Attentati di Nāṣiriya

attacchi terroristici in Iraq dal 2003 al 2006 contro le forze armate italiane

I militari italiani partecipanti alla missione militare in Iraq "Antica Babilonia", seguita alla seconda guerra del golfo, sono stati oggetto di alcuni attentati e agguati terroristici, che hanno provocato un totale di 24 vittime.

Nāşirīyah (talvolta scritta come Nassiriya o Nasiriya; in Arabo الناصرية, al-Nasiriyah or an-Nasiriyah) è una città irachena, capoluogo della regione irachena di Dhi Qar.

Nel quadro della guerra al terrorismo, è iniziata nel mese di marzo 2003 l'operazione "Iraqi Freedom" (OIF), o seconda guerra del golfo, da parte di una coalizione degli eserciti inglesi ed americani. Il 1 maggio 2003 la guerra è ufficialmente finita.

La risoluzione 1483 del 22 maggio 2003 approvata dal Consiglio di Sicurezza delle ONU invita tutti gli Stati a contribuire alla rinascita dell'Iraq, favorendo la sicurezza del popolo iracheno e lo sviluppo della nazione.

File:Antica Babilonia - distintivo.jpg
Distintivo ricordo della missione Antica Babilonia

L'Italia partecipa attraverso la missione "Antica Babilonia" fornendo forze armate dislocate nel sud del Paese, con base principale a Nassiriya, sotto la guida inglese. La missione italiana è iniziata il 15 luglio 2003 ed è un operazione di peacekeeping (mantenimento della pace), con i compiti di garantire la sicurezza, ripristinare i servizi e le infrastrutture, addestrare la nuova polizia irachena.

Attentati del 12 novembre 2003

Il 12 novembre 2003 avviene il primo grave attentato di Nassiriya. Alle ore 10:40 ora locale (UTC +03:00), le 08:40 in Italia, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti la base militare italiana, provocando l'esplosione del deposito munizioni della base e la morte di diverse persone tra militari e civili. Il tentativo di Andrea Filippa, di guardia all'ingresso della base "Maestrale", di fermare, con il mitragliatore pesante in dotazione, i due kamikaze che erano alla guida del camion risulta vano, anzi, gli attentatori risposero al fuoco con i kalashnikov. I primi soccorsi furono prestati dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo. Nell'esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare un documentario sui soldati italiani in missione.

Le persone coinvolte

L'attentato provoca 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni. Gli italiani sono:

  • i carabinieri
    • Sottotenente Giovanni Cavallaro
    • Sottotenente Enzo Fregosi
    • Sottotenente Filippo Merlino
    • Sottotenente Alfonso Trincone
    • Maresciallo aiutante Massimiliano Bruno, (Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte)
    • Maresciallo aiutante Alfio Ragazzi, (Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte)
    • Maresciallo capo Daniele Ghione
    • Brigadiere Giuseppe Coletta
    • Brigadiere Ivan Ghitti
    • Vice brigadiere Domenico Intravaia
    • Appuntato Horatio Majorana
    • Appuntato Andrea Filippa
  • i militari dell'esercito
    • Capitano Massimo Ficuciello
    • Maresciallo capo Silvio Olla
    • Caporal maggiore capo scelto Emanuele Ferraro
    • Primo caporal maggiore Alessandro Carrisi
    • Caporal maggiore Pietro Petrucci
  • i civili
    • Dottor Stefano Rolla (regista)
    • Signor Marco Beci (cooperatore internazionale)

Inoltre provoca circa 140 feriti.

I militari caduti appartenevano alle brigate San Marco, Folgore, Trieste, Savoia, Trasimeno. Sono morti anche alcuni appartenenti alla brigata Sassari che stavano scortando la troupe cinematografica di Stefano Rolla.

La camera ardente per tutti gli italiani morti venne allestita nel Sacrario delle Bandiere del Vittoriano, dove fu oggetto di un lungo pellegrinaggio di cittadini. I funerali di Stato si svolsero il 18 novembre 2003 nella basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma, officiati dal cardinale Camillo Ruini, alla presenza delle più alte autorità dello Stato, e con vasta e commossa partecipazione popolare; le salme giunsero nella basilica scortati da 40 corazzieri a cavallo. Per quel giorno fu proclamato il lutto nazionale.

Il comando italiano si trova a Bassora. La base "Maestrale", dove è avvenuto l'attentato, si trova al centro della città di Nassiriya e durante il regime di Saddam Hussein era sede della Camera di Commercio. L'"Animal house", così era soprannominata, era occupata dalle MSU (Multination Specialized Unit), che avevano scelto quel luogo per avere un contatto maggiore con la popolazione. Dopo l'attentato tutti i soldati italiani che lavoravano nella città sono stati trasferiti alla base di "Camp Mittica" nell'ex aeroporto di Tallil, a 7 km da Nassiriya.

Le inchieste

Due sono le inchieste aperte su questi fatti. Una avviata dalle autorità militari vuole scoprire se è stato fatto tutto il necessario per prevenire gli attacchi. Le due Forze armate coinvolte sono giunte a conclusioni diverse; l'Esercito ha chiesto una consulenza al generale Antonio Quintana, secondo il quale sistemare la base al centro della città e senza un percorso obbligato a zig-zag per entrare all'interno di essa è stato un errore. Mentre per la commissione nominata dall'Arma dei Carabinieri non ci sono state omissioni nell'organizzazione della sicurezza della base.

