Lettere di Paolo
Le lettere di Paolo sono quelle lettere, in gran parte incluse nel Nuovo Testamento, che sono attribuite dalla tradizione all'apostolo Paolo di Tarso. In esse Paolo scrive a varie comunità da lui fondate o visitate nei suoi viaggi apostolici; alcune lettere sono inoltre dedicate a persone a lui care.

Vi sono almeno sedici di queste lettere, di cui tredici sono incluse nel Canone della Bibbia.
Lettere attribuite a Paolo
Diverse lettere sono state attribuite a Paolo di Tarso, sia dalla tradizione che per evidenze interne, come ad esempio quando l'autore è riportato nella lettera stessa:
- Prima lettera ai Corinzi;
- Seconda lettera ai Corinzi;
- Terza lettera di Paolo ai Corinzi
- Lettera ai Colossesi;
- Lettera agli Ebrei;
- Lettera agli Efesini;
- Lettera a Filemone;
- Lettera ai Filippesi;
- Lettera ai Galati;
- Lettera ai Laodicesi
- Lettera ai Romani;
- Prima lettera ai Tessalonicesi;
- Seconda lettera ai Tessalonicesi;
- Prima lettera a Timoteo;
- Seconda lettera a Timoteo;
- Lettera a Tito.
Le due lettere a Timoteo e la lettera a Tito prendono il nome di "lettere pastorali".
Autenticità
La moderna critica biblica ha riconosciuto alcune di queste lettere come pseudoepigrafiche, cioè non scritte da Paolo, ma a lui attribuite, per errore della tradizione o intenzionalmente, per dare maggiore autorevolezza a tali scritti.
L'attribuzione a Paolo è normalmente riconosciuta per:[2]
- Prima lettera ai Corinzi;
- Seconda lettera ai Corinzi;
- Lettera a Filemone;
- Lettera ai Filippesi;
- Lettera ai Galati;
- Lettera ai Romani;
- Prima lettera ai Tessalonicesi.
L'attribuzione è oggetto di discussione per:[3]
L'attribuzione è generalmente rifiutata per:[3]
- Terza lettera ai Corinzi;
- Lettera agli Ebrei;
- Lettera agli Efesini;
- Lettera ai Laodicesi;
- Prima lettera a Timoteo;
- Seconda lettera a Timoteo;
- Lettera a Tito.
La Seconda lettera ai Tessalonicesi è molto simile alla prima dal punto di vista stilistico, ma notevolmente differente da quello teologico, in particolare per quanto riguarda la trattazione della seconda venuta, e potrebbe essere un rifacimento tardivo. Le lettere a Filemone, ai Colossesi e agli Efesini costituiscono un gruppo omogeneo per stile, dottrina e circostanze menzionate. Dato che la lettera agli Efesini sembra un ampliamento di quella ai Colossesi, è stato suggerito che anch'essa possa essere un rifacimento tardivo da parte di un discepolo. Anche le lettere a Timoteo e a Tito sono strettamente imparentate fra loro. Le differenze di stile fra queste lettere più tarde e quelle sicuramente attribuite a Paolo sono state interpretate da alcuni come conseguenza della collaborazione di un discepolo alla loro redazione.
La Lettera agli Ebrei, un tempo ricondotta a Paolo, è quasi sicuramente da attribuire ad altro autore. Lo stile utilizzato in questa epistola è difatti assai diverso da quello delle altre lettere paoline e difficilmente riconducibile a san Paolo; tuttavia l'autore rimane tuttora anonimo, anche se alcuni esegeti recenti propendono nell'attribuirla ad Apollo, giudeo di Alessandria d'Egitto, di cui si parla negli Atti degli Apostoli (Atti 18,24[5]).
L'importanza di una attribuzione non-paolina varia a seconda dell'epistola considerata. Secondo alcuni studiosi le sette epistole non contestate sembrano presentare una visione più docetica e gnostica di quelle oggetto di discussione, più ortodosse. Un'insegnante dell'Università di Princeton specializzata nello studio dello gnosticismo, Elaine Pagels, ha ad esempio teorizzato l'appartenenza di Paolo a questa corrente, ma questa idea non ha incontrato accettazione negli ambienti accademici.
Canonicità
Sono testi canonici:
- Lettera ai Romani;
- Prima lettera ai Corinzi;
- Seconda lettera ai Corinzi;
- Lettera ai Galati;
- Lettera agli Efesini;
- Lettera ai Filippesi;
- Lettera ai Colossesi;
- Prima lettera ai Tessalonicesi;
- Seconda lettera ai Tessalonicesi;
- Prima lettera a Timoteo;
- Seconda lettera a Timoteo;
- Lettera a Tito;
- Lettera a Filemone.
La Terza lettera ai Corinzi fu considerata canonica per qualche tempo dalla Chiesa apostolica armena.
