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Guerriglia in Spagna e guerra in Germania

  Lo stesso argomento in dettaglio: Quinta coalizione e Guerra d'indipendenza spagnola.
 
3 maggio 1808, quadro simbolo della repressione francese in Spagna dipinto da Francisco Goya

Con l'Europa continentale ormai assoggettata alla Francia, napoleone tornò a dedicare la sua attenzione al confronto con il Regno Unito. In particolare, il sistema del blocco continentale, su cui Napoleone molto aveva puntato, non stava dando i suoi frutti: il divieto di commerciare con i britannici non era applicato con severità, il contrabbando era molto diffuso anche nella stessa Francia[1], e diversi stati europei si rifiutavano di adottare le disposizioni sancite dall'imperatore[1]; in aggiunta a ciò, il contro-blocco messo in atto come ritorsione dai britannici aveva provocato una grave penuria di materie prime in Europa, vista l'indiscussa superiorità della Royal Navy sulla marina francese[2]. Con in mente l'obbiettivo di rafforzare il sistema del blocco, sul finire del 1807 Napoleone concentrò la sua attenzione sul Portogallo: storico alleato del Regno Unito, il paese cercava di mantenere una precaria neutralità nel conflitto in corso, ma si era rifiutato di applicare le disposizioni del blocco continentale[3]. Il 18 ottobre 1807, solo quattordici settimane dopo la battaglia di Friedland, un'armata francese agli ordini del generale Jean-Andoche Junot entrò in Spagna, già da tempo alleata della Francia, dirigendosi verso la frontiera portoghese; il 30 novembre seguente i francesi, ostacolati più che altro dal terreno impervio e dal clima avverso[4], presero Lisbona, mentre il re Giovanni VI del Portogallo fuggiva alla volta della colonia del Brasile[4]. Junot fu nominato governatore, ed il paese venne assoggettato ad un duro regime di occupazione militare: l'esercito venne sciolto, le proprietà della famiglia reale portoghese confiscate, ed un pesante tributo imposto alla popolazione civile[4]; truppe spagnole si aggiunsero alla forza d'occupazione francese, in vista della spartizione del Portogallo tra queste due nazioni[5].

Con la scusa di fornire appoggio a Junot, un secondo esercito francese sotto il comando del maresciallo Murat venne stanziato in Spagna, andando ben presto ad occupare le località chiave della nazione, compresa la capitale Madrid[5]. Il paese si trovava in una situazione di profonda instabilità, dilaniato dalla lotta per il potere tra il re Carlo IV ed il figlio, il futuro Ferdinando VII; approfittando della situazione, Napoleone obbligò i due sovrani ad abdicare il 6 maggio 1808 nei suoi confronti, ed il 6 giugno seguente consegnò la corona di Spagna al fratello Giuseppe Bonaparte[6]. Le prepotenze e le sopraffazioni da parte dei francesi avevano già provocato una grande sommossa a Madrid il 2 maggio[3], duramente repressa da Murat con cariche di cavalleria nelle strade e massiccio ricorso alla fucilazione di prigionieri[4]; alla notizia dell'incoronazione di Giuseppe come nuovo re di Spagna, percepita come iposizione di un monarca straniero, tutta la nazione insorse contro i francesi, subito imitata anche dai portoghesi[6]. Le truppe francesi si trovarono a sperimentare un nuovo tipo di guerra: se l'esercito regolare spagnolo era debole e disorganizzato, in tutte le regioni della Spagna si svilupparono rapidamente bande di irregolari che adottavano contro gli occupanti tattiche di guerriglia[7][8]. Impreparati a gestire un simile movimento di massa[9], i francesi reagirono adottando una tattica del terrore, radendo al suolo i villaggi sospettati di appoggiare i guerriglieri e condannando a morte qualsiasi irregolare catturato[10]; inevitabilmente, anche i guerriglieri spagnoli adottarono crudeli ritorsioni contro i reparti francesi isolati, e la guerra assunse ben presto un grado di barbarie ben superiore alla media dell'epoca[7].

