Epatite A

malattia infettiva acuta del fegato causata dal virus dell'epatite A (HAV)

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L'epatite virale A è una forma di epatite virale causata dal virus dell'epatite A (HAV).

Eziologia

Il virus dell'epatite A è un virus a RNA a catena lineare appartenente ai picornaviridae, non dotato di envelope, la cui particella virale è dotata di 4 polipeptidi capsidici (VP1,VP2,VP3 e VP4). Presenta come organo elettivo di replicazione il fegato e viene eliminato con le feci, eliminazione che è massima nell'ultimo periodo di incubazione (è presente nelle feci 7-10 giorni prima dell’esordio della malattia).

Vie di contagio e incubazione

Il periodo medio di incubazione è intorno alle 4 settimane.
Si trasmette quasi esclusivamente per via oro-fecale, mentre del tutto insolita ma possibile è la trasmissione percutanea così come quella sessuale.
Il contagio è più frequente in autunno e nella fase iniziale dell'inverno.
In Italia fattori di rischio per infezioni da HAV sono il consumo di frutti di mare,l'abuso di alcolici, bere acqua contaminata o effettuare viaggi in aree dove l'epatite A è endemica, ma anche il lavoro in scuole materne o in unità di terapia intensiva neonatale può aumentare il rischio di infettarsi.
La presenza dei virus nelle feci, riscontrabile nelle 2 settimane che precedono l’esordio della malattia e nella prima settimana del decorso clinico, cessa quando la SGOT o la bilirubina raggiungono il loro picco.
Durante l’incubazione e durante il primo manifestarsi della fase acuta, il paziente può aver contagiato coloro che hanno avuto contatti stretti con lui.
Contatti occasionali, lavoro o scuola in comune non sono da considerarsi eventi a rischio di contagio. Se la malattia interessa un bambino o un neonato, tutti coloro che hanno giocato con lui o sono venuti in contatto con i suoi pannolini, durante il periodo infettivo della patologia, potrebbero averla contratta. Nei tali casi è da prendere in considerazione la profilassi con immunoglobuline.
L’epatite A è difficile, ma si potrebbe trasmettere anche per via parenterale.
Dopo la guarigione si ha un’immunità permanente dal virus HAV, quale sia stata la gravità della patologia.

Epidemiologia

 
Diffusione dell'Epatite A nel mondo (2005)

Mentre nei paesi in via di sviluppo l'esposizione e l'infezione da HAV sono già presenti in età infantile, nei paesi industrializzati col miglioramento delle condizioni socio-economiche e la diminuzione dell'esposizione in età infantile si è avuto un aumento del numero di adulti suscettibili. Essendo l'infezione da HAV più sintomatica negli adulti che in età infantile paradossalmente con la diminuzione della frequenza delle infezioni si è rilevato un aumento delle infezioni clinicamente manifeste.

Quadro clinico

A differenza dell'epatite B,C e D, l'epatite A non cronicizza, ovvero si sviluppa solo nella forma acuta e mai in quella cronica. Frequenti sono inoltre le forme asintomatiche.
La malattia si manifesta con i seguenti sintomi:
-Periodo preitterico: astenia, malessere, perdita di appetito, nausea, vomito, febbre
-Periodo itterico: urine scure, feci chiare, comparsa di ittero e prurito
Nel bambino la manifestazione prevalente è la diarrea, anche se come già detto nell'età infantile prevalgono le forme subcliniche.
Non sono frequenti le forme fulminanti, che comunque in genere si manifestano dopo i 50 anni.

Diagnosi

La diagnosi si basa sulla ricerca di anticorpi di classe IgM anti-HAV.

Prognosi e complicanze

I pazienti senza altre malattie concomitanti che si ammalano di epatite A guariscono generalmente tutti senza sequele cliniche, e la mortalità per epatite A è in genere dello 0.1%, ma aumenta in soggetti anziani o debilitati.
Raramente possono manifestarsi forme recidivanti, forme colestatiche o forme fulminanti.