Le lettere di Paolo per i cristiani assumono una basilare importanza, in quanto sono la prima testimonianza della predicazione apostolica. Saulo di Tarso, come già prima di lui Simon Pietro, cambia il proprio nome in Paolo (Atti degli apostoli Atti 9[6]), passando così da un forte integralismo ebraico (Atti degli apostoli Atti 7,58-8,3[7]), che lotta contro la Chiesa nascente, ad una predicazione a tutto campo per la diffusione del Vangelo di Cristo allora non ancora scritto. Così facendo passa da una città all'altra del Mar Mediterraneo, durante i suoi quattro viaggi, costituendo numerose Chiese locali e formando nuovi predicatori del Vangelo; lo seguirono anche Luca e Marco, i due evangelisti non apostoli.
Lo stile delle lettere
Le lettere della letteratura classica si potevano classificare in due tipi: lettere familiari, in cui la persona si rivolgeva amichevolmente verso l'interlocutore dando notizie di sé e della propria vita; oppure lettere "trattati" le quali, mediante un linguaggio comunque semplice e confidenziale, trattavano temi teologici e filosofici o scientifici (vedi le lettere di Seneca a Lucilio).
Le lettere di Paolo sono diverse dai due generi sopraccitati: non sono trattati perché partono dalla descrizione di situazioni precise e concrete e, pur esponendo spesso una dottrina, non perdono mai il "contatto" vivo e profondo con la realtà propria dei destinatari. Dall'altra parte non si possono neppure definire lettere "private", perché Paolo non si presenta come "semplice amico", bensì come portavoce di Dio inviato ad evangelizzare e a portare i doni di salvezza del Signore.
Egli ama immensamente i "suoi" cristiani, ma non dimentica di essere anche il loro padre nella fede, che ha il compito di "nutrire e guidare" i suoi figlioli per le strade di Dio. Paolo vede nelle persone a cui si rivolge, il popolo di Dio invitato alla santità.
Significativo in proposito è il modo con cui Paolo inizia normalmente le sue lettere. Ai Corinzi scrive così:
Gesù nelle lettere di Paolo
Paolo, stando sia agli Atti degli Apostoli che alle sue stesse lettere, non incontrò mai Gesù; lo conobbe solo dalle proprie visioni e dalle conversazioni con altri Cristiani. Ciò nonostante, le sue lettere, scritte in un periodo che va dal 55 al 65, sono spesso consultate per testimonianze riguardo alla storicità di Gesù.
Nella sua Lettera ai Galati, Paolo dichiara di essere andato a Gerusalemme tre anni dopo aver avuto la visione di Gesù sulla strada per Damasco. Aveva viaggiato in Arabia ed era tornato a Damasco prima di visitare Pietro, che Paolo dice essere un apostolo di Gesù, e Giacomo, "il fratello del Signore", che molti credono essere Giacomo il Giusto. (1:18-20) Poi Paolo dice che dopo quattordici anni tornò a Gerusalemme e partecipò a una riunione con i Cristiani di Gerusalemme. La maggior parte degli studiosi ritiene che si tratti del Concilio di Gerusalemme, in cui Paolo iniziò una discussione in cui si dichiarava contrario alla necessità della circoncisione per entrare a far parte del gruppo. Paolo sostiene di aver vinto la disputa, e che Pietro, Giacomo e Giovanni si fossero trovati d'accordo perché lui predicasse fra i Gentili. In seguito Pietro visitò Paolo ad Antiochia. La lettera ai Galati è una fra quelle di Paolo su cui non esistono dispute, quindi se si crede a lui e si accettano gli eventi come storici, allora questa è la prima prova testuale in ordine di tempo sulla storicità di Gesù. L'esistenza di un "fratello" e di alcuni "apostoli" che discutono con Paolo sulle reali intenzioni di Gesù sarebbe impossibile se questi non fosse mai esistito. Gli Atti degli apostoli, scritti venti o, più probabilmente, trent'anni dopo la lettera ai Galati, danno notizie più dettagliate sul concilio.
Note
- ^ 2Cor 11:33-12:9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Pheme Perkins, Reading the New Testament: An Introduction (Paulist Press, 1988), pp. 4-7.
- ^ a b New Testament Letter Structure, from Catholic Resources by Felix Just, S.J.
- ^ Raymond Edward Brown, An Introduction to the New Testament (New York: Doubleday, 1997), p. 610: «Al presente il 60% circa degli studiosi sostengono che Paolo non scrisse la lettera».
- ^ At 18,24, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ At 7,58-8,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
Bibliografia
- Fabris-Barbaglio, Le lettere di Paolo, Edizioni Borla, Roma
- Cipriani, Le lettere di Paolo, Città Nuova, Roma
Voci correlate
- Opere attribuite a Paolo