Cantautore

musicista che scrive, compone e canta il suo materiale musicale compresi testi e melodie
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Con il termine cantautore (da cantante + autore) si indica colui che interpreta canzoni da sé stesso composte.

Generalmente il "cantautore", perlomeno nei primi tempi, utilizza melodie semplici che acquistano particolare valore in virtù della qualità dei testi utilizzati, spesso erroneamente assimilati alle poesie, quando invece sono tecnicamente altra cosa in quanto creati insieme alla musica in una sorta di simbiosi.

Il testo del cantautore affronta temi sociali, politici, o filosofici, senza trascurare tematiche esistenziali o la sfera dei sentimenti.

La storia

In Italia

La nascita dei cantautori

In Italia il moltiplicarsi degli esponenti di questa categoria di artisti - cresciuta specialmente nella seconda metà del 1900 - ha portato al formarsi di diverse scuole cantautorali (anche se la loro definizione specifica è piuttosto vaga, e riferita sostanzialmente alla città di nascita o di adozione degli artisti piuttosto che alle loro caratteristiche poetiche): le più note sono comunque quella genovese, quella romana, la napoletana, la bolognese e la milanese, sebbene il fenomeno si sia poi diffuso su scala nazionale.

La parola cantautore fu creata nell'ambito della casa discografica RCA da Ennio Melis e Vincenzo Micocci nel 1959 per il lancio di Gianni Meccia[1]. Ovviamente, già vi erano stati dei personaggi che scrivevano e cantavano le proprie canzoni, come Domenico Modugno, Odoardo Spadaro, Ettore Petrolini, Rodolfo De Angelis e - andando ancora più indietro nel tempo - Armando Gill, il primo a firmare sia i testi che le musiche delle sue canzoni (come spiegava nella celebre presentazione che faceva precedere ai suoi spettacoli: Versi di Armando, musica di Gill, cantati da Armando Gill).

Modugno è il primo che scrive canzoni partendo dalla cronaca: nel 1955 scrive Vecchio frack dopo aver letto su un giornale la notizia del suicidio del principe Raimondo Lanza di Trabia (marito dell'attrice Olga Villi) che, all'età di trent'anni, nel novembre del 1954 si era gettato dalla finestra del suo palazzo in via Sistina a Roma[2], ed anche Lu pisce spada nasce da una storia vera, letta in un giornale[3][4].

 
I Cantacronache; da sinistra a destra: Sergio Liberovici, Fausto Amodei, Michele Luciano Straniero e Margot

Non bisogna infine dimenticare l'esperienza torinese dei Cantacronache, con esponenti quali Fausto Amodei, Sergio Liberovici, Michele Straniero e Margot che da un lato recuperano tutta la tradizione della musica popolare italiana, dall'altro producono nuove canzoni, spesso in collaborazione con intellettuali come Italo Calvino ed Umberto Eco, inserendo nei testi delle canzoni nuove tematiche come le morti sul lavoro (La zolfara, del 1959) l'opposizione alla guerra (Dove vola l'avvoltoio, 1961) le lotte operaie (Per i morti di Reggio Emilia, 1960).

I Cantacronache vengono considerati i precursori dell'esperienza dei cantautori italiani; così si è espresso su di loro Umberto Eco:

«Se non ci fossero stati i Cantacronache e quindi se non ci fosse stata anche l’azione poi prolungata, oltre che dai Cantacronache, da Michele L. Straniero, la storia della canzone italiana sarebbe stata diversa. Poi, Michele non è stato famoso come De André o Guccini, ma dietro questa rivoluzione c’è stata l’opera di Michele: questo vorrei ricordare»

Gli anni '60

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Gino Paoli e Lucio Dalla durante il Cantagiro del 1964

Tra i principali cantautori italiani degli anni sessanta (spesso influenzati dalla canzone d'autore francese) troviamo Umberto Bindi (solo autore delle musiche, mentre per i testi si appoggiava ad altri, primo fra tutti Giorgio Calabrese), Luigi Tenco, Gino Paoli, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci (il primo che nelle sue canzoni fa diventare protagonisti gli ultimi, dai barboni ai malati di mente, dalle prostitute ai poveri), Piero Ciampi (in realtà solo paroliere, mentre per le musiche si affidava a vari compositori come Gian Piero Reverberi o Gianni Marchetti), Fabrizio De André (anche se, in realtà, la quasi totalità del suo repertorio è stato scritto insieme ad altri artisti[6]), Nino Tristano, Silverio Pisu, Duilio Del Prete, i quali hanno saputo riprendere le suggestioni della canzone francese e trasformarle secondo la sensibilità italiana.

