Statua equestre

scultura raffigurante una figura umana in sella al suo destriero

Una statua equestre (dal latino "equus," "cavallo") è una scultura di un cavaliere in sella a un cavallo.

Copia della statua equestre di Marco Aurelio in Piazza del Campidoglio
Statua equestre di Cosimo I de' Medici del Giambologna in Piazza della Signoria
Donatello, Monumento al Gattamelata (1446-1453), Padova
Il Caval ëd Brons: monumento equestre ad Emanuele Filiberto, Piazza San Carlo, Torino
Statua equestre di Andrew Jackson a Washington, USA
Il monumento di Pietro Tacca a Filippo IV di Spagna, Madrid

Storia

L'esempio più risalente di statua equestre giunto sino a noi, sia pure parzialmente, è il così detto Cavaliere di Rampin, statua greca di epoca arcaica (VI secolo a. C.), originariamente collocata sull'acropoli di Atene. Non è chiaro chi sia il personaggio raffigurato: secondo una prima tesi potrebbe trattarsi di Zeus, altra ipotesi è che la statua rappresenti il vincitore di una corsa svolta durante i giochi pitici.

Pregevole testimonianza magnogreca del tema, è il cavaliere facente parte di un gruppo fittile acroteriale (Reggio Calabria, Museo nazionale della Magna Grecia) rinvenuto nel territorio di Locri Epizefiri (in località Casa Marafioti) e risalente al V secolo a. C. Il cavallo rampante è sorretto da una sfinge, il che lascia presumere che il cavaliere vada identificato con uno dei Dioscuri.

Antica Roma

Nell'arte romana il monumento equestre assume un'esplicita valenza eroica e propagandistica, celebrativa di un individuo reale e vivente. Caratteristiche che questo tema manterrà anche nelle epoche successive, dove proprio l'esempio romano - e in particolare il Marco Aurelio - sarà il termine di riferimento imprescindibile. Le statue equestri dell'antica Roma, infatti, sono dedicate essenzialmente agli imperatori o a capi militari, allo scopo di enfatizzarne simbolicamente il ruolo di leader e di condottieri vittoriosi. Sono state realizzate numerose statue equestri in bronzo di imperatori, ma queste - nella quasi totalità dei casi - non sono giunte a noi poiché era pratica diffusa quella di fondere le statue bronzee per coniare moneta o realizzare nuove statue di dimensioni minori. L'unica statua equestre in bronzo integralmente sopravvissuta, quella di Marco Aurelio, ora sita nei Musei Capitolini a Roma, è stata risparmiata a causa della precedente errata identificazione, che attribuiva la figura del cavaliere a Costantino, l'imperatore cristiano. Ampi resti ci sono arrivati di un bronzo equestre effigiante l'imperatore Domiziano (Bacoli, Museo archeologico dei Campi Flegrei), il cui viso venne poi riadattato per ritrarre Nerva.

La statua equestre in ogni caso non è appannaggio esclusivo dell’imperatore. Documento di estremo rilievo in questo senso è il gruppo scultoreo conservato a Pergola (PU) presso il Museo dei Bronzi Dorati. Benché sia dubbia l’identità dei soggetti raffigurati, l’ipotesi prevalente è che si tratti di una famiglia magnatizia del territorio marchigiano. Il monumento, risalente alla fine dell’Età repubblicana e giuntoci in stato frammentario era originariamente composto da due cavalieri e due figure femminili appiedate. Le statue, di pregevole fattura, mostrano ancora ampia parte dell’originaria doratura.

Se il bronzo era particolarmente utilizzato, non mancano comunque monumenti in marmo[1].

