Postmodernismo
Postmodernismo è un termine che era stato usato fin dagli anni intorno al 1870 in vari campi, per esempio John Watkins Chapman aveva parlato di uno stile di pittura Postmoderno per andare oltre l'impressionismo francese; nel 1914 un certo J. M. Thompson aveva usato il termine per indicare certi cambi di atteggiamenti e credenze in un suo articolo che trattava di religione. Nel 1917 Rudolf Pannwitz aveva usato il termine per indicare un certo orientamento del pensiero filosofico, la sua idea di postmodernismo derivava dall'analisi che aveva fatto Friedrich Nietzsche circa la modernità e la sua fine a causa della decadenza e il nihilismo[1]. Nel 1934 il termine “postmoderno” compare nel saggio di Federico de Onís relativo alla poesia latinoamericana e con il libro dello storico Arnold J. Toynbee A Study of History, di qualche anno successivo. In tutti i casi citati tuttavia i riferimenti sono estemporanei e fondamentalmente privi di seguito. Il termine acquista, invece, il suo attuale significato allorché alcuni studiosi di letteratura americana (Ihab Hassan, Brian Mc Hale) cominciano ad applicare alla critica letteraria i metodi ed i linguaggi tipici del cosiddetto “post-strutturalismo” francese (Derrida, Deleuze, Foucault). Le prime definizioni del postmoderno risalgono a questo periodo.
Letteralmente, esso contiene il senso di una posteriorità nei confronti del moderno, ma non tanto in senso cronologico: esso "indica piuttosto un diverso modo di rapportarsi al moderno, che non è né di opposizione (antimoderno) né di superamento (ultramoderno)"[2].
Viene applicato ad un vasto insieme di sviluppi nella teoria critica, in filosofia, design, architettura, arte, musica, letteratura, religione, psicologia postmoderna, sociologia e cultura.
L'uso del termine "postmodernismo" è molto controverso. Talvolta è utilizzato con un significato molto specifico, per riferirsi a teorie caratterizzate da complessità, labirinticità, prospettivismo, eclettismo, relativismo, sincretismo, decostruzionismo o decostruttivismo, nichilismo, anti-Illuminismo o antimodernismo. Altre volte il termine è utilizzato con significati molto più generali. Coloro che non ritengono il post-modernismo come una vera nuova era storica lo usano per fare riferimento al "tardo modernismo".
Sguardo d'insieme
Accademici e storici per lo più descrivono il postmodernismo come una corrente di pensiero caratterizzantesi per la contrapposizione con il modernismo. Il pensiero modernista riconosce un'importanza suprema ad ideali come la razionalità, l'obiettività, ed il progresso, e ad altre idee di derivazione illuministica, idee caratterizzanti le correnti del positivismo e del realismo ottocentesco. Il postmodernismo si interroga sulla reale esistenza di tali ideali.
In estrema sintesi, l'argomentazione dei postmodernisti sottolinea come le condizioni economiche e tecnologiche della nostra epoca abbiano plasmato una società decentralizzata e dominata dai media, nella quale le idee sono semplici simulacri e solo rappresentazioni autoreferenziali e copie tra di loro, mentre mancano fonti di comunicazione e di senso realmente autentiche, stabili o anche semplicemente oggettive. La globalizzazione, provocata dalle innovazioni nelle comunicazioni, nelle attività manifatturiere e nei trasporti, è spesso citata come una forza che ha portato alla moderna cultura decentralizzata, creando una società globale, interconnessa e culturalmente pluralistica, priva di un reale centro dominante di potere politico, di comunicazione e di produzione intellettuale.
Gli aderenti al pensiero postmoderno spesso rintracciano la fonte dei propri ideali in particolari condizioni economiche e sociali, tra cui il cosiddetto "capitalismo maturo" e la crescita di importanza dei media, sostenendo che tali particolari condizioni abbiano segnato l'inizio di un nuovo periodo storico.
In antitesi, numerosi autori sostengono invece che il postmodernismo sia al più un periodo, una variazione, una semplice estensione del modernismo, e non un periodo od un'idea realmente nuovi.
