Mistica fascista

corrente di pensiero interna al fascismo italiano
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La mistica fascista è una supposta corrente filosofica e culturale con la quale alcuni intellettuali fascisti tentarono di uscire da un ambito esclusivamente politico e crearne uno spirituale. L'esigenza di formulare una base dottrinaria al fascismo, nacque a seguito dell'apertura della Scuola di mistica fascista, voluta da Benito Mussolini su suggerimento di suo fratello Arnaldo e da un giovane studente poco più che ventenne, Niccolò Giani. Tale scuola fu attiva dal 1930 al 1943.

Genesi e protagonisti

I supposti padri spirituali

 
Benito Mussolini in un'immagine tipica della propaganda fascista

Fra gli ispiratori di tale corrente si sono fatti i nomi di Julius Evola, René Guénon, Martin Heidegger, Ernst Jünger e persino quello di Filippo Corridoni. Fra i filosofi citati, Heidegger aderì, almeno formalmente, al nazismo[1], mentre le posizioni di Jünger, anche se meno definite, vennero anch'esse giudicate da una commissione epuratrice britannica, al termine della seconda guerra mondiale, vicine al nazismo[2] , e ciò ha reso possibile una sorta di collegamento dei due intellettuali con il corpus dottrinario fascista. In realtà l'opera di entrambi smentisce tale legame. Per quanto riguarda in particolare Heidegger, ritiratosi dalla carriera accademica, se non dall'attività didattica, fin dal 1934 (un anno dopo l'ascesa al potere del nazismo), le affinità ideologiche con il movimento hitleriano e, più in generale con l'internazionale fascista, sono del tutto inesistenti come dimostrato da Hans-Georg Gadamer e, più recentemente, Jacques Derrida[3].

Filippo Corridoni, sindacalista rivoluzionario ed interventista di sinistra, morto nel 1915 durante la prima guerra mondiale, a cui Mussolini cambiò nel 1925 la medaglia d'argento alla memoria in medaglia d'oro ed inaugurò un monumento nel centro del suo paese natale ribattezzato Corridonia; nei corsi di mistica fascista veniva indicato come "il modello di una gioventù combattente pronta a sacrificarsi sull'altare degli ideali".[4] Ciò a prescindere dal fatto che alcuni ambienti di sinistra considerassero questa un'indebita appropriazione.[senza fonte]

Influenze di Evola

 
Il giovane Julius Evola sul Monte Cimone durante la I Guerra Mondiale, 1917

Maggiore fondamento ha l'accoglimento, da parte dei mistici fascisti, del pensiero di Evola, e forse, tramite quest'ultimo, di Guénon. Guénon fu infatti conosciuto in Italia grazie all'intermediazione dell'amico Julius Evola che curò la pubblicazione di molti suoi articoli nella rivista Il Regime Fascista. Dal carteggio Evola-Guénon (1934-1940) non risulta tuttavia che quest'ultimo fosse a conoscenza dell'esistenza di una scuola di mistica fascista.

Evola non aderì mai né al PNF né alla RSI) fu per lungo tempo tenuto a distanza dal regime che lo recuperò solo nella seconda metà degli anni trenta, allorché si ebbe un riavvicinamento fra la Germania nazista e l'Italia. L'Evola che probabilmente più influì sui "mistici" non fu pertanto quello eterodosso legato al mito del neopaganesimo (Imperialismo pagano è del 1928) né il critico della modernità attestato su convincimenti ultratradizionalisti (Rivolta contro il mondo moderno, 1934), bensì quello chiaramente schierato su posizioni antisemite e razziste[5], seppur diffuminate da una non ben chiara matrice spirituale (Il mito del sangue, 1937), in piena sintonia con Niccolò Giani. L'attività di quest'ultimo fu infatti in gran parte assorbita, fra il 1938 e il 1940 dalla lotta contro l'ebraismo e da un acritico sostegno alla vergognosa [6] legislazione antiebraica messa in atto dal fascismo[7].

Secondo la critica, l'incontro tra Julius Evola e la Scuola di Mistica Fascista è da ascriversi nella prospettiva più ampia di operare una rettificazione in chiave tradizionale del regime fascista italiano. Evola, mosso da quello che Stefano Zecchi, parlando di Cavalcare la tigre, ha inteso come filosofia della responsabilità, ha cercato per tutta la durata del ventennio di realizzare simili tentativi correttivi senza tuttavia riuscirvi (in questo quadro anche l'opera giovanile Imperialismo Pagano).

