La tenda rossa
La tenda rossa (Красная палатка / Krasnaja palatka) è un film del 1969 diretto da Mikheil Kalatozishvili, liberamente ispirato alle vicende della spedizione polare del dirigibile Italia comandata dal generale Umberto Nobile. Il film ricevette la nomination al Golden Globe nel 1972 come miglior film straniero.
Trama
Il generale Umberto Nobile (Peter Finch), ex comandante della sfortunata spedizione esplorativa del 1928 conclusasi con lo schianto del dirigibile Italia sulla banchisa polare e con il salvataggio dei superstiti, dopo sette settimane di permanenza sul pack, da parte del rompighiaccio sovietico Krasin, sta trascorrendo, vittima di ricordi e rimorsi, l'ennesima notte insonne nella sua abitazione nel centro di Roma. Questa notte tuttavia si presenta differente dalle altre: egli infatti indossa la sua divisa e "chiama" gli spiriti delle persone che sono state protagoniste nella drammatica vicenda che lo ha coinvolto con l'intenzione di farsi "processare" e di rispondere direttamente a coloro che in più di un'occasione, durante le tante notti passate a ricordare gli eventi passati, lo hanno già condannato.
La vicenda si snoda tra realtà e fantasia, in un continuo rincorrersi di flashback che di volta in volta fanno apparire i protagonisti dei fatti in discussione: l'accusa è rappresentata dal pilota svedese Lundborg (Hardy Krüger), suo salvatore, il quale lo avverte che questa notte lui "andrà fino in fondo", sviscerando tutte le sue debolezze e le sue responsabilità; il Generale ed il suo accusatore chiamano di volta in volta i partecipanti la spedizione, compresi coloro che vi hanno perso la vita, ed anche chi, con maggiore o minore successo, ha provveduto ai soccorsi, tra i quali l'amico Roald Amundsen (Sean Connery), scomparso tra i ghiacci, sorvolandoli da solo a bordo del suo aeroplano, nel tentativo di avvistare i superstiti.
Il disagio di Nobile risiede non solo nel fallimento della missione, e nella conseguente perdita di vite umane, ma anche a causa delle polemiche seguite al suo salvataggio: egli infatti fu accusato di avere abbandonato gli uomini per essere trasportato per primo, insieme alla sua cagnetta Titina, a Ny-Ålesund, da dove la spedizione era partita e questa è la più grave delle accuse che, in modo più o meno acceso, gli sono rivolte dai partecipanti al "processo".
Uno di questi, il marconista Giuseppe Biagi (Mario Adorf), con l'imbarazzo che deriva dal giudicare un suo superiore, insiste proprio su questo argomento mentre Valeria (Claudia Cardinale) lo considera responsabile della morte dell'uomo che amava ossia Finn Malmgren (Eduard Martsevich), responsabilità che deriva dal non avergli impedito, in qualità di comandante della spedizione, il tentativo, insieme al Capitano Filippo Zappi (Luigi Vannucchi) e ad Adalberto Mariano (Donatas Banionis), di raggiungere a piedi un'isola che si intravedeva durante la deriva dei ghiacci. Il Tenente Lundborg lo accusa a sua volta di debolezza per non avere resistito alla forma di ricatto da lui stesso perpetratogli nel momento in cui l'aveva persuaso a partire, convincendolo della necessità di "farsi vedere" al fine di aumentare l'appoggio internazionale ai soccorsi.
Quando il verdetto di colpevolezza è pronunciato, Amundsen, correndo di nuovo in soccorso all'amico, lo contesta, facendo notare a tutti gli accusatori che in ognuno di loro vi è una parte di responsabilità e che tutti sono in qualche modo colpevoli: al Capitano Zappi vengono riconosciuti coraggio ed iniziativa ma l'esploratore norvegese gli dice chiaramente che non lo vorrebbe mai come "secondo" in quanto ha trasgredito l'ordine di Nobile di non allontanarsi; al Capitano Romagna (Massimo Girotti), comandante della nave Città di Milano, viene invece contestato il "peccato" opposto ossia l'avere atteso per troppo tempo ordini da Roma senza avere preso iniziative concrete per il salvataggio e per questo viene definito "il comandante che non comanda", mentre al Tenente Lundborg viene mossa la critica all'opportunismo della sua decisione.
Dopo i rilievi mossi a tutti gli accusatori, questi scompaiono e, una volta che i due amici/rivali sono rimasti soli, Amundsen fa notare a Nobile che, nel momento in cui era di fonte alla fatidica decisione, aveva altrettanti validissimi motivi sia per restare sui ghiacci, facendo salvare gli altri prima di lui, che per tornare alla base, per poter organizzare i soccorsi, quale può essere stato dunque l'ago della bilancia che gli fece scegliere di tornare? Aiutandolo a scavare nei ricordi, riesce a fargli ammettere che non fu altro che l'umano desiderio di mettersi in salvo e di un bagno caldo a Ny-Ålesund.
Nobile ha finalmente regolato i conti con se stesso e, con la consapevolezza che il suo sonno non sarà più turbato dai fantasmi del passato, saluta per l'ultima volta il prezioso amico che non gli ha mai rimproverato di avere perso la vita nel tentativo di salvarlo.
Attinenza coi fatti reali
- Il film, basato su vicende reali, è realizzato con grande cura dal punto di vista della ricostruzione ambientale[1] ma dal punto di vista narrativo vi sono diversi "intermezzi" di fantasia, tra i quali la storia d'amore tra l'infermiera Valeria ed il meteorologo Malmgren e le circostanze della morte di Amundsen.
Note
- ^ La tenda rossa su MyMovies