Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio Vescovo

edificio religioso di Acerenza

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La chiesa di Santa Maria Assunta e San Canio vescovo è la cattedrale dell’Arcidiocesi di Acerenza, cittadina della Basilicata di poco meno di 3.000 abitanti.

Storia

L’attuale cattedrale viene edificata tra l’XI ed il XIII secolo sui resti di una precedente chiesa paleocristiana, che a sua volta fu eretta su ciò che rimaneva di un antico tempio d’epoca romana dedicato ad Ercole Acheruntino. I lavori di costruzione iniziano nel 1059 con il vescovo Godano, il primo ad avere il titolo di arcivescovo, ma proseguono e terminano con il suo successore, Arnaldo, che, grazie a maestranze francesi, messe a disposizione dai Normanni stessi, ultima l’opera. Nel 1281 la chiesa viene parzialmente ricostruita in forme romanico - gotiche, con un peribolo a tre absidi divergenti come in altre chiese del Mezzogiorno e dell'Italia centrale e una facciata con tre portali. Nel 1456 la cattedrale romanica subisce gravi danni a causa di un terremoto; inoltre, a causa di una lunga serie di arcivescovi non residenziali, l’edificio cade in stato di abbandono. Solo nel 1524, per volere dei conti Ferrillo di Acerenza, inizia il restauro completo della chiesa. Alla facciata, ricoperta con un muro a piccole bozze, vengono aggiunti due campanili a pianta quadrata, uno in corrispondenza del portale di destra, l'altro in corrispondenza del portale di sinistra che, però, va perduto. Nello stesso anno si riconsacra la cripta. Nel 1555 il maestro Pietro di Muro Lucano rimaneggia in stile rinascimentale il campanile destro, come attestano l’iscrizione murata nella torre: « Ioannes Michael Saracenus SS R E Presb. Card. Archiep. Acherentin. erexit. MDLV » e, sotto la prima monofora, il nome ancora leggibile mastro Pietro di Muro Lucano. Dopo il terremoto del 1921 viene sostituita la cupola del campanile con una terrazza mentre nel 1934 viene ricostruita la cupola della cattedrale perché il terremoto del 1930 ha lesionato gravemente la cupola cilindrica originaria. Con lo stesso restauto all'interno vengono eliminate le aggiunte barocche. Nei restauri effettuati dopo il 1950 viene alterato il sistema di accesso alla cripta con una scala centrale che sale al presbiterio e le scale laterali che scendono verso il basso. Nel 1954 papa Pio XII eleva la cattedrale a basilica minore.


Esterno

Il prospetto della cattedrale presenta una parte centrale e due spioventi; quello di destra viene rotto dalla torre campanaria, che rende asimmetrica la sua impostazione. Il campanile è su quattro livelli: nel secondo una finestra con decorazioni rinascimentali; si intravede inoltre una finestra ed uno spazio incassato per un'epigrafe dedicata all'imperatore Giuliano l'Apostata, tra il materiale utilizzato per la costruzione della torre campanaria vi sono anche frammenti di sarcofagi romani con volti di defunti e resti di un’ara funeraria. Due sono le porte che si aprono nella facciata. La piccola porta sul lato sinistro, ampiamente manomessa e sormontata da un arco a tutto sesto, conduce oggi al museo del duomo, mentre la porta centrale, in stile romanico-pugliese, è quella principale che immette all’interno della cattedrale. Questa è formata da un protiro mutilo in molte sue parti: alla base delle colonnine di marmo mancano infatti i due leoni (uno è collocato in alto, sullo spigolo sinistro della facciata), mentre dell’arco a tutto sesto che aveva nell'intradosso mezzi busti di figure angeliche, sono rimasti solo due tronconi. Le mensole del portale sono caratterizzate da gruppi scultorei in cui sono raffigurati animali (leoni e scimmie) avvinghiati attorno a due figure umane, presumibilmente un uomo ed una donna. Tra il portale ed il rosone rifatto nel 1928 nel luogo dove era collocato quello del 1601 è collocato lo stemma della famiglia Ferrillo, che restaurò la chiesa nel Cinquecento, e un bassorilievo raffigurante l’animale mitico detto Basilisco, che era parte dell’antico stemma cittadino. Sul vertice della facciata per molti secoli è stato collocato il busto marmoreo dell’imperatore Giuliano l'Apostata, ritenuto di San Canio, patrono della diocesi: oggi è conservato nel museo del duomo. Il transetto ha due absidiole sui lati ed un abside con un peribolo animato da tre absidi divergenti, sopra cui si alza la mole dell'abside vera e propria, fiancheggiata da due torri scalari che ospitano scale a chiocciola, di cui quella destra collegata con l'interno del tiburio da un arco rampante esterno. Nelle absidi divergenti sono incastonate fusti di colonnine a spirale di marmo orientale, che si ritengono facessero parte del ciborio dell’antica chiesa paleocristiana. Caratteristica della cattedrale sono le pietre squadrate della parte alta, alleggerite da una cornice di archetti pensili sostenuti da paraste. Le pietre sono ricoperte da una efflorescenza di licheni che cambiano colore quando il tempo passa dal secco all'umido.

