Santuario della Consolata
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Il nome ufficiale è Chiesa di Santa Maria della Consolazione ma è amabilmente nota come Santuario della Consolata (la Cönsölà in piemontese). È una chiesa cattolica ubicata a ridosso della via omonima ed è uno dei luoghi di culto più antichi di Torino. È dedicato a Maria, invocata con il titolo di Consolatrice, nonché considerata uno dei più importanti santuari della città e della Diocesi di Torino, oltre che un vero capolavoro del barocco piemontese. Alla sua costruzione si dedicarono grandi nomi dell'architettura, quali Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Carlo Ceppi. Fu anche luogo di preghiera amato da numerosi santi sociali piemontesi.
Il nome
Il pronao del portale reca la scritta latina Consolatrix afflictorum ovvero Consolatrice degli afflitti. Occorrerebbe quindi chiamare la chiesa Santuario della Consolatrice. Ma è da sempre stato indicato come Consolata, quasi che fosse Maria ad essere consolata e non Lei consolatrice.
La storia
Il Santuario della Consolata ha una storia antichissima. Come si può notare dal lato a ridosso di Via della Consolata, l'edificio sorge su una delle quattro porte romane dell'antica Augusta Taurinorum. Qui, nel V secolo il Vescovo Massimo fece erigere una piccola chiesa dedicata a Sant'Andrea, con una cappella dedicata alla Vergine in cui venne posta un'immagine della Madonna.
Poco dopo l'anno mille, la chiesa fu sede dei Monaci Novalicensi, reduci della cacciata dalla Valle di Susa da parte dei Saraceni. A loro si deve il primo ampliamento che vedrà l'edificazione di una nuova chiesa in stile romanico, sviluppata su tre navate, con un chiostro sul lato sud e il campanile, unica testimonianza ad essere giunta ai nostri giorni, che risulta ormai discostato rispetto al corpo barocco dell'attuale edificio.
La crescente devozione che lega la città a questo santuario ha origine proprio dal quadro della Madonna che viene tuttora gelosamente conservata all'interno del santuario. La storia, narra che l'icona, durante i vari rimaneggiamenti della chiesa andò perduta. Un cieco, il cui nome corrisponderebbe a Giovanni Ravacchio, (la grafia risulterebbe incerta: Ravais, Ravache, Ravacchi) proveniente da Briançon giunse a Torino in pellegrinaggio, sostenendo di aver ricevuto in sogno dalla Madonna precise indicazioni riguardo il recupero di quest'immagine sacra. Quando, dopo alcune insistenze presso le autorità vescovili, fu ritrovata pare che l'uomo recuperò la vista: era il 20 giugno 1104. A seguito di questo miracolo, la Chiesa di Sant'Andrea venne rinnovata e l'icona collocata solennemente al suo interno. L'episodio non è suffragato da documenti ufficiali, tuttavia, esiste una lapide all'interno della chiesa (datata 1595) che pare confermare l'accaduto, in quanto riprodurebbe il testo di una pergamena ufficiale del 1104.
Nel 1448 si ha un ulteriore prolungamento di una campata verso l'attuale Via della Consolata ma le forme barocche dell'attuale edificio sono frutto del radicale rimaneggiamento della precedente Chiesa di Sant'Andrea, voluto nel 1678 da Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, ad opera dell'architetto di corte Guarino Guarini. Egli spostò l'abside verso nord e trasformò la navata centrale dell'antica Chiesa di Sant'Andrea in quello che oggi è il corpus ellittico, a cui si accede dall'ampio portale. L'edificio si sviluppa poi oltre questo vestibolo, con un corpo centrale a pianta esagonale, sormontato da una cupola. L'interno è un trionfo di tarsìe di marmi policromi, affreschi, stucchi e dorature di gusto tipicamente barocco.
I lavori di riedificazione termineranno nel 1703, sotto la direzione dell'architetto militare Antonio Bertola. Appena tre anni dopo, nel 1706, la basilica fu il fulcro della fede e della religiosità torinese durante i duri giorni dell'assedio franco-spagnolo; la città si raccomandò alla Madonna Consolata per la propria salvezza e come ex voto vennero posti, nei punti di maggiore importanza della città, una serie di piloncini recanti l'effige della Vergine e la data memoranda: 1706.
La sua posizione geografica sfavorevole, in quanto a ridosso delle mura di cinta della città, rese il santuario vulnerabile ai pesanti bombardamenti dell'assedio di Torino del 1706 ma, malgrado le cannonate, rimase in gran parte intatto: un proiettile che colpì la base della cupola si può notare ancora oggi da Via della Consolata. Sulla parete laterale esterna è possibile infatti vedere la lapide commemorativa recante la scritta Proiettile Assedio Giugno 1704. La targa riporta erroneamente il 1704 come anno dell'assedio; pur avendo la possibilità di correggere la data, si decise di lasciarla così come si può leggere ancora oggi.
Filippo Juvarra e, soprattutto, Carlo Ceppi contribuirono alla trasformazione del santuario. Allo Juvarra si devono i lavori di abbellimento interno, specialmente l'altare, del 1729. Al torinese Carlo Ceppi i lavori di ampliamento, a metà Ottocento, che videro la realizzazione dell'elegante pronao sulla piazzetta omonima e delle cappelle ellittiche che coronano il santuario, in gusto neo-barocco.
Al 1835 è datata la colonna, oggi all'angolo con Via della Consolata, in memoria dell'epidemia di colera che imperversò sulla città.
Il campanile
Il campanile è l'unica testimonianza delle precedente chiesa romanica sulla quale è stato edificato l'attuale santuario e, per tale motivo, appare discostato dal corpo barocco della chiesa. Per la sua costruzione fu utilizzato anche del laterizio di epoca romana e alcuni rilievi marmorei ancora oggi ben visibili nella parte sottostante.
A base quadrata, con una lieve forma tronco-piramidale per aumentarne lo slancio, è di aspetto austero tipicamente romanico. Le facciate sono armoniosamente scandite da 7 ordini di archetti pensili, monofore, bifore e trifore. Fu sopraelevato già in epoca medievale, portando la sua altezza a 40 metri e nel 1406 fu sistemata sulla merlatura guelfa l'attuale cella campanaria.
Nei secoli successivi alcune finestre vennero chiuse e nel penultimo ordine fu inserito un orologio ma i sapienti lavori di restauro intrapresi nel 1940 riportarono la struttura al nobile aspetto originario.[1]
La Consolata e i santi di Torino
I santi che Torino ha avuto nei secoli sono sempre stati particolarmente legati a questo santuario. Tra essi, San Giuseppe Cafasso, che è sepolto all'interno del santuario, San Giovanni Bosco e San Leonardo Murialdo che vi si recavano frequentemente. Giuseppe Allamano, fondatore dell'Istituto Missioni Consolata, ne fu rettore dal 1880 al 1926.
Festa
Viene celebrata il 20 giugno di ogni anno. Tale data è scelta in ricordo del miracolo del cieco di Briançon. Particolarmente importante, nel giorno della festa, è la processione per le vie cittadine.
Note
Tradizione vuole che al suo primo ampliamento abbia contribuito Re Arduino nel 1014. La storia del Santuario della Consolata si può comunque ricollegare a 2 documenti rispettivamente del XI e XII secolo e cioè il Chronicon Novalicense e la Cronica Fruttuaria.