Andrew Bacevich

accademico statunitense

Andrew J. Bacevich, Sr. (nato nel 1947 a Normal, Illinois) è professore di relazioni internazionali alla Boston University ed ex ufficiale dell'Esercito degli Stati Uniti. E' stato direttore dal 1998 al 2005 del Centro per le relazioni internazionali della Boston University e autore di diversi libri, tra i quali American Empire: The Realities and Consequences of US Diplomacy (2002), The New American Militarism: How Americans are Seduced by War (2005) and The Limits of Power: The End of American Exceptionalism (2008). Bacevich è stato "costantemente ed esplicitamente critico dell'occupazione militare dell'Irak, considerando il conflitto un fallimento catastrofico.[1] Nell'estate del 2010 ha accusato il Presidente Barack Obama di "volere dimenticare la lezione dell'Irak."[2]

Biografia

Nel 1969 Bacevich si è laureato a West Point e ha combattutto come ufficiale dell'esercito nella guerra del Vietnam tra il 1970 e il 1971. Successivamente ha servito in Germania nel 11° Reggimento di Cavalleria Motorizzata, poi negli Stati Uniti e nel Golfo Persico; si congeda dall'esercito con il grado di colonnello nei primi anni '90. Ha un Ph.D. in Storia Diplomatica Americana dalla Princeton University, e ha insegnato a West Point e alla Johns Hopkins University prima di diventare professore alla Boston University nel 1998.

Pubblicazioni

Bacevich si è dichiarato un “cattolico conservatore” e le sue prime pubblicazioni sono state in riviste politicamente orientate, tra le quali il Wilson Quarterly. Le sue più recenti pubblicazioni esprimono disillusione e critiche alla amministrazione Bush e ai vari intellettuali che la sostenevano sulle questioni di politica estera americana.[3]

Bacevich è critico della politica estera americana post Guerra fredda, sostenendo che gli Stati uniti hanno sviluppato un'eccessiva dipendenza dal potere militare, subordinando la diplomazia ai militari, per raggiungere i propri obbiettivi in politica estera. Afferma anche che la burocrazia federale e lo stesso popolo americano sovrastima l'utilità della forza militare in politica estera. Bacevich crede l'immagine romantica della guerra nella cultura popolare (specialmente attraverso cinema) si combina con l'inesperienza militare della grande maggioranza della popolazione americana e finisce per produrre una nozione completamente irreale e pericolosa di ciò che è la guerra e il servizio militare.

Bacevich ha scritto Il nuovo militarismo americano non solo come "come un correttivo di quella che è diventata l'usuale critica della politica americana dall'11 Settembre in poi, ma anche come una sfida all'ortodossia dominante su un contesto storico manipolato per giustificare questa politica estera militarizzata. Cerca tuttavia di inserire la politica estera attuale nel contesto storico di una tradizione americana che risale alla presidenza di Woodrow Wilson, una tradizione di interventismo e di politica estera militarizzata che ha forti radici trasversali. Utilizza anche due storici influenti del ventesimo secolo Charles Beard e William Appleman Williams per sostenere la sua tesi. Bacevich rifugge la polarizzazione partitica dell'attuale dibattito americano in politica estera, che considera miope e destoricizzato. Invece di incolpare solo un presidente (e i suoi consiglieri) di politica estera, Bachevic indica Repubblicani e Democratici come responsabili della politica che danneggia il vero interesse nazionale americano.

Nel Marzo del 2003, al tempo dell'invasione dell'Irak Bachevic scrisse sul Los Angeles Times che “se, come sembra probabile, lo sforzo incontrerà una resistenza più grande di quella immaginata dagli architetti, la vita della nazione americana potrebbe essere messa in discussione in modi che al confornto la Guerra del Vietnam sembrerà un piccolo incidente della storia americana.” [4]