Anche il mondo bizantino, erede dell'antica Roma, fece proprio, almeno inizialmente, il monumento equestre. La testimonianza più rilevante che abbiamo in merito riguarda la statua equestre in bronzo di Giustiniano, posta alla sommità di una colonna colchide, esemplata sul modello della colonna traiana. L'intero monumento andò distrutto con la conquista ottomana di Costantinopoli. Nel corso dei secoli successivi l'arte bizantina mostra scarsa propensione per la scultura a tutto tondo - se non addirittura diffidenza, associandola al paganesimo - e d’altro canto la figura dell’imperatore assume sempre più valenza religiosa, piuttosto che di capo militare. Il tema venne quindi abbandonato.

Medioevo

Nell'altomedioevo è innalzata a Pavia una statua equestre per Teodorico il Grande, il Regisole. Le fonti tramandano anche la notizia di un monumento del medesimo soggetto in onore di Carlo Magno: probabilmente si tratta di una statua anch'essa originariamente dedicata a Teodorico, situata a Ravenna, e da Carlo fatta portare ad Aquisgrana affinché ne fossero modificate le sembianze. Entrambe le opere sono oggi perdute. Al Louvre però si conserva un piccolo bronzo equestre che si ritiene raffiguri Carlo Magno (ma secondo altra ipotesi si tratterebbe di Carlo il Calvo), datato al IX//X secolo, che ci dà un'idea della reviviscenza altomedievale del tema.

Nei secoli successivi dell'età di mezzo la complicata tecnica della fusione del bronzo a cera persa venne progressivamente abbandonata, almeno per le opere di grandi dimensioni, ma si continuarono a fare monumenti equestri in altri materiali, come il marmo, la pietra, il legno.

Celeberrimo esempio di monumento equestre medioevale, in pietra, è costituito dal Cavaliere di Bamberga. Se è dubbio chi sia il soggetto rappresentato nella statua in questione, in essa si scorge un significativo esempio di reviviscenza dell'arte classica propiziata degli imperatori svevi (un'ipotesi infatti è che il soggetto effigiato nel Cavaliere sia proprio Federico II di Svevia). Coevo e stilisticamente associabile al Cavaliere di Bamberga è quello di Magdeburgo. La statua equestre, parte di un gruppo più complesso comprendente due figure femminili, è ritenuta una raffigurazione dell'Imperatore Ottone I.

Altri importanti monumenti equestri medievali sono quelli fatti realizzare nel XIV secolo dai Della Scala, signori di Verona, per adornare i loro monumenti funebri (le celebri Arche scaligere). Menzione infine va fatta del monumento di Bernabò Visconti, realizzato a Milano, nel XIV secolo, da Bonino da Campione.

Anche nel medioevo quindi la statua equestre era un privilegio riservato a sovrani e nobili più famosi. Un'eccezione è rappresentata dalle statue di san Martino, spesso a cavallo, come quella del Duomo di Lucca (1204).

Tardogotico

L’arte tardogotica non produce monumenti equestri a se stanti, ma usa questo tema nella composizione di imponenti monumenti funebri. L’esempio maggiore è costituto dalla tomba di Ladislao di Durazzo, sita nella chiesa di San Giovanni a Carbonara a Napoli, realizzata tra il 1424 e il 1432 a coronamento della quale vi è per l’appunto una statua equestre del re angioino.

Rinascimento

Il primo monumento equestre in bronzo, realizzato dopo quelli romani, fu quello eretto a Ferrara (ante 1451) dai fiorentini Niccolò Baroncelli e Antonio di Cristoforo e raffigurante Niccolò III d'Este. All’ideazione del progetto e alla scelta dei bozzetti contribuì anche Leon Battista Alberti. La statua però venne fusa a fine Settecento per esigenze belliche ed in suo loco figura oggi una replica moderna asseritamente fedele al monumento originario.

Al di là di questo pur fondamentale precedente, la statua equestre di gran lunga più importante del periodo rinascimentale si deve a Donatello che realizzò il monumento al Gattamelata, raffigurante il condottiero a cavallo. Fu eretta a Padova tra il 1446 e il 1453. Questa straordinaria opera, dove si fondono realismo ed idealizzazione psicologica, fece da modello per tutte le opere successive, come il monumento a Bartolomeo Colleoni di Verrocchio (Venezia) e la statua equestre di Cosimo I de' Medici di Giambologna.

