Svizzera
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Confederazione svizzera Schweizerische Eidgenossenschaft Confédération suisse Confederaziun svizra Confoederatio Helvetica (CH) | |
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Unus pro omnibus, omnes pro uno (latino)
Italiano: «Uno per tutti, tutti per uno» Tedesco: «Einer für alle, alle für einen» Francese: «Un pour tous, tous pour un» Romancio: «In per tuts, tuts per in» | |
![]() Schweizerische Eidgenossenschaft Confédération suisse Confederaziun svizra Confoederatio Helvetica (CH) - Localizzazione | |
Dati amministrativi | |
Nome completo | Confederazione Svizzera |
Nome ufficiale | (DE) Schweizerische Eidgenossenschaft; (FR) Confédération suisse; Confederazione Svizzera; (RM) Confederaziun svizra |
Lingue ufficiali | tedesco (63,7%), francese (20,4%), italiano (6,5%); romancio (0,5%) (coufficiale)[1] |
Capitale | Berna |
Politica | |
Forma di governo | repubblica federale direttoriale |
Presidente della Confederazione | Micheline Calmy-Rey (2011) |
Indipendenza | 1º agosto 1291 |
Ingresso nell'ONU | 10 settembre 2002 |
Superficie | |
Totale | 41.285 km² (132º) |
% delle acque | 3,7% |
Popolazione | |
Totale | 7.858.800 ab. (Luglio 2010) (94º) |
Densità | 188 ab./km² |
Nome degli abitanti | {{safesubst:AggNaz/Confederazione svizzera Schweizerische Eidgenossenschaft Confédération suisse Confederaziun svizra Confoederatio Helvetica (CH)|mp }} |
Geografia | |
Continente | Europa |
Fuso orario | UTC+1 (UTC+2 in estate) |
Economia | |
Valuta | Franco svizzero |
PIL (nominale) | 522,435 milioni di $ (2010) (19º) |
PIL pro capite (nominale) | 41,765 $ (2010) (7º) |
ISU (2010) | 0,874 (molto alto) (13º) |
Varie | |
Codici ISO 3166 | CH, CHE, 756 |
TLD | .ch |
Prefisso tel. | +41 |
Sigla autom. | CH |
Lato di guida | Destra (↓↑) |
Inno nazionale | Salmo Svizzero |
Festa nazionale | 1º agosto |
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La Confederazione Svizzera[2] (in lingua latina Confœderatio Helvetica, denominazione ufficiale tradotta in tedesco come Schweizerische Eidgenossenschaft, in francese come Confédération suisse e in romancio come Confederaziun svizra), detta anche Confederazione Elvetica come calco linguistico dal nome latino e comunemente nota come Svizzera (in tedesco Die Schweiz, in francese Suisse, in romancio Svizra), è uno Stato federale dell'Europa centrale, composto di 26 cantoni. Confina a nord con la Germania, ad est con l'Austria e il Liechtenstein, a sud con l'Italia e ad ovest con la Francia.
La Svizzera è un paese alpino senza sbocco al mare, il cui territorio è geograficamente diviso tra il massiccio del Giura, l'Altopiano e le Alpi svizzere, che formano in totale una superficie di 41,285 km². I 7,8 milioni di abitanti si concentrano soprattutto sull'Altopiano, dove vi si trovano le maggiori città: Zurigo, Ginevra, Berna e Basilea. Le prime due sono piazze finanziarie internazionali e vengono anche spesso considerate come le città aventi la qualità di vita più elevata al mondo, mentre Berna come capitale si occupa dell'interesse burocratico, politico e sociale della nazione e sempre qui è la sede del Parlamento svizzero, il Palazzo Federale (in tedesco Bundeshaus).[3] Con un reddito pro capite pari a 41.765 $ (2010[4]), la Svizzera è uno dei Paesi economicamente più prosperi al mondo. Due terzi della forza lavoro sono attivi nel settore terziario e circa un terzo nel secondario.
La Svizzera è suddivisa in tre regioni linguistiche e culturali: tedesca, francese, italiana, a cui vanno aggiunte le valli del Canton Grigioni in cui si parla il romancio. Il tedesco, il francese, l'italiano sono lingue ufficiali e nazionali. Il romancio è lingua nazionale dal 1938 ed è parzialmente lingua ufficiale dal 1996. Alla diversità linguistica si aggiunge quella religiosa con i cantoni protestanti e i cantoni cattolici.
