Marta (Italia)

comune italiano
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Template:Comune Marta è un comune italiano di 3.567 abitanti della provincia di Viterbo nel Lazio.

Situato nell'Alta Tuscia, a 315 m s.l.m., sulla sponda meridionale del lago di Bolsena, dista dal capoluogo circa 24 km.

Il borgo medievale è arroccato su un colle dal quale si domina la vista sul lago e le case in tufo, con le caratteristiche viuzze, scalinate, passaggi ed angoli suggestivi, sono a loro volta dominate dalla possente Torre dell'Orologio di forma ottagonale costruita su un basamento tronco-piramidale e dai resti della Rocca che Papa Urbano IV fece costruire intorno al 1260.

Morfologia del territorio

Il paese di Marta si trova ad un'altitudine di 315 metri sul livello del mare, circondato dalla catena dei monti Volsini, la quale si snoda tutta intorno al lago con un picco di 639 metri s.l.m. nel Passo della Montagnola fra i comuni di Latera e Gradoli. Fortunatamente le aree dei rilievi che circondano il paese sono state solo in parte usate per l'agricoltura, e quindi si possono ancora ammirare colline dal colore verde scuro ove sono presenti dei boschi. Il territorio di Marta è prevalentemente collinare con un picco massimo di 430 metri e uno minimo di 260 metri. Il paese è situato alle pendici del Monte di Marta (424 m s.l.m., di origine vulcanica), sotto il quale sorge il Santuario della Madonna del Monte. Il territorio è generalmente ricco di vegetazione, con dei boschi, ove si possono incontrare istrici, ricci, volpi, tassi e talpe, non escludendo l'incontro pure con qualche cinghiale, scoiattolo o faina. Fanno parte del territorio comunale l'isola Martana, che dista dal centro abitato circa 2 km, e pure il tratto iniziale del fiume Marta.

Clima

Il clima della cittadina è generalmente temperato con estati spesso calde ma non eccessivamente grazie alle costanti brezze di lago e di mare, e inverni miti grazie all'influenza mitigatoria del lago, ma spesso spirano forti e gelidi venti di tramontana. La neve è rara, a differenza che sui monti circostanti, i quali la vedono in molte occasioni. I maggiori apporti pluviometrici si hanno nelle due stagioni di mezzo, ovvero in autunno e in primavera.

La cittadina dispone di una Stazione Meteorologica e di una Webcam con la quale sarà possibile tenere sotto osservazione l'andamento meteorologico del paese.

Economia

L'economia del paese si basa essenzialmente sulla pesca e sull'agricoltura. Buono anche lo sviluppo del turismo e dell'artigianato.

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Marta vista da una collina

Gastronomia

Uno dei piatti tipici della cittadina lacustre è la scafata. Le sue origini sono molto lontane, ed era diffusa soprattutto tra i ceti più poveri, quindi si basa su ingredienti estremamente semplici come le fave. La scafata in realtà è soltanto un piatto stagionale e certamente non è pari all'acquacotta. Quest'ultima infatti la si può fare in tutte le stagioni e in molteplici gusti, per esempio: alla pescatora, alla biforca, con la cicoria o con il baccalà.

Feste e tradizioni

Festa della Madonna del Monte (o festa delle passate)

Il santuario

Il santuario della Madonna del Monte si trova su un colle, a poca distanza dall’abitato di Marta. Anticamente era custodito dai monaci Benedettini, i quali, forse nel XII secolo, lasciarono il convento, che cadde in rovina. La comunità di Marta però era devota all’immagine di Maria custodita nella chiesa e, nel 1460, riedificò dalle fondamenta sia la chiesa che il convento. In seguito il figlio di Ranuccio Farnese , Pietro, commissionò l’erezione della facciata e, quasi un secolo dopo il convento tornava ad essere abitato con i padri Minimi di San Francesco di Paola che presero in custodia il Santuario. Il 14 maggio di ogni anno, il Santuario diventa la meta della Festa dedicata alla Madonna del Monte, a cui il popolo martano rende omaggio con i frutti del proprio lavoro mediante le famose “Passate”.

Il santuario ha la facciata in pietra locale, ornata di tre stemmi della famiglia Farnese. Il portale rinascimentale ha gli stipiti scolpiti con tralci di vite, uccelli e pesci e nell’architrave compare l’emblema di San Bernardino da Siena. Su di esso si legge: “MCCCCLXXXV AVE M PE FHO” (“1485 AVE MARIA PETRUS (Farnese) FECIT HOC OPUS”).

