Voce principale: Caltanissetta.

La Settimana Santa di Caltanissetta è un evento tradizionale che si ripete da secoli durante la settimana che precede la Pasqua nel centro di Caltanissetta. Essa si compone di varie manifestazioni religiose che si concatenano l'un l'altra, dalla domenica delle Palme alla domenica di Pasqua.

Un momento della sfilata della Real maestranza, durante il Mercoledì Santo

L'avvenimento, che attira ogni anno in città migliaia di turisti, per l'importanza e la tradizione che porta con se, è gemellato con la più famosa Settimana Santa di Siviglia, in Spagna.

Domenica delle Palme

 
La barca infiorata e la statua prima di essere portate in processione
 
La barca infiorata entra dentro la chiesa di Sant'Agata al Collegio

La processione di Gesù Nazareno ha l'intento allegorico di rievocare l'ingresso di Gesù a Gerusalemme. La statua del Cristo è posta su una barca ornata da numerosi fiori, detta abbarcu.

Tutti i fiori sono raccolti dai contadini nei giorni immediatamente precedenti alla processione; sono gerbere, mimose, ciclamini, margherite, l'abbarcu (fiore che da il nome alla barca), o semplici fiori di campo. La domenica mattina, i fiori vengono intrecciati e disposti sulla barca, per creare un suggestivo effetto scenografico. Prima dell'uscita dal cortile della biblioteca comunale nel pomeriggio, sulla barca viene posta la statua di Gesù Nazareno, con i vestiti di stoffa e circondata dai numerosi ex voto. Attraversata, così, la porta della biblioteca, come fosse la porta di Gerusalemme, ha inizio la processione che si snoda lungo le principali vie del centro storico.

 
WGN: Viva Gesù Nazareno

Durante tutto il percorso, la processione viene accompagnata da numerosi bambini, recanti ramoscelli d'ulivo e palme intrecciate, da due bande musicali e dai componenti della confraternita organizzatrice che avanzano in due schiere, vestiti con un abito caratteristico, portando i bilannuna, dei grossi ceri.

In serata, a conclusione della processione, l'abbarcu viene sollevato a spalla lungo le scalinate antistanti la chiesa di Sant'Agata al Collegio e, prima di entrare, viene salutato con un imponente serie di giochi pirotecnici.

Le origini di questa processione sono antichissime. Si tramanda che essa sia stata voluta dai contadini di Caltanissetta che, essendo stati estromessi dalle altre processioni della Settimana Santa, volevano avere il ruolo di protagonisti almeno nel giorno della Domenica delle Palme. Tuttavia, prima del finire del XIX secolo, in processione veniva portato un simulacro del sepolcro interamente ricoperto di fiori, simbolo della civiltà contadina. Successivamente, quando il barone Vincenzo di Figlia di Granara fece notare l'incongruenza di tale simulacro con la leggenda biblica, la processione assunse l'aspetto con cui la si può ammirare oggi.

Lunedì Santo

Il Lunedì Santo si svolge una rappresentazione teatrale per le vie del centro storico che inizia alle ore 19:00 con l'ingresso di Gesù a Gerusalemme in cui un attore che interpreta Gesù, sopra un asino percorre diversi tratti fino ad arrivare alla biblioteca Scarabelli dove si svolge l'ultima Cena.

Martedì Santo

La Scinnenza è la seconda parte della rappresentazione teatrale, che si è svolta il Lunedì Santo. Questa rappresentazione inizia alle ore 20:00 con il processo a Gesù seguito da altri momenti della Via Crucis. Accompagnati dalle bande musicali, gli attori rievocano i vari momenti della Passione di Gesù, che culminano nella vera e propria Scinnenza, ovvero la deposizione di Gesù dalla croce. Molti anni fa la manifestazione si svolgeva il Sabato Santo.

Mercoledì Santo

La Real Maestranza

La Real Maestranza era anticamente una milizia cittadina formata da artigiani (mastri, appunto), che perse il suo carattere militare, per diventare un'associazione di artigiani di diverse categorie. Il titolo di Reale le fu attribuito nel 1806 da Ferdinando IV di Borbone, restato impressionato dalla bellezza della processione a cui i suoi membri danno vita nella mattinata del Mercoledì Santo.

