Repubblica di Ancona

antica repubblica marinara italiana (XI secolo-1532)
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La Repubblica marinara di Ancona è stata un'illustre repubblica marinara dell'Adriatico, la cui indipendenza durò dall'XI secolo al 1532. Insidiata dalla potenza veneziana, riuscì sempre a resistere ai ripetuti tentativi compiuti dalla serenissima di annullare i sui traffici marittimi o di sottometterla. L'alleanza con la repubblica di Ragusa fu determinante. Insieme a Ragusa fu anzi seconda solo alla Serenissima Repubblica di Venezia nel periodo in cui fu indipendente. La sua estensione territoriale si limitò quasi esclusivamente alla città di Ancona, dedicandosi gli abitanti esclusivamente alla navigazione e alle costruzioni navali e trascurando ogni guerra di conquista territoriale. Una caratteristica della sua storia fu la continua necessità di difendersi, aiutata in ciò dall'alleanza con Costantinopoli e con la Repubblica di Ragusa, oltre che dai venti castelli che difendevano i suoi esigui confini: i castelli di Ancona.

Geografia

Il suo territorio comprendeva tutta la zona tra i fiumi Esino, il Musone ed Aspio, ed era protetto da circa venti castelli, tra i quali Poggio, Massignano, Varano, Sirolo, Offagna, Agugliano, Polverigi, Montesicuro, Bolignano, Gallignano, Paterno, Falconara (questi centri sono infatti detti castelli di Ancona).

I rapporti con Venezia

La Repubblica di Ancona intratteneva rapporti commerciali privilegiati con i turchi e con l'Impero Bizantino, ed era famosa come città cosmopolita, poiché egiziani, siriani, mori, bizantini, magiari, dalmati ed ebrei erano frequentatori assidui del porto e dei mercati cittadini. Soprattutto per essere stata la via privilegiata di scambi commerciali con Costantinopoli, la Repubblica di Ancona entrò presto in collissione con la Serenissima Repubblica di Venezia; questa inizialmente non aveva dato troppa importanza alla nascita e all'espansione di un'altra repubblica oligarchica nel Mare Adriatico, sicura di poterla assoggettare economicamente ancor prima che militarmente. Ma Ancona era diventata una città ricca e fiorente, con mercati importanti e mercanti fiorentini e lucchesi a gestire i suoi traffici nella penisola. Oltre a ciò e all'incredibile sviluppo economico e demografico aveva alleati troppo importanti per non far nascere nei veneziani il sentore che la piccola repubblica dorica stesse crescendo troppo ed insidiasse il loro storico ruolo di "Porta d'Oriente". Fu per questo motivo che negli anni 70 del XII secolo Venezia si alleò con il Barbarossa per porre fine all'esistenza della Repubblica di Ancona. La forza di Ancona, comunque, era tale che nel 1137 respinse l'imperatore Lotario II, e nel 1167 anche l'imperatore Federico Barbarossa. La prova più terribile fu però l'assedio del 1173.

L'assedio del 1173

Nel 1173 il Barbarossa inviò ad Ancona il suo luogotenente, l'Arcivescovo Cristiano di Magonza, perché riuscisse a sottomettere una buona volta la repubblica dorica. L'assedio aveva buone garanzie di riuscita, dato che le forze imperiali che circondavano la città (al terzo tentativo in meno di 50 anni), potevano questa volta contare anche sull'alleanza con la flotta veneziana, che occupava il porto. L'assedio fu lungo e pesante. Sono da citare le gesta eroiche dell'eroina anconitana per eccellenza: Stamira (detta anche Stamura), una giovane vedova che con un gesto fulmineo incendiò una botte causando l'incendio di numerose macchine d'assedio nemiche, permettendo anche ai cittadini di uscire dalle mura per rifornirsi di cibo; durante l'assedio rifulse anche l'eroismo del sacerdote Giovanni di Chio, che in giorno di burrasca si gettò in mare per tagliare le gomene della nave ammiraglia veneziana, la Totus Mundus, provocando così l'affondamento di parte della flotta. La città uscì vittoriosa anche questa volta, ed il periodo florido seguito alla vittoria permise di aumentare i traffici marittimi con l'Oriente e di ingrandire ed abbellire la propria cattedrale su modello bizantino.

