Ferdinando I delle Due Sicilie

re di Napoli (r. 1759-1806, 1815-1816), di Sicilia (r. 1759-1816), delle Due Sicilie (r. 1816-1825)

Ferdinando I di Borbone (Ferdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomuceno Serafino Gennaro Benedetto; Napoli, 12 gennaio 1751Napoli, 4 gennaio 1825) fu re di Napoli dal 1759 al 1799, dal 1799 al 1806 e dal 1815 al 1816 con il nome di Ferdinando IV di Napoli, nonché re di Sicilia dal 1759 al 1816 con il nome di Ferdinando III di Sicilia. Dopo questa data, con il Congresso di Vienna e con l'unificazione delle due monarchie nel Regno delle Due Sicilie, fu sovrano di tale regno dal 1816 al 1825 con il nome di Ferdinando I delle Due Sicilie. Dopo Carlo III, Ferdinando è il secondo sovrano partenopeo della casata dei Borbone di Napoli. Il suo regno (durato quasi sessantasei anni) è uno dei più lunghi della storia. È passato alla storia con i nomignoli di Re Lazzarone e di Re Nasone, affibbiatigli dai lazzari napoletani che, in giovane età, abitualmente frequentava.

Ferdinando I
[[File:|frameless|center|260x300px]]Ferdinando I delle Due Sicilie
Re delle Due Sicilie
In carica12 dicembre 18164 gennaio 1825
PredecessoreNessuno
SuccessoreFrancesco I
Nome completoFerdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomiceno Serafino Gennaro Benedetto
NascitaNapoli, 12 gennaio 1751
MorteNapoli, 4 gennaio 1825
Casa realeBorbone
PadreCarlo III di Spagna
MadreMaria Amalia di Sassonia
ConsorteMaria Carolina d'Austria
Lucia Migliaccio
FigliMaria Teresa
Maria Luisa
Francesco I
Maria Cristina
Maria Amalia
Maria Antonietta
Leopoldo

Biografia

Infanzia

 
Palazzo Reale di Napoli

Ferdinando di Borbone nacque nel Palazzo Reale di Napoli il 12 gennaio 1751 da Carlo di Borbone, re di Napoli e di Sicilia, e da Maria Amalia di Sassonia. La sua nascita non fu considerata un grande evento poiché era il figlio terzogenito della coppia reale. Prima di lui, oltre a cinque principessine (quattro delle quali morte in tenera età) erano nati Filippo di Borbone-Spagna, Erede al trono napoletano, e Carlo Antonio, poi Carlo IV di Spagna rispettivamente nel 1747 e nel 1748. Per lui si doveva prospettare un futuro da religioso, infatti Maria Amalia lo voleva cardinale e forse anche erede del trono papale. La sua educazione fu affidata al principe di San Nicandro. La figura del suo precettore influì molto sul carattere del Principino. Infatti il San Nicandro era un uomo rozzo, dai caratteri plebei e Ferdinando, sia nella giovinezza che in età avanzata, dimostrò sempre un'indole popolaresca.Ferdinando era solito frequentare i lazzari e gli scugnizzi di Napoli. A causa di queste caratteristiche si guadagnò l'appellativo di Re Lazzarone. Inoltre si trovava a suo agio nel ruolo di pescatore e venditore di pesce al mercato.

 
Partenza di Carlo di Borbone per la Spagna

Di solito il Re Nasone è stato spesso condannato dalla storia, ma già nella sua giovinezza, cancellò questa diffamazione. Infatti era dotato di molto buonsenso e di amore per il popolo. Un esempio è questo: durante una mattinata, mentre era sulla spiaggia di Chiaia, fu sfidato da un pescatore in una gara di velocità in barca, scommettendo un'alta cifra. Ferdinando dotato di un fisico atletico e molto robusto, accettò la sfida. Nonostante la forza dello sfidante, la vittoria andò al Re. Egli prese la somma scommessa dal pescatore sconsolato. Il giorno seguente, lo stesso Ferdinando mandò due guardie a restituire la somma allo sfidante, e a dare dodici volte la somma della scommessa.[senza fonte] La sua giovinezza però fu travagliata da due importanti eventi: a otto anni suo zio Ferdinando VI, re di Spagna, morì senza lasciare eredi. Carlo prese per sé il trono Iberico. Filippo, l'erede al trono di Napoli, fu demente e dunque il titolo passò a Ferdinando mentre Carlo Antonio seguì il padre in Spagna come erede al trono iberico.

