Utente:Franz van Lanzee/Sandbox 2

Versione del 20 nov 2010 alle 23:06 di Franz van Lanzee (discussione | contributi) (Modifica su propria sandbox)

Premesse

La prima coalizione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Rivoluzione francese e Prima coalizione.

Gli eventi della rivoluzione francese, e le mire espansionistiche avviate dal nuovo governo francese, avevano molto allarmato le principali potenze europee, timorose che gli effetti della rivoluzione si potessero estendere anche ai loro stati; a seguito della dichiarazione di guerra della Francia al Sacro Romano Impero Germanico del 20 aprile 1792, Austria, Prussia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Regno di Sardegna e Regno di Napoli diedero vita alla prima coalizione antifrancese, e la neonata Repubblica si ritrovò assalita su tutti i fronti. La guerra ebbe un andamento altalenante: dopo una serie di sconfitte iniziali, l'esercito francese passò al contrattacco ed inflisse numerose sconfitte ai coalizzati; il vecchio esercito regio, composto di soldati professionisti, venne rimpiazzato con un'armata composta da coscritti, ed il Direttorio (l'organo di vertice istituito dopo il regime del Terrore) mise in atto una guerra totale contro le potenze europee. Nel giro di pochi anni, la Francia si annettè i Paesi Bassi austriaci e la Renania, invase le Province Unite e le le trasformò in uno stato fantoccio (la Repubblica Batava), ed obbligò la Prussia e la Spagna ad uscire dal conflitto; una serie di violente rivolte realiste in Vandea vennero selvaggiamente domate tra il 1793 ed il 1796.

Durante la guerra della prima coalizione, si mise rapidamente in luce un giovane ufficiale d'artiglieria di origine corsa, in forza all'esercito rivoluzionario francese: Napoleone Bonaparte. Dopo essersi distinto nel'assedio di Tolone e nella repressione dell'Insurrezione del 13 vendemmiaio, il giovane Napoleone si vide assegnare il comando dellArmata d'Italia il 2 marzo 1796, con il compito di invadere la penisola e di assoggettarla alla Francia. Con una rapida azione, l'armata di Napoleone valicò le Alpi ed in un mese sconfisse ripetutamente le forze congiunte dell'Austria e del Regno di Sardegna, obbligando quest'ultimo a chiedere la pace e a ritirarsi dal conflitto nell'aprile del 1796; neutralizzato uno dei nemici della Francia, Napoleone si gettò quindi sugli austriaci, infliggendo loro una sconfitta dietro l'altra nelle battaglie di Lodi (10 maggio 1796), di Arcole (17 novembre 1796) e di Rivoli (15 gennaio 1797). Obbligata alla resa la piazzaforte austriaca di Mantova, lArmata d'Italia invase quindi il Tirolo, arrivando a minacciare Vienna; fu lo stesso Napoleone a negoziare il successivo trattato di Campoformio il 17 ottobre 1797, con cui obbligò l'Austria a ritirarsi dalla coalizione e a riconosciere lo stato fantoccio instaurato dai francesi nel nord Italia, la Repubblica Cisalpina.




Le campagne italiane di Napoleone Bonaparte nel 1796 e nel 1797 determinarono la fuoriscita del Regno di Sardegna dalla coalizione. Questo, che era stato uno dei membri originari della Coalizione, aveva rappresentato un pericolo persistente per la Francia per quattro anni, all'epoca in cui Napoleone assunse il comando dell'esercito francese in Italia. Bonaparte impiegò un mese per conquistare il Piemonte (parte del Regno di Sardegna) e per far retrocedere gli austriaci: il generale austriaco Beaulieu fu vinto a Montenotte, Lodi e Rivoli. Tale catena di sconfitte non lasciò altra alternativa al Regno di Sardegna che firmare l'armistizio di Cherasco (28 aprile 1796). L'avanzata di Napoleone tuttavia non si fermò e Modena, Reggio Emilia, Bologna e Ferrara furono annesse alla Repubblica Cispadana; l'ultima fortezza austriaca, Mantova, cadde nel febbraio 1797.[1] Le forze dello Stato Pontificio si arresero ai francesi a Forte Urbano, obbligando il papa Pio VI a firmare un trattato di pace provvisorio, mentre le successive controffensive austriache in Italia furono infruttuose e condussero all'ingresso di Bonaparte nel Friuli-Venezia Giulia.

