Arrigo Sacchi
Arrigo Sacchi (Fusignano, RA, 1 aprile 1946) è un allenatore di calcio italiano.
Gli inizi
Calciatore mediocre, nella giovinezza preferì lavorare nel negozio di calzature del padre. Dal 1977 al 1982 allenò con alterni risultati il Cesena primavera (ovvero la squadra giovanile). Nell'anno del Mundial di Enzo Bearzot Sacchi frequentò (insieme a Zdenek Zeman) il corso di Coverciano, al termine del quale si diplomò allenatore professionista.
Successivamente guidò il Rimini in C-1 e le giovanili della Fiorentina, ma fu con il Parma che Sacchi si affacciò nel grande calcio: dapprima portò i ducali in Serie B, poi con essi eliminò il Milan dalla Coppa Italia. Il suo gioco spettacolare, basato sulla difesa a zona e sul pressing piacque al presidente dei rossoneri Silvio Berlusconi, che lo volle con sè.
Il Milan degli invincibili
Sacchi guidò il Milan dal 1987 al 1991; con questa società egli vinse tanti trofei: uno scudetto (1988), due Coppe dei Campioni (1989 e 1990), due Coppe Intercontinentali (1989 e 1990) e due Supercoppe europee (1989 e 1990).
Il primo anno, pur penalizzato dall'infortunio di Marco van Basten, il suo Milan riuscì a superare in campionato il Napoli di Maradona e Careca, nonostante 4 punti di divario assegnati dal giudice sportivo.
Dopo un girone di ritorno esaltante, la squadra di Sacchi espugnò lo Stadio San Paolo, battendo il Napoli per 2-3 in una partita leggendaria: l'undicesimo scudetto della storia rossonera, il primo titolo dell'era Berlusconi, arrivava dopo dieci anni d'anonimato (e grossi guai) dell'Associazione Calcio Milan.
Il Milan di Sacchi praticò (soprattutto in Europa) un gioco divertente e spettacolare: perfetto connubio tra tecnica, tattica e potenza, secondo alcuni esperti è da considerarsi il migliore della storia di questo sport.
Campioni come Marco van Basten, Paolo Maldini, Franco Baresi, Mauro Tassotti, Carlo Ancelotti, Frank Rijkaard, Roberto Donadoni e Ruud Gullit contribuirono a questi straordinari risultati. Nella storia del club rossonero restano indelebili i ricordi legati alla Coppa dei Campioni 1988/89: nella semifinale di ritorno il Milan s'impose con un clamoroso 5 - 0 sul Real Madrid.
Poche settimane dopo, nella finalissima di Barcellona, regolò la Steaua Bucarest, che era stata campione due anni prima, con un altrettanto perentorio 4 - 0.
L'anno successivo la squadra di Sacchi condusse una stagione ad altissimo livello, ma forse meno fortunata: dopo essere stata in lizza in tutte le competizioni, la compagine milanese fu costretta a cedere il campionato al SSC Napoli di Maradona in un finale fortemente segnato dalle polemiche per un arbitraggio di Rosario Lo Bello a Verona e per l'assegnazione da parte del giudice sportivo di due punti a tavolino ai partenopei per una monetina che colpì Alemao a Bergamo, evento che non influenzò l'assegnazione dello scudetto, in quanto il Napoli conluse il campionato con 2 punti di vantaggio, mentre dallo 0-2 a tavolino ne guadagnò solo uno (la gara sul campo fini 0-0).
Pochi giorni dopo il Milan perdeva la finale di Coppa Italia con la Juventus, ma un gol di Frank Rijkaard riconsegnava ai rossoneri la seconda Coppa dei Campioni consecutiva, concludendo in gloria una stagione estenuante ma storica, segnata anche, in dicembre, dalla conquista della Coppa Intercontinentale.
L'anno successivo 1990-1991 Rossoneri si mantennero sempre ai vertici del campionato, ma non andarono oltre il secondo posto, dietro la Sampdoria. L'eliminazione in coppa contro l'Olimpique Marseille e le polemiche con alcuni giocatori (si vocifera di dissapori con Marco van Basten) convinsero Arrigo ad abbandonare il Milan, sostituito dal quasi esordiente Fabio Capello.