Prima reggenza (1759-1799)

Figlio terzogenito del re di Napoli e Sicilia Carlo di Borbone e di Maria Amalia di Sassonia. La sua infanzia fu travagliata e condizionata dal trasferimento a Madrid nel 1759 del padre, salito al trono come Carlo III di Spagna, a causa della morte senza eredi diretti del fratello Ferdinando VI di Spagna.

 
Bernardo Tanucci.

A otto anni, quindi, si insediò sul trono di Napoli governando con l'ausilio del Consiglio di Reggenza, presieduto da Bernardo Tanucci.Il giovane re non s'interessò quasi per niente della politica del regno lasciando i compiti maggiori e non al Tanucci e agli altri componenti della reggenza. Preferiva andare a caccia e a giocare con il suo menińo Gennarino Rivelli e i suoi liparioti. Di studio e di libri non volle saperne molto, inutile era l'insegnamento dell'italiano poiché parlava solo in dialetto e nelle poche battute in lingua italiana era ben presente la cadenza napoletana.Ferdinando era molto amato dal popolo che lo vedeva più un popolano che un re. Però il giovane re si prodigò per favorire la cultura a Napoli continuando il lavoro che suo padre aveva iniziato,portando il Regno di Napoli al pari di molti ricchi reami dell'Europa:nel 1763 volle rinsaldare le tradizioni cavallerizze napoletane, istituì il centro di Persano favorendo la riproduzione di robusti cavalli, valorizzati anche durante il periodo francese. Nel 1778 trasferì nel Palazzo Reale di Napoli la fabbrica di arazzi napoletani, apprezzati in tutto il mondo per la loro qualità; nel 1779 fondò la manifattura San Leucio. Già nel 1767 fondò la Scuola Militare Nunziatella. Raggiunta la maggiore età del sovrano, la Reggenza continuò ad operare trasformandosi in Consiglio di Stato.

 
Ferdinando IV a nove anni.

Già in giovane età, il padre Carlo III di Borbone voleva legare Ferdinando IV al sangue asburgico, sottoscrivendo addirittura tre contratti di fidanzamento con il favore positivo dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria. Infatti la prima trattativa nuziale per Ferdinando fu con la primogenita dell'Imperatrice d'Austria,l'Arciduchessa Maria Giovanna d'Asburgo-Lorena, che poi morì per il vaiolo.La seconda trattativa coinvolse l'Arciduchessa Maria Giuseppina d'Asburgo-Lorena,morta anch'essa di vaiolo. Molte di queste azioni si svolsero alle spalle del diretto interessato Ferdinando. Nel 1768 fu firmato il terzo e ultimo contratto nuziale con l'Arciduchessa Maria Carolina. L'incontro tra Ferdinando IV e Maria Carolina fu alla Portella.

Nel 1768 sposò Maria Carolina d'Asburgo-Lorena. Il contratto matrimoniale prevedeva l'entrata della regina nel Consiglio di Stato, alla nascita del primogenito maschio. Ella, grazie alle sue capacità politiche e alla sua formazione, aiutò Ferdinando, spesso sostituì, nelle scelte di governo; prime conseguenze furono il licenziamento del Tanucci (1777) e l'appoggio al ministro John Acton, che aveva prestato opera nel Granducato di Toscana, a cui si lego' di un' intima amicizia.Nell'anno seguente ebbe l'opportunità di conoscere i suoi cognati, Giuseppe II del Sacro Romano Impero, imperatore d'Austria e Leopoldo II d'Asburgo-Lorena, allora Granduca di Toscana. Come si era già detto, la regina di Napoli Maria Carolina, nomino' ministro Lord Acton, votato alle Due Sicilie per dotare il Regno di una potente flotta per avviare delle campagne espansionistiche. Il tenente generale Acton fu posto a capo del Ministero del Commercio e Marina nel 1779 e, da uomo esperto di cose militari e di mare e conoscitore degli uomini e dei tempi, fu l’organizzatore sapiente della nuova Marina ed inaugurò il secondo periodo di forte crescita della Real Marina del Regno delle Due Sicilie.