 
Il Capitano riceve il Crocifisso velato di nero

Il fulcro attorno al quale ruota la processione, e tutti gli altri avvenimenti della Settimana Santa, è il Capitano, un artigiano scelto ogni anno in una categoria diversa, che durante tutta la settimana gode di alcuni privilegi: ha in consegna le chiavi della città; porta con se la spada, simbolo di comando; si cinge della fascia tricolore; riceve la nomina a Cavaliere della Repubblica.

Il Capitano è preceduto, durante la processione dallo Scudiero, che porta innanzi lo scudo e la lancia. Ancora davanti allo Scudiero è l'Alfiere Maggiore, che apre il corteo portando il vessillo raffigurante tutti i Santi Patroni delle categorie. Per ogni categoria, poi, è nominato un Portabandiera, che ne porterà il vessillo, ed un Alabardiere.

 
Il rito della vestizione del Capitano

Oltre a queste cariche, rinnovate di anno in anno, ve ne sono altre che hanno mandato più lungo: il Gran Cerimoniere, solitamente il Mastro più anziano, il Maestro Cerimoniere, il Cerimoniere Ecclesiastico, il Responsabile di Corteo, il Console Generale, i Membri del Direttivo, i Consoli di Categoria. Infine, tutti gli altri artigiani, sono i Milizioti, termine che ricorda l'antica origine della Maestranza.

 
Il Capitano ed il Paggetto, con le chiavi della città

I preparativi per la cerimonia iniziano sin dalla prima mattina, seguendo una rigorosa tradizione. I Mastri della categoria che ha espresso il Capitano si recano in corteo a prelevare l'Alabardiere, il Portabandiera, l'Alfiere Maggiore e lo Scudiero dalle loro abitazioni. Successivamente, tutte le categorie si riuniscono in Piazza e si recano a rendere omaggio al Capitano, davanti la sua abitazione. Il Maestro Cerimoniere sale a casa del Capitano e può iniziare la vestizione, con il tipico abito settecentesco, sotto l'attento occhio dei Capitani degli anni precedenti, del Console Generale e dei Cerimonieri. Dopo un breve saluto dal balcone, il Capitano scende in strada, annunciato da tre squilli di tromba ed accolto da un caloroso applauso.

Qui è accolto dal Presidente della Real Maestranza, che lo invita a passare in rassegna la milizia schierata davanti l'abitazione del Capitano, con la formula: Capitano, la Milizia è schierata. La onori passandola in rassegna. Durante questa fase il Capitano usa il saluto militare, retaggio delle origini miliziane della Maestranza.

Dopo la rassegna, il corteo, composto in genere da circa quattrocento Mastri, si reca in Municipio, dove il Sindaco consegna al Capitano le chiavi della città, investendolo simbolicamente della responsabilità della città fino alla domenica di Pasqua.

Da qui, tutto il corteo si sposta nell'atrio della Biblioteca comunale, dove vengono accesi i ceri, si alza il gonfalone e, non appena il Capitano abbia ricevuto il Crocifisso velato di nero, parte la processione Penitenziale fino in Cattedrale, accompagnata dal solo suono dei tamburi.

Al termine dell'intensa mattinata, il Capitano si ritira nuovamente a casa, dove per tutto il pomeriggio e buona parte della sera riceverà le categorie di artigiani, le autorità civili, quelle ecclesiastiche ed infine gli amici ed i parenti.

Le categorie che partecipano alla Real Maestranza sono i Panificatori, gli Idraulici e Stagnini, i Barbieri, i Pittori Decoratori, i Muratori, i Marmisti, i Falegnami ed Ebanisti, i Carpentieri e Ferraioli, i Calzolai, Tappezzieri e Pellettieri, e i Fabbri

Le Varicedde

 
La Varicedda de La Pietà

Le Varicedde (o i Variceddi, letteralmente piccole Vare) sono diciannove gruppi statuari che vengono portati in processione la sera del mercoledì santo. Sedici di queste altro non sono che riproduzioni più piccole delle sedici Vare, a cui si aggiungono altri tre gruppi raffiguranti scene della passione di Cristo.

