa a fuoco, aiutandosi con alcuni dispositivi ottici integrati nel vetro smerigliato, tipicamente lo stigmometro a immagine spezzata e la corona di microprismi.

Le fotocamere reflex a doppio obiettivo (TLR) o biottiche, utilizzano un obiettivo per proiettare attraverso uno specchio l'immagine su un mirino di messa a fuoco e l'altro per proiettare l'immagine sulla pellicola; i due obiettivi sono accoppiati in modo che se l'immagine è a fuoco nel mirino, lo è anche sulla pellicola.

Il banco ottico utilizza un vetro smerigliato che viene sostituito, al momento dell'esposizione, da una lastra fotografica.

Tipologie

 
Fotocamera a banco ottico portatile
 
Reflex SLR, medio formato (120)
 
Reflex SLR, piccolo formato (135)
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Reflex TLR o biottica, medio formato (120)
 
Fotocamera Leica M2 piccolo formato (135), a film e telemetro
 
Fotocamera digitale a mirino galileiano
 
Microcamera, micro formato (9.2 o 8x11 mm)

Possiamo idealmente suddividere gli apparecchi fotografici secondo diversi criteri, il più macroscopico dei quali si basa sulla tipologia dell'elemento sensibile, chimico, basato su reazioni innescate dalla radiazione incidente, o elettronico basato su diversi tipi di sensori. Attualmente, sulla base di questo criterio, si collocano nelle categorie:

  • Fotocamere digitali, basate su elementi sensibili elettronici a tecnologia digitale ormai di diversificate caratteristiche, dalle minuscole apparecchiature di pochi centimetri, a apparati da studio ad alta risoluzione con sensori linear array. Poche, limitate a settori specifici e generalmente superate le tecnologie elettroniche analogiche.
  • Fotocamere tradizionali, basate sulla chimica del processo fotografico, nei vari formati, dalle diverse e diffuse pellicole alle lastre piane.

Un altro criterio di categorizzazione, largamente estendibile è quello relativo ai formati ed alle caratteristiche generali, indipendentemente dall'elemento sensibile, che in alcuni casi può essere intercambiabile, quindi sia elettronico che tradizionale. Avremo una vasta gamma di apparecchi:

  • Fotocamere da studio, di grosso formato, in genere a dorso intercambiabile, digitale, a lastra piana e a pellicola di diversi formati
  • Fotocamere, di grosso formato, in genere a dorso intercambiabile, trasportabili
  • Fotocamere di medio formato, digitali o a pellicola, a volte con dorso intercambiabile, e come sotto-categorie:
  • Fotocamere di piccolo formato, dove solo poche reflex sono state prodotte come adattabili pellicola/digitale, ugualmente frazionabili in:
    • a mirino
    • reflex SLR
  • Fotocamere compatte, palmari
  • Microcamere
  • Fotocamere panoramiche, rotanti od a obiettivo rotante
  • Fotocamere per ripresa stereoscopica
  • Fotocamere di uso scientifico e specialistico
  • Fotocamere tradizionali a sviluppo istantaneo (Polaroid). Negli anni settanta anche la Kodak inizia la produzione di una fotocamera simile, la Kodak Instant. Dopo aver perso una battaglia di brevetti con la Polaroid Corporation, Kodak ha lasciato il business Instant Camera il 9 gennaio 1986. Uno dei pochissimi fotografi che ha realizzato con la fotocamera Kodak alcune ricerche fotografiche, è l'italiano Augusto De Luca.

Macchine a film e macchine digitali

Le macchine fotografiche tradizionali "catturano" la luce su una pellicola fotografica o su una lastra fotografica. Le fotocamere digitali utilizzano, al posto dei supporti tradizionali, un CCD o CMOS, per catturare le immagini che possono poi essere trasferite o archiviate in un dispositivo removibile o nella memoria interna della fotocamera per un utilizzo successivo o per effettuare operazioni di fotoritocco. Alcune macchine fotografiche digitali possono riprendere, oltre a immagini ferme, anche filmati.

Alcune macchine fotografiche hanno dei dispositivi (dorso data) che possono imprimere la data e/o l'ora sullo stesso negativo.

Macchine speciali

Le macchine fotografiche che scattano foto in tre dimensioni si dicono macchine stereoscopiche. Hanno due ottiche che - riprendendo nello stesso momento la stessa scena - riproducono il parallasse degli occhi umani. Le macchine fotografiche stereoscopiche che scattano foto lenticolari hanno tre, quattro, cinque, o più lenti.

Storia

L'antenato della macchina fotografica, il più antico immesso in commercio, è una Daguerreotype costruita nel 1839 dalla Susse Frères, una fabbrica di Parigi.

Alcuni produttori di macchine fotografiche

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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