In primo luogo, riordinò su solo due Squadre la flotta: dei Vascelli e degli Sciabecchi. Acquistò vascelli e fregate,ma predispose anche un vasto programma di nuove costruzioni, ampliò il Collegio di Marina, inviò alcuni giovani guardiamarina con altri ufficiali a prestare temporaneo servizio su navi delle maggiori Marine militari europee. Fondò il famoso Cantiere navale di Castellammare di Stabia, istituì il Corpo di Fanteria di Marina, denominato Reggimento Real Marina.

Nel 1788 la Marina contava 39 navi armate di 962 cannoni così ripartite: 4 vascelli di fila, di cui 3 da 74 cannoni e uno da 60; 8 fregate, di 6 da 40 cannoni e 2 da 35; un'orca da 36 cannoni; 6 corvette, di cui 4 da 20 cannoni e 2 da 12; 6 sciabecchi, di cui 2 da 24 cannoni e 4 da 20; 4 brigantini da 12 cannoni; 10 galeotte da 3 cannoni.

Sempre nello stesso anno 1788 l'organico contava 2128 fanti di marina, 470 cannonieri, 270 marinai di posto fisso, 4 capitani di vascello, 10 capitani di fregata, un gran numero di ufficiali di grado inferiore.

Nel 1777 nacque il secondo figlio, Francesco, futuro erede al Palazzo reale di Napoli.

Le mire espansionistiche della Francia preoccuparono fortemente Ferdinando IV e come prima misura nel 1786 chiamò a Napoli un geografo di chiara fama, il padovano Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, al quale commissionare la redazione di mappe aggiornate del Regno di Napoli, sulle quali studiare i punti critici e le possibili armi di difesa della nazione.

Negli anni successivi alla Rivoluzione francese, per rendersi conto in prima persona del confine di Stato e della sua eventuale difesa, lo stesso sovrano coordinò gli alti generali, tra cui John Acton che lo seguì, un viaggio iniziato nel 1796, durante il quale iniziò a stilare un taccuino, il diario segreto, continuato per tutta la vita, con la cronaca, gli spostamenti, gli incontri e la quotidianità.

 
La prima nave a vapore nel Mediterraneo inaugurata da Ferdinando I

Rivoluzione Francese

 
Ferdinando ventenne.

Allo scoppiare della Rivoluzione Francese nel 1789 non vi sono immediate ripercussioni a Napoli; è solo dopo la caduta della monarchia francese e la morte per ghigliottina dei reali di Francia che la politica del Re di Napoli e Sicilia Ferdinando IV e della sua consorte Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (tra l'altro sorella di Maria Antonietta) comincia ad avere un chiaro carattere antifrancese e antigiacobino. Il Regno di Napoli aderisce alla I coalizione antifrancese e cominciano le prime, seppur blande, repressioni sul fronte interno contro le personalità sospettate di "simpatie" giacobine.

Nel 1796 le truppe francesi, guidate da Napoleone Bonaparte cominciano a riportare significativi successi in Italia; le armate napoletane, pur forti di circa 30000 uomini, il 5 giugno sono costrette all'armistizio di Brescia. Nei due anni successivi i francesi continuano a dilagare in Italia; l'una dopo l'altra vengono proclamate delle repubbliche "sorelle", filofrancesi e giacobine (la Repubblica Ligure e la Repubblica Cisalpina nel 1797, la Repubblica Romana nel 1798). Nel frattempo Napoleone ha lasciato l'Italia tentando la campagna d'Egitto.

Il 23 ottobre del 1798, nonostante l'armistizio di Brescia (poi ratificato nel Trattato di Parigi), con Napoleone in Egitto e i francesi a Roma, il Regno di Napoli entra nuovamente in guerra contro i francesi, con l'appoggio della flotta inglese comandata dall'ammiraglio Horatio Nelson, vincitore di Abukir. L'esercito napoletano, forte di 70000 uomini reclutati in poche settimane e comandato dal generale austriaco Karl von Mack entra nella Repubblica Romana con l'intenzione dichiarata di ristabilire l'autorità papale. Dopo solo sei giorni Ferdinando IV entra a Roma, dove atteggiandosi a conquistatore si attira salaci critiche, ma il 14 dicembre dello stesso anno, una immediata e risoluta controffensiva francese costringe i napoletani ad una ritirata che ben presto si trasforma in rotta.