Gli svizzeri quindi non formano una nazione nel senso di una comune appartenenza etnica, linguistica e religiosa. Il forte senso di appartenenza al Paese si fonda sul percorso storico comune, sulla condivisione dei miti nazionali e dei fondamenti istituzionali (federalismo, democrazia diretta, neutralità), sulla geografia (Alpi) e in parte sull'orgoglio di rappresentare un caso particolare in Europa.
La politica estera è contraddistinta dalla tradizionale neutralità, mantenuta sin dal 1674, anno della prima dichiarazione ufficiale di neutralità della Svizzera[5]. La Svizzera fa parte delle Nazioni Unite (dal 2002), dell'EFTA, del Consiglio d'Europa, dell'Organizzazione mondiale del commercio. La Svizzera ospita numerose organizzazioni internazionali, in particolare a Ginevra, dove vi si trovano la sede della Croce Rossa e la sede europea dell'ONU. La capitale federale della Svizzera è Berna, che è anche la capitale dell'omonimo cantone.
Etimologia
Il nome odierno Svizzera proviene da Svitto (tedesco: Schwyz), uno dei cantoni Waldstätte che formavano il nucleo della Vecchia Confederazione. Il nome Svitto è attestato per la prima volta nel 972 come il villaggio di Suittes ed è forse legato all'alto tedesco antico suedan "bruciare", riferendosi alle foreste bruciate per creare nuovi spazi per gli insediamenti.[6] Il nome è poi stato usato per il cantone e successivamente per l'intera confederazione.
Il nome antico Elvezia (latino: Helvetia) proviene dagli elvezi, una popolazione celtica stabilita sull'altopiano svizzero prima dell'era romana. Il nome degli elvezi è menzionato per la prima volta nel VI secolo a.C.[7] Il nome neo-latino Confoederatio Helvetica o Helvetia viene usato quando non è conveniente o possibile l'uso di una o di tutte le lingue nazionali. Per questo motivo è il nome che appare sui francobolli e sulle monete.
Storia
Prima del 1291
Le più antiche tracce di presenza umana in Svizzera risalgono a circa 150.000 anni fa.[8] Gli insediamenti agricoli più remoti ritrovati in Svizzera sono quelli di Gächlingen, che si fanno risalire al 5300 a.C. circa.[8]
L'insediamento celtico più conosciuto della Svizzera è quello di La Tène, sul lago di Neuchâtel, che ha dato il nome alla cultura della tarda età del ferro avente inizio intorno al 450 a.C.[8] Una delle popolazioni celtiche più importanti in svizzera erano gli elvezi. Nel 58 a.C., Giulio Cesare impedì agli elvezi di installarsi al di fuori dell'altipiano svizzero e questi ultimi furono disfatti alla Battaglia di Bibracte dalle sue armate.[8] Nel 15 a.C., Tiberio I, che era destinato a diventare il secondo imperatore romano, e suo fratello Druso, conquistarono le Alpi, integrandole nell'Impero romano. L'area occupata dagli elvezi fu prima parte dalla provincia della Gallia Belgica e poi della Germania superiore, mentre la parte est della Svizzera moderna fu integrata nella provincia della Rezia.
Durante l'alto Medioevo, dal IV secolo, la parte ovest della Svizzera odierna era compresa nel territorio dei Burgundi. Gli Alemanni occuparono l'altopiano nel V secolo e le Alpi nell'VIII secolo, formando l'Alemannia. I territori della Svizzera moderna erano pertanto divisi tra i regni dell'Alemannia e della Burgundia.[8] L'intera regione fu compresa nell'impero dei Franchi nel VI secolo, seguendo la vittoria di Clodoveo I sugli alemanni nel 504 d.C., e dopo con la dominazione dei Franchi sui Burgundi.
Attraverso il resto del VI secolo, del VII e VIII secolo, le regioni svizzere continuarono sotto l'egemonia Franca (Merovingi e Carolingi). Ma dopo la sua massima estensione sotto Carlo Magno, il regno franco fu diviso dal Trattato di Verdun nel 843.[8] I territori della Svizzera odierna furono divisi tra Lotaringia e Regnum Teutonicorum finché vennero riuniti sotto il Sacro Romano Impero verso l'anno 1000.[8]
Verso il 1200, l'altopiano svizzero comprendeva le case di Savoia, Zähringen, Asburgo e von Kyburg.[8] Ad alcune regioni (Uri, Svitto, Untervaldo, conosciute più tardi sotto il nome Waldstätte) fu accordata l'immediatezza imperiale per garantire all'impero il controllo sui passi alpini.
