Il nemico alle porte

film del 2001 diretto da Jean-Jacques Annaud

Il nemico alle porte (Enemy at the Gates) è un film del 2001 prodotto e diretto da Jean-Jacques Annaud.

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[[File:|frameless|center|260x300px]]Jude Law in una scena del film
Durata131 min
Regia{{{regista}}}

Trama

Il 20 settembre 1942 la giovane recluta dell'Armata Rossa Vasily Zaitsev (Jude Law) giunge in una Stalingrado quasi totalmente occupata dall'esercito nemico. Non ha esperienza di guerra ma è un ottimo tiratore, tecnica che ha appreso da bambino per difendere il bestiame dai lupi, su insegnamento del nonno, pastore negli Urali. Il primo impatto con la guerra è devastante: le truppe sono male armate e scarsamente equipaggiate, i soldati vengono mandati all'assalto disponendo di un solo fucile ogni due uomini, gli ufficiali politici, su ordine di Stalin, fanno mitragliare coloro che, vista l'impossibilità di successo, tentano di sfuggire al devastante fuoco tedesco.

Lo stesso giorno fa la conoscenza del Politruk Giovane Danilov (Joseph Fiennes) che, dopo averlo visto sparare a distanza con grande precisione a cinque soldati nemici, riporta il fatto nel giornale dell'Armata. La situazione della battaglia è allarmante e Stalin due giorni dopo invia nella città che porta il suo nome uno degli ufficiali politici più fidati: Nikita Sergeevič Chruščёv (Bob Hoskins) allo scopo di infondere morale alle truppe. Egli, dopo avere indotto al suicidio il generale comandante della piazza si rivolge agli ufficiali politici spiegando loro le ragioni per le quali la città non può cadere e per raccogliere idee al fine di rovesciare la situazione. Danilov prende la parola e, coraggiosamente ma rivelando nel contempo una certa ambizione, suggerisce all'alto ufficiale di pubblicare nuovamente il giornale dell'Armata, fornendo "esempi da seguire" con i racconti dei loro eroi; Chruščёv, venuto a conoscenza dell'abilità di Vasily, accoglie l'idea, promuovendo Danilov Politruk e assegnandolo allo Stato Maggiore e trasferendo Vasily alla divisione tiratori scelti.

Nel periodo successivo il cecchino russo, dotato dai suoi superiori del nuovo fucile di precisione Mosin-Nagant 91-30, insieme ai suoi nuovi compagni di divisione, seguita a mietere le sue vittime, che vengono scrupolosamente contate ed annotate sul giornale ma la sua abilità attira l'attenzione dei tedeschi i quali, il 21 ottobre 1942, inviano dalla Germania il loro miglior tiratore: il maggiore König (Ed Harris), direttore della scuola di tiro di Zossen allo scopo di trovarlo e di ucciderlo. I primi scontri tra i due si risolvono a favore del cecchino tedesco: nel primo vengono uccisi due compagni di Vasily e nel secondo muore Koulikov (Ron Perlman), un altro tiratore scelto russo che prima della guerra aveva frequentato la stessa scuola di tiro diretta dall'ufficiale tedesco ed era stato inviato dallo Stato Maggiore sovietico per aiutare Vasily.

Il giovane russo è scoraggiato, ma Danilov lo rassicura rivelandogli che Sacha (Gabriel Thomson), un bambino che lavora come calzolaio per i tedeschi, lo informerà sui movimenti di König facendo nel contempo il doppio gioco per avere la fiducia del maggiore, ma i due scontri successivi si risolvono in un nulla di fatto: nel primo il maggiore cambia la sua posizione bloccando Vasily, ma quest'ultimo viene salvato dall'intervento di Tania (Rachel Weisz), mentre nel secondo, a causa di una serie di circostanze sfortunate, i due non riescono a vedersi ed a Vasily, addormentatosi nell'attesa, viene rubato il portafoglio da un soldato tedesco. Questo porta le due parti in conflitto a ritenere che il cecchino russo sia morto e quindi al maggiore è comandato il rientro in Germania; il comandante tedesco gli chiede la consegna della piastrina al fine di evitare che, in caso di sua morte, i russi possano servirsene come arma di propaganda ed il maggiore consegna anche la Croce al merito che suo figlio, morto nei primi giorni della battaglia, aveva ricevuto postuma.