 
Decorazioni chiesa

All’interno della chiesa vi sono tre altari in stile barocco. L’altare maggiore è dedicato alla Vergine che tiene in braccio Gesù Bambino. Questa immagine è particolarmente cara alla comunità di Marta ed è legata ad una leggenda secondo la quale una fornaia che si recava nel bosco a fare legna, ebbe la visione della Madonna che le chiedeva di edificare per Lei una chiesa. I preti che accorsero a prendere l’immagine della Vergine furono costretti ad un certo punto a fermarsi, perché il peso di essa venne insostenibile e in quel luogo fu costruita la chiesa.

La festa

Storia

La Festa della Madonna del Monte, detta anche Barabbata, ha origini molto antiche: probabilmente deriva dagli antichi riti pagani che celebravano il risveglio della natura dopo la lunga sosta dei mesi invernali. Dai documenti sappiamo che la festa si celebrava già prima del 1555. C'erano il Capitano della Festa, l'offerta dei ceri, la processione a cui partecipavano lo categorie dei Soldati, dei Bifolchi e dei Casenghi, inoltre venivano assegnati dei Palii ai vincitori delle gare della lotta e della corsa. Per rallegrare la festa era sempre presente la musica dei “pifferi” e del tamburo. Nel tempo la festa e il corteo si arricchirono con l'introduzione della categoria dei Pescatori (1608), con le corse di cavalli barberi e di barche. Al termine della Festa al Clero, al Magistrato, a tutti i componenti delle Categorie e ai suonatori veniva offerto un banchetto. Nel 1703 dopo il voto fatto dalla Comunità di Marta a seguito di un devastante terremoto, nacque una controversia tra il cardinal Marcantonio Barbarigo, vescovo di Montefiascone, e i frati minimi che tenevano il Santuario della Madonna del Monte perché il Cardinale, durante una visita pastorale, ordinò la rimozione di un grande banco dei Magistrati della Comunità che stava vicino all'altare. La disputa si accese fra le due parti ed ebbe il momento culminante con la successiva distruzione del banco a colpi d'accetta, per ordine del vescovo. Ma allargandosi la contesa a tutto l'ordine dei Minimi, i frati ebbero riconosciuta la loro ragione con l'annullamento della sentenza presa dal Vescovo. Quell'anno per reazione, tutte le categorie, invece di partecipare silenziosamente alla celebrazione della messa offrendo i doni, effettuarono tre volte il giro della chiesa con gli attrezzi del proprio lavoro e le offerte per la Madonna, suonando il tamburo e facendo grandi schiamazzi. Iniziarono così nel 1704 le Passate, che avvengono ancora oggi.

Svolgimento

La festa inizia con il saluto all'alba del 14 maggio. Il rullo dei tamburi, gli spari dei mortaretti e i cori dei mietitori richiamano alla prima messa tutti coloro che parteciperanno al corteo.

 
Fontana Villani

Alle 9, al suono delle campane dà il segnale di partenza della sfilata che, attraversando le vie del paese, sale al Santuario per offrire alla Madonna i frutti della terra e del lago. La sfilata inizia con le quattro categorie precedute ognuna dal Palio: i Casenghi a cavallo sono seguiti dai Bifolchi e dai Villani, che recano gli attrezzi del lavoro dei campi e carri più o meno grandi, chiamati “fontane”; infine i Pescatori (ammessi nel corteo nel 1608) che portano barche, reti e lenze con pesci appesi, Segue la banda musicale, i ceri, il clero, le autorità religiose e civili con il popolo che chiude la sfilata cantando inni a Maria. Il Corteo è scosso continuamente dal grido tradizionale: “Evviva Maria, Sia lodato il Santissimo Sacramento, Evviva la Madonna Santissima del Monte, Evviva Gesù e Maria”. Sui carri vengono trasportate anche le caratteristiche ciambelle che verranno poi distribuite al termine delle Passate a tutti coloro che effettuano i giri rituali. Ai piede della salita che conduce al Santuario, davanti ad un’edicola della “Madonnella”, il Clero sosta e intona, con i presenti, il canto dell'Ave Maris Stella. Arrivati alla chiesa della Madonna del Monte tutti assistono alla Messa cantata, alla fine della quale, Casenghi, Bifolchi, Villani e Pescatori effettuano le tradizionali “Passate” all’interno della chiesa. Inneggiando a Maria, a Gesù e al Santissimo Sacramento, effettuano tre giri preceduti sempre dal tamburo, dai ceri dei Casenghi e dei Villani, dai Sementarelli, che spargono fiori di ginestra, e dai palii. I mietitori dopo il terzo giro, davanti alla chiesa, battono il grano con il curiato, facendo rivivere un antico gesto del loro lavoro.

