Foresta pluviale tropicale

bioma terrestre

Le foreste pluviali tropicali si localizzano nella fascia equatoriale. Sono comuni in Asia, Australia, Africa, Sud America, America Centrale, Messico meridionale e in numerose isole del Pacifico. [1] Rappresentano il bioma terrestre con la massima biodiversità, dato che ospitano da sole circa una metà delle specie viventi animali e vegetali terrestri.[2] Le foreste pluviali tropicali sono considerate "la più grande farmacia del pianeta" in quanto circa un quarto dei principi attivi impiegati in medicina deriva da vegetali.[3] Le foreste pluviali tropicali hanno uno scarso sottobosco, in quanto la luce del sole difficilmente raggiunge il livello del suolo.[4] Questo rende più agevole il movimento in foresta per uomini e animali. Quando il tessuto forestale è interrotto, il suolo è rapidamente colonizzato da piante pioniere e da un fitto intreccio di liane e giovani alberi, denominato giungla.[5]

Distribuzione della foresta pluviale tropicale

Caratteristiche

 
Foresta pluviale tropicale nella Regione di Madre de Dios in Perù

Il clima della foresta pluviale tropicale è stabile per tutto l'anno e caratterizzato dall'assenza di variazioni stagionali. La temperatura media è costante e l'escursione termica annuale si mantiene entro i 2-3 gradi).

Le grandi foreste pluviali ospitano più specie o popolazioni di tutti gli altri biomi messi insieme. Circa l’82% della biodiversità conosciuta è rilevabile nelle foreste tropicali.[6] Le fronde degli alberi - si innalzano fino a 50 - 85 metri dal suolo della foresta. La materia organica cade al suolo e si decompone rapidamente a causa della temperatura e dell’umidità, in un rapido ciclo dei nutrienti.

Le foreste pluviali sono caratterizzate da abbondanti precipitazioni infatti piove tutti i giorni più frequentente nal pomeriggio. Il suolo è quindi spesso povero di nutrienti dilavati dalle piogge torrenziali, mentre la rapida decomposizione della materia organica da parte dei batteri impedisce l’accumulo di strati di humus. L’alta concentrazione di ossidi di ferro e alluminio produce il caratteristico colore rosso del suolo. In aree di più recente formazione geologica, come nel caso di terreni di origine vulcanica, il suolo tropicale può risultare più fertile, così come nel caso della foresta inondata, in cui la piena annuale deposita un fertile strato di limo.

Le foreste tropicali sono soggette a un intensivo taglio e alla conseguente deforestazione, soprattutto nel ventesimo secolo, che ha visto la superficie delle foreste ridursi quasi della metà.[7][8]

La gran parte delle specie vegetali, di insetti, e di microorganismi ancora non sono stati scoperti e catalogati dagli scienziati.[senza fonte] Le foreste pluviali tropicali sono anche chiamate "i polmoni della terra," ma questa definizione non ha una reale base scientifica, in quanto le foreste sono considerate neutrali dal punto di vista dell’ossigeno.[9][10] Alte latifoglie sempreverdi sono le forme dominanti. Gli alberi più alti emergono dal manto forestale e ospitano tra i propri rami una ricca flora di epifite (orchidea, bromelia, muschio, lichene). Il sottobosco in una foresta pluviale è limitato dalla carenza di luce, e consiste prevalentemente in piante, felci e giovani alberi in grado di vivere alla semi oscurità, oltre che dalle liane che catturano la luce arrampicandosi sugli alberi. Nella foresta decidua o semi-decidua, o dove è intervenuto un fattore di disturbo, il suolo è colonizzato da liane e piante pioniere a rapida crescita, e la densa vegetazione è chiamata giungla.

Strati

Le foreste pluviali tropicali si dividono in cinque diversi strati, ciascuno dei quali ospita diversi habitat e diverse specie: suolo, arbusti, i tronchi e rizomi, la volta delle fronde e lo strato emergente. Quest’ultimo si trova solo nelle foreste tropicali, ed è composto da alberi alti fino a 70-80 metri, in grado di resistere al calore del sole e alla forza del vento. Lo abitano animali come l’aquila, la farfalla, il pipistrello e alcuni tipi di scimmia.

La volta delle fronde ospita la maggior parte della vita animale, dalle rane arboricole, alle scimmie, agli uccelli, agli insetti.

Popoli di foresta

Le foreste pluviali tropicali ospitano numerose comunità indigene [11] L’alta biodiversità determina una forte dispersione delle risorse alimentari, e le popolazioni di foresta, soprattutto se composte da cacciatori-raccoglitori, conducono spesso uno stile di vita seminomadico, su base stagionale, alternando talvolta la vita in foresta a quella in savana. Altri gruppi vivono commerciando i preziosi prodotti della foresta.[12]

Principi attivi e piante medicinali

Le foreste pluviali tropicali sono spesso considerate "la più grande farmacia del mondo" perché una gran parte dei prodotti medicinali comunemente impiegati contiene principi attivi provenienti dalla foresta, come quelli per contraccezione ormonale, la cocaina, numerosi principi attivi con funzionalità stimolante, o tranquillante. Dalle foreste pluviali tropicali provengono anche il curaro (un potente paralizzante utilizzato per le anestesie) e il chinino (una cura per la malaria).

Servizi ambientali

Oltre alle funzionalità estrattive, le foreste pluviali tropicali svolgono numerosi servizi non legati alle funzioni estrattive. Esse svolgono un ruolo essenziale nel preservare la biodivesità, nel regolare le precipitazioni, nella conservazione del suolo, oltre al valore paesaggistico e culturale (o specificamente religioso) per le popolazioni che le abitano.

