Lidia Menapace

partigiana, politica e saggista italiana (1924-2020)

Template:Membro delle istituzioni italiane Lidia Menapace, all'anagrafe Lidia Brisca (Novara, 3 aprile 1924), è una politica e saggista italiana.

Biografia

Giovanissima prese parte alla Resistenza partigiana come staffetta partigiana e nel dopoguerra fu impegnata nei movimenti cattolici, in particolare con la FUCI[1], organizzazione giovanile della Democrazia Cristiana. All'inizio degli Anni Sessanta, comincia a insegnare in Cattolica[1]; poi, trasferitasi in Alto Adige nel 1964 fu - assieme a Waltraud Gebert Deeg - la prima donna eletta nel consiglio provinciale di Bolzano, e, in quella stessa legislatura, anche la prima donna ad entrare nella Giunta provinciale (fu assessora alla Sanità).[2] Insegnante, simpatizzò per il Partito Comunista Italiano ma nel 1969 venne chiamata dai fondatori nel primo nucleo de Il Manifesto. Nel 1973 è stata tra le promotrici del Movimento Cristiani per il Socialismo.

Lidia Menapace rappresenta inoltre una delle voci più importanti del femminismo italiano. Nelle elezioni politiche del 2006 viene eletta al Senato nelle liste di Rifondazione Comunista e fu in corsa per la presidenza della Repubblica con i voti di Rifondazione iinsieme a quelli dei rappresentanti parlamentari dei Verdi, PdCI e Rosa nel Pugno. La sua candidatura è stata resa possibile in sostituzione di Marco Ferrando, il leader della minoranza di Rifondazione Comunista, protagonista di una polemica che ne ha comportato la rimozione dalle liste del partito.

È autrice di numerosi libri tra cui: Il futurismo. Ideologia e linguaggio (1968); L'ermetismo. Ideologia e linguaggio (1968); Per un movimento politico di liberazione della donna (1973); La Democrazia Cristiana (1974); Economia politica della differenza sessuale (1987); Né indifesa né in divisa (1988); Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno? (2000); Resisté (2001) e Nonviolenza (2004). Ha partecipato con un intervento al testo di Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo "Donne disarmanti - storie e testimimonianze su nonviolenza e femminismo".

Poco dopo la nascita del governo Prodi è stata proposta alla presidenza della Commissione Difesa al Senato, gesto considerato un affronto da alcuni elementi della Casa delle Libertà visto il suo antimilitarismo. Al posto della Menapace è stato però imprevedibilmente eletto il senatore Sergio De Gregorio (Italia dei Valori), sostenuto dall'opposizione. In un'intervista la Menapace ha affermato l'inutilità delle Frecce Tricolori, definite inutilmente costose e inquinanti. Ultimamente è stata duramente contestata da alcuni settori del movimento pacifista per la sua scelta di votare il rifinanziamento della missione in Afganistan, posizione secondo i contestatori quantomeno incoerente verso i settori dell'opinione pubblica di cui ella diceva di volersi far interprete in campagna elettorale. Dal 6 febbraio 2007 al 28 aprile 2008 ha ricoperto la carica di presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull'uranio impoverito.

Nel 2009 Lidia Menapace si candida alle elezioni europee nella lista anticapitalista PRC-PdCI nella circoscrizione Nord-Est[3].

Curiosità

Si è espressa in modo critico nei confronti di Israele e degli Stati Uniti, dichiarando:

«Israele non è uno stato di diritto, non ha una costituzione e rappresenta, come tutti gli stati confessionali, una brutta confusione tra opzioni politiche ed osservanza religiosa»
«Il dominio teocon comporta un vero fondamentalismo contro l'aborto, lotta senza quartiere contro Darwin, uso della guerra come strumento di civiltà e denucia dei preti cattolici pedofili»

Note

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