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Template:Disclaimer soccorso Il test comunemente conosciuto come "test dell'AIDS" o "test dell'HIV" è il test "ELISA" che rivela la presenza nel sangue di anticorpi "anti-HIV" prodotti dall'organismo per contrastare il virus.

Precisamente, quando si parla di test ELISA riferendosi al comune test dell'HIV, ci si riferisce al test che ricerca nel sangue anticorpi diretti contro gli antigeni gp41 e gp120, due glicoproteine presenti nell' envelope del virus, cioè nella sua parte esterna.

Quando può essere eseguito

Questo test non può essere eseguito subito dopo il possibile contagio.

Il periodo finestra

Infatti, quando il virus HIV dell'AIDS penetra nell'organismo, gli anticorpi anti-HIV non si formano subito: esiste il cosiddetto periodo finestra, periodo durante il quale si è stati contagiati e si può anche contagiare qualcun altro, ma non è ancora avvenuta la sieroconversione, ossia non si è ancora diventati sieropositivi, ossia non si sono ancora formati gli anticorpi specifici anti-HIV.
Dunque, ovviamente, durante il periodo finestra, il test ELISA risulta negativo (nonostante si sia stati infettati) e, di conseguenza, basandosi solo sul comune test per rilevare la sieroposità, chiunque, potrebbe essere stato contagiato anche se ciò non viene rilevato.

Durata del periodo finestra

Il periodo finestra dura mediamente 4-6 settimane, ma può durare fino a 6 mesi, anche se, nella stragrande maggioranza dei casi dura meno di 3 mesi. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, con i test ELISA di ultima generazione, la durata media del periodo finestra si è ridotta a 22 giorni. Affinchè il risultato del test possa essere considerato definitivo, bisogna tener conto della durata massima possibile; ecco perchè il risultato è considerato definitivo dopo 6 mesi dall'evento a rischio, consultare per esempio la FAQ del Ministero della Salute (trascorsi questi 6 mesi, si sono sicuramente formati gli anticorpi specifici). Il test può essere effettuato anche dopo 3 mesi ma, in tal caso, l'attendibilità di un risultato negativo non è unanimamente considerata del 100%. (Molti parlano di test definitivo a 3 mesi, tuttavia, gli stessi sostengono che se l'esposizione al virus è avvenuta con una persona "certamente" sieropositiva, occorre ripetere il test a 6 mesi.)


Come è bene comportarsi

  1. Si effettua un primo test dopo un mese-un mese e mezzo (4-6

settimane, tempo medio per la sieroconversione), in modo che un risultato negativo cominci a dare un po' di tranquillità ed in modo che un risultato positivo permetta di agire subito;

  1. Si effettua un secono test dopo 3 mesi, per il quale, per quanto

detto in precedenza, un risultato negativo ha un valore quasi definitivo

  1. Si effettua un terzo test a 6 mesi, per il quale un risultato

negativo ha valore definitivo.

(Aggiungiamo che, se si sono avuti già in precedenza dei comportamenti a rischio, viene consigliato anche un test subito dopo il comportamento a rischio in questione, cioè senza aspettare un mese, 3 mesi, ecc., per stabilire se si era sieropositivi già in partenza.) Comunque, un risultato positivo del test ELISA necessita di un test di conferma, noto come test Western Blot, per una diagnosi con assoluta certezza. Il test ELISA, eseguito privatamente, ha un costo modesto che si aggira sui 15-20 euro, ma, come prevede la legge 135/'90, presso alcune strutture pubbliche può essere effettuato gratuitamente, anonimamente e senza impegnativa del medico. Inoltre, questo test è diffusissimo, e un qualunque grosso centro di analisi, non necessariamente specializzato in infettivologia, consente di effettuarlo (mentre per altri test più sofisticati come la PCR, tipicamente, occorrono strutture specializzate). Al posto del test ELISA, si possono effettuare il test ELFA o il test MEIA, i quali hanno la stessa affidabilità. Inoltre, il test ELISA presenta alcune sottovarianti e spesso viene chiamato anche "test EIA" a seconda dell'acronimo utilizzato: Enzime Linked Immuno Sorbent Assay oppure Enzime-Linked Immunosorbent Assay.


Test per la diagnosi precoce

In realtà, si deve precisare che, a patto di ricorrere ad altri test, non occorre necessariamente aspettare 3-6 mesi. A parte quanto detto in precedenza sul fatto che un test ELISA già dopo 4-6 settimane puo' dare delle indicazioni, ecco altri test:

Test dell'antigene p24

Il test dell'antigene p24, ricerca nel sangue tale antigene, il quale è una proteina presente nel core del virus, cioè nella sua parte interna; la presenza di questa proteina nel sangue è indice di una elevata replicazione virale ed è rilevabile nel periodo immediatamente successivo al contagio (e nelle fasi avanzate della malattia); questo test può essere effettuato 2-6 settimane dopo il possibile contagio, poichè successivamente potrebbe anche negativizzarsi, e mediamente diventa positivo dopo soli 16 giorni dal contagio, però un risultato negativo di questo test non ha un valore definitivo ed occorre comunque effettuare il test ELISA dopo 3-6 mesi.