La processione delle Varicedde nacque ai primi del '900 quando giovani garzoni di bottega, rimasti esclusi dalla processione delle Vare del Giovedì santo, decisero di organizzare un corteo con delle piccole imitazioni in terracotta delle grandi Vare che partisse dal quartiere San Domenico al tramonto del Mercoledì santo. Queste "Varicedde" venivano portate in processione in palma di mano e venivano accompagnate dai canti (le Ladate) dei giovani organizzatori.

Nel giro di pochi anni però la processione scomparì del tutto e venne ripristinata negli anni '20 quando lo scultore e restauratore Giuseppe Emma di San Cataldo venne incaricato di realizzare delle piccole riproduzioni delle Vare per ripristinare la processione, che venne fatta partire dal quartiere San Giuseppe, vicino Piazza Garibaldi, per poi seguire il percorso dei grandi gruppi del Giovedì santo. Anche Salvatore Capizzi, artista nisseno, venne incaricato di realizzare altri piccoli gruppi per la processione, che tra il 1941 e il 1945 non ebbe luogo a causa della Seconda guerra mondiale. Negli anni '50 la manifestazione venne ripresa con più organizzazione, assumendo l'aspetto attuale, e vennero commissionati nuovi gruppi a Salvatore Capizzi e a Giuseppe Emma. I materiali di realizzazione erano generalmente gli stessi per tutti i gruppi sacri: terracotta per visi, mani e piedi; legno per le intelaiature e cartapesta per i panneggi. Nel 1994 i possessori delle Varicedde hanno costituito "l'Associazione Piccoli Gruppi Sacri" con lo scopo di organizzare la processione, mentre l'anno successivo i fratelli Emma, figli di Giuseppe, hanno realizzato l'ultimo gruppo "Gesù inchiodato alla croce".

Usualmente le Varicedde sono conservate nelle abitazioni di alcuni cittadini nisseni (i proprietari). Durante il primo pomeriggio di mercoledì vengono sistemate in vari punti della città e vengono preparate per la processione, con decorazioni floreali e luci. All'approssimarsi del vespro, accompagnate dalle bande musicali, tutte le Varicedde confluiscono in Piazza Garibaldi, da dove prenderà il via la processione, che segue lo stesso itinerario di quella delle Vare del giovedì sera. Lungo tutto il tragitto numerosi devoti, in gran parte ragazzi e bambini, accompagnano la processione con candele, ceri ed in particolare i tradizionali bilannuna, dei ceri di grandi dimensioni.

La processione termina diverse ore dopo in Piazza, la dove era iniziata. In seguito, le Varicedde vengono esposte per tutta la durata della Simana Santa presso l'androne del Palazzo del Carmine, sede del Municipio.

Lista delle Varicedde

  1. La Cena (realizzata nel 1958 da Salvatore Capizzi)
  2. L'Orazione nell'orto (realizzata nel 1952 da Salvatore Capizzi)
  3. La Cattura (realizzata nel 1939 da Giuseppe Emma)
  4. Il Sinedrio (realizzato nel 1947 da Salvatore Capizzi)
  5. La Flagellazione (realizzata nel 1947 da Giuseppe Emma)
  6. L'Ecce Homo (realizzato nel 1933 da Salvatore Capizzi)
  7. La Condanna (realizzata nel 1950 da Giuseppe Emma)
  8. La Prima Caduta (realizzata nel 1924 da Giuseppe Emma)
  9. Gesù incontra la madre (realizzata nel 1987 da Giuseppe Emma)
  10. Il Cireneo (realizzato nel 1924 da Giuseppe Emma)
  11. La Veronica (realizzata nel 1949 da Salvatore Capizzi)
  12. Lo Spoglio (realizzato nel 1955 da Salvatore Capizzi)
  13. Gesù inchiodato alla croce (realizzato nel 1995 dai fratelli Emma)
  14. Il Calvario (detto anche "Il Crocifisso", realizzato nel 1924)
  15. La Deposizione (realizzata nel 1965 da Salvatore Capizzi)
  16. La Pietà (realizzata nel 1924 da Giuseppe Emma)
  17. La Traslazione (realizzata nel 1924 da Salvatore Capizzi)
  18. L'Urna (realizzata nel 1948 da Salvatore Capizzi)
  19. La Desolata (detta anche "Addolorata", realizzata nel 1934 da Salvatore Capizzi).