Nel frattempo anche i generali francesi Hoche e Moreau riportarono vittorie contro gli austriaci sul fronte del Reno, pertanto Napoleone decise di puntare su Vienna ma la precarietà delle sue posizioni lo fece desistere subito dall'obiettivo. Fu giudicato più opportuno stilare il trattato di Leoben (aprile 1797) con gli austriaci, costretti in seguito ad accettare il trattato di Campoformio del 17 ottobre 1797.[1] Quest'ultimo prevedeva il possesso dell'Austria della Repubblica di Venezia mentre Lombardia, gran parte dell'Emilia-Romagna e la Repubblica Cispadana confluirono nella Repubblica Cisalpina. Tale successo francese fu avvalorato dalla nascita della Repubblica Ligure e dalla conquista del Lazio, nel quale nel quale venne istituita la Repubblica Romana (15 febbraio 1798), nonché dal tentativo da parte dei rivoluzionari napoletani, sconfitti dopo pochi mesi, di mantenere viva la Repubblica Napoletana, a cui mise fine Ferdinando I con l'aiuto dei sanfedisti di Fabrizio Ruffo e di una flotta inglese.[1]

La seconda coalizione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda coalizione.

La seconda coalizione (1798 - 1801) fra Russia, Gran Bretagna, Austria, Impero Ottomano, Portogallo, Regno di Napoli e Stato Pontificio contro la Francia, fu all'inizio più importante della prima. Il governo corrotto e diviso della Francia, sotto il Direttorio, si trovava in piena agitazione, e la Repubblica era in bancarotta (più tardi, quando nel 1799 Bonaparte prese il potere come primo console, trovò solo 60.000 franchi nel tesoro nazionale).

La partecipazione russa suppose un cambiamento decisivo rispetto alla guerra della prima coalizione. Le forze austro-russe in Italia, per precisa volontà dell'imperatore austriaco, erano comandate dal prestigioso e invitto generale Aleksandr Vasil'evič Suvorov. La Repubblica francese non disponeva di leader come Lazare Carnot, il ministro della guerra che aveva portato la Francia alle vittorie che seguirono le massicce riforme della prima guerra. Inoltre, Napoleone era occupato in una campagna in Egitto, con l'obiettivo di minacciare l'Impero britannico. Senza due dei suoi più importanti comandanti del conflitto precedente, la Repubblica soffrì successive sconfitte contro alcuni nemici rivitalizzati e finanziati dalla corona britannica.

Napoleone ritornò in patria nel 1799, lasciando la campagna d'Egitto al comando del suo vice, il generale Kléber che successivamente venne assassinato. Tornato a Parigi prese il controllo del Direttorio alleandosi con Ducos e Sieyès. Avverso ad ogni politica di pace, Napoleone simulò un attentato nei suoi confronti per ottenere l'appoggio militare e riuscì ad abolire il Consiglio dei Cinquecento facendosi nominare, il 9 novembre 1799, primo console.[1]

L'offensiva delle forze austriache sul Reno ed in Italia si trasformò in una minaccia per la Francia, ma per sua fortuna, tutte le truppe russe erano state ritirate dal fronte. Napoleone riorganizzò la milizia francese e creò un esercito di riservisti per appoggiare tanto gli sforzi sul Reno come in Italia. In tutti i fronti, l'avanzata dei 300.000 uomini dell'esercito francese trovò gli austriaci impreparati. In Italia, la situazione era tuttavia più delicata e Napoleone si vide obbligato a mobilitare l'esercito dei riservisti. Atteso al passo del Moncenisio, valicò invece la Alpi al passo del Gran San Bernardo e costrinse alla resa il Forte di Bard austriaco con un attacco a sorpresa.[1] Raggiunta Milano si batté con gli austriaci nella battaglia di Marengo il 14 giugno del 1800 ed avrebbe potuto perdere la battaglia se non fosse stato per l'intervento del generale Desaix[2] che attaccò la retroguardia austriaca sconfiggendola.[1][3]

L'esercito francese soggiogò in breve tempo anche la Svizzera mentre sul Reno, invece, la decisiva battaglia giunse quando un esercito francese di 180.000 uomini affrontò 120.000 soldati austriaci nella battaglia di Hohenlinden il 3 dicembre. L'Austria fu definitivamente sconfitta ed abbandonò il conflitto a seguito del trattato di Lunéville, nel febbraio del 1801.

Il maggiore problema pendente di Napoleone era ora l'Inghilterra che rimaneva un'entità destabilizzatrice sulle potenze continentali, come dimostrò il fatto che propiziò la seconda coalizione attraverso il suo finanziamento, che teoricamente sarebbe potuto arrivare anche alle potenze nemiche della Francia. Napoleone era convinto che, senza una sconfitta britannica o un trattato col Regno Unito, non avrebbe potuto ottenere una vera pace. L'esercito britannico era una minaccia relativamente modesta per la Francia, ma la Royal Navy era una continua minaccia per la flotta francese e per le colonie nei Caraibi. In ogni caso, egli non fu capace di invadere la Gran Bretagna in maniera diretta. L'ammiraglio Sir John Jervis, nominato Primo Conte di St Vincent in onore della storica battaglia di Capo San Vincenzo, contro la squadra spagnola, affermò: «Io non dico, signori, che i francesi non vengano; dico solo che non verranno per mare», parole evidentemente ironiche visto che l'Inghilterra è un'isola (Napoleone però tra i suoi progetti più fantasiosi ipotizzò persino un'aggressione dal cielo a bordo di mongolfiere).