I rapporti con Ragusa

I primi rapporti commerciali sono riscontrabili lungo il secolo durante il quale si ha testimonianza della nascita della Repubblica, precisamente nel 1199. I rapporti saranno sempre cordiali, di profonda amicizia e sostegno militare: era l’unico modo che entrambe avevano per resistere allo strapotere economico della Serenissima, e per quanto Venezia restò sempre padrone dell’Adriatico, il connubio fra Ancona e Ragusa portò i suoi frutti. I rapporti si interruppero solo durante la parentesi di dominazione veneziana su Ragusa e poi definitivamente con l’assoggettamento della repubblica dorica allo Stato pontificio. (1532).

Struttura politica ed amministrativa

 
Il palazzo degli Anziani

Ancona era una repubblica oligarchica il cui governo era formato da sei Anziani, o Signori, che erano eletti dai tre terzieri nei quali era divisa la città: S. Pietro, Porto e Capodimonte. La Repubblica Marinara di Ancona batteva moneta propria: l'agontano; aveva propri codici di navigazione noti sotto il nome di "Statuti del mare e del Terzenale (arsenale)" e "della Dogana"; inviava consoli ed aveva fondaci e colonie in tutti i porti d'Oriente, da Costantinopoli alla Siria, dalla Romania all'Egitto; d'altra parte in città erano presenti folte comunità straniere organizzate, tra le quali quella greca e quella schiavona (ossia dalmata ed albanese), che avevano propri luoghi di culto. A queste si deve aggiungere un'attiva comunità ebraica, che è stata (ed è tutt'ora) parte importante della società cittadina, come prova la sinagoga (con arredi anche del XVI secolo) e il Campo degli Ebrei, cimitero israelitico tra i più antichi (XV secolo) e importanti d'Europa. La struttura sociale, che vedeva nobili e popolani uniti intorno alle attività marinare, non permise l'affermarsi di signorie in città. Un'eccezione è rappresentata dall'occupazione da parte dei Malatesta nel 1348, che si approfittarono della condizione di debolezza dovuta alla celebre peste che infuriava in tutta Europa e ad un incendio che aveva semidistrutto la città. Durante circa cinque secoli, l'unica eclisse di libertà fu proprio nel periodo che va dal 1348 al 1383, e terminò con la distruzione a furor di popolo della Rocca di S. Cataldo, eretta sul colle dei Cappuccini dai Malatesta e completata dall'emissario del Papa Egidio Albornoz, rocca vista come un segno di oppressione delle libertà comunali. In tale circostanza il Senato anconetano riceve dai Priori delle Arti e dai Gonfalonieri di Giustizia del popolo di Firenze l'elogio più caloroso: "Avete finalmente scosso, amici carissimi, il giogo del vostro servaggio che il presidio dell'inespugnabile rocca vi teneva sopracapo! O uomini che diffondete l'odore delle virtù dei vostri progenitori! O veri italiani!"

Il Gonfalone

Dono imperiale di Bisanzio a ricompensa dei servigi e della fedeltà dimostrata a Manuele Comneno I, rispecchiava le insegne bizantine, private dei simboli a forma di B nei cantoni. Persa l'indipendenza, Ancona mise al servizio del papa la tradizione marinaresca e ammainò la sua gloriosa bandiera sostituendola con un semplice bicolore rosso su giallo.