Con l'intera penisola iberica ormai in preda alla guerra, consistenti rinforzi francesi vennero inviati nella regione, ma il 23 luglio 1808 gli spagnoli ottennero un inaspettato successo nella battaglia di Bailén, obbligando alla resa l'armata del generale Dupont; la sconfitta fu un colpo durissimo per i francesi: dalla proclamazione dell'Impero, non era mai accaduto che un'armata francese venisse obbligata alla resa[11]. Profondamente demoralizzato, il re Giuseppe abbandonò Madrid ripiegando con tutte le truppe oltre la linea del fiume Ebro. La situazione per la Francia si aggravò nell'agosto seguente, quando un esercito britannico agli ordini del generale Arthur Wellesley sbarcò a Figueira da Foz per portare aiuto ai portoghesi; il 21 agosto 1808 la piccola forza di Wellesley inflisse una pesante sconfitta ai francesi di Junot nella battaglia di Vimeiro, obbligandoli a lasciare il Portogallo[12]. Con le sconfitte che andavano accumulandosi, Napoleone decise di intervenire di persona nel conflitto iberico, ed ai primi di novembre un grosso contingente della Grande Armée attraversò i Pirenei sotto la guida dello stesso imperatore[13]. Caduta la monarchia, la Spagna era priva di un governo centrale, ed i vari governi locali (le Juntas) non riuscivano a coordinare i loro sforzi[13]; sfruttando le divisioni in campo nemico, i francesi batterono rapidamente le varie armate spagnole, ed il 4 dicembre Napoleone fece il suo ingresso a Madrid, reinsediando sul trono il fratello Giuseppe[13]. Un esercito britannico sotto il generale John Moore, accorso dal Portogallo per portare aiuto agli spagnoli, venne costretto ad intraprendere una difficile ritirata attraverso le montagne spagnole coperte di neve; nonostante le gravi perdite, i britannici riuscirono a raggiungere il porto di La Coruña ed a reimbarcarsi alla volta della Gran Bretagna, anche se lo stesso Moore rimase ucciso nella battaglia di La Coruña il 16 gennaio 1809[14]. Con la situazione ristabilita, Napoleone lasciò la Spagna per rientrare a Parigi il 23 gennaio 1809, lasciando la conduzione delle restanti operazioni militari nella penisola iberica ai suoi marescialli.

Il rientro anticipato dell'imperatore dalla Spagna era stato richiesto dai recenti preparativi militari messi in atto dall'Austria: fin dalla sconfitta nel conflitto del 1805, l'impero asburgico aveva dedicato molte energie a ricostruire e modernizzare le sue forze armate, in attesa dell'opportunità favorevole per riguadagnare la posizione di potere in Europa strappatagli dalla Francia[15]. Il momento propizio sembrò manifestarsi sul finire del 1808: le sconfitte di Bailén e Vimeiro avevano dimostrato che le armate francesi non erano invincibili, e con gran parte della Grande Armée inviata in Spagna l'Austria poteva sperare almeno in una parità numerica in caso di scontro in Germania[15]; vi era inoltre la speranza che un intervento austriaco avrebbe provocato tra i tedeschi una insurrezione anti-francese sul modello spagnolo[16]. Come per la Prussia nel 1806, la corte austriaca si trovò divisa tra i favorevoli al conflitto (guidati dall'imperatrice Maria Ludovica d'Asburgo-Este e dal ministro degli esteri von Stadion) ed i contrari (tra cui si colocava il comandante in capo dell'esercito, l'arciduca Carlo d'Asburgo-Teschen, convinto che l'Austria non fosse ancora militarmente preparata ad un confronto con la Francia)[16]; solo dopo lunghe esitazioni l'imperatore Francesco I decise per la guerra. Nel febbraio del 1809, Austria e Regno Unito siglarono il trattato di alleanza che diede vita alla quinta coalizione: i britannici promisero di inviare un contingente nella Germania settentrionale per distrarre truppe francesi dal teatro principale, mentre la Prussia si disse disponibile ad inviare contingenti in appoggio ai coalizzati; più ambiguo era il ruolo della Russia, formalmente alleata dei francesi: era quasi certo tuttavia che non avrebbe assunto un ruolo attivo in caso di conflitto[16]. Napoleone era stato informato dei preparativi bellici austriaci fin dal gennaio del 1809, ma aveva scelto di non recarsi personalmente in Germania, per paura che la sua presenza spingesse i coalizzati ad agire immediatamente[16]; Napoleone aveva invece bisogno di tutto il tempo che riusciva ad ottenere per preparare le sue truppe al conflitto. La necessità di dover condurre una guerra su due fronti principali (in Germania ed in Spagna) spinse l'imperatore ad ordinare il richiamo anticipato di nuove classi di leva (rendendo così la coscrizione ancora più impopolare di quanto fosse stato prima)[17], ma, soprattutto, ad affidarsi ancora di più alle truppe fornite dai suoi alleati: se prima di allora queste venivano usate principalmente per ruoli secondari o di presidio, per la campagna del 1809 vennero invece dispiegate in prima linea, all'interno di unità francesi o in propri corpi autonomi[18].