Anche Leonardo si impegnò, senza successo, nella realizzazione di un monumento equestre: si tratta della statua colossale commissionatagli da Ludovico il Moro, che avrebbe dovuto effigiare suo padre Francesco Sforza, di cui il Maestro di Vinci arrivò a realizzare solo l’anima in creta (primo passo per la successiva fusione in bronzo a cera persa) del cavallo. Il modello di creta venne poi distrutto.

In epoca rinascimentale si assiste anche alla realizzazione di monumenti equestri “illusionistici”, laddove cioè la statua in bronzo o marmo non è scolpita bensì, per l’appunto illusionisticamente, dipinta. In altri termini: non viene semplicemente dipinto il soggetto a cavallo (come nel caso, ad esempio, del Giudoriccio di Simone Martini o Carlo V ritratto da Tiziano), bensì un ipotetico monumento equestre (in realtà inesistente) del dedicatario dell’opera. Esempi mirabili in questo senso sono costituti dal monumento di Giovanni Acuto, dipinto da Paolo Uccello e da quello di Niccolò da Tolentino, dipinto da Andrea del Castagno. Si tratta di affreschi realizzati nel XV secolo, entrambi collocati nel Duomo di Firenze. Il primo in particolare, dipinto nel 1436, anticipa lo stesso Gattamelata di Donatello (e il precedente ferrarese) e costituisce quindi la pietra miliare della grande fortuna che questo tema ebbe nel Rinascimento.

Sempre a Firenze, nell'estremo scorcio dell'età rinascimentale il Giambologna realizza le statue equestri dei Granduchi Cosimo I e Ferdinando I de'Medici. Quest'ultima opera, collocata in Piazza della Santissima Annunziata, fu completata dal suo assistente, Pietro Tacca, nel 1608.

Barocco

Anche in epoca barocca il tema non è abbandonato. Prova ne sia la commissione a Gian Lorenzo Bernini, genio indiscusso della scultura barocca, di un monumento equestre raffigurante Luigi XIV, re di Francia, da collocare nei giradini della reggia di Versailles (oggi al Musée National du Chateau). A Roma se ne conserva il bozzetto. La statua non incontrò il gusto francese, teso in quell'epoca a conciliare lo stile barocco con i dettami del classicismo. Il monumento venne prima trasformato, mutandone il dedicatario in Marco Curzio (leggendario eroe romano), e poi collocato in un angolo nascosto di Versailles.

Lo stesso Bernini si cimentò ancora con questo tema realizzando il monumento equestre dell’imperatore Costantino, collocato alla base della Scala regia del Palazzo Apostolico nella Città del Vaticano.

Bellissime sculture equestri di epoca barocca, capolavori della scultura barocca tout court, sono poi quelle raffiguranti Ranuccio ed Alessandro Farnese, realizzate a Piacenza dallo scultore fiorentino Francesco Mochi.

Altra notevole coniugazione barocca del tema è la colossale statua equestre di Filippo IV di Spagna, realizzata da Pietro Tacca a partire dal 1634 e spedita a Madrid nel 1640. La scultura di Tacca è collocata in cima ad una complessa composizione, comprendente una fontana che forma la parte centrale della facciata del Palazzo Reale. L'intero peso della scultura è scaricato sulle zampe posteriori - il cavallo infatti è in posizione rampante - e in parte sulla coda, una caratteristica questa mai realizzata in una figura di così grossa mole.

Sul finire del XVII secolo, Andreas Schlüter realizzò a Berlino (castello di Charlottenburg) la grandiosa statua in bronzo del Grande Elettore Federico Guglielmo, probabilmente il suo maggior capolavoro. La statua poggia su un alto basamento ai piedi del quale vi sono quattro figure incatenate. Specie con riguardo a queste ultime si coglie l’eco della lezione di Bernini.