Questa prima generazione è influenzata principalmente dalla canzone francese e dalla canzone popolare italiana; a metà del decennio ad essi si affiancano altri cantautori come Lucio Dalla, Gian Pieretti, Francesco Guccini, Mauro Lusini e Roby Crispiano che sono invece influenzati dal beat (con il passare del tempo ed il proseguimento della carriera alcuni di loro come Dalla e Guccini svilupperanno delle caratteristiche musicali e tematiche proprie).

 
Gian Pieretti con Jack Kerouac, durante una delle conferenze tenute insieme nell'ottobre del 1966

Infine appartengono alla categoria anche alcuni come Gipo Farassino o Nanni Svampa che si sono dedicati per lo più alla canzone dialettale: Svampa forma poi nel 1964 un gruppo, I Gufi, con cui spesso incide canzoni di propria composizione in italiano, ed anche Farassino, alla fine degli anni '60, abbandona spesso il dialetto per scrivere canzoni come l'antimilitarista Ballata per un eroe («Andrò a ingrossare la nutrita schiera/di quelli che aggrappati a una bandiera/son morti bestemmiando di paura/ad occhi chiusi in una notte scura»), Remo la barca, La mia città, Il bar del mio rione, Avere un amico.

Altri, come Paolo Pietrangeli, Gualtiero Bertelli ed Ivan Della Mea, sono stati più legati ad una canzone strettamente politica.

Alla fine del decennio emerge un altro cantautore, Ugolino, che si distacca dal genere per avvicinarsi ad un tipo di canzone d'autore, basata su tematiche sociali che vengono espresse in maniera ironica e satirica.

Per quel che riguarda le donne, una delle prime cantautrici è Paola Orlandi, che già nel 1959 scrive il testo e la musica di una canzone che incide, Voglio l'amore; nello stesso periodo iniziano la carriera la sorella Nora Orlandi e Maria Monti (all'epoca fidanzata di Gaber), mentre Margot scrive e canta le sue prime canzoni all'interno dell'esperienza dei Cantacronache di cui fa parte e Giovanna Marini debutta a metà degli anni '60.

Proprio in questo decennio iniziano le collaborazioni tra canzone d'autore e poesia: l'antesignano, in questo senso, è ancora una volta Domenico Modugno che mette in musica due poesie di Salvatore Quasimodo con l'autorizzazione dell'autore, Ora che sale il giorno e Le morte chitarre; così racconta l'esperienza il cantautore pugliese:

«Quando gli chiesero il permesso per questa operazione, lui rispose che non lo aveva mai concesso a nessuno, ma che per Modugno non ci sarebbero stati problemi. Poi ci siamo incontrati e conosciuti a casa sua: era una persona molto strana, chiusa, vulnerabile, che ispirava tenerezza[7]»

Un altro intellettuale che ha frequenti collaborazioni con la canzone d'autore è Pier Paolo Pasolini, che nel 1963 autorizza Sergio Endrigo ad utilizzare alcuni versi tratti dalla raccolta La meglio gioventù; la canzone che nasce è Il soldato di Napoleone, contenuta nel primo 33 giri del cantautore istriano.

Sempre Pasolini collabora anche con Modugno, scrivendo il testo di Che cosa sono le nuvole:

«Recitai nell'episodio Cosa sono le nuvole, e dal titolo del film nacque anche una canzone, che scrivemmo insieme. È una canzone strana: mi ricordo che Pasolini realizzò il testo estrapolando una serie di parole o piccole frasi dell'Otello di Shakespeare e poi unificando il tutto[8]»

Gli anni '70

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Francesco Guccini, Paolo Pietrangeli e Giovanna Marini

Negli anni settanta, in concomitanza coi movimenti politici e culturali del periodo, si diffonde ancora di più l'utilizzo della canzone da parte di alcuni cantautori per uno scopo politico e sociale; musicalmente le influenze si spostano dalla musica francese a quella d'oltremanica ed oltreoceano ed i principali modelli sono Bob Dylan, Paul Simon e Leonard Cohen, anche se non manca chi, come Claudio Rocchi, si rifà a nomi meno conosciuti in Italia come Nick Drake o Roy Harper.