I protagonisti

File:Niccolò Giani.jpg
Niccolò Giani

I principi informatori della mistica fascista vennero formulati in massima parte da Niccolò Giani e da un ristretto gruppo di giovani insegnanti fascisti legati alla sua scuola (fra cui Guido Pallotta e Berto Ricci), da alcuni alti gerarchi che, più di altri avevano dimestichezza con i mass-media (fra cui Ferdinando Mezzasoma e l'antisemita e massone Giuseppe Bottai), da scrittori e giornalisti di provata fede fascista (Telesio Interlandi, Virginio Gayda), da propagandisti filo-nazisti (Giovanni Preziosi) e dallo stesso Benito Mussolini[8] che in ultima analisi tracciò le direttrici culturali che si sarebbero dovute seguire nell'elaborazione delle discipline "fasciste" e nelle linee guida afferenti la politica della stessa scuola di mistica. Attorno a questo nucleo "duro" ruotarono intellettuali di alto profilo fra cui Paolo Orano, Luigi Stefanini (che oltretutto fu per lungo tempo consultore, cioè consulente della Scuola di mistica) e il già menzionato Julius Evola. Gli apporti di questi ultimi nella formulazione del corpus dottrinario della mistica fascista furono tuttavia condizionati dall'ingombrante presenza di alcuni potenti gerarchi e dello stesso Mussolini. Giovanni Gentile e il suo allievo ed amico Armando Carlini, sembra abbiano invece avuto un ruolo alquanto marginale all'interno del "misticismo" fascista.

Oggetto di dibattito è, ancor oggi, l'appoggio fornito dai massimi rappresentanti dello spiritualismo cattolico del tempo e dai sostenitori del neotomismo, ai mistici fascisti. Di certo molto vicino ad essi fu Umberto Padovani, docente di filosofia morale presso l'Università Cattolica di Milano e, soprattutto, Gustavo Bontadini, che nel febbraio 1940 partecipò a Milano a un convegno di mistica fascista con un significativo intervento: Antiintellettualismo e antirazionalismo della filosofia italiana.

Strumentalità della mistica fascista

Le manifestazioni di pensiero da parte di uomini politici, intellettuali e propagandisti fascisti del ventennio riconducibili alla mistica fascista e al suo sviluppo furono numerose, anche se in massima parte ebbero un carattere strumentale, furono formulate cioè con il proposito di costruire una veste ideologica al regime, fomentandone in tal modo il consenso. Tale consenso non veniva però ricercato solo nell'ambito dell' inteligentzia fascista del tempo, ma anche e soprattutto presso le classi popolari e borghesi, che poi erano quelle dalle cui file provenivano gli studenti della Scuola di mistica fascista, i futuri insegnanti e gerarchi, forgiatori della nuova gioventù littoria. Tuttavia la maggior parte dei ideologi fascisti era del parere che il fascismo non avesse bisogno di alcun substrato teorico che lo giustificasse[9].

Principi informatori

Da quanto si è accennato, all'interno di tale magma dottrinario (e in molti casi pseudo-dottrinario), che grazie alla volontà del regime ebbe come punto di riferimento la scuola di mistica fascista, convissero personalità molto diverse fra di loro. Esiste tuttavia una connotazione comune fra i padri fondatori della Scuola che si riflette nei principio informatore cui essi diedero vita: la dedicazione piena al culto di Mussolini. «La fonte, la sola vera, unica fonte della mistica è infatti Mussolini, soltanto, esclusivamente Mussolini.»[10] L'obbedienza al duce e ai suoi dettami si spingeva infatti fino al sacrificio della vita [11]. Anche il matrimonio e la riproduzione della specie veniva inteso come una forma di obbedienza a Mussolini, il quale riusciva ad educare gli italiani «col semplice guardarli negli occhi»[12]. Secondo un noto intellettuale italiano «un che di esercito e di chiesa ha, vuole avere, questa pattuglia di fascisti devota a Mussolini sino al fanatismo…» [13]Il culto di Mussolini e lo studio del suo pensiero non furono solo all'origine della Scuola di mistica, ma assunsero una centralità indiscussa sia nei corsi tenuti presso di essa, sia negli articoli pubblicati su Dottrina fascista.[14] Accanto all'esaltazione della figura del Duce, fondatore e guida spirituale del fascismo, i mistici svilupparono:

  • Una visione mistica della rivoluzione fascista [15]
  • Una "pedagogia mussoliniana"[16]
  • Una devozione particolare per Arnaldo Mussolini, visto come maestro spirituale. Anche i genitori del duce venivano visti, dai giovani fascisti, in un alone di santità.[17].
  • L'individuazione di una non ben identificata razza italica, come parte della grande famiglia indoeuropea. Quest'ultima era vista da taluni, nella sua accezione puramente biologica (Giovanni Preziosi),mentre da altri, come «idea e mito» (Julius Evola)
  • La discriminazione fra razze, e in particolare fra quella ariana e quella ebraica, irriducibile nemica della prima. Conseguenza diretta di tale inconciliabilità razziale fu la diffusione dell'antisemitismo, che, poco presente nel corpus dottrinario della mistica fascista nella prima metà degli anni trenta[18], vi si sviluppò vigorosamente a partire dal 1936-1937
  • la certezza che «l'unica fonte della dottrina fascista fosse il pensiero del suo capo»[19]

Niccolò Giani pubblicò, nel 1939, i dieci punti fondanti della Scuola di Mistica Fascista col nome di "Decalogo dell'italiano nuovo" sulla rivista Dottrina Fascista:

  • 1. Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere.
  • 2. Accettare tutte le responsabilità, comprendere tutti gli eroismi, sentire come giovani italiani e fascisti la poesia maschia dell’avventura e del pericolo.
  • 3. Essere intransigenti, domenicani. fermi al proprio posto di dovere e di lavoro, qualunque esso sia: ugualmente capaci di comandare e obbedire.
  • 4. Abbiamo un testimonio da cui nessun segreto potrà mai liberarci: il testimonio della nostra coscienza. Deve essere il più severo, il più inesorabile dei nostri giudici.
  • 5. Aver fede, credere fermamente nella virtù del dovere compiuto, negare lo scetticismo, volere il bene ed operarlo in silenzio.
  • 6. Non dimenticare che la ricchezza è soltanto un mezzo, necessario sì, ma non sufficiente a creare da solo una vera civiltà, qualora non si affermino quegli alti ideali che sono essenza e ragione profonda della vita umana.
  • 7. Non indugiare al mal costume delle piccole transazioni e delle avide lotte per arrivare. Considerarsi soldati pronti all’appello, ma in nessun caso arrivisti e vanitosi.
  • 8. Accostarsi agli umili con intelletto d’amore, fare opera continua per elevarli ad una sempre più alta visione morale della vita. Ma per ottenere questo occorre dare l’esempio della probità.
  • 9. Agire su se stessi, sul proprio animo prima di predicare agli altri. Le opere e i fatti sono più eloquenti dei discorsi.
  • 10. Sdegnare le vicende mediocri, non cadere mai nella volgarità, credere fermamente nel bene. Avere vicina sempre la verità e come confidente la bontà generosa.

Studi sulla Scuola della Mistica Fascista

La Scuola di Mistica Fascista è stata finora oggetto di interesse assai limitato: illustri studiosi quali Bobbio, Casucci, Isnenghi[20], Nolte, De Felice, Gentile, Ledeen[21] hanno tracciato al riguardo brevissimi cenni inserendoli in opere di più ampio raggio. Maggiore approfondimento è stato invece mostrato da Daniele Marchesini, Betri[22], Signori, La Rovere[23], un giornalista del calibro di Bocca, de Antonellis[24] e Giannantoni[25]. Il primo a mostrare interesse per l'argomento fu, da destra, il politologo Marco Tarchi[26] mentre al Marchesini va il primato di esser stato l'unico, fino al 2003, ad aver dedicato all'argomento un intero studio.[27] Col 2004 rifiorisce un certo interesse per la Mistica Fascista: sono infatti pubblicati, una all'insaputa dell'altra, ben due opere: L. Fantini, Essenza mistica del fascismo totalitario. Dalla scuola di Mistica Fascista alle Brigate Nere a cura dell'Associazione Culturale 1 dicembre 1943, Perugia 2004 e A. Grandi Gli eroi di Mussolini. Niccolò Giani e la Scuola di Mistica Fascista, Rizzoli, Milano 2004