La guerra ebbe inizio il 10 aprile 1809, quando l'esercito austriaco dell'arciduca Carlo invase la Baviera, membro della Confederazione del Reno; forze austriache minori venero inviate ad attaccare gli alleati francesi in Polonia ed in Italia. Le forze francesi erano piuttosto sparpagliate, ma gli austriaci non riuscirono ad approfittare della situazione, rallentati dal clima avverso; il 17 aprile Napoleone arrivò sul teatro delle operazioni, e si diede subito da fare per preparare la controffensiva. Dopo alcuni scontri preliminari, i due eserciti si affrontarono il 22 aprile nella battaglia di Eckmühl: gli austriaci furono sconfitti, ma l'arciduca Carlo riuscì ad organizzare un riuscito ripiegamento sulla riva settentrionale del Danubio, salvando il suo esercito dalla distruzione[19].



La quinta coalizione (1809) fra Regno Unito ed Austria contro la Francia, si formò mentre il Regno Unito si confrontava con la Francia nella guerra d'indipendenza spagnola.

Di nuovo, il Regno Unito era rimasto solo; questo si doveva in gran parte al fatto che la Gran Bretagna non era entrata mai in un conflitto su grande scala con la Francia, al contrario dei suoi alleati continentali. L'attività militare britannica si era limitata ad una successione di piccole vittorie nelle colonie francesi ed altre vittorie navali a Copenaghen. A terra tentò solo la disastrosa spedizione Walcheren (1809) che comportò un duplice sforzo dell'esercito britannico e della Royal Navy di alleviare le forze austriache dalla forte pressione francese. L'operazione finì in un disastro dopo che il comandante dell'esercito John Pitt non riuscì a catturare l'obiettivo, la base navale francese di Anversa.

La lotta si incentrò allora nella guerra economica, blocco continentale contro blocco navale. Entrambi i contendenti entrarono in combattimento tentando di rinforzare i loro blocchi; gli inglesi combatterono negli Stati Uniti nella guerra del 1812 ed i francesi si affrontarono nella guerra di indipendenza spagnola (1808 - 1814). Il conflitto nella Penisola Iberica cominciò perché il Portogallo continuava a commerciare con l'Inghilterra nonostante le restrizioni francesi. Quando truppe spagnole vinsero i francesi nella battaglia di Bailén, dimostrando che una parte importante del paese spagnolo non voleva mantenere la sua alleanza con la Francia, le truppe francesi occuparono gradualmente il suo territorio fino ad entrare a Madrid, fatto che propiziò l'intervento inglese.

L'Austria, all'inizio alleata della Francia, approfittò dell'opportunità per cercare di recuperare il suo antico Impero Tedesco che era esistito prima della battaglia di Austerlitz. Inizialmente ebbe successo contro le deboli forze del maresciallo Davout, visto che Napoleone aveva lasciato solamente 170.000 soldati per difendere la frontiera occidentale della Francia. Questo stesso compito era stato portato a termine negli anni novanta del XVIII secolo con 800.000 uomini, ed allora dovevano difendere un fronte molto minore.

Napoleone ottenne un successo in Spagna, riprendendo Madrid e sconfiggendo spagnoli ed inglesi e cacciando questi ultimi dalla penisola iberica (ma non per molto tempo). L'attacco dell'Austria prese alla sprovvista Napoleone che era impegnato in vittoriose operazioni contro il Regno Unito. Questo fece si che abbandonasse la penisola iberica e non vi ritornasse mai più. In sua assenza, ed in assenza dei suoi migliori ufficiali, Davout rimase nell'est durante la guerra e la situazione cambiò, specialmente quando arrivò il generale inglese Sir Arthur Wellesley, futuro Duca di Wellington, come comandante delle forze britanniche.