Giovedì Santo

 
La vara della Crocifissione in sosta in piazza Garibaldi

Le Vare o Misteri sono sedici gruppi statuari che vengono portati in processione la sera del giovedì santo, in quello che è di gran lunga il momento più importante della Settimana Santa nissena, e che l'ha resa famosa in tutto il mondo.

Le Vare che attualmente sfilano la sera del Giovedì santo per le vie del centro storico furono realizzate tra il 1883 e il 1902 dall'artista napoletano Francesco Biangardi ed, in parte, dal figlio Vincenzo (morto prematuramente nel 1890) con una tecnica mista di legno, cartapesta, gesso e tela olona. Le uniche Vare che sfilano ancora in processione non eseguite dai Biangardi sono La Traslazione, la cui realizzazione venne commissionata nel 1853 a Napoli ad uno scultore ignoto, e La Flagellazione, iniziata da Francesco Biangardi e terminata dai suoi allievi a causa della morte del maestro.

Inizialmente le Vare vennero portate in processione a spalla dai devoti e da persone incaricate dai proprietari, nonostante il loro peso e la loro mole. Tutto questo fino ai primi anni '60 quando tutte le Vare vennero dotate di un carrello con ruote che consentiva un numero minore di portatori durante la processione.

Origini della processione

Nel 1780 la Congregazione di San Filippo Neri, istituitasi nel 1690 nell'allora chiesa madre della città, portò per la prima volta in processione al tramonto del Giovedì santo cinque gruppi statuari raffiguranti i cinque misteri dolorosi del Rosario:

  1. Gesù nell'orto
  2. La flagellazione
  3. L'incoronazione di spine
  4. La salita al calvario
  5. La crocifissione

Questi gruppi erano talmente piccoli e rudimentali che venivano portati in processione su dei vassoi in palma di mano.

La processione venne abolita nel 1801 per ragioni sconosciute per essere poi ripresa nel 1841 per volere del farmacista Giuseppe Alesso, membro della Congregazione di San Filippo Neri. Egli fece costriure sette nuove "Vare" con statue prese dalla chiesa di San Sebastiano e da altre chiese cittadine. Questi gruppi erano:

  1. Orazione nell'orto
  2. Il bacio di Giuda
  3. Il Signore alla colonna
  4. Ecce homo
  5. La crocifissione
  6. Il corpo di Gesù
  7. L'addolorata

La processione continuò negli anni successivi e i vari ceti della città fecero costriure nuovi gruppi sempre più grandi, facendo arrivare il numero delle vare a 14 nel 1850. Nel 1853 la Congregazione della Candelora, di cui facevano parte in gran numero muratori e fabbri, commissionò a Napoli l'esecuzione del gruppo a grandezza naturale della "Traslazione" che, ultimata, giunse a Palermo in piroscafo e fu trasferita a Caltanissetta su un carro trainato da buoi per essere portata in processione insieme alle altre Vare. La processione ebbe però un periodo di crisi tra il 1866 e il 1881, rischiando di scomparire.

Il 12 novembre 1881 un'esplosione nella miniera di zolfo Gessolungo uccise 66 minatori; i sopravvissuti commissionarono allo scultore napoletano Francesco Biangardi e al figlio Vincenzo, in quel tempo operandi a Mussomeli, l'esecuzione del gruppo La Veronica come ringraziamento per essere scampati alla tragedia. In seguito alla buona riuscita dell'opera, gli altri ceti commissionarono altri gruppi a grandezza naturale ai Biangardi, che sostituirono le vecchie Vare nella processione del Giovedì santo.

La processione delle Vare

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Piazza Garibaldi in occasione del giovedì santo. Sulla sinistra è visibile la vara della Sacra Urna

Già dalla prima mattina le Vare vengono disposte nelle vie cittadine, usualmente di fronte l'abitazione dei rispettivi proprietari e vengono addobbate con fiori e lumi, mentre le bande contribuiscono a rendere allegra l'atmosfera di preparazione. Con l'arrivo del tramonto, però, il registro della musica cambia di colpo, lasciando spazio alle marce funebri ed ai canti della passione. Le Vare vengono, così, accompagnate verso la Piazza Garibaldi, dove si dispongono circondate da un vero e proprio mare di gente. Verso le ore 21,00, quando tutti gruppi hanno raggiunto la loro posizione, formando un cerchio intorno alla Fontana del Tritone, la processione ha inizio ed il primo gruppo, La Cena si mette in marcia.