Il Re torna a Napoli, ormai piena di giacobini e traditori, cominciano ad esserci i primi arresti e le prime condanne. Ormai si preparava la partenza per la Sicilia, la Corte caricava ogni cosa da portare in viaggio, dai mobili ingombranti ai gioielli e gli ori della Corona, sventrando il Tesoro del Regno di Napoli che doveva ammontare a 2.083.734,19 ducati. Il 21 dicembre 1798 si imbarca sul Vanguard di Nelson con tutta la famiglia e John Acton per continuare la fuga verso Palermo. L'incarico di rappresentare il Re è affidato al conte Francesco Pignatelli che dà l'ordine di distruggere la flotta che viene data alle fiamme.

A Palermo

La Famiglia Reale arrivò a Palermo accolta dal popolo siciliano. Il poco tempo passato da Re Ferdinando nell'isola fu caratterizzato dalla caccia e dal pensiero di riconquista della sua amata Napoli. Nel frattempo il cardinale Fabrizio Ruffo, alla testa di 25.000 uomini risalì la Penisola, conquistando la Calabria per arrivare vittorioso a Napoli.

Repubblica Partenopea

  Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Napoletana (1799).

Dopo il 1789, con la Rivoluzione Francese, s'iniziano a diffondere idee liberali e giacobine. Con l'assassinio dei reali francesi sulla ghigliottina, Ferdinando e Carolina adottarono subito una politica antifrancese e antigiacobina. Il Regno di Napoli aderisce alla I coalizione antifrancese e cominciano nel mentre le prime, seppur blande, repressioni sul fronte interno contro le personalità sospettate di "simpatie" giacobine. Nel frattempo Napoleone Bonaparte consegue le prime vittorie militari nel Nord-Italia dichiarando l'annessione all'Impero Francese delle Repubbliche sorelle, ossia la Repubblica Ligure e la Repubblica Subalpina. Nel 1798 i francesi occupano i territori dello Stato della Chiesa e Roma fondando la Repubblica Romana. Ferdinando IV risale verso Roma nell'intenzione di ristabilire l'autorità del Papa, insieme all'esercito napoletano, forte di 70000 uomini reclutati in poche settimane e comandato dal generale austriaco Karl von Mack. Egli riuscì nell'impresa ma i francesi attivarono una forte controffensiva, facendo ritirare l'esercito napoletano. La ritirata si trasformò in una rotta.

Infatti i francesi entrano a Napoli nonostante la strenua resistenza dei lazzari devoti al re e, con l'aiuto dei nobili e dei borghesi, fondano la Repubblica Partenopea (gennaio 1799).

Il re intanto, il 20 dicembre 1798 si era imbarcato ed era scappato in Sicilia.

Quando, il 7 maggio le truppe francesi vengono richiamate in Nord Italia, un esercito sanfedista al comando del cardinale Fabrizio Ruffo, supportato da artiglieria inglese, chiesa ed aristocrazia pro-Borbonica, riprese Napoli. Il suo esercito ed i lazzari capeggiati dal bandito Fra Diavolo riconquistarono Napoli, e la Repubblica Partenopea crollò.

Prima restaurazione borbonica

Dopo pochi mesi re Ferdinando torna sul trono, dichiara subito decaduta l'onorevole capitolazione offerta da Ruffo agli ultimi repubblicani (peraltro non accettata neppure da Nelson) e nomina una giunta per dare inizio ai processi; nei mesi seguenti su circa 8.000 prigionieri, 124 vengono mandati a morte, 6 sono graziati, 222 condannati all'ergastolo, 322 a pene minori, 288 alla deportazione e 67 all'esilio, tutti gli altri furono liberati.

Il 27 settembre 1799 l'esercito napoletano conquistò di nuovo Roma mettendo fine all'esperienza rivoluzionaria nello Stato Pontificio.

 

La Famiglia Reale ritornò a Napoli il 31 gennaio 1801, accolta da festeggiamenti, archi, carri allegorici e luminarie.Nel 1801 le truppe napoletane che tentavano di raggiungere la Repubblica cisalpina, furono sconfitte a Siena da Gioacchino Murat, seguì l'armistizio di Foligno il 18 febbraio 1801 e in seguito la pace di Firenze che prevedeva, tra l'altro, l'amnistia per i repubblicani filofrancesi.