L'impossibilità dell'offensiva in Gran Bretagna fu chiara a seguito delle sconfitte subite dalla Francia in Egitto nella battaglia del Nilo (1º agosto 1798) e della flotta alleata franco-spagnola nella battaglia di Trafalgar (21 ottobre 1805), entrambe combattute dalla Royal Navy al comando dell'ammiraglio Horatio Nelson. Anche una spedizione francese che intendeva sbarcare in Irlanda venne facilmente contenuta. La spedizione doveva dare appoggio ad una ribellione promossa dalla Società degli irlandesi uniti, gruppo rivoluzionario irlandese capitanato da Theobald Wolfe Tone che aveva promosso la Rivolta irlandese del 1798; per appoggiare questa ribellione la Francia inviò una squadra navale sotto falsi colori inglesi con un contingente dell'esercito comandato dal generale Humbert, che sbarcò a Killala con 1.150 uomini. I francesi con l'appoggio degli insorti ma dopo alcuni successi iniziali vennero sconfitti nella battaglia di Ballinamuck; non conoscendo l'esito della spedizione, i francesi inviarono una spedizione di rinforzo con 8.000 uomini comandata dal commodoro Jean-Baptiste-François Bompart, che venne però inseguita da una squadra inglese comandata da sir John Borlase Warren e sconfitta nella battaglia di Tory Island[4]; il bilancio per i francesi fu di un vascello e 6 fregate catturate e forti perdite anche tra i soldati a bordo[5]. Wolfe Tone, catturato sulla ammiraglia francese Hoche, si suicidò poco prima di essere impiccato[4].

Lo scontro tra Regno Unito e Danimarca

  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra delle cannoniere.
 
Battaglia di Copenaghen (1801)

Il regno unito di Danimarca-Norvegia, che all'inizio si era dichiarato neutrale, trasse vantaggio dalla guerra attraverso il commercio e mise assieme un'armata navale per combattere la flotta inglese. A seguito dell'azione intimidatoria, nella battaglia di Copenhagen, gli inglesi catturarono gran parte della flotta danese nella successiva battaglia di Copenaghen. Ciò condusse al ripristino della neutralità danese, ma questi ultimi si impegnarono in una guerriglia navale nella quale con piccole cannoniere intendevano attaccare le navi inglesi, molto più numerose e potenti, che presidiavano le loro acque territoriali e quelle norvegesi.

La guerra delle cannoniere, sebbene i danesi ottenessero alcune vittorie come la cattura nel 1811 del brigantino HMS Manly da parte del brigantino danese Lolland, al comando del capitano Hans Peter Holm[6], finì quando la flotta inglese ottenne la vittoria nella battaglia di Lyngør (1812), nella quale fu distrutta l'ultima delle navi da guerra danesi, la fregata KDM [7] Najaden, varata appena otto mesi prima e comandata dallo stesso Holm, da parte del vascello da 64 cannoni HMS Dictator[6].

Storia delle guerre napoleoniche

Il trattato di Amiens

  Lo stesso argomento in dettaglio: Trattato di Amiens (1802).
 
Napoleone incorona nella cattedrale di Notre Dame di Parigi sua moglie Giuseppina davanti al Papa, opera di Jacques-Louis David

Il trattato di Amiens (1802) diede come risultato la pace fra l'Inghilterra e la Francia, e significò il collasso finale della seconda coalizione. Tuttavia, non si considerò mai un trattato duraturo: nessuna delle parti era soddisfatta ed entrambe misero in atto delle inadempienze. Le ostilità ricominciarono il 18 maggio 1803. L'oggetto del conflitto cambiò e fu dettato dal desiderio di restaurare la monarchia in Francia e cacciare Napoleone.

Bonaparte dichiarò la costituzione dell'Impero il 28 maggio del 1804 e fu incoronato imperatore, dopo essersi riappacificato con la Papa Pio VII grazie al concordato del 1801, nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi il 2 dicembre dello stesso anno.[1]

Trafalgar e Austerlitz

  Lo stesso argomento in dettaglio: Terza coalizione.