La perdita di foreste

Secondo la FAO, la perdita netta di foreste (ossia sottraendo le nuove piantagioni) è stimata intorno a 7,3 milioni di ettari l'anno, pari a ventimila ettari al giorno. [13] In America Latina, l'Amazzonia perde 25.276 chilometri quadrati di foresta, un'area grande quanto la Sicilia. In Indonesia ogni giorni sono perduti 49 chilometri quadrati di foreste, per un tasso di deforestazione del 2 per cento annuo. Gli ecosistemi più fragili sono tutti in via d'estinzione, basti pensare alle foreste palustri e salmastre. Il 20% delle foreste di mangrovie è scomparso dal 1980 ad oggi.

Le cause della loro distruzione sono molte: dagli incendi, i gas naturali che nascono dalla pietra calcaree, alla conversione per uso agricolo, alla sovrappopolazione. Ma spesso l'industria del legno,anche quando pratica il taglio selettivo, è il pioniere della deforestazione, aprendo la strada agli altri fattori. Combinando l'osservazione sul campo allo studio delle immagini satellitari ad alta risoluzione il Carnegie Institution di Washington in Stanford ha determinato che i convenzionali metodi di analisi hanno sottostimato del 50% circa il danno causato dal prelievo. Inoltre, il taglio selettivo è in genere il primo passo verso la distruzione delle foreste. Un articolo apparso sulla rivista scientifica Science pubblica i risultati di uno studio compiuto in Amazzonia nell'arco di quattro anni sull'impatto del taglio selettivo. Lo studio rivela che un prelievo selettivo, ossia finalizzato a due o tre specie in un'area, crea un danno aggiuntivo che va dal 60% al 123% della stessa deforestazione.[14]

Industria del legno, monocoltura della soia o della palma da olio, industria mineraria rappresentano solitamente i primi attori di un processo di degrado. Le strade aperte da queste industrie, portano alla foresta successive ondate di sfruttamento, dal bracconaggio, dagli insediamenti. Nel 2006 un team di scienziati del Carnegie Institution's Department of Global Ecology (Stanford University) ha indicato come il 16% di una foresta sottoposta a taglio selettivo sia comunemente distrutto nel giro di un anno, nei successivi quattro anni viene distrutto un ulteriore 32% e in quattro anni la foresta è completamente rimossa. [15] Alla fine viene la conversione agricola.

Conversione agricola

L’espansione dell’agricoltura ha strappato tradizionalmente vaste aree di terreno alle foreste. In alcuni casi (Amazzonia, Indonesia) sono grandi imprese, anche a carattere sovranazionale, del settore agricolo o bovino, a radere al suolo ampie superfici di foresta per espandere le proprie attività. In altre aree (Africa) la crescita della popolazione e la distribuzione iniqua delle terre, assieme alla miseria e alla fame spingono contadini poveri a strappare terra alla foresta, bruciandone delle parcelle. Il suolo delle foreste pluviali tropicali però non sempre è idoneo all’agricoltura. Privato della protezione assicurata dal manto forestale, il sottile strato di humus è dilavato dalle piogge torrenziali o seccato dal sole, e in poco tempo si trasforma in un suolo arido e improduttivo.

Note

  1. ^ Tropical broadleaf Evergreen Forest: The rainforest. in 2008-03-14.
  2. ^ The Regents of the University of Michigan. The Tropical Rain Forest. in 2008-03-14.
  3. ^ Rainforest Concern.Why are rainforests important? in 2008-03-14.
  4. ^ Michael Ritter. The Forest Biome. in 2008-03-14.
  5. ^ Tropical Rain Forest, in Glossary of Meteorology, American Meteorological Society. URL consultato il 14 maggio 2008.
  6. ^ U.N. calls on Asian nations to end deforestation, Reuters
  7. ^ Brazil: Deforestation rises sharply as farmers push into Amazon, The Guardian, September 1, 2008
  8. ^ China is black hole of Asia's deforestation, Asia News, 24 March, 2008
  9. ^ Broeker, W.S., 2006 "Breathing easy, Et tu, O2" Columbia University http://www.columbia.edu/cu/21stC/issue-2.1/broecker.htm.
  10. ^ Moran, E.F., "Deforestation and Land Use in the Brazilian Amazon", Human Ecology, Vol 21, No. 1, 1993
  11. ^ Bailey, R.C., Head, G., Jenike, M., Owen,B., Rechtman, R., Zechenter, E., 1989 "Hunting and gathering in tropical rainforest: is it possible." American Anthropologist, 91:1 59-82
  12. ^ Bailey, R.C., Head, G., Jenike, M., Owen, B., Rechtman, R., Zechecnter, E., 1989 "Hunting and gathering in tropical rainforest: is it possible." American Anthropologist, 91:1 59-82
  13. ^ FAO, State of the world’s Forests, Global Forest Resources Assessment update 2007
  14. ^ Gregory P. Asner,1* David E. Knapp, Eben N. Broadbent,1 Paulo J. C. Oliveira,1 Michael Keller, Jose N. Silva, 2005 " Selective Logging in the Brazilian Amazon" Science, Science 21 ottobre 2005:Vol. 310. no. 5747, pp. 480 - 482DOI:10.1126/science.1118051 Abstract
  15. ^ The Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), 31 luglio 2006 National Academy of Sciences

Bibliografia

  • Monica Carabella, Lorenzo Fornasari, Renato Massa, La foresta tropicale (1995, Jaca Book, Collana: Il pianeta del profondo verde; ISBN 88-16-57091-1)

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