Note

  1. ^ «Nel 1933 [Heidegger] fu eletto rettore dell'Università di Friburgo e aderì al nazionalsocialismo...» cit. da La Piccola Treccani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 1995 p. 598
  2. ^ «...ai tardi anni venti...risale...la collaborazione [di Jünger] ad alcuni quotidiani e periodici di orientamento nazionalsocialista...». Anche alcuni suoi scritti del periodo parigino (1941-1943) suscitarono alcune perplessità. Di certo, «...terminata la guerra la commissione di epurazione britannica gli impose il divieto di pubblicazione...» entrambe le cit. sono tratte dalla Enciclopedia Filosofica, Milano, Bompiani, 2006, vol. VI, p. 5968
  3. ^ Cfr. Jacques Derrida, Heidegger et la question, Parigi, Flammarion Ed. 1990, pag.47 e seg. ISBN 2080812351
  4. ^ Sergio Romano, Corridoni, vita e morte di un rivoluzionario, Corriere della sera del 28 Gennaio 2006 online
  5. ^ posizioni che emersero, secondo Attilio Milani, in relazione soprattutto alla campagna ebraica scatenata dal regime nel 1936-1937, sulla scia di quelle di Paolo Orano: «...Primo, in ordine di tempo, e per notorietà personale, come già ricordato, fu Paolo Orano [...] dietro di lui, con una vena più scadente, comparvero anche Ebrei, Cristianesimo, Fascismo, di Alfredo Romanini, Tre aspetti del problema ebraico, di Giulio Evola...Cit. da: Attilio Milani, Storia degli ebrei in Italia, Torino, Einaudi, 1992, p. 692
  6. ^ Cfr. ciò che scrive Anna Foa nel sito ufficiale della Regione Emilia Romagna
  7. ^ Cfr. a tale proposito le ricerche di Enzo Laforgia in Books.google
  8. ^ Cfr. Benito Mussolini in Giornale della gioventù fascista, 10 luglio 1932
  9. ^ Cfr. Cfr. Alessandra Tarquini, Il Gentile dei fascisti. Gentiliani e antigentiliani nel regime fascista, Bologna, Il Mulino, 2009, pag. 345)
  10. ^ Cit. in Daniele Marchesini, La scuola dei gerarchi, Milano, 1976, p. 121 (sta in Emilio Gentile, Il culto del littorio, Editori Laterza, 2001, p. 243
  11. ^ Cfr. Emilio Gentile, Il culto del littorio, Editori Laterza, 2001, p. 243
  12. ^ Era questa l'opinione di uno studioso dell'epoca, cit. in: Emilio Gentile, op. cit. p.244
  13. ^ Mario Isnenghi, Intellettuali militanti e intellettuali funzionari. Appunti sulla cultura fascista, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi, 1979 p. 253
  14. ^ Cfr. Alessandra Tarquini, op. cit., p. 347)
  15. ^ Cfr. Emilio Gentile, op. cit. p. 243
  16. ^ Cfr. Emilio Gentile, op. cit. p. 244
  17. ^ Cfr. Emilio Gentile, op. cit. p. 243
  18. ^ Fra le pubblicazioni periodiche vicine al PNF che fin dagli anni venti si erano distinte per alcuni articoli di chiara matrice antisemita ricordiamo La Vita Italiana diretta da Giovanni Preziosi e Il Regime Fascista di Roberto Farinacci
  19. ^ Cit. da: Alessandra Tarquini, op. cit., Bologna, Il Mulino, 2009, pag. 345)
  20. ^ M.IsnenghiIntellettuali militanti e intellettuali funzionari. Appunti sulla cultura fascista, Einaudi, Torino, 1979, pp. 252-254
  21. ^ M.A. Ledeen Universal Fascism, New York, Howard Fertig, 1972 (trad.it. a cura di Bertolazzi, L'internazionale fascista, Laterza, Roma-Bari, 1973, pp.32-407
  22. ^ Tra politica e cultura: la Scuola di Mistica Fascista in Storia in Lombardia, VIII, 1-2, 1989, PP. 377-398
  23. ^ Storia dei GUF. Organizzazione, politica e miti della gioventù universitaria fascista 1919-1943 con pref. di Bruno Bongiovanni, Bollati Boringhieri, Torino, 2003
  24. ^ Come doveva essere il perfetto giovane fascista. La scuola di mistica del regime. in Storia Illustrata, 243, febbraio 1978, pp.46-53
  25. ^ Giannantoni, Fascismo, guerra e società nella Repubblica Sociale Italiana (Varese 1943-1945), prefaz. di Zanzi, Franco Angeli, Milano, 1984, pp. 69-70,73-74,181,183,235-236,287-291,294,675 e n.32,676 n.35,727 n.13, 751-753 n.15, foto 44,45.
  26. ^ cfr. l'intro di M.Tarchi contenuta in Julius Evola, La Torre, Il Falco, Milano, 1977
  27. ^ La scuola dei gerarchi. Storia, problemi, istituzioni, Feltrinelli, 1976 Milano

