Punta della Dogana

località della città di Venezia

La Punta della Dogana o Punta della Salute o Punta da Màr è una zona di Venezia, sottile punta triangolare di divisione tra il Canal Grande e il Canale della Giudecca, prospiciente il Bacino San Marco.

Punta della Dogana

La zona ospita tre importanti complessi architettonici: la Basilica di Santa Maria della Salute, il seminario patriarcale e il complesso della Dogana da Mar, da cui l'area prende il nome.

Gli edifici

Basilica di Santa Maria della Salute

  Lo stesso argomento in dettaglio: Basilica di Santa Maria della Salute.

Seminario patriarcale

Dogana da Mar

L'edificio seicentesco, opera del Benoni, è a pianta triangolare, costituito da 8 campate sviluppate su due piani ed e coronato da una torre sovrastata dalla Palla d'Oro, sfera in bronzo dorato sostenuta da due atlanti, a raffigurare il mondo su cui poggia la statua detta "occasio". Tale statua rappresenta la Fortuna, opera dello scultore Bernardo Falconi, rotante ad indicare la direzione del vento e, simbolicamente, la mutevolezza della fortuna stessa.

Ai tempi della Repubblica di Venezia il complesso, per la sua posizione centrale tra il Bacino di San Marco e l'imbocco del Canal Grande e del Canale della Giudecca, veniva utilizzato come sede doganale per le merci e i beni oggetto del commercio navale.

Importanti lavori di restauro hanno consentito nel 2009 la realizzazione all'interno del complesso della Dogana da mar di un centro d'arte contemporanea collegato a Palazzo Grassi[1], ideato dall'architetto minimalista giapponese Tadao Ando, coaudiuvato da un pool di professionisti italiani, su commissione del magnate della moda francese François Pinault, proprietario di Palazzo Grassi e collezionista d'arte contemporanea. L'edificio ha subito un consodidamento statico e sono state realizzate tre l'altro le opere necessarie alla sua protezione dalle acque alte ed alla sua fruibilità da parte di persone a ridotta capacità motoria; sono stati installati impianti meccanici ed elettrici adeguati alla conservazione ed alla protezione delle opere d'arte che vi sono esposte.

La "firma" dell'architetto giapponese è rappresentata da alcune pareti in calcestruzzo a vista, tipiche della sua opera, che sono servite in parte per mascherare le apparecchiature tecnologiche necessarie ad un moderno centro espositivo, ed in parte per realizzare, proprio al centro dell'edificio, un grande locale quadrato[2]. Il progetto in principio prevedeva anche la realizzazione, in Campo della Salute, di una coppia di colonne di cemento a sezione quadrata; la proposta, dopo molte polemiche, è stata abbandonata a causa delle numerose linee dei sottoservizi pubblici presenti in quella zona[3].

Note

Galleria fotografica

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