Test della PCR qualitativa

Ci sono dei test in grado di evidenziare direttamente la presenza di materiale genetico del virus, come HIV-RNA o HIV-DNA, nel sangue, mediante tecniche in grado di moltiplicare (amplificare) anche quantità estremamente piccole di tale materiale per poi identificarlo e quantificarlo. Una di queste tecniche, usata molto spesso, è nota come PCR (Polymerase Chain Reaction, ossia Reazione a Catena della Polimerasi)). Esistono due tipi di test PCR: la PCR quantitativa, per misurare la viremia o carica virale, cioè per misurare quante copie del virus ci sono nell'unità di volume di sangue, e la PCR qualitativa che, invece, si limita soltanto a rilevare la presenza del materiale genetico del virus. Anche se quest'ultimo test, rispetto al primo, non opera una quantificazione, in caso di possibile esposizione all'HIV, per stabilire se sia avvenuto il contagio, si preferisce utilizzare la PCR qualitativa, poichè quella quantitativa, a volte, dà luogo a false positività, per cui è meglio utilizzarla solo in caso di contagio già precedentemente accertato. Secondo i CDC di Atlanta, con la PCR qualitativa, la durata media del periodo finestra si riduce a 11 giorni.

Test combinati

Per la diagnosi precoce vengono spesso utilizzati test combinati ELISA-p24 o ELISA-PCR o, meglio ancora, ELISA-p24-PCR. Un test ELISA-p24-PCR ha un costo di 150-200 euro (o più), costo legato essenzialmente alla PCR, però un suo risultato negativo dopo 28 giorni ha un'attendibilità superiore al 99% ed è considerato dalla grande maggioranza dei medici già attendibile molto prima (15 giorni dopo l'evento a rischio). Tuttavia, SOLO PER PRECAUZIONE, si consiglia ugualmente il test ELISA dopo 3-6 mesi.

Altre informazioni

1) Ormai, la grande maggioranza dei laboratori, quando si richiede un test HIV, non effettua più solo il comune test ELISA, bensì un test combinato ELISA-p24. In realtà, anche il test per la ricerca dell'antigene p24, tipicamente, è un test ELISA, quindi un test combinato di questo tipo non è altro un test ELISA che cerca sia anticorpi anti-gp41 e anti-gp120, sia l'antigene p24.

2) Oltre al test dell'antigene p24 che ricerca direttamente l'omonimo antigene nel sangue, è possibile anche ricercare gli anticorpi diretti contro di esso, i quali sono chiamati "anticorpi anti-HIV core" (dato che, come già detto, l'antigene p24 è una proteina del "core" cioè della parte interna del virus).


Test di controllo da eseguire periodicamente nei casi di contagio già precedentemente accertato

Una volta che sia stato accertato il contagio, la persona HIV+ deve monitorare nel tempo le proprie condizioni. Per valutare l'evoluzione della malattia e l'efficacia della terapia adottata, in particolare, sono due i test da affiancare, eeseguendoli periodicamente: la determinazione della carica virale nel sangue e la conta dei linfociti CD4; se la carica virale scende e la conta dei CD4 sale, allora significa che la terapia adottata si sta rivelando efficace. Altri importanti test, i quali non servono ad accertare l'avvenuto contagio, ma servono a stabilire quale terapia adottare successivamente, sono i test di resistenza, che valutano a quali farmaci sono divenuti resistenti i ceppi di HIV presenti nell'organismo.

Determinazione della carica virale nel sangue, con la PCR quantitativa o altri test

La carica virale nel sangue o viremia è il numero di copie del virus presenti nell'unità di volume di sangue. Tipicamente, questo valore viene espresso in numero di copie per ml (millilitro) di sangue. I test per la misura della viremia sono:

- la PCR quantitativa, o Q-PCR (Quantitative Polymerase Chain Reaction), usato molto frequentemente

- il test bDNA (branched-chain DNA)

- NASBA (Nucleid Acid Sequence-Based Amplification)

Essi, consentono di misurare valori di viremia compresi tra qualche decina di copie per ml ed un milione di copie. Se il valore di viremia, pur non essendo nullo, è al di sotto di tale intervallo, per cui questi test non sono in grado di misurarlo, si dice che la viremia non è rilevabile. Valori di viremia non rilevabili si riscontrano, di solito, in pazienti trattati da molto tempo con la HAART (Highly Active Antiretroviral Therapy); valori di viremia dell'ordine delle centinaia di migliaia di copie per ml si riscontrono spesso nella sindrome similnucleosica o infezione acuta primaria, la prima fase dell'infezione da HIV.

La conta dei linfociti CD4

I linfociti CD4 sono particolari linfociti T. La conta dei linfociti CD4 è la determinazione del numero di linfociti CD4 presenti nell'unità di volume di sangue. Tipicamente, questo valore viene espresso in numero di linfociti CD4 per µl (microlitro) di sangue. Le persone non infette da HIV presentano un numero di linfociti CD4 per µl di sangue uguale mediamente a 1100. Nelle persone con infezione da HIV tale valore può calare drammaticamente, provocando la possibile comparsa delle infezioni opportunistiche, dalle quali, con un numero ridotto di linfociti CD4, l'organismo non è più in grado di difendersi. Oltre al valore "assoluto" dei linfociti CD4, è importante controllare la percentuale di linfociti CD4 rispetto a tutti i linfociti T, quindi il rapporto tra numero di linfociti T CD4 e numero di linfociti T CD8. Nelle persone non infette, questo rapporto oscilla tra 1 e 2, mentre in quelle infette il valore di questo rapporto può scendere molto al di sotto di 1.

Collegamenti esterni

Altre informazioni sui test, sono disponibili ai seguenti link esterni:

Informazioni per i test su HELPAIDS

Informazioni per i test sul sito dell'Aiuto AIDS Svizzero

Pagine Mediche: Diagnosi di AIDS

Documento ufficiale "Revised Guidelines for HIV counselling, Testing and Referral" dei Centers for Diseases Control di Atlanta: http://www.cdc.gov/mmwr/PDF/RR/RR5019.pdf


Test di controllo per persone HIV+:

Informazioni riguardanti la determinazione della carica virale su HELPAIDS

Informazioni riguardanti la conta dei lifociti CD4 su HELPAIDS


Voci correlate