Durante il tragitto, ogni Vara è quasi scortata da numerose persone: la banda, le congregazioni, i ragazzi che vestiti con un saio bianco recano in mano i ceri ed i bilannuna, la famiglia che possiede la vara. In vari momenti della serata le Vare si fermano e sono salutate da imponenti giochi pirotecnici. Molto belli e densi di significato sono i passaggi nella Via Re d'Italia (dove una volta abitavano i Biangardi); nel Corso Vittorio Emanuele dove la processione si interrompe per permettere ai processionali ed ai musicisti di mangiare e bere quanto offerto dai proprietari delle vare; nella Via XX Settembre, dove notevole è lo sforzo compiuto per far salire le Vare lungo la ripida salita.

Infine, verso le 5:00 di mattina, le Vare si dispongono nuovamente tutte in Piazza Garibaldi e, dopo la Maschiata atto finale dei giochi pirotecnici, iniziano a disperdersi disordinatamente in ogni direzione per tornare ai luoghi in cui sono custodite, dando luogo alla "Spartenza".

Lista delle Vare

  1. La Cena (costruita nel 1885, appartiene ai panificatori)
  2. L'Orazione nell'Orto (costruita nel 1884, appartiene ai mugnai)
  3. La Cattura di Gesù (costruita nel 1884, appartiene ai Fratelli Biagio)
  4. Il Sinedrio (costruito nel 1886, appartiene al Municipio)
  5. La Flagellazione (costruita nel 1909, apparteneva ai minatori di Gessolungo)
  6. L'Ecce Homo (costruito nel 1892, appartiene agli ortofrutticoli)
  7. La Condanna di Gesù (costruita nel 1902, appartiene ai tipografi)
  8. La Prima Caduta (costruita nel 1886, appartiene ai marmisti)
  9. Il Cireneo (costruito nel 1886, appartiene ai gessai)
  10. La Veronica (costruita nel 1883, apparteneva alla miniera di Gessolungo)
  11. La Crocifissione (costruita nel 1891, appartiene ai macellai)
  12. La Deposizione (costruita nel 1885, appartiene ai commercianti d'abbigliamento)
  13. La Pietà (costruita nel 1888, appartiene alla banca nissena di credito cooperativo "S.Michele")
  14. La Traslazione (costruita nel 1853 da uno scultore napoletano ignoto, appartiene ai muratori)
  15. La Sacra Urna (costruita nel 1892, appartiene ai preti e "Devoti Sacra Urna")
  16. L'Addolorata (costruita nel 1896, appartiene ai trasportatori).

Venerdì Santo

 
Un momento della processione del Cristo nero

Il Cristo Nero, o Signore della città, è una statua in legno di ebano che viene portata in processione nella sera del venerdì santo. La sua origine è incerta, ma sembra che questo simulacro non sia opera di uno scultore, ma bensì di un semplice devoto, come testimoniano alcune notevoli sproporzioni nel corpo del Cristo.

La processione inizia al calare del sole, quando il Cristo Nero viene uscito a fatica dal portone della Chiesa del Signore della Città. Ad aspettarlo, oltre i numerosi fedeli, c'è la Real Maestranza al completo (con le bandiere abbrunate e le lance avvolte da nastri neri) e soprattutto i Fogliamari. Sono, questi ultimi, i raccoglitori di erbe selvatiche che accompagneranno la processione con i loro tipici canti: le Lamentanze. La statua è sormontata da un pesantissimo baldacchino dorato e, per tutto il tragitto, viene portata a spalla proprio dai Fogliamari e seguita dai numerosi fedeli scalzi. Lungo tutto il tragitto, i balconi e le finestre sono rivestiti da coperte purpuree e, a parte le Lamentanze è difficile sentire un altro suono, che rompa l'atmosfera di devozione che si crea attorno alla processione.

Bibliografia

  • Vincenzo Falzone. La Sacra Urna, le Vare del Giovedì Santo.

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