Interno

La cattedrale, lunga 69 metri e larga 23 è a croce latina a tre navate suddivise da 10 pilastri con soffitto a capriate; all'ingresso sulla destra è sita la porta di accesso al campanile con scala a chiocciola in pietra che, al primo livello, si collega con la cantoria che sormonta l'ingresso; percorrendo la navata destra si nota la porta della sacrestia, poi si entra nel transetto che presenta ai suoi estremi due cappelle semicircolari. In quella di destra, di notevole valore storico-artistico è il grande polittico, opera di Antonio Stabile del 1583; esso raffigura la Madonna del Rosario con san Tommaso d'Aquino e 15 storie della vita della Vergine e di Gesù; attorno al quadro centrale si dipanano le 15 formelle ove sono rappresentati i 15 misteri del rosario. Nello stesso altare una SS. Trinità di autore ignoto e nella conca absidale destra è il battistero, con colonnina scanalata elicoidale sotto una vasca monolitica in profido dell' XI secolo. Sull'altare del transetto sinistro si trova una Pietà di Antonio Stabile del 1570 dentro una ricca arcata marmorea, probabile opera di Pietro di Muro Lucano, e un secondo dipinto nella lunetta che rappresenta L'ultima Cena di autore ignoto. Nello stesso braccio è stato rimontato l'altare barocco del presbiterio.

Presbiterio

Tra il transetto e la navata centrale si eleva il coro e la conca absidale con cinque vetrate che raffigurano San Canio, San Pietro, Santa Maria Assunta, San Paolo e San Mariano; al centro del coro un crocifisso ligneo del XVII secolo e un altare maggiore poggiato su un grande capitello ionico che fungeva da acquasantiera. Il presbiterio, rialzato rispetto al piano di calpestio della basilica, presenta un peribolo attorno al coro su cui affacciano tre cappelle radiali. Alle pareti del peribolo si vedono capitelli cubici e tre colonne in parte scanalate, provenienti da monumenti antichi, e affreschi del XVI secolo: si riconoscono una Madonna col bambino e figure di santi, tra cui san Francesco d'Assisi, san Girolamo negli stipiti della nicchia e san Pietro con una epigrafe. Le tre cappelle romaniche con volte a crociera sono dedicate a san Michele arcangelo, con una statua del XVII secolo, a san Mariano, con reliquie del santo, e a san Canio, con altare barocco del XVII secolo che racchiude quello in pietra dell' VIII secolo e busto ligneo del santo sempre del XVII secolo.

Cripta

Sotto il presbiterio è la cripta, o cappella Ferrillo, consacrata nel 1524, importante testimonianza del Rinascimento, rifatta sul modello della più famosa cripta del Succorpo di San Gennaro nel Duomo di Napoli, di Tommaso Malvito di Como. La cripta consta di uno spazio quadrato in cui quattro colonne centrali con alti pulvini decorati sorreggono le volte, ricoperte di affreschi, recentemente restaurati, di Giovanni Todisco da Abriola, con figure e scene sacre dentro tondi. I muri superiori presentano delle lesene scanalate. Nel fondo si trova il sepolcro della famiglia Ferrillo attribuito a Francesco da Milano.

Altri progetti

Collegamenti esterni

Bibliografia

L'Italia. Basilicata e Calabria, Touring Club Italiano,2005, Milano.