Gli austriaci si introdussero nel Ducato di Varsavia, ma furono sconfitti nella battaglia di Radzyn il 19 aprile 1809. L'esercito polacco recuperò il territorio conosciuto come Galizia dopo i suoi primi successi.

Napoleone assunse il comando nell'est ed incoraggiò l'esercito a contrattaccare in Austria. Una serie di battaglie relativamente minori assicurarono la vittoria austriaca nella battaglia di Aspern-Essling, la prima sconfitta tattica di Napoleone. L'errore del comandante austriaco, l'Arciduca Carlo, fu quello di voler proseguire dopo la sua piccola vittoria, permettendo a Napoleone di preparare un tentativo di assediare Vienna, cosa che fece ai primi di luglio battendo gli austriaci nella battaglia di Wagram, tra il 5 ed il 6 luglio. Durante questa battaglia il maresciallo Jean-Baptiste Jules Bernadotte fu privato del suo titolo e ridicolizzato da Napoleone di fronte ad altri ufficiali dello Stato Maggiore. A seguito anche del suo comportamento verso gli ufficiali svedesi presi prigionieri a Lubecca, venne offerta allora a Bernadotte la corona di Svezia, che il generale francese accettò con il consenso di Napoleone, il quale sperava così di fare della Svezia un futuro alleato, fatto che non si rivelò poi tale: successivamente infatti Bernadotte partecipò attivamente alle guerre contro il suo ex comandante ed imperatore.

La guerra della quinta coalizione finì col trattato di Schönbrunn, il 14 ottobre del 1809.

Nel 1810, l'Impero francese raggiunse la sua massima estensione. Napoleone si sposò con Maria-Luisa, un'arciduchessa austriaca, allo scopo di assicurare un'alleanza stabile con l'Austria e dare all'Imperatore un erede, cosa che la sua prima moglie, Giuseppina di Beauharnais, non era riuscita a fare. Oltre all'Impero francese, Napoleone controllava la Confederazione svizzera, la Confederazione del Reno, il Granducato di Varsavia e il Regno d'Italia. I territori alleati includevano: il Regno di Spagna di Giuseppe Bonaparte, il Regno di Westfalia di Gerolamo Bonaparte, il Regno di Napoli di Gioacchino Murat, suo cognato, il Principato di Lucca e Piombino di Felice Baciocchi, anch'egli cognato di Napoleone, ed i suoi antichi nemici, Prussia ed Austria.




  • Philip Haythornthwaite, Le grandi battaglie napoleoniche, Osprey Publishing, 2005, ISBN 84-9798-181-2
  1. ^ a b Gerosa, p. 386
  2. ^ Chandler 1998, p. 86
  3. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore napo2
  4. ^ a b c d Haythornthwaite, vol. 49, pp. 6 - 11
  5. ^ a b Gerosa, pp. 388 - 389
  6. ^ a b Haythornthwaite, vol. 39, p. 9
  7. ^ a b Haythornthwaite, vol. 53, pp. 5 - 10
  8. ^ Il termine stesso guerriglia deriva dallo spagnolo guerrilla (piccola guerra), come appunto venivano indicate le azioni delle bande irregolari contro l'occupante francese. Vedi Gerosa, p. 392
  9. ^ Durante la campagna di Prussia nell'ottobre 1806 - giugno 1807, alcune piccole bande di guerriglieri prussiani avevano operato contro le linee di comunicazione dei francesi, ma si trattava in gran parte di reparti regolari rimasti separati dall'esercito principale
  10. ^ Gerosa, p. 391
  11. ^ Gerosa, p. 399
  12. ^ Haythornthwaite, vol. 50, pp. 11 - 14
  13. ^ a b c Gerosa, pp. 402 - 404
  14. ^ Haythornthwaite, vol. 51, pp. 5 - 10
  15. ^ a b Castle, p. 7
  16. ^ a b c d Haythornthwaite, vol. 39, pp. 10 - 14
  17. ^ Haythornthwaite, vol. 40, pp. 3
  18. ^ Castle, p. 19
  19. ^ Castle, p. 28