Tra i più importanti esponenti di questo periodo, oltre ai già citati Dalla, De André e Guccini, ci sono Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Edoardo De Angelis, Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano, Renzo Zenobi, Rino Gaetano, Corrado Sannucci, Stefano Rosso legati all'esperienza del Folkstudio, locale romano che promuove la canzone d'autore; poi Roberto Vecchioni, Claudio Lolli, Pierangelo Bertoli, Giorgio Laneve, Edoardo Bennato, Franco Battiato, Ivano Fossati (che inizia con il gruppo progressive I Delirium), Eugenio Finardi, Alberto Camerini, Enzo Maolucci e Carlo Credi, musicalmente più vicini al rock.

 
Un'immagine di Paolo Conte al Club Tenco con Francesco Guccini negli anni settanta

Anche se spesso inseriti nella categoria dei cantautori, non lo sono totalmente perché in realtà collaborano con parolieri o musicisti Claudio Baglioni (per buona parte degli anni '70 scrive insieme ad Antonio Coggio le musiche), Riccardo Cocciante (i cui testi sono scitti da Amerigo Casella e Marco Luberti, poi dal solo Luberti ed infine da Mogol) e Renato Zero (che compone con vari collaboratori, da Franca Evangelisti a Piero Pintucci, da Roberto Conrado a Dario Baldan Bembo, ed in certi casi, come Il carrozzone, è solo interprete).

Lo stesso è il caso di Lucio Battisti, che in realtà inizia l'attività nel decennio precedente, e che è autore quindi delle musiche delle canzoni da lui cantate, le quali - dopo essere state composte - vengono completate dai testi scritti da Mogol.

 
De Gregori e Venditti sull'etichetta del disco Theorius Campus

Anomalo anche il caso di Paolo Conte, la cui produzione coincide a livello temporale con quella degli artisti citati, ma i cui riferimenti musicali sono il jazz e le grandi orchestre swing degli anni trenta e quaranta, e spesso i suoi testi descrivono situazioni dell'epoca (Topolino amaranto, Bartali, Diavolo rosso) o semplicemente si identificano in una poetica molto intensa e universale (I giardini pensili hanno fatto il loro tempo, Per quel che vale, Chi siamo noi?, per esempio). Conte poi, oltre a cantare le sue musiche e i suoi testi, prende generalmente parte all'esecuzione come pianista.

Nella seconda metà del decennio raggiungono il successo cantautori come Pino Daniele, Angelo Branduardi, Ivan Graziani, Massimo Bubola e Goran Kuzminac che, seppure in maniera diversa, danno molto risalto all'aspetto musicale delle loro composizioni.

Le cantautrici, al contrario dei colleghi uomini, non riscontrano un grande successo in questo periodo: per questo nomi come quello di Antonella Bottazzi, Roberta D'Angelo, Chiara Grillo, Nicoletta Bauce restano conosciuti solo da una ristretta cerchia di appassionati. Eccezioni: le già citate Maria Monti, legata alla forma teatro-canzone e Giovanna Marini.

Gli anni '80

Negli anni ottanta si affermano interpreti che, seguendo le tendenze dell'epoca, adattano la canzone d'autore a stili quali punk, ska, rap e Rock;
Il filone Rock trova in Vasco Rossi l'interprete di punta; al punk si rifà (almeno inizialmente) Enrico Ruggeri; allo Ska Alberto Camerini e Donatella Rettore mentre Jovanotti porta al successo uno stile rap inizialmente destinato a fasce giovanili come quella dei paninari, per poi ricercare nuovi messaggi destinati ad un'audience più impegnata riguardo alle tematiche sociali. Da citare anche noti cantautori come Luca Carboni e Raf, quest'ultimo vicino alle sonorità dance.

In modo più o meno marcato altri cantautori come Luca Barbarossa o Mimmo Locasciulli si ispirano a songwriters quali James Taylor o Tom Waits; non mancano però altri nomi che, nel solco della tradizione della canzone d'autore del decennio precedente, portano delle novità specifiche nella composizione dei testi e delle musiche, come Gian Piero Alloisio o Flavio Giurato.

In questo periodo cominciano a suscitare un certo interesse anche alcune cantautrici fra le quali Gianna Nannini, legata alla musica rock, e Grazia Di Michele, influenzata da suggestioni etniche e richiami alle folk singer americane.