La Nazionale vicecampione del mondo
Nel 1991 Sacchi fu assunto alla guida della Nazionale di calcio italiana. Con gli azzurri i risultati furono alterni.
Nel 1994 l'Italia ottenne una storica finale ai mondiali statunitensi: dopo un girone iniziato tra mille difficoltà, la nazionale disputò una serie di partite durissime ma tatticamente ben giocate, eliminando la Nigeria agli ottavi, la Spagna e la 'sorpresa' Bulgaria, che si era disfata nei quarti della Germania.
Paolo Maldini, Dino Baggio, Demetrio Albertini, Alessandro Costacurta, Daniele Massaro, Roberto Donadoni e soprattutto Roberto Baggio furono gli uomini simbolo di una nazionale poco spettacolare, a volte fortunata, ma agonisticamente mai doma.
Va detto che le partite del mondiale '94 si giocarono, per esigenze televisive, a orari e temperature impossibili: elemento che condizionò pesantemente il livello di gioco di tutte le squadre presenti al torneo.
La finalissima contro il Brasile, a Pasadena, si concluse sullo 0-0 dopo 120' di gioco. Da segnalare che Mauro Tassotti e Alessandro Costacurta erano squalificati; Roberto Baggio e Franco Baresi, entrambi in non perfette condizioni fisiche, rientravano da infortuni.
Ai rigori vinse il Brasile, dopo gli errori dello stesso Franco Baresi, di Daniele Massaro e diRoberto Baggio: risultato comunque giusto data la superiorità manifestata dai verde-oro durante la gara.
Dopo il 1994 Sacchi provò a svecchiare la squadra; giocatori come Mauro Tassotti e Franco Baresi, diedero l'addio alla maglia azzurra. Anche Roberto Baggio, a soli 27 anni, fu accantonato da Sacchi, nella speranza forse che il giovane Del Piero potesse seguirne le orme in azzurro.
Dopo due anni di discreto livello, gli azzurri si qualificarono per l'Europeo con buone credenziali. Agli Europei del 1996 la squadra, che pure aveva messo in mostra un gioco di buon livello, fu eliminata nel girone iniziale, dopo un errore dal dischetto di Gianfranco Zola contro la Germania.
Dopo l'Italia
Dopo una sconfitta per 1-2 in amichevole contro la Bosnia Erzegovina lasciò l'incarico di CT per tornare ad allenare il Milan subentrando ad Oscar Tabarez, ma senza riuscire ad ottenere i risultati di un tempo. Nella stagione 1998-1999 ebbe una sfortunata avventura all'estero: guidò in Spagna l'Atletico Madrid, ma il vulcanico presidente Jesus Gil preferì esonerarlo al termine della stagione.
Nel 2000 fu commentatore televisivo per le reti Mediaset. Nel 2001, in seguito a problemi di salute per l'eccessiva tensione nervosa dell'andare in panchina, cambiò mansione e da allenatore divenne direttore tecnico: ebbe questo incarico nel Parma (riuscendo ad allestire ottime formazioni anche con uridotti budget economici e scoprendo giovani campioni come Alberto Gilardino) e poi, dal 2004 fino al dicembre 2005, nel Real Madrid (quest'ultima esperienza fu meno fortunata di quella parmense).
Arrigo Sacchi, moderno profeta del calcio, fu grande teorizzatore e sostenitore del gioco a zona e d'attacco, contribuendo a modificare radicalmente tattica e mentalità nel calcio italiano e occupando quindi un importante ruolo storico nel calcio degli ultimi decenni. Una certa intransigenza nell'applicazione schematica del gioco lo ha spesso portato a scontrarsi con giocatori (tra cui Marco van Basten), critica (celebri le polemiche con Aldo Agroppi) e colleghi (in special modo con l'amico-rivale "difensivista" Giovanni Trapattoni).
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