La Confederazione
Convenzionalmente, la storia della Confederazione elvetica ha inizio il 1º agosto del 1291, quando i rappresentanti delle comunità montane di Uri, Svitto e Untervaldo (detti Cantoni primitivi o Waldstätte) si riunirono sul prato del Grütli, sulle sponde del Lago dei Quattro Cantoni, e stipularono il giuramento di alleanza eterna che costituisce la nascita della Confederazione. Il testo, tuttavia, affermava di rinnovare «con il presente accordo l'antico patto pure conchiuso sotto giuramento» e che fosse «opera onorevole ed utile confermare, nelle debite forme, i patti della sicurezza e della pace», patti dei quali si è però persa ogni traccia[10]. Da ciò si presume che l'effettiva nascita dell'antica confederazione sia d'epoca ancora precedente a quella convenzionale.
Il Patto eterno confederale del 1291 costituiva una lega difensiva volta ad estromettere dalle valli gli Asburgo. A Morgarten (1315), Sempach (1386) e Näfels (1388) la fanteria confederata inflisse tre clamorose sconfitte agli Austriaci. Nel contempo nuovi cantoni aderivano alla confederazione: con l'adesione di Lucerna, Zurigo, Glarona, Zugo e Berna si costituì la cosiddetta Confederazione degli otto cantoni.
Nel corso del XV secolo gli Svizzeri assoggettarono i territori di Argovia e Turgovia e ottennero l'alleanza di Ginevra, Vallese, San Gallo, Appenzello e Grigioni. Carlo il Temerario di Borgogna fu sconfitto a Grandson e Morat. Seguirono le adesioni di Friburgo (1481) e Soletta (1491). Nel 1501 aderì Basilea. Intanto Uri, con l'aiuto di Untervaldo, passò a sud delle Alpi e conquistò la valle settentrionale del fiume Ticino. Nel corso del secolo si diffuse in Svizzera la Riforma Protestante introdotta da Ulrico Zwingli a Zurigo e da Giovanni Calvino a Ginevra, che divenne la "capitale" del protestantesimo. Le guerre di religione che infuriarono in tutta l'Europa non risparmiarono il paese (lo stesso Zwingli morì sul campo di battaglia). Berna conquistò il Canton Vaud e vi diffuse il Protestantesimo. I cantoni rurali rimasero generalmente cattolici, mentre i cantoni "cittadini" accolsero la Riforma. È nel villaggio di Glarona (capoluogo dell'omonimo cantone) che venne giustiziata l'ultima strega in Europa, Anna Goeldi - siamo nel 1782.
Nel 1648 con la Pace di Westfalia venne riconosciuta l'indipendenza della Svizzera dall'Impero (nello stesso trattato ottennero l'indipendenza anche i Paesi Bassi). Nel 1798 la Svizzera fu invasa dalle truppe rivoluzionarie francesi e trasformata in una repubblica unitaria: la Repubblica Elvetica. Non c'erano più cantoni ma solo semplici unità amministrative, sul modello dei Départements francesi. Nel 1803 Napoleone fece tornare la Svizzera uno stato confederale tramite l'Atto di Mediazione. Da questo momento non ci furono più territori soggetti ad altri cantoni (i baliaggi); ogni cantone fu messo sullo stesso piano degli altri. Nacquero così i cantoni Argovia, Grigioni, San Gallo, Turgovia, Ticino, e Vaud. Finita l'era napoleonica, al Congresso di Vienna del 1815 vennero riconosciute internazionalmente le frontiere esterne della Svizzera e quelle interne tra cantoni. Le grandi potenze imposero al Paese la «neutralità armata permanente» per sottrarlo all'influenza francese. Ai 19 cantoni della Mediazione si aggiunsero Neuchâtel, Vallese e Ginevra. Il Patto federale (1815-1848) restaurò la confederazione di cantoni sovrani, che avevano perso la loro autonomia sotto il dominio napoleonico.