Con la pace di Amiens invece, stipulata dalle potenze europee nel 1802 Napoli e la Sicilia furono provvisoriamente liberate dalle truppe francesi, inglesi e russe.

Terza Coalizione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Terza Coalizione.
 
Piastra di Ferdinando IV di Borbone

Quando, nel 1805 scoppiò la guerra tra Austria e Francia, Ferdinando firmò un trattato di neutralità con quest'ultima ma, alcuni giorni dopo, si alleò con l'Austria e permise ad un corpo di spedizione Anglo-Russo di entrare nel regno per difenderlo dalle truppe francesi che, al comando di Saint Cyr, manovravano vicino alla frontiera.

Ma dopo la disfatta subita il 2 dicembre nella Battaglia di Austerlitz, i Russi lasciarono l'Italia mentre gli Inglesi si ritirarono in Sicilia.

Napoleone dichiarò decaduta la dinastia borbonica e proclamò suo fratello Giuseppe Bonaparte Re di Napoli. Egli regnò dal 1806 al 1808, quando Napoleone lo proclamò re di Spagna.

Ai primi di febbraio le truppe francesi, riorganizzate e poste sotto il comando di André Masséna invasero il Regno di Napoli, ma già il 23 gennaio 1806 Ferdinando, si era imbarcato sull'Archimede alla volta di Palermo,e per la fretta e la paura, si dimenticò di portare con se i figli e la moglie (quest'ultima non avrebbe più rivisto Napoli).

I principi reali Francesco, cui era stata affidata la reggenza, e Leopoldo, raggiunsero l'esercito in Calabria.

Il 14 febbraio 1806 i francesi entrarono di nuovo a Napoli.

 
Napoli

Il 3 marzo l'esercito borbonico agli ordini del generalissimo Roger de Damas (un emigrato francese) fu sconfitto nella Battaglia di Campotenese dalle truppe comandate da Jean Reynier.

Il 12 maggio gli inglesi ed i siciliani occuparono le isolette di Capri e Ponza.

Il 21 maggio si arrese Civitella del Tronto; la fortezza, comandata dall'irlandese Matteo Wade e rifornita dai briganti di Sciabolone, dal 27 marzo aveva resistito all'assedio dei duemila soldati agli ordini di Frégeville, che avevano saccheggiato i dintorni.

Rimaneva in mani borboniche solo Gaeta, al cui comando vi era il principe Luigi d'Assia-Philippsthal, cugino della regina Maria Carolina d'Austria, ma i francesi non poterono concentrare le truppe nell'assedio alla fortezza perché nel frattempo una serie di rivolte erano scoppiate in Calabria, fomentate dai Borboni e dagli inglesi, quest'ultimi riportarono anche una vittoria nella battaglia di Maida contro circa 5.500 soldati del generale Reyner.

Alla fine il 18 luglio anche la Fortezza di Gaeta, che sin da 26 febbraio era stata posta sotto assedio dalle forze comandate da Andrea Massena, si arrese.

La rivolta della Calabria fu repressa nel sangue dai francesi e non si ripeté quanto accaduto nel 1799 alla Repubblica Partenopea. Giuseppe Bonaparte fu mandato a regnare in Spagna dal fratello Napoleone.Il trono napoletano andò nelle mani del Maresciallo dell'Impero di Francia, Gioacchino Murat. A Napoli il nuovo re, ormai noto come "Gioacchino Napoleone", fu ben accolto dalla popolazione, che ne apprezzava la bella presenza, il carattere sanguigno, il coraggio fisico, il gusto dello spettacolo e alcuni tentativi di porre riparo alla sua miseria - e ovviamente detestato dal clero. Durante il suo breve regno, Murat fondò, con decreto del 18 novembre 1808, il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade (all'origine della facoltà di Ingegneria a Napoli, la prima in Italia), ma condannò alla chiusura, con decreto del 29 novembre 1811, la gloriosa Scuola medica salernitana, primo esempio al mondo di Università; inoltre avviò opere pubbliche di rilievo non solo a Napoli (il ponte della Sanità, via Posillipo, nuovi scavi ad Ercolano, il Campo di Marte ecc.), ma anche nel resto del Regno (l'illuminazione pubblica a Reggio di Calabria, il progetto del Borgo Nuovo di Bari, il riattamento del porto di Brindisi, ecc.).

