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Le Fontane di Roma dimostrano come i romani abbiano sempre avuto una gran passione per le acque pubbliche, dagli acquedotti alle terme e come, dopo i secoli della decadenza, tale passione si sia esternata nella costruzione delle numerose fontane che ornano vie e piazze romane.

Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona

L'approvvigionamento di acqua a Roma

Con il taglio degli acquedotti, la decadenza medioevale della città e l'addensamento della scarsa popolazione in Campo Marzio, a Trastevere e in Borgo, l'approvvigionamento d'acqua di gran parte della città prese a dipendere quasi completamente dal Tevere. I problemi di igiene non sembravano preoccupare nessuno, se l'acqua del fiume (decantata in apposite cisterne) era considerata talmente buona che i papi se la portavano anche in viaggio.

Fino al XVI secolo l'unico acquedotto antico che ancora continuava a dare acqua era quello dell'Acqua Vergine, che alimentava la fontana di Trevi. Trastevere e San Pietro avevano fonti proprie, e in generale l'approvvigionamento era garantito da venditori d'acqua e da pozzi privati. La geologia del sottosuolo romano favorisce infatti la formazione di vene d'acqua che raccolgono le acque che scendono dai colli, e ancora oggi molte di queste vene sono vive sotto le case di Trevi e Campo Marzio.

Il ripristino dell'acquedotto Vergine, che era stato avviato già da Niccolò V e proseguito da Pio IV, concluso nel 1570 ad opera di Pio V, fu l'inizio di un radicale mutamento della situazione, e ancora oggi il numero delle fontane a Roma si conta a centinaia, tra fontane monumentali, mostre d'acqua, fontane ornamentali e fontanelle.

Fontane monumentali

Cominciamo con alcune delle più grandi, magnifiche e più importanti fontane di Roma. Alcune di queste fontane costituiscono il punto terminale (la "mostra") di uno degli undici grandi acquedotti che una volta rifornivano l'antica Roma di acqua. Nell'antichità gli acquedotti terminavano in un Ninfeo, un tempietto dedicato ad una Ninfa. Agli inizi dell'era moderna al loro posto furono fatte costruire, soprattutto dai papi, pompose esibizioni, espressione del loro potere. Gli esempi più noti sono la fontana di Trevi e quella del Mosè detta anche dell'Acqua Felice.

  • La fontana del Mosè o Fontana dell'Acqua Felice, situata in Piazza San Bernardo è il punto terminale dell'acquedotto Aqua Felix, dal nome del Papa Sisto V, Felice Peretti. Vi è rappresentato un Mosè che fa sgorgare l'acqua dalle rocce.
  • L'incrocio tra Via delle Quattro Fontane e Via del Quirinale (che dopo l'incrocio prende il nome di Via 20 settembre), al sommo della prospettiva tra Santa Maria Maggiore e Trinità dei Monti, è decorato ai quattro angoli dalle Quattro Fontane volute da Sisto V, che danno il nome alla via.
  • In cima al Gianicolo, in posizione straordinariamente panoramica, c'è il Fontanone, appunto, del Gianicolo. Voluto da papa Paolo V all'inizio del XVII secolo, come mostra terminale del ripristinato acquedotto di Traiano, le colonne che lo ornano provengono dalla basilica antica di San Pietro.
  • Piazza San Pietro è decorata da due grandi fontane i cui getti cadono in due grandi tazze monolitiche di granito orientale ricavate da monumenti romani.

Fontane nuove

Negli ultimi anni, interventi di riordino e nuovo arredo urbano hanno regalato ai romani nuove fontane:

Fontane ornamentali

Numerose sono anche le fontane ornamentali. Solo per citarne alcune:

  • La Fontana del Tritone a Piazza Barberini, lavoro di Gian Lorenzo Bernini del 1642. Fino al XVIII secolo venivano lasciati davanti a questa fontana i morti sconosciuti per favorirne il riconoscimento. La fontana dà il nome a Via del Tritone, la strada in salita che arriva da Piazza Colonna.
  • Sempre di Bernini (1644) è la Fontana delle Api, all'angolo di Piazza Barberini con Via Veneto. Le api sono parte dello stemma della famiglia Barberini.
  • Ancora tritoni - motivo ornamentale assai frequente nelle ornamentazioni connesse all'acqua - si trovano nella fontana di fronte a Santa Maria in Cosmedin (alla Bocca della Verità).
  • Un piccolo gioiello nascosto è la Fontana delle Tartarughe, in mezzo alla piazzetta Mattei, dietro al Portico di Ottavia. Fu costruita tra il 1581 ed il 1584 su progetto di Giacomo della Porta. Solo nel 1658 vennero aggiunte le Tartarughe che secondo la leggenda sono un'invenzione di Bernini.
  • Una fontana assai curiosa è quella del Babuino: la singolare bruttezza della statua antica che adornava la sua vasca quadrata, messa in opera nel 1576, la impose all'attenzione dei romani, che anzitutto cominciarono a chiamare la divinità rappresentata "il Babuino", poi dalla statua denominarono la strada, e infine la posero tra le statue parlanti (Marforio, Pasquino, Madama Lucrezia, l'abate Luigi).

Fontane fuori le mura e fontanili

Le fontane di Roma non allietano solo il centro: fuori o addossate alle mura o lungo il percorso degli acquedotti esistevano molte fontane e fontanili per utilità dei contadini e del bestiame, o da cui sgorgavano acque particolari, come l'Acqua Acetosa.

Le stesse fontane di città erano dette spesso Beveratori, quando di forma semplice (un vascone frequentemente adattato da un sarcofago o altro marmo antico) ed accessibili anche agli animali (cavalli, somari, ecc.).

Anche i nuovi quartieri costruiti o riordinati dopo l'Unità d'Italia furono dotati di nuove fontane, fino agli anni trenta. Esiste ad esempio, alla Garbatella, in Piazza Ricoldo da Montecroce, una fontana detta la fontana degli innamorati, perché luogo tranquillo e poco illuminato dove, soprattutto in passato, si incontravano le coppie di innamorati. Ha il volto di una donna che gli abitanti del quartiere chiamano affettuosamente Carlotta.[senza fonte]

Fontanelle

Oltre alle fontane monumentali e più note, strade e giardini di Roma sono popolati da circa 2500 fontanelle da cui l'acqua scorre giorno e notte. Le più comuni sono quelle dette Nasoni, forme cilindriche di metallo (ghisa o ferro) da cui l'acqua scorre attraverso un arcuato tubo d'acciaio che ai romani diede l'idea di un naso (da dove il nome), sparse per tutta la città, che furono volute dal primo sindaco della capitale unitaria, Luigi Pianciani, nel 1872, soprattutto per servire i nuovi quartieri.

Oltre ai nasoni, poi, sopravvivono ancora per il piacere degli occhi e per il refrigerio di romani e turisti, moltissime fontane non monumentali nelle dimensioni, ma storiche per età. Da alcune, era espressamente proibito che bevessero "asini, cavalli, cani e capre"


Le fontane "rionali"

Nel 1926 su proposta di Tommaso Bencivegna, Filippo Cremonesi, da poco nominato primo governatore di Roma, decise di commissionare la realizzazione di fontane ornate con gli stemmi rionali.

L'incarico fu assegnato a Pietro Lombardi, un architetto che aveva già realizzato la Fontana delle anfore situata a piazza dell'Emporio a Testaccio.

Altre sono:

Fontane scomparse

 
La scrofa

Con il passare del tempo, delle ricostruzioni e della proprietà degli immobili, varie fontanelle pubbliche furono eliminate o spostate altrove, magari dopo decenni di letargo in qualche deposito. Rimasero però, in alcuni casi, tracce della loro presenza.

  • in via de Prefetti (Campo Marzio) il Palazzo Capilupi ospitava una fontanella che diede (forse) il nome alla prospiciente via della Lupa. La fontanella è perduta, ma ne rimane, nell'androne del palazzo, la lapide di dedica e istruzioni.
  • in via della Scrofa (rione Sant'Eustachio, ma a 100 metri dalla precedente via dei Prefetti) è rimasto il bassorilievo da cui sgorgava l'acqua; la vaschetta fu spostata all'angolo del palazzo (ex Convento degli Agostiniani divenuto, dopo il 1870, sede del Ministero della Marina), su via dei Portoghesi.



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