Egli però non crede alla morte di Vasily ed informa Sacha sul punto in cui egli si troverà il giorno dopo per aspettarlo ed il bambino lo riferisce non appena il cecchino russo fa rientro al comando; Vasily si avvia verso il punto indicatogli dal Sacha e Tania, lo raggiunge, ma questo fatto produce due conseguenze: la prima è che Danilov, innamorato non ricambiato di lei, viene a conoscenza del sentimento di Tania per Vasily, mentre la seconda è la conferma dei sospetti che il maggiore nutriva nei confronti di Sacha e del suo doppio gioco e questo lo porterà ad uccidere il bambino lasciandolo impiccato ad un serbatoio dell'acqua, allo scopo di attirare Vasily fuori dal nascondiglio. Tania corre a casa di Sacha e, grazie all'aiuto di Danilov, riesce a convincere la madre (Eva Mattes), con la pietosa bugia del "passaggio" di Sacha alla parte dei tedeschi, ad essere evacuata dalla città ormai quasi completamente in mano alla Wehrmacht ma, mentre si recano al porto, Tania viene colpita da una granata.

Danilov raggiunge Vasily che si trova ancora in attesa di scorgere il maggiore e lo informa della morte di Tania; il Politruk, colpito dallo sconforto, disilluso sulle sue idee e sulla sua probabile sorte in caso di sconfitta, vuole espiare le sue colpe ed al fine di fare individuare a Vasily la postazione del maggiore, si sporge e viene immediatamente colpito a morte; König esce dal suo nascondiglio, ma si accorge troppo tardi che Vasily è di fianco a lui e con rassegnazione si abbandona alla sua sorte. Alcuni mesi dopo, il 3 febbraio 1943, giorno della fine della battaglia, Vasily trova l'indirizzo di un ospedale dove, grazie alle suppliche della madre di Sacha, Tania era stata ricoverata agonizzante, riesce a ritrovarla viva e convalescente e può riabbracciarla. Il film termina, prima dei titoli di coda, con alcuni cenni storici sul reale Vasily: il riconoscimento ad Eroe dell'Unione Sovietica e l'esposizione del suo fucile al Museo di Storia di Stalingrado (oggi Volgograd).

Film e realtà

Il comando tedesco, al fine di eliminare Zaitsev e le conseguenze sul morale delle truppe che la sua azione provocava, inviò a Stalingrado il tiratore migliore di cui disponeva: il Colonnello (Standartenführer) delle SS Heinz Thorwald (o Torvald); il duello tra i due durò quattro giorni: durante il primo il Colonnello tedesco riuscì ad uccidere due compagni del cecchino russo mentre nel secondo i due si studiarono per tutta la giornata senza sparare al fine di non rivelare all'altro la propria posizione.
Il terzo giorno Thorwald sparò pensando di avere avvistato Zaitsev ma il soldato colpito non era lui ma un suo compagno che rimase ferito e questo permise al giovane russo di conoscere la sua posizione. Il giorno dopo fece ritorno nel medesimo posto insieme ad un altro compagno e, per fare uscire allo scoperto il Colonnello sollevò un elmetto: Thorwald sparò colpendo l'elmetto e Zaitsev gridò come se fosse stato colpito egli stesso; il tedesco si sporse per controllare l'efficacia del suo colpo ed era proprio ciò che Zaitsev si aspettava ed infatti appena avvistato lo colpì a morte.
Fonti di parte sovietica affermarono in seguito che durante la battaglia di Stalingrado Zaitsev avrebbe ucciso 242 tedeschi, tra soldati ed ufficiali, perdendo tuttavia la vista, prima della fine della battaglia, a causa dello scoppio di una bomba.[1]

Curiosità

  • Nella serie di videogiochi Call of Duty ci sono molti livelli apertamente ispirati al film. Nel primo capitolo è rappresentata molto fedelmente le prima parte del film in cui Vasily arriva a Stalingrado attraversando il fiume Volga: Presenti le scene dell'uccisione dei disertori,degli attacchi degli Stuka alle navi e anche della carica suicida indetta dagli ufficiali politici. Nel quinto capitolo della serie è invece rappresentata la scena nella fontana, dove Vasily si trova a dover sparare con precisione ai nemici mentre il rumore delle esplosioni copre quello dei suoi colpi.
  • La prima missione della terza parte del videogioco Commandos 3: Destination Berlin (Eidos Interactive) ambientata a Stalingrado è liberamente ispirata al duello tra i due cecchini nemici.

Note

  1. ^ AA.VV., Il terzo Reich, In marcia verso Stalingrado, 1993, p. 87

Bibliografia

AA. VV., Il Terzo Reich, Volume: In marcia verso Stalingrado, Milano, 1993.

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