 
Murat a Napoli, François Gérard, 1812.

Nel 1807 Re Ferdinando tentò di riconquistare il regno inviando in Calabria un esercito comandato dal principe tedesco Assia-Philippsthal ma questi fu sconfitto dall'esercito francese comandato dal generale Reynier nella battaglia di Mileto del 28 maggio 1807.

Ferdinando continuò a regnare sulla Sicilia, con la protezione Britannica, ma ben presto nacquero dei contrasti tra la corte borbonica e Lord William Bentinck, ministro plenipotenziario e comandante delle truppe britanniche.Il restò in Sicilia per quasi dieci anni dedicandosi alla caccia, e dopo la morte di Maria Carolina, avvenuta a Vienna nel 1814, si sposò morganaticamente con Lucia Migliaccio, Duchessa di Partanna, donna che amò veramente molto al contrario della moglie, che spesso allontanava da Napoli per rimanere libero e felice (odio sempre ricambiato da Carolina).

Il re nominò vicario generale il figlio Francesco (16 gennaio 1812), la regina Carolina e i maggiori esponenti del suo partito furono allontanati, importanti incarichi furono affidati a nobili siciliani e fu preparata una nuova Costituzione di tipo britannico che Ferdinando fu costretto ad accettare, sebbene con qualche riserva.

La Costituzione siciliana del 1812, insieme alle aspirazioni d'indipendenza dell'isola, furono poste nel nulla quando, tramontato l'astro napoleonico, nacque il Regno delle due Sicilie.

 
Basilica di San Francesco di Paola, Napoli, voluta da Ferdinando come ex voto per la riconquista del regno.

Dopo Napoleone la restaurazione

Il 23 aprile 1814, dalla nave Abukir, Lord Montgomery, il vice di Bentinck, si sporse a babordo annunciando la Caduta di Napoleone al Re Ferdinando, che intanto era accorso al Molo.

Nel frattempo anche l'era murattiana stava per volgere al termine; l'esercito del Re Gioacchino fu duramente sconfitto nella Battaglia di Tolentino e il popolo napoletano iniziò ad inneggiare al ritorno del Re Nasone.

Dopo il recepimento delle norme stabilite al Congresso di Vienna, in particolare dopo il Trattato di Casalanza, firmato presso Capua il 20 maggio 1815, assunse il nome di Ferdinando I re delle Due Sicilie (1816-1825).

Dopo la seconda caduta di Napoleone, Murat, che aveva cercato di raggiungerlo a Parigi, fuggì a Rodi Garganico che lo ospitò nel proprio castello e da dove tentò di tornare a Napoli con un pugno di fedelissimi per sollevarne la popolazione. Dirottato da una tempesta in Calabria, fu arrestato, condannato a morte da un tribunale militare nominato dal generale Vito Nunziante, governatore delle Calabrie, secondo una legge da lui stesso voluta, e fucilato a Pizzo Calabro il 13 ottobre 1815.

Tornato a Napoli dopo la bufera napoleonica, aveva al suo fianco una nuova moglie.

A conclusione del periodo in cui la Corte napoletana si era trasferita a Palermo, durante il crollo del predominio francese in Europa e in Italia, la regina Maria Carolina si era vista costretta a trasferirsi a Vienna su pressione degli inglesi, che mal sopportavano i tentativi della sovrana di scrollare il giogo anglosassone dalle spalle della Corona Borbone. Sarà nella stessa Vienna che Maria Carolina morirà nel 1814 senza rivedere il marito.

 
Basilica di Santa Chiara.

Nuova compagna di re Ferdinando divenne così la duchessa Lucia Migliaccio, vedova del potente principe siciliano Benedetto III Grifeo di Partanna. Il monarca e la duchessa si erano sposati morganaticamente (per evitare problemi di successione al trono fra i figli di primo letto e quelli del secondo) a tre mesi dalla morte della regina Maria Carolina[1].

Negli ultimi anni di regno di Ferdinando I di Borbone sono caratterizzati da idee carbonare e antiborboniche che nel luglio del 1820 porteranno ai moti avvenuti anche in altre parti d'Europa, durante i quali Ferdinando si vide costretto a firmare la Costituzione, ritirata subito dopo la repressione dei moti carbonari.

