Piramide di Djedefra

piramide egizia

Template:Piramide egizia

La piramide di Djedefra (chiamata anche piramide di Radjedef) è una piramide egizia, della quarta dinastia, iniziata tra il 2580 ed il 2570 a.C.[1] per il faraone Kheper (prenomen Djedefra appunto), figlio e successore di Cheope, probabilmente mai completata o smantellata. Infatti, della parte esterna, restano solo poche rovine alla base della piramide.

I resti di questa piramide si trovano nei pressi della moderna città di Abu Rawash, non lontano dalla perduta piramide di Athribis e dalla piramide numero 1 di Lepsius. Generalmente la piramide di Djedefra è spesso impropriamente chiamata quarta piramide di Giza, anche se si trova a circa 8 km da quest'ultima necropoli.

Indagine archeologica

La prima indagine della piramide principale è stata compiuta da John Shae Perring nel 1840. Karl Richard Lepsius ha poi catalogato la piramide nel secondo posto della sua lista, inserendo al terzo posto la piramide secondaria della regina dal nome sconosciuto.

Flinders Petrie esaminò l'edificio negli anni 1880. Tuttavia uno studio sistematico del complesso venne eseguito solamente nel 1901, ad opera di Emile Gaston Chassinat, seguito da quello di Pierre Montet e Bisson Fernand de la Roque nel 1920.

Ricerche successive vennero effettuate solo nel 1960 da parte di Vito Maragioglio e Celeste Rinaldi. Lo scavo più importante della zona venne cominciato nel 1995 da parte di un gruppo di esperti dell'Institut Français d'Archéologie Orientale, iniziato da Michel Valloggia.[2]

Le circostanze della costruzione

 
La testa di una statua del faraone Radjedef trovata presso il sito di Abu Rawash

Il complesso della piramide era dedicato al faraone Kheper, figlio di Cheope, costruita durante il suo regno durato probabilmente solo otto anni.[1] La durata di questo regno, tuttavia, è controversa e altre teorie possono arrivare ad un periodo di 25 anni.[3]

Kheper condusse i funerali del suo predecessore nella piramide di Cheope a Giza, come testimoniato da iscrizioni. Per la sua tomba, il nuovo faraone, lasciò tuttavia la necropoli per scegliere un sito 8 km più a nord-ovest, oggi presso il villaggio di Abu Rawash.[4] La piramide era molto più piccola delle strutture delle due precedenti, ma le ragioni della riduzione delle dimensioni non sono chiare. La tomba si trova su di una collina che domina l' altopiano di Giza, con un dislivello di circa 80 m[5], che, nonostante la piramide fosse stata più piccola, ne permetteva una posizione più elevata. I motivi esatti per il cambiamento di posizione non sono noti, ma potrebbero essere stati sia tecnici che dovuti al crescente culto del sole. Kheper fu il primo faraone che portava il titolo di "Figlio di Ra" (Sa Ra). Secondo recenti ricerche, non sarebbero mai avvenute dispute con i fratelli e le sorelle per la successione al trono.[6][7][2] Il tempio funerario era collegato al tempio a valle da una rampa processionale molto lunga, stimata in circa 1700 m.

La cava di materiale per il nucleo della piramide era situata a circa 2 km ad est vicino alla piramide numero 1 di Lepsius e ad una mastaba. Lo spessore degli strati di calcare trovato sono coerenti con le dimensioni delle pietre della piramide.[8]

Note

  1. ^ a b (DE) Thomas Schneider, Lexikon der Pharaonen (Enciclopedia dei faraoni). Patmos, 2002. ISBN 978-3491960534
  2. ^ a b (EN) Miroslav Verner, The Pyramids. Paperback 2002 ISBN 978-0802139351
  3. ^ (DE) Peter Jánosi, Giza in der 4. Dynastie. Die Baugeschichte und Belegung einer Nekropole des Alten Reiches. Band I: Die Mastabas der Kernfriedhöfe und die Felsgräber. Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, Wien 2005, pag. 72, ISBN 3-7001-3244-1
  4. ^ (DE) Alberto Siliotti, Pyramiden - Pharaonengräber des Alten und Mittleren Reiches. Pag. 92
  5. ^ Quota rilevata su Google Earth: Abu Roasch ~150 m sul livello del mare, mentre la piana di Giza ~70 m.
  6. ^ Mark Lehner, Geheimnis der Pyramiden, pag. 120
  7. ^ Rainer Stadelmann, Die ägyptischen Pyramiden. Vom Ziegelbau zum Weltwunder, pag. 126
  8. ^ (FR) Bernard Mathieu, Chantiers archéologiques et programmes de recherche. Etudes égyptologiques et papyrologiques. 1. Abou Rawash. BIFAO 100, 2000, 447-452