Bibliografia

Opere sulla mistica fascista

  • Aldo Grandi, Gli eroi di Mussolini, Nicclò Giani e la scuola di mistica fascista, Milano, Rizzoli, 2004
  • Tomas Carini, Niccolò Giani e la Scuola di Mistica fascista 1930-1943, prefazione di Marcello Veneziani, Mursia, Milano, 2009
  • Francesco Cassata, «La difesa della razza», politica, ideologia ed immagine del razzismo fascista, Torino, Einaudi, 2008
  • Luca Fantini, Essenza Mistica del fascismo. Dalla scuola di mistica fascista alle Brigate Nere, Perugia 2003
  • Emilio Gentile, Il culto del Littorio. La sacralizzazione della politica nell'Italia fascista, Roma-Bari, Laterza, 1993
  • Niccolò Giani, Perché siamo antisemiti, Roma, Dottrina Fascista, I, 1939
  • Aldo Grandi, Gli eroi di Mussolini. Niccolò Giani e la Scuola di mistica fascista, Milano, Rizzoli (Edizioni BUR), 2004
  • Hans F.K. Günther, Religiosità indoeuropea (con prefazione di Adriano Romualdi), Padova, Edizioni di Ar, 1970
  • Mario Isnenghi, Intellettuali militanti e intellettuali funzionari. Appunti sulla cultura fascista, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi, 1979
  • Daniele Marchesini, La scuola dei gerarchi. Mistica fascista: storia, problemi, istituzioni, Milano, Feltrinelli, 1976
  • Alessandra Tarquini, Il Gentile dei fascisti. Gentiliani e antigentiliani nel regime fascista, Bologna, Il Mulino, 2009, p. 345-351

Opere di autori fascisti e/o legati alla Scuola di mistica fascista

  • AA.VV. Quaderni della Scuola di Mistica Fascista Sandro Italico Mussolini, Roma, Dottrina Fascista, anni 1938-1942
  • AA.VV. Lineamenti su l'ordinamento sociale dello stato fascista, Giuffré, Milano, 1937
  • Armando Carlini, Saggio sul pensiero filosofico e religioso del Fascismo, Roma, Ist. Naz. di Cultura Fascista (Biblioteca I.N.C.F.; 2), 1942
  • Julius Evola, Tre aspetti del problema ebraico, Roma, Ed. Mediterranee, 1936
  • Julius Evola, La scuola di Mistica Fascista - Scritti su mistica, ascesi e libertà 1940-1941, Napoli, Controcorrente Edizioni - Fondazione Julius Evola, 2009
  • Julius Evola, Il mito del sangue, Milano, Hoepli, 1937
  • Julius Evola, Indirizzi per una educazione razziale, Napoli, Conte Ed., 1941
  • Julius Evola, Sintesi di dottrina della razza, Milano, Hoepli, 1941
  • Niccolò Giani, Perché siamo antisemiti, SMF, Milano, 1939-XVII
  • Niccolò Giani, La mistica come dottrina del fascismo, SMF, Milano, 1939-XVII
  • Niccolò Giani, Perché siamo dei mistici, SMF, Milano, 1940-XVIII
  • Ferdinando Mezzasoma, Introduzione al primo Convegno Nazionale, SMF, Milano, 1940-XVIII
  • Paolo Orano, Gli ebrei in Italia, Roma, Pinciana, 1937
  • Giorgio Pini, Il covo di Via Paolo da Cannobio. 15 novembre 1914-15 novembre 1920, SMF, Milano, 1932-X
  • Gastone Silvano Spinetti, Mistica Fascista nel pensiero di Arnaldo Mussolini, Hoepli, Milano, 1936-XIV. Fascismo e libertà (verso una nuova sintesi), Cedam, Padova, 1940-XVIII

Voci correlate

Collegamenti esterni

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