L'altra inchiesta è stata aperta dalla procura di Roma per cercare di individuare gli autori del gesto. Il suo lavoro non è facile dato che deve lavorare su un territorio straniero in cui le condizioni non sono stabili. L'unica cosa stabilita con certezza è che a scoppiare è stato un camion cisterna con 400 kg di tritolo mescolato a liquido infiammabile.

Si sospetta che Abu Musab al Zarqawi sia il mandante degli attentati, appoggiato dagli estremisti sunniti, mentre per la parte finanziaria si pensa ad un professore di teologia che lavora all'ateneo di Bagdad. Un'altra ipotesi porta verso il coinvolgimento di una cellula terroristica libanese molto vicina agli ambienti di Al Qaida, infatti le modalità dell'attacco ricordano altri attentati accaduti in Libano ed, inoltre, alcuni terroristi arrestati a Beirut avrebbero raccontato diversi particolari della strage di Nassiriya. Entrambe le piste portano, comunque, ad un coinvolgimento di persone venute da fuori della provincia di Dhi Qar a prevalenza sciita e questo confermerebbe quanto affermato dai vertici della base "Maestrale", cioè che non c'erano motivi particolari di preoccupazione in quanto la popolazione locale non era ostile verso i militari italiani e gli estremisti locali venivano monitorati con attenzione.

Onorificenze ed intitolazioni

I morti ed i feriti dell'attentato sono stati insigniti della Croce d'Onore con una cerimonia tenutasi il 12 novembre 2005 presieduta dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Alle vittime dell'attentato, inoltre, sono state intitolate numerose vie, piazze e monumenti un po' in tutt'Italia tra le quali:

Gli scontri del 6 aprile 2004 a Nassiriya

A Nassiriya, pochi mesi dopo l'attentato del 12 novembre 2003, il 6 aprile 2004, si ebbe uno scontro tra le nostre truppe e l'esercito del Mahdi; i militari italiani furono impegnati nella città in uno scontro della durata di 5 ore nel quale furono feriti lievemente undici bersaglieri; le perdite irachene furono di una quindicina di morti, tra cui sembra una donna e due bambini, e oltre 35 feriti.

Attentati del 27 aprile 2006

 
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Wikinotizie ha notizie sull'argomento Attentato a Nassiriya, morti tre italiani

La mattina del 27 aprile 2006 un convoglio formato da quattro mezzi militari italiani partì dalla base di Camp Mittica per raggiungere l'ufficio provinciale per il coordinamento dei pattugliamenti congiunti (Provincial joint operation center) come già avevano fatto molte altre volte. Alle 8:50 ora locale (le 6:50 in Italia) il secondo veicolo della colonna passa sopra all'ordigno posto nel centro della carreggiata. All'interno del mezzo, per cause ancora da accertare, si sprigionano forti fiamme che causano la morte istantanea per shock termico di tre dei cinque militari presenti a bordo. Il maresciallo aiutante Carlo de Trizio muore poco dopo, prima di riuscire a raggiungere l'ospedale. Il 7 maggio muore anche il maresciallo aiutante Enrico Frassanito rientrato a Verona, dopo le prime cure ricevute a Kuwait city; nell'attentato era rimasto gravemente ustionato.

Le persone coinvolte

Sono deceduti nell'attentato

  • Maggiore dell'esercito Nicola Ciardelli, paracadutista della brigata Folgore
  • Maresciallo aiutante dei carabinieri Franco Lattanzio
  • Maresciallo aiutante Enrico Frassanito
  • Maresciallo aiutante dei carabinieri Carlo De Trizio
  • Caporale Bodgan Hancu, della polizia militare rumena.

All'interno della cappella all'ospedale militare del Celio, a Roma, è stata allestita la camera ardente per i militari Ciadelli, Lattanzio e De Trizio. Il 2 maggio, giornata di lutto nazionale, si sono svolti nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri i funerali di stato officiati da Monsignore Angelo Bagnasco, ordinario militare per l'Italia. Erano presenti il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e le più alte autorità politiche e militari.

Durante il funerale privato del maggiore Ciardelli (il giorno 3 maggio alle ore 11), nella chiesa di San Nicola a Pisa, si sono svolti anche i battesimi del figlio Niccolò e del nipote Matteo.

Le inchieste

Come da prassi anche in questo caso sono due le inchieste aperte sull'attentato, una militare e l'altra della Procura di Roma, per accertare se sia stato fatto tutto il possibile per la sicurezza dei militari italiani.

Nelle prime ore dopo l'esplosione sono state diffuse due rivendicazioni. Una delle "Brigate dell'Iman Ussein", l'altra dell'"Armata islamica in Iraq" di cui fa parte Abu Musab al Zarqawi. La veridicità è ancora tutta da verificare.

Attentato del 5 giugno 2006

 
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Wikinotizie ha notizie sull'argomento Un altro attentato a Nassiriya

Il dibattito politico

Dopo ogni attentato si è levato inevitabile il dibattito politico sull'eventualità di ritirare le truppe dal teatro bellico irakeno. Le forze politiche sono essenzialmente divise tra il mantenimento finanziario del contingente in Iraq (Casa delle Libertà) e il ritiro Unione. Il governo Prodi ha già messo in agenda la proposta di ritiro delle truppe.

De facto l'intervento italiano in Iraq viola l'art.11 della Costituzione Italiana (L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.).

Voci correlate