I teorici del postmodernismo ritengono che una società così decentralizzata inevitabilmente generi percezioni e reazioni descritte come post-moderne, come ad esempio il rifiuto della unitarietà della metanarrativa e dell'egemonia, unitarietà vista come falsa e imposta; la rottura dei tradizionali steccati tra i generi, il superamento delle strutture e degli stili tradizionali; lo spodestamento di quelle categorie figlie del logocentrismo e il rifiuto delle altre forme di ordine artificialmente imposto.
I teorici che accettano l'idea della post-modernità come di un distinto periodo ritengono che la società abbia collettivamente rimosso gli ideali del modernismo, sostituendoli con ideali basati sulla reazione alle restrizioni e alle limitazioni di quelli, e per tale ragione sostengono la configurabilità dell'oggi come nuovo periodo storico. Sebbene i caratteri della cultura postmoderna siano talvolta difficili da individuare, i più tra i teorici postmodernisti guardano ai concreti cambiamenti tecnologici ed economici ritenendoli fonti e sintomi del nuovo pensiero.
I critici del postmodernismo affermano che esso non rappresenti una liberazione, ma piuttosto una resa della creatività, e la sostituzione dell'organizzazione strutturale con il sincretismo e il bricolage. Descrivono i postmodernisti come oscurantisti, confusi, e asserenti in campo scientifico argomentazioni di cui si può dimostrare la falsità.
Tale dibattito si colora spesso di forti tinte politiche, atteso che si possono individuare i conservatori come i più feroci critici del postmodernismo. Il dibattito rimane molto serrato, soprattutto sulla configurabilità del periodo attuale come di un nuovo periodo storico distinto da quello moderno. Taluni, peraltro, si sono spinti oltre, sostenendo che la stessa postmodernità sia già finita, essendo definibile l'attuale periodo come post-postmoderno. Tra questi Alan Kirby, nel saggio The Death of Postmodernism, and Beyond, afferma la radicale novità della cultura odierna, che egli definisce "pseudo-modernismo".
Alcune definizioni di postmodernismo
- "Il Postmodernismo è incredulità nei confronti delle metanarrazioni." Jean-François Lyotard[3]
- "La teoria del rifiutare le teorie." Tony Cliff
- "La narrativa postmodernista si caratterizza per il disordine temporale, il disprezzo della narrazione lineare, la commistione delle forme e la sperimentazione nel linguaggio."- Barry Lewis, Kazuo Ishiguro
- "Il Post-modernismo sguazza, si immerge, nelle frammentate e caotiche correnti del cambiamento come se non esistesse che cambiamento" - David Harvey, The Condition of Postmodernity, Oxford, Basil Blackwell, 1989.[4][5][6]
- "Si potrebbe dire che ogni era abbia la sua postmodernità, e che ogni era abbia la sua forma di manierismo (infatti, mi chiedo se "postmodernismo" non sia semplicemente una forma moderna di *Manierismo*...). Credo che ogni era raggiunga momenti di crisi come quelli descritti da Nietzsche nella seconda delle Considerazioni inattuali, quando tratta della pericolosità dello studio della storia (Storiografia). La sensazione che il passato ci stia incatenando, confondendo, ricattando." - Umberto Eco, "A Correspondence on Post-modernism" con Stefano Rosso in Hoesterey, op. cit., pp. 242-3[7][4]
Note
- ^ R. Pannwitz, Die Krisis der europaeischen Kultur, Norimberga 1917
- ^ Da G. Chiurazzi, Il postmoderno. Il pensiero nella società della comunicazione, Torino, Paravia, 1999, p. 9.
- ^ http://www.hku.hk/english/courses2000/7006/week2.htm
- ^ a b Alt.Postmodern FAQ
- ^ David Harvey, The Condition Of Postmodernity
- ^ http://www.drstevebest.org/papers/book_reviews/harvey.php
- ^ http://links.jstor.org/sici?sici=0190-3659(198323)12%3A1%3C1%3AACWUEG%3E2.0.CO%3B2-I
Bibliografia
- Jean-Francois Lyotard, La condizione postmoderna, Milano, 1981.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su postmodernismo
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su postmodernismo