Immunizzazione

È possibile sia l'immunizzazione passiva con immunoglobuline che la vaccinazione.
L'immunizzazione pre-esposizione con immunoglobuline è indicata in caso di viaggi in paesi tropicali, in paesi in via di sviluppo o in zone non abitualmente frequentate da turisti. È possibile anche l'immunizzazione post-esposizione in caso di parente o convivente con epatite A o in caso di bambini di scuole materne in cui sono stati identificati casi di epatite A.
Dosaggio di immunoglobuline commerciali (ISG): 0,5 ml nei bambini piccoli, 1 ml nei più grandi, 2 ml negli adulti. L’efficacia della profilassi dipende dalla tempestività con cui è praticata. L’immunizzazione dura da 3 a 6 mesi.
Il vaccino conferisce protezione dopo 4 settimane dalla prima dose, è efficace fino a 20 anni dopo la vaccinazione ed è raccomandato in caso di viaggio di zone endemiche, per personale militare, per soggetti impiegati in asili nido, per tossicodipendenti che fanno uso di droghe endovenose, per soggetti che necessitano di trasfusioni, per pazienti con epatopatie croniche e per personale che lavora in unità di terapia intensiva.

Avvertenze

Cosa chiedere al medico e al farmacista sull'Epatite A?
Se ritieni di avere i sintomi dell'epatite A, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata l'epatite A, parlane con il tuo medico di fiducia [1].

Ecco alcune domande che potresti porre.

• Posso avere contratto un'infezione da epatite A?
• A quali esami dovrei sottopormi?
• Qualora abbia davvero l'epatite A quali precauzioni dovrei osservare nel contatto con i miei familiari?
• I miei familiari dovrebbero vaccinarsi contro l'epatite A?
• Fino a quando potrei essere contagioso?
• Posso continuare ad andare a lavorare o a frequentare la scuola?
• Per quanto tempo durerà la malattia?
• C'è qualcosa sull'epatite A che dovrei sapere?
• Quali conseguenze può lasciare l'epatite A?
• Posso contrarre più vote l'epatite A?

Le raccomandazioni per l'epatite A riguardano da un lato le misure da adottare per ridurre il rischio di contagio e dall'altro le indicazioni mediche da seguire in caso di infezione [1].

Per ridurre il rischio di infezione è fondamentale attenersi alle norme igienico-sanitarie illustrate nel capitolo Prevenzione, che qui riassumiamo brevemente:
• lavarsi scrupolasamente le mani prima di mangiare (l'epatite A si trasmette per contagio oro-fecale) [1]
• bollire gli alimenti (il virus dell'epatite A è inattivato dal calore a temperature superiori a 85 °C) [1]
• verificare la provenienza sicura delle bevande e in caso di incertezza effettuare una bollitura preventiva [1]
• sbucciare la frutta [1]
• non utilizzare per mangiare piatti, posate o bicchieri usati da altri [1]
• non utilizzare asciugamani o strofinacci usati da altri per lavarsi mani e/o viso soprattutto quando le condizioni dell'ambiente non siano ottimali [1]
• in previsione di viaggi in aree ad elevata endemia ricorrere alla vaccinazione anti epatite A [1].

In caso di infezione, si raccomanda di:
• contattare il medico ai primi sintomi sospetti [1]
• non ricorrere a misure di autocura, sebbene l'epatite A sia una malattia a decorso benigno, sono stati segnalati casi di epatite fulminante con esito fatale [1]
• non ricorrere a rimedi alternativi su consiglio di persone non competenti. Spesso si confonde l'idea che “naturale“ sia sinonimo di “buono, non tossico“, in realtà questa asserzione è profondamente errata: in letteratura diverse segnalazioni hanno riguardato casi di epatite indotti dall'assunzione di diverse piante medicinali [1]
• seguire scrupolosamente la dieta consigliata dal medico, è fondamentale infatti che il fegato, già “malato“ per l'infezione virale, non sia stimolato ad un lavoro supplementare indotto dal consumo di cibi elaborati (fritto, salse/condimenti, insaccati, alimenti sotto sale, alimenti grassi, alcolici, incluso vino e birra). E' indispensabile inoltre che con la dieta il fegato riceva tutte le sostanze di cui ha bisogno; può accadere infatti che in caso di epatite si instauri una condizione di malnutrizione [1]
• adottare misure che consentano il riposo. Non è necessario assentarsi da scuola o dal lavoro, ma è necessario evitare tutte le situazioni e gli atteggiamenti individuali che possano contribuire a diffondere l'infezione [1].

Note

Bibliografia

Harrison, Principi di medicina interna

Collegamenti esterni