Ferdinando morì il 4 gennaio 1825, all'età di 73 anni e dopo 66 anni di regno[2].
Fu sepolto nel sepolcrario ufficiale dei Borbone delle Due Sicilie, la Basilica di Santa Chiara (Napoli).

Figli di Ferdinando e Maria Carolina

 
La famiglia reale di Napoli.

Ferdinando e Maria Carolina ebbero 18 figli, di cui solo pochi raggiunsero l'età adulta:

Discendenti

Ferdinando ebbe molti figli e figlie, cosa che lo rese bisnonno di molti personaggi illustri, tra i quali vanno ricordati:

Albero genealogico

Ferdinando I delle Due Sicilie Padre:
Carlo III di Spagna
Nonno paterno:
Filippo V di Spagna
Bisnonno paterno:
Luigi, il Gran Delfino
Trisnonno paterno:
Luigi XIV di Francia
Trisnonna paterna:
Maria Teresa di Spagna
Bisnonna paterna:
Maria Anna di Baviera (1660-1690)
Trisnonno paterno:
Ferdinando Maria di Baviera
Trisnonna paterna:
Enrichetta Adelaide di Savoia
Nonna paterna:
Elisabetta Farnese
Bisnonno paterno:
Odoardo II Farnese
Trisnonno paterno:
Ranuccio II Farnese
Trisnonna paterna:
Isabella d'Este
Bisnonna paterna:
Dorotea Sofia di Neuburg
Trisnonno paterno:
Filippo Guglielmo del Palatinato
Trisnonna paterna:
Elisabetta Amalia d'Assia-Darmstadt
Madre:
Maria Amalia di Sassonia (1724-1760)
Nonno materno:
Augusto III di Polonia
Bisnonno materno:
Augusto II di Polonia
Trisnonno materno:
Giovanni Giorgio III di Sassonia
Trisnonna materna:
Anna Sofia di Danimarca
Bisnonna materna:
Cristiana Eberardina di Brandeburgo-Bayreuth
Trisnonno materno:
Cristiano Ernesto di Brandeburgo-Bayreuth
Trisnonna materna:
Sofia Luisa di Württemberg
Nonna materna:
Maria Giuseppa d'Austria
Bisnonno materno:
Giuseppe I del Sacro Romano Impero
Trisnonno materno:
Leopoldo I del Sacro Romano Impero
Trisnonna materna:
Eleonora del Palatinato-Neuburg
Bisnonna materna:
Amalia Guglielmina di Brunswick e Lüneburg
Trisnonno materno:
Giovanni Federico di Brunswick-Lüneburg
Trisnonna materna:
Benedetta Enrichetta del Palatinato

Titoli e onorificenze

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Note

  1. ^ Sandro Castronuovo, I Cinque Borbone - La dinastia napoletana dal 1734 al 1860
  2. ^ Secondo un celebre aneddoto, narrato da Alexandre Dumas padre in un capitolo del Corricolo (on line), il popolo napoletano addebitò la morte del sovrano all'udienza accordata proprio il 4 gennaio, dopo lunghe insistenze, al canonico e archeologo Andrea de Jorio, che era dipinto come uno dei principali iettatori di Napoli. Cfr. B. Croce, Varietà di storia letteraria e civile, Laterza, Bari 1934, pp. 271-280; Idem, Note sul «Corricolo» di Alessandro Dumas, in Nuove pagine sparse, s. II, Ricciardi, Napoli 1949, pp. 242-246.

Bibliografia

  • Nicola Forte, Viaggio nella memoria persa del Regno delle Due Sicilie. La storia, i fatti, i fattarielli, Imagaenaria, 2007, ISBN 88-89144-70-X.
  • Giuseppe Campolieti, Il re Lazzarone, Mondadori, 1998, ISBN 88-04-47709-1.
  • Nadia Verdile, Un anno di lettere coniugali. Da CAserta il carteggio inedito di Ferdinando IV di Borbone e Maria Carolina d'Asburgo, Caserta, Spring Edizioni, 2008, ISBN 88-87764-57-4.
  • Nadia Verdile, Abbiamo perduto la bussola! Lettere da Capri di Ferdinando IV a Maria Carolina, Pisa, Il Campano, 2010, ISBN 978-88-6528-010-2.

Voci correlate

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