In un articolo sul The American Conservative datato 24 Marzo 2008, Bacevich indica il candidato presidente Barack Obama come la scelta migliore per i conservatori nelle elezioni autunnali. Parte della motivazione della sua scelta politica includeva il fatto che il democratico di sinistra ha promesso di mettere fine al ruolo combattente degli Stati Uniti in Irak” . Questa promessa, se mantenuta, porterà anche ad un vero risorgimento della posizione conservatrice."[5] Continua anche dicendo che "è vana la speranza che un altro presidente repubblicano sistemerà le cose. Chi crede che un presidente John McCain ridurrà l'intrusività onnicomprensiva del governo federale, che ridimensionerà la presidenza imperiale, e che taglierà le spese a ciò che è necessario, rimarrà profondamente deluso."[5]

Sul Boston Globe dell'11 Ottobre 2009 Bacevich scrisse che la decisione di aumentare le truppe di occupazione in Afganistan è la scelta che determina il destino del governo Obama; “Se la guerra afgana diviene la questione pressante del governo Obama – come l'Irak per il suo predecessore, e come il Vietnam per Lyndon Johnson, e la Corea per Harry Truman – l'effetto inevitabile sarà quello di compromettere le prospettive di riforma del sistema generale.

Nel suo articolo Non credente nella rivista The New Republic del 7 Luglio del 2010 Bachevic paragona il Presidente George Bush - che caratterizza come ostinato nell'errore ma sincero -, con il Predidente Obama, di cui Bacevich dice che non crede nella guerra in Afganistan ma che la sostiene per cinismo e tornaconto politico: “chi bisogna disprezzare di più: il comandante in capo delle Forze Armate che manda giovani americani a morire per una causa, anche se sbagliata, in cui egli crede sinceramente? O il comandante in capo che manda giovani americani a morire per una causa nella quale egli manifestamente non crede e pure si rifiuta di abbandonare?" [6]

Bachevic affronta questa apparente contraddizione della sua posizione su Obama nell'intervista dell'11 Ottobre al Guernica Magazine.[7] Sebbene Obama durante la campagna elettorale del 2008 abbia affermato ripetutamente di credere nella guerra di Afganistan, Bacevich è diventato più critico di Obama per la sua decisione di aumentare le truppe in Afganistan: "Interpreto la sua retorica elettorale sull'Afghanistan come un tentativo di pararsi dall'accusa di essere un codardo in materie di sicurezza nazionale. La sua decisione di intensificare la guerra non era quello che i suoi sostenitori chiedevano a gran voce." [5]

Bibliografia

Libri

  • Washington Rules: America's Path to Permanent War (Macmillan, USA, 2010) ISBN 0805091416
  • The Limits of Power: The End of American Exceptionalism (Macmillan, USA, 2008) ISBN 0-8050-8815-6
  • The Long War: A New History of U.S. National Security Policy Since World War II (Columbia University Press, USA, 2007) ISBN 0231131585
  • The New American Militarism: How Americans Are Seduced by War (Oxford University Press Inc, USA, 2005) ISBN 0-19-517338-4
  • American Empire: The Realities and Consequences of US Diplomacy (Harvard University Press, 2004) ISBN 0-674-01375-1

Articoli

America Decides: Is Change in the Heir?, in The Diplomat, vol. 7, n. 3, Sep/Oct 2008, pp. 28–30.

Note

  1. ^ In Marzo del 2007 Bacevich descrive l'appoggio di George W. Bush ad una "Guerra preventiva come "immorale, illecito, e imprudente."
  2. ^ ...
  3. ^ http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/06_Giugno/04/guerre_bacevich_fakas.shtml
  4. ^ “The Nation at War,” Los Angeles Times (March 20, 2003), p. B17.
  5. ^ a b c The Right Choice? Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "autogenerated1" è stato definito più volte con contenuti diversi
  6. ^ Bacevich, Andrew, "Non-Believer", The New Republic, August 31, 2010 10:53 pm ET. Citato in Frank Rich, "Freedom's just another word", The New York Times, September 4, 2010 (September 5, 2010 p. WK8, NY ed.)
  7. ^ http://www.guernicamag.com/blog/1944/andrew_j_bacevich_the_end_of_m/


Collegamenti esterni