Lo Stato federale
Nel 1845 i cantoni conservatori-cattolici costituirono una propria lega (Sonderbund). La Guerra del Sonderbund fu rapidamente vinta dai cantoni liberali. Nel 1848 entrò in vigore la nuova costituzione e la Svizzera, da confederazione di stati, diventò uno stato federale. Il 12 maggio 1872 una nuova riforma della Costituzione federale venne rifiutata dai cittadini in un referendum[11].
Durante gli anni dalla prima e della Seconda guerra mondiale seguì una stretta neutralità, ciò non impedì alle forze belligeranti di sviluppare una fitta rete di spionaggio nella principali città svizzere. Il governo dovette collaborare con le potenze belligeranti per assicurare l'indispensabile sopravvivenza delle principali industrie del paese; le banche prestarono servizi finanziari negli scambi internazionali. Durante il secondo conflitto mondiale l'atteggiamento delle autorità elvetiche nei confronti dei rifugiati oscillò da una moderata apertura[12] alla politica della "Barca piena" ("vollen Boot"), respingendo parecchi rifugiati, anche su pressione delle autorità tedesche e italiane. Il ruolo della Confederazione durante la seconda guerra mondiale è stato indagato criticamente dalla Commissione Bergier (dal nome dello storico che presiedeva il gruppo di lavoro) istituita dal governo svizzero[13].
Nel 1971 in un referendum gli elettori maschi accordarono finalmente anche alle donne il diritto di voto a livello federale. Nel 1979 il Canton Giura si staccò da Berna e diventò il ventiseiesimo cantone. Nel 1984 Elisabeth Kopp del Partito radicale fu la prima donna eletta ministro. Nel 1990 Appenzello Interno, ultimo cantone ad adeguarsi, introdusse il suffragio femminile, per decisione del Tribunale federale.
Nel 1986 in un plebiscito gli elettori rifiutarono di entrare nelle Nazioni Unite. Nel 1992 rifiutarono di partecipare all'area economica europea. In questa occasione il paese si divise tra la Romandia (Svizzera francese), favorevole a un'integrazione nell'Unione Europea, e la Svizzera tedesca e italiana, che volevano mantenere la totale indipendenza del Paese. Nel 1992 la Svizzera è invece entrata a far parte delle maggiori organizzazioni capitalistiche mondiali, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.
Durante gli anni Novanta la Svizzera ha vissuto una lunga crisi caratterizzata da bassi tassi di crescita economica e dal venir meno della fiducia dei cittadini in alcuni ambiti e settori pubblici (scandalo delle schedature, vicenda degli averi ebraici[14], fallimento della compagnia aerea Swissair). Nel 1999 Ruth Dreifuss fu la prima donna eletta alla presidenza della Confederazione. Tre anni dopo, con una nuova votazione popolare, questa volta con esito positivo, la Svizzera entrò ufficialmente nelle Nazioni Unite il 10 settembre 2002, lo stesso anno si tenne l'esposizione universale Expo.02. Con il nuovo millennio l'economia elvetica ha ricominciato a crescere con tassi superiori alla media europea[15]. Pur continuando ad osservare una stretta neutralità, si è accentuata l'internazionalizzazione dell'economia rossocrociata (4º paese "più globalizzato" secondo il KOF)[16], considerata fra le più competitive al mondo[17] (nel 2009[18] e nel 2010 al primo posto[19]), mentre il reddito procapite e la qualità di vita nelle sue città sono stabilmente ai vertici delle classifiche internazionali[20].
Geografia
La Svizzera è l'unico paese con territori estesi sia a sud che a nord della catena alpina.[21] Ne risulta una diversità elevata di climi e paesaggi su uno spazio ristretto. il Paese confina a nord con Germania e Francia, a ovest con la Francia, a sud con l'Italia e a est con l'Austria e il Liechtenstein.
Morfologia
La Svizzera è un territorio prevalentemente montuoso. La struttura geologica della Svizzera è il risultato della convergenza delle zolle continentali africana ed europea negli ultimi milioni di anni. La Svizzera occupa tre regioni morfologiche principali: il Giura, una catena montuosa calcarea, l'altopiano centrale (Mittelland) e le Alpi. A queste vanno aggiunte due piccole regioni: l'estremo meridionale della Svizzera, ossia il Mendrisiotto, che morfologicamente fa parte della pianura Padana, e Basilea, che giace nel bassopiano renano.