Fioritura artistica

 
La Loggia dei Mercanti

Ad Ancona l'arte ebbe un notevole sviluppo durante i secoli della Repubblica marinara. Per ciò che riguarda l'architettura romanica si ricorda soprattutto il grande cantiere della cattedrale di San Ciriaco, una delle più importanti chiese romaniche d'Italia, pregevole anche per le sculture dell'interno e del portale, tra cui i leoni stilofori, tra i simboli della città. Intanto Ancona, ormai importante Repubblica Marinara, si arricchisce con i suoi fortunati traffici con l'Oriente. Splendide testimonianze di questa sua attività sono, oltre la già citata cattedrale, anche il Palazzo del Senato e la Chiesa di Santa Maria della Piazza, costruiti nel semplice ed armonioso stile romanico. Nonostante gli assedi ed i tentativi di assoggettamento, le arti ed il commercio continuano a fiorire e proprio prima della distruzione della rocca di San Rocco la città si arricchisce di palazzi ed opere d'arte. L'architetto Giovanni Pace detto Sodo, costruisce la Loggia dei Mercanti, la cui facciata gotica si deve a Giorgio da Sebenico. Al celebre architetto dalmata si devono anche i portali di Sant'Agostino e di San Francesco alle Scale, nonché la facciata del Palazzo Benincasa in via della Loggia. Altri artisti lasciano nobili segni del loro lavoro: Francesco Martini senese, i Maestri Pietro e Matteo di Anongiacomo ed il pittore Melozzo da Forlì, nel Palazzo già degli Anziani e ora della Prefettura; Marino di Marco Cedrino veneziano, uno degli architetti della Basilica di Loreto, nel portale della Chiesa della Misericordia; i pittori Carlo Crivelli, Lorenzo Lotto, Tiziano, veneti, in numerosi mirabili dipinti.

Perdita dell'indipendenza

 
Il palazzo del podestà con la Torre civica

Papa Clemente VII fece costruire da Antonio da Sangallo il Giovane la fortificazione della Cittadella, che con i suoi cinque bastioni è uno splendido esempio di fortificazione rinascimentale, con il pretesto, rivelatosi falso, di un'imminente invasione della città da parte dei Turchi; in realtà il 19 settembre 1532 Ancona venne occupata dalle truppe pontificie e dovette rinunciare all'indipendenza; con un colpo di stato ante litteram papa Clemente VII la incorporò nei domini dello Stato Pontificio.

Curiosità

È nota la partecipazione a diverse crociate, tra cui la prima. Nella lotte fra papa ed Imperatore del XIII secolo, Ancona è di parte guelfa. Lo stemma del libero comune, un cavaliere armato, rappresentante la virtù guerriera e l'attaccamento alla libertà, è quello che anche oggi identifica la città. Tra i suoi navigatori si deve ricordare Ciriaco d'Ancona (Ciriaco Pizzecolli), che nelle rive del Mediterraneo andava instancabilmente in cerca delle testimonianze della perduta civiltà classica, trascrivendo iscrizioni e disegnando monumenti; suo è il primo disegno moderno del Partenone di Atene. Egli è perciò giustamente considerato il precursore, o il fondatore dell'archeologia. Gli anconetani sono provetti lavoratori, avveduti commercianti e valenti navigatori; quando papa Urbano V, allora residente in Avignone, rientra in Italia, tra le tante navi delle città marinare andate ad incontrarlo, c'è una galea anconetana; e proprio su questa si imbarca per intraprendere il suo viaggio. Narra il cronista Oddo di Biagio "La galea fu fatta in Ancona de tanta e tale lunghezza, quale mai si fu veduta la simile, con celle e camere dipinte e ornate come fossero stanze di palazzi. E fu armata de marinai e de vogatori de Ancona" (1367). L'onorifica preferenza viene accordata anche ad un'altra galea, comandata dall'anconetano Nicolò di Bartolomeo Toroglioni, quando papa Gregorio XI riporta definitivamente la corte pontifica dalla Francia in Italia, nel 1377. Ma della fierezza del popolo anconetano sono ricche le cronache. Galeazzo Malatesta, nel 1413, tenta un assalto a Capodimonte; ma la pronta e vigorosa difesa respinge il nemico che lascia centinaia di morti e prigionieri. Anche Francesco Sforza tenta di avere a tradimento la città; le sue spie vengono scoperte, chiuse dentro sacchi e gettate in mare con pietre al collo. Tra gli sforzeschi nasce il detto: "Ancona da bere e non da mangiare" (1443). Altra testimonianza del ruolo giocato della Repubblica di Ancona è la crociata contro i turchi promossa da papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) proprio dalla città dorica: la corte pontificia si stabilì in Ancona per organizzare tutte le potenze cristiane, ma nulla si fece per la morte del pontefice.