Gli ultimi anni

Negli anni novanta si affermano autori che coniugano un gusto "postmoderno" ad una qualità dei testi vicina a quella dei loro predecessori. Tra i più rappresentativi ci sono Luciano Ligabue, Tiziano Ferro, Laura Pausini, Samuele Bersani, Caparezza, Daniele Silvestri, Carmen Consoli, Elisa, Max Gazzè, Niccolò Fabi, Mao e Max Manfredi, considerato da Fabrizio De André come "il più bravo", e più tardi Pacifico e Carlo Fava. Un caso a parte è costituito dal cantautore Gianmaria Testa, divenuto apprezzato all'estero (specialmente in Francia) prima che in Italia. A fianco a questi nomi esistono cantautori di grande valore che non sono ancora arrivati alla vera affermazione, come Pino Marino, Amedeo Giuliani, Luca Bonaffini, Leo Pari, Mirco Menna, Sergio Bassi, Alessio Lega, Rudy Marra, Ivana Cecoli, Isa, Mattia Donna e Andrea Parodi e molti altri. Di recente si sono affermati Moltheni, Cesare Basile e Vasco Brondi. È da segnalare l'esperienza di Giorgia che dopo il primo album da cantautrice, è stata per molti anni interprete di altri per poi riaffermarsi come cantautrice a partire al 2001,e ottenendo la definitiva consacrazione con l'album Ladra di Vento del 2003.

All'estero

 
Georges Brassens (a destra) con Nanni Svampa

Gli omologhi dei cantautori si ritrovano soprattutto nella canzone francese (Georges Brassens, Serge Gainsbourg, Boris Vian, Barbara, Georges Moustaki, Charles Aznavour, Jacques Brel, Léo Ferré o - più recentemente - Renaud), nel "folk" e "rock" inglese (Donovan, Cat Stevens e Nick Drake); statunitense (Woody Guthrie, Pete Seeger, Bob Dylan, James Taylor) e canadese (Leonard Cohen, Neil Young, Joni Mitchell).

Sono cantautori anche i catalani, Joan Manuel Serrat e Lluís Llach, il portoghese José Afonso, il cileno Víctor Jara, il guatemalteco Ricardo Arjona.

Nel panorama estero, però, il cantautore non è ugualmente etichettabile; infatti molti celebrati nomi della "musica pop" internazionale sono autori dei brani che eseguono senza per questo essere definiti cantautori.

La parola cantautor esiste anche in spagnolo e in catalano.

Note

  1. ^ Il primo articolo giornalistico in cui è documentata la parola è, allo stato attuale delle ricerche, Chi sono i cantautori?, non firmato, pubblicato su Il Musichiere n° 90 del 17 settembre 1960
  2. ^ Maurizio Ternavasio, La leggenda di mister volare. Domenico Modugno, editore Giunti, 2004, pag. 35
  3. ^ "Il dizionario della canzone italiana - Le canzoni", di Autori Vari (a cura di Gino Castaldo), ed. Curcio, 1990; alla voce U pisci spada, pag. 479
  4. ^ Maurizio Ternavasio, "La leggenda di mister Volare", ed. Giunti, 2004, pagg. 31-32
  5. ^ Giovanni Straniero e Carlo Rovello, Cantacronache.I cinquant'anni della canzone ribelle, 2008, editrice Zona, pag. 8
  6. ^ Le canzoni di cui De Andrè è autore sia del testo che della musica sono otto in quasi quarant'anni di carriera (fonte: Archivio della SIAE, dopo una scrematura delle 14 che lì risultano, vedi discussione di questa pagina), ma in realtà alcune di queste derivano da musiche di cui i diritti sono scaduti (La canzone dell'amore perduto), o sono di autori non iscritti alla SIAE, come Vittorio Centanaro per La guerra di Piero e Si chiamava Gesù
  7. ^ Vincenzo Mollica, Domenico Modugno, edizioni Lato Side, 1981, pag. 86
  8. ^ Vincenzo Mollica, Domenico Modugno, edizioni Lato Side, 1981, pag. 89

Bibliografia

  • Enzo Gentile, Guida critica ai cantautori italiani, Gammalibri, 1979
  • Autori Vari (a cura di Gino Castaldo), Dizionario della canzone italiana, ed. Curcio, 1990
  • Gianni Borgna, La lingua cantata. L'italiano nella canzone d'autore dagli anni '30 a oggi, con Luca Serianni, Garamond 1995
  • Gianni Borgna, Storia della canzone italiana, Oscar Mondadori 1995-2004
  • Mario Bonanno, Con rabbia e con amore. Dizionario dei cantautori italiani, Bastogi editrice italiana, 2003
  • Autori Vari (a cura di Enrico Deregibus), Dizionario completo della canzone italiana, ed. Giunti, 2006
  • Mario Bonanno, Anni affollati. L'Italia e i cantautori 1973-1983, Bastogi editrice italiana, 2009

Voci correlate

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