Categorie

Il signore dei Casenghi è in testa al corteo, porta il Palio della Categoria che è di velluto azzurro con ricamato il monogramma di Maria. Seguono i Bifolchi con buoi e aratro. Il Palio è di colore rosso, con rappresentato il monogramma di Maria e la scena dell'aratura con l'antico aratro a chiodo.

 
Curreato

I Villani sono la terza categoria, la più numerosa, articolata in vari sottogruppi: Sementarelli, Vanghe, Mietitori, Falciatori e Fontane. I Sementarelli portano a tracolla una bisaccia, la vèrtela, di tela di canapa: da questa traggono fiori di ginestra, spargendoli intorno. Per simulare il gesto della semina. La sfilata del gruppo dei Villani si chiude con le Fontane che rappresentano scene di vita e di lavoro della campagna. Di varie dimensioni, alcune sono montate su grandi carri, altre portate su barelle dai ragazzi. Nelle Fontane, riccamente guarnite con scarcione (pianta acquatica), spighe di grano, fiori, frutti e ortaggi di tutte le stagioni, non manca mai l'altarino dedicato alla Madonna. La quarta categoria è quella dei Pescatori, con basco, pantaloni blu e camicia bianca. Alcuni indossano stivali di gomma altri sono scalzi. Come omaggio portano i migliori pesci attaccati alla lenza o barche rivestite di scarcione e addobbate con reti e pesci del lago di grandi dimensioni.

Gemellaggio

Il comune è gemellato con Saint-Marcellin-en-Forez, comune francese nel dipartimento della Loira della regione del Rodano-Alpi.

Incubatoio Ittico

L'incubatoio ittico Madonna SS del Monte è situato nel borgo dei pescatori, in località Pontone ed ha lo scopo di assicurare la riproduzione artificiale di alcune specie ittiche in aiuto a quella naturale che avviene nel lago.

È dotato di 60 bottiglie di Zug che hanno la capacità di incubare circa 3 quintali e mezzo di uova di pesce (maggiormente coregone, luccio e persico) e che utilizzano, per il ciclo, l’acqua del lago stesso.

Gestito dalla Cooperativa Pescatori di Marta, fu inaugurato nel 1996 con lo scopo di ripopolare la fauna ittica e per garantire il sostentamento ai pescatori del Lago di Bolsena.

Torre dell'Orologio

La Torre dell'Orologio è posta nel centro storico del paese, alta circa 21 metri. Il monumento è stato restaurato negli ultimi anni, dove è possibile nel periodo estivo entrarvi e godere del meraviglioso panorama del Lago di Bolsena da quella altezza. La torre, simbolo di Marta almeno quanto la Barabbata, è antichissima e potrebbe ben risalire ad epoca anteriore al XII secolo: ne abbiamo conferma dalle fonti storiche e in particolare dal Bussi che, nella sua storia di Viterbo, racconta che i viterbesi se ne impadronirono nel 1197, dopo averla espugnata uccidendo in battaglia Janni Macaro, che ne era il signore. Dalle vicende belliche la torre uscì probabilmente distrutta o alquanto malconcia: abbiamo infatti notizia dall'Annibali di una sua ricostruzione avvenuta nel 1323, sotto papa Giovanni XXII. Non trascorse un decennio che la torre fu nuovamente riedificata, nell'ambito dei lavori di ristrutturazione e consolidamento difensivo della rocca: dal che si deduce che nel frattempo era rovinata o era stata demolita. Quando in questa zona arrivarono i Farnese, nel quindicesimo secolo, la torre fu quasi certamente restaurata. Ciò è testimoniato dal fatto che Pierluigi Farnese vi appose il suo stemma: il liocorno sovrastante un cimiero piumato e uno scudo con gigli seminati.

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[1]

Amministrazione

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Voci correlate

Collegamenti esterni

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  1. ^ Dati tratti da: