Opinione
L'opinióne [dal sost. lat. opinio -onis, o dal verbo lat. opinari, opinare] in filosofia esprime il concetto che una o più persone elaborano nei confronti di specifici fatti in assenza di precisi elementi di certezza assoluta per stabilirne la sicura verità. Con l'opinione si avanza in buona fede una versione personale del fatto che si ritiene vero e che, pur non escludendo che ci si possa essere ingannati, comunque lo si valuta autentico sino a prova contraria.
Filosofia antica
Nella filosofia antica il termine opinione è reso con δόξα (dòxa) intendendo una conoscenza non autentica opposta alla conoscenza scientifica (epistème) più sicura.
Eraclito avverte gli uomini di usare la ragione e di non fidarsi dei sensi che generano una falsa visione personale della realtà:
Coloro che si affidano ai sensi sono immersi in un sonno che fa scambiare i sogni con la realtà. Gli "svegli" sanno invece che devono ricorrere a quel logos che é comune agli uomini e alle cose («Bisogna seguire ciò che è comune» [2]) permettendoci così di cogliere l'oggettività delle cose.
Riprendendo il pensiero di Eraclito, Hegel riaffermerà la sua polemica nei confronti delle "romantiche fantasticherie":
Nel suo Poema sulla natura Parmenide sostiene che la molteplicità e i mutamenti del mondo fisico sono illusori, e afferma, contrariamente al senso comune, la realtà dell'Essere. Egli narra del suo viaggio verso la dimora della dea Diche (dea della Giustizia) la quale lo condurrà al «cuore inconcusso della ben rotonda verità». La dea mostra al filosofo la via dell'opinione, che conduce all'apparenza e all'inganno, e la via della verità che conduce alla sapienza e all'Essere (Template:Polytonic, tò èinai).
Vi è anche una opinione comune ritenuta plausibile come quella che viene messa in discussione dai paradossi (dal greco παρα, contro e δόξα, opinione) di Zenone che dimostrano come pensare come reali il divenire e la molteplicità basati sui sensi porti a conclusioni assurde.
Per Melisso di Samo l'opinione deve essere considerata senza distinzioni erronea poichè si basa sui sensi rivolti alla molteplicità e quindi incapaci di cogliere l'eternità e immobilità dell'essere unico rivelato dalla ragione.
Una rivalutazione dell'opinione è nei sofisti che ben sanno generarla tramite la parola che affascina e abbatte le convinzioni dell'interlocutore; nella relatività del sapere nessuno può credere di possedere la verità certa e quindi tutti siamo portatori di conoscenze opinabili.
Concorda con questa concezione il pensiero di Socrate che si differenzia però nel compito etico attribuito al dialogo inteso come ricerca di opinioni in comune, e non sopraffazione sofistica, di una verità che va rimessa sempre in discussione.
Platone conferma l'identità tra opinione e apparenza e l’opposizione tra l'opinione e la verità ricercata dal filosofo che rigetta la doxa. L'opinione però non va del tutto rigettata in quanto rappresenta il primo gradino della via verso la verità. Ben diverso infatti è il possesso della verità tra l'uomo che ama le cose belle (opinione) e colui che ama la bellezza (aletheia, la verità); il primo giudica la bellezza secondo il proprio gusto soggettivo tramite la sua sensibilità contingente, mentre il filosofo consegue il concetto del bello valido sempre e per tutti gli uomini. Così nel mito della caverna gli uomini incatenati rappresentano la condizione comune di coloro che scambiano le ombre (opinione) per la realtà dei concetti universali.
Filosofia cristiana
Nell'età medioevale la fede (pistis) che era considerara da Platone come una forma dell'opinione [6] assume invece il valore di somma verità: «il solo bene che non è fallace e saldo è la fede in Dio.» [7]
Il mondo sensibile viene rivalutato dal pensiero cristiano come creazione di Dio che opera sempre per il bene e quindi anche l'opinione rivolta al mondo fenomenico assume valore positivo come tale da rivelare nella natura la manifestazione di Dio.
La tesi aristotelica della validità dell'opinione come premessa alla conoscenza scientifica viene ripresa da Roberto Grossatesta che nel suo Commentario ai Secondi Analitici distingue fra opinione, intelletto e scienza considerando la prima come l'accettazione di una verità contingente, materiale e mutevole, ma pur sempre un primo grado del conoscere portato a conclusione dall'intelletto, principio della scienza, una specie di vista intellettuale (visus mentalis) che opera tramite una luce spirituale (lumen spirituale).
Pensiero moderno
Nel pensiero rinascimentale con la nuova concezione della natura rivelazione dell'immanenza divina e in quello dei secoli XVII e XVIII l'opinione sensibile come conoscenza delle proprietà oggettive della realtà apre la strada alla nuova scienza sperimentale.
Note
- ^ framm.2
- ^ Ibidem
- ^ Raffaele Marino, Lassalle e il suo Eraclito: saggio di filosofia egheliana, Le Monnier, 1865 p.184
- ^ Fabio Cioffi, I filosofi e le idee, vol I pag.129, ed. B. Mondadori
- ^ Gabriele Giannantoni in Emsf
- ^ Fabio Ruggiero, La follia dei cristiani: la reazione pagana al cristianesimo nei secoli I-V, Città Nuova, 2002 p.122
- ^ Filone di Alessandria, De Abrahamo 268
Bibliografia
- N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, UTET, Torino 1971 (seconda edizione).
- Centro Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario delle idee, Sansoni, Firenze 1976.
- Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano 1981.
Voci correlate
Altri progetti
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