Fausto Andrelini
Fausto Andrelini (Forlì, ca 1462 – Parigi, 1519) è stato un umanista italiano.
Biografia
Laureato in diritto canonico all'Università di Bologna, dove l'amicizia con Nestore Malvezzi gli procurò, nei primi anni Ottanta, il posto di segretario di Ludovico Gonzaga, vescovo di Mantova residente a Roma. Qui entrò nell'Accademia Romana di Pomponio Leto, premise al suo nome Fausto quello di Publio, e si fece notare per la qualità dei suoi versi latini.
Il Leto gli conferì la laurea poetica nel 1484, e in giugno seguì il vescovo Gonzaga a Bracciano, sfuggendo l'epidemia di peste che imperversava a Roma. Fu poi a Mantova e nel 1488 lasciò il servizio da Ludovico Gonzaga che lo raccomandò presso il conte Gilbert de Montpensier, che viveva in Francia con la moglie Chiara Gonzaga, nipote di Ludovico. Alla fine di quello stesso anno l'Andrelini si trasferì però a Parigi, dove il 5 settembre 1489 ottenne di insegnare lettere latine.
Fu coinvolto in liti, per motivi di rivalità e di gelosia, con altri umanisti italiani che insegnavano a Parigi: prima con Cornelio Vitelli, che fu costretto a lasciare Parigi per l'Inghilterra, poi con Girolamo Balbi, che lo accusò di essere un eretico, costringendolo a lasciare la capitale per Poitiers e poi per Tolosa.
Andrelini preparò il suo ritorno appoggiandosi ai personaggi più influenti. Al cancelliere Guillaume de Rochefort dedicò la Livia, una raccolta di poesie latine d'amore composte in Italia quasi dieci anni prima, facendole pubblicare a Parigi nel 1490, compose alla fine del 1491 un'egloga celebrativa del matrimonio di Carlo VIII con Anna di Bretagna, e mantenne buoni rapporti con l'importante umanista Robert Gaguin. Nel 1493 tornò così a Parigi, mentre se ne allontava il Balbi, contro il quale l'Anderlini indirizzò l'egloga De fuga Balbi, dedicata al Gaguin.
Nel 1494 dedicò elegie latine d'ispirazione religiosa all'ambasciatore inglese Thomas Ward, e nel 1496 pubblicò due libri di esametri a re Carlo VIII, nei quali esaltava come una vittoria francese la battaglia di Fornovo, guadagnandosi una pensione e il titolo di poeta regio. Ancora nel 1496 dedicò al grande umanista Guillaume Budé il De influentia siderum, poemetto nel quale l'Andrelini nega che le stelle influenzino il destino degli uomini, ma ne determinino il carattere. Dopo la Querela Parisiensis pavimenti, una denuncia della sporcizia delle strade parigine, nel 1497 apparve il De moralibus et intellectualibus virtutibus, dedicato al presidente del Parlamento di Parigi Pierre de Couthardy e al cancelliere e cardinale Guillaume Briçonnet.