Neoclassicismo

Uno degli episodi inaugurali della stagione neoclassica fu proprio la realizzazione di un monumento equestre. Si tratta della statua di Luigi XV realizzata da Edmé Bouchardon e collocata a Parigi nella attuale Palce de la Concorde. La statua andò distrutta nei torbidi rivoluzionari. Ne esiste tuttavia una copia, in scala ridotta, di Jean-Baptiste Pigalle.

Anche Antonio Canova, lo scultore più rappresentativo di questo periodo artistico, ha realizzato, a Napoli, due mirabili statue equestri, raffiguranti sovrani borbonici. Si tratta dei bronzi di Carlo III, che originariamente avrebbe dovuto ritrarre Napoleone, nel frattempo definitivamente sconfitto, e di Ferdinando I, statua terminata da aiuti dopo la morte dello scultore di Possagno. Entrambe le statue, tutt'e due collocate in Piazza Plebiscito, raffigurano i sovrani in abiti antichi. La composizione ritrova una pacata armonia, superando l'agitazione barocca.

Il monumento equestre negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti, le prime tre sculture equestri a grandezza reale furono Andrew Jackson di Clark Mills (1852), George Washington di Henry Kirke Brown (1856), per la Union Square di New York e il Washington di Thomas Crawford, sito a Richmond, Virginia (1858). Mills fu il primo scultore americano a riuscire nella sfida di realizzare un cavaliere su un cavallo rampante. Il risultato fu così apprezzato che gli fu chiesto di ripeterlo a Washington D.C. a New Orleans e anche a Nashville (Tennessee). Cyrus Edwin Dallin si specializzò invece nelle statue equestri di indiani d'America: il suo Appeal to the Great Spirit fa mostra di sè davanti al Museum of Fine Arts di Boston. Dopo la Prima guerra mondiale furono ben pochi i monumenti equestri realizzati. Un'eccezione è il bronzo muscolare a Theodore Roosevelt realizzato da James Earle Fraser ed eretto al Roosevelt Memorial nel Museo Americano di Storia Naturale. Solo tra la fine degli anni '70 e i primi '80 si assiste ad una "rinascita" dei monumenti equestri, in maniera diffusa specie nel sud-est degli Stati Uniti. Là, molti centri artistici come quelli di Loveland, Colorado, Shadoni Foundry nel Nuovo Messico e vari studi in Texas iniziarono a produrre sculture di questo tipo. Queste nuove opere sono classificabili in due grandi categorie: il memoriale di un particolare individuo, oppure il ritratto di un soggetto più mondano, solitamente il cowboy d'America. Di questi monumenti se ne trovano in un'ampia area in tutto il sud-ovest degli USA.

Una comune credenza negli Stati Uniti è che se il cavallo immortalato è rampante, ovvero ha entrambe le zampe anteriori sollevate, il cavaliere morì in battaglia. Se il cavallo ha una zampa anteriore alzata, il cavaliere fu ferito in battaglia o morì in seguito a ferite di guerra; infine se il cavallo è ben piantato a terra su tutte e quattro le zampe, il cavaliere morì per cause non inerenti a un combattimento.

Bibliografia

  • Joachim Poeschke, Thomas Weigel, Britta Kusch-Arnhold (Hgg.), Praemium Virtutis III – Reiterstandbilder von der Antike bis zum Klassizismus. Rhema-Verlag, Münster 2008, ISBN 978-3-930454-59-4
  • Raphael Beuing: Reiterbilder der Frührenaissance – Monument und Memoria. Rhema-Verlag, Münster 2010, ISBN 978-3-930454-88-4

Note

  1. ^ Nel 2008 a Roma, durante degli scavi archeologici effettuati all’interno del Colosseo, sono stati trovati i resti di una statua equestre in marno del cui titolare non è stata ancora svelata l’identità

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