Napoleone studiò un'invasione dell'Inghilterra[8] e riunì un esercito di 180.000 uomini a Boulogne. Tuttavia, doveva ottenere prima la superiorità navale per iniziare la campagna, o almeno, allontanare la flotta britannica dal canale della Manica. Venne così elaborato un complesso piano per distrarre i britannici, minacciando i loro possedimenti nei Caraibi, ma questo piano cedette quando la flotta franco-spagnola al comando dell'ammiraglio Villeneuve si ritirò dopo un'azione poco decisa nella battaglia di Capo Finisterre (1805). Villeneuve si vide bloccato a Cadice fino a che la flotta alleata uscì di nuovo il 19 ottobre con destinazione Napoli, ma venne intercettato e sconfitto nella battaglia di Trafalgar il 21 ottobre dalla flotta della marina britannica, al comando dell'ammiraglio Horatio Nelson.[8] Napoleone aveva inviato nove piani d'attacco differenti a Villeneuve, ma questo tentennò costantemente, provocando questo disastroso risultato.

Dopo questo contrattempo, Napoleone abbandonò momentaneamente il progetto di invasione e pose la sua attenzione nei confronti dei suoi nemici del Continente. L'esercito francese lasciò Boulogne e si trasferì in Austria.[8]

La serie di conflitti navali e coloniali, compresa la cosiddetta "azione del 1805", dove tre vascelli francesi attaccarono un vascello di linea ed uno da carico inglesi, portarono Napoleone alla decisione di annullare i suoi piani per invadere l'Inghilterra. Questo era anche un chiaro segno della nuova natura della guerra, caratterizzata inoltre da una certa "mondialità" portata dai conflitti nei Caraibi. L'unico precedente di un conflitto tanto ampio era stata la guerra dei sette anni.

 
Battaglia di Austerlitz (1805)

Nell'aprile del 1805, il Regno Unito e la Russia firmarono un trattato per espellere i francesi da Olanda e Svizzera. L[Austria si unì all'alleanza dopo l'annessione di Genova da parte dei francesi e la proclamazione di Napoleone Re d'Italia. Gli austriaci cominciarono la guerra invadendo la Baviera con un esercito di circa 70.000 uomini sotto il comando di Karl Mack von Leiberich e l'esercito francese uscì da Boulogne alla fine di luglio del 1805 per affrontarli. Nella battaglia di Ulma (25 settembre - 20 ottobre), Napoleone tentò di battere l'esercito di Mack con una brillante manovra avvolgente, forzando la sua resa senza sostanziali perdite. Con l'esercito principale dell'Austria battuto a nord delle Alpi, un altro esercito a sud sotto il comando dell'Arciduca Carlo d'Austria, aveva affrontato l'esercito di Andrea Massena in Italia con risultati poco concludenti e Napoleone poté così occupare Vienna. Lontano dalle sue linee di rifornimento, in Moravia, affrontò nella battaglia di Austerlitz un esercito austro-russo numericamente superiore al suo e lo sconfisse mentre era al suo comando Mikhail Kutuzov assieme agli imperatori Francesco II e Alessandro I di Russia. L'esercito francese si mantenne inizialmente sulla difensiva nelle alture di Pratzen, invogliando così il nemico ad attaccare, ma proprio quando questo tentò la manovra di accerchiamento Napoleone dispose un attacco fulmineo che portò alla vittoria[8] costata 7.000 perdite a fronte delle 25.000 subite dalla coalizione.

Dopo Austerlitz, l'Austria firmò il trattato di Pressburg, lasciando la coalizione cedendo Venezia al Regno d'Italia napoleonico e del Tirolo alla Baviera. Con la ritirata dell'Austria dalla guerra, sopravvenne una stagnazione delle ostilità. L'esercito napoleonico aveva un record di vittorie imbattibili in terra, ma la forza principale dell'esercito russo non era entrata ancora in gioco.






  • Philip Haythornthwaite, Le grandi battaglie napoleoniche, Osprey Publishing, 2005, ISBN 84-9798-181-2
  1. ^ a b c d e f g Antonio Spoto, Napoleone Bonaparte - 1ª parte, in pdsm.altervista.org. URL consultato il 25 ott 2010.
  2. ^ Si dice che Desaix, giungendo sul campo di battaglia alle 14 abbia detto «Questa battaglia è persa, comunque resta il tempo per vincerne un'altra»
  3. ^ Desaix morì nella battaglia e fu commemorato da Napoleone con un'incisione sull'Arco di Trionfo
  4. ^ a b The Battle of Tory Island, su culturenorthernireland.org. URL consultato il 3 novembre 2010.
  5. ^ Robert, ed. Gardiner, Nelson Against Napoleon: From the Nile to Copenhagen, 1798–1801, London, Chatham, 1997, ISBN 978-1557506429.pagg. 114-115
  6. ^ a b The Naval Paintings of Commodore Hans Peter Holm, su milhist.dk, Dansk MilitaerHistorie. URL consultato il 2 novembre 2010.
  7. ^ KDM significa Kongelige Danske Marine - Marina di Sua Maestà danese
  8. ^ a b c d Antonio Spoto, Napoleone Bonaparte - 2ª parte, in pdsm.altervista.org. URL consultato il 26 ott 2010.