Montagne
In Svizzera svettano complessivamente 74 cime oltre i 4000 metri, di cui 55 completamente nel territorio svizzero e 19 al confine con l'Italia. Le dodici cime più alte sono tutte nelle Alpi vallesane. Il punto più elevato è rappresentato dai 4.634 m s.l.m. sul livello del mare della Punta Dufour del massiccio del Monte Rosa, poco distante dall'Italia, mentre la montagna più alta interamente nel territorio della Confederazione è il Dom, di 4.545 m s.l.m., tra Zermatt e Saas Fee. Il monte svizzero (condiviso con l'Italia) più noto al mondo è probabilmente il Matterhorn, anche conosciuto come Cervino (4.478 m s.l.m.), a sud di Zermatt. Anche il gruppo composto da Eiger (3970 m s.l.m.), Mönch (4.107 m s.l.m.) e Jungfrau (4.158 m s.l.m.) nelle Alpi bernesi è uno dei panorami più fotografati.
Fiumi
I maggiori fiumi svizzeri, tra cui i grandi fiumi europei Reno e Rodano nascono dal massiccio del San Gottardo, che dà alla luce anche il Ticino che scorre verso sud, e la Reuss, che forma a nord il Lago dei Quattro Cantoni. Tutti i fiumi svizzeri confluiscono nel Reno o nel Rodano, tranne il Ticino, che sfocia nel Po, e l'Eno, che nasce presso il passo del Maloja e si getta nel Danubio. Le Alpi svizzere fungono quindi da spartiacque, generando corsi d'acqua che si dirigono verso l'Oceano Atlantico, il Mediterraneo occidentale, il Mediterraneo orientale e il Mar Nero.
Il corso d'acqua più lungo nel territorio svizzero è il Reno, lungo 375 km, seguito dal suo affluente Aar con 295 km e dal Rodano con 264 km.
Laghi
A causa della sua struttura topografica e in eredità dalle ere glaciali, il territorio svizzero ospita circa 1.500 laghi, per la maggior parte laghetti di montagna.
Il lago con la maggior estensione in Svizzera è il Lemano (580,03 km², di cui il 60% in territorio svizzero), formato dal Rodano, su cui si specchiano Ginevra e Losanna. Con i suoi 536 km², il lago di Costanza, al confine con Austria e Germania e formato dal Reno, è solo leggermente meno esteso. A sud delle Alpi, il territorio svizzero è bagnato da due laghi: il lago Maggiore, la cui parte in territorio svizzero è poco estesa (19,20 km²) in rapporto alla parte italiana, che ha come immissario ed emissario è il Ticino, e il lago di Lugano (o Ceresio), anch'esso ramificato sia in territorio svizzero che italiano. Il lago Maggiore, il cui pelo dell'acqua rappresenta il punto più basso della Svizzera (193 m s.l.m.), prende il proprio nome dal fatto di essere il più grande tra i quattro laghi dell'Insubria[22]. I laghi più grandi completamente in territorio elvetico sono il lago di Neuchâtel (215,20 km²), il lago dei Quattro Cantoni (113,72 km²) e il lago di Zurigo (88,17 km²).
Clima
Nonostante la sua posizione all’interno del continente europeo, il clima svizzero è influenzato dall’Atlantico. Le correnti d’aria provenienti da occidente portano sui cieli svizzeri aria umida e mite, in modo da raffreddare il clima in estate e di mantenerlo temperato in inverno. Le precipitazioni sono abbondanti durante tutti i mesi dell’anno. Le regioni che si trovano a Sud delle Alpi sono influenzate dal clima mediterraneo e registrano inverni più caldi che al nord. Le valli alpine risultano riparate dalle forti precipitazioni e alcune hanno un clima più secco delle regioni circostanti (2000 mm di acqua all’anno nelle Prealpi contro i circa 650 dell’Engadina e i 550 del Vallese). La variazione di temperatura nelle diverse località svizzere è influenzata soprattutto dall’altitudine. Sull’Altopiano (Mittelland) le temperature vanno da 1 °C in gennaio ai 17 °C in luglio. Nel Sud del Ticino sono mediamente superiori di 2 o 3 °C. Sopra i 1500 di altitudine le temperature oscillano dai -5° in gennaio agli 11 °C in luglio. Una singolarità del clima elvetico è costituita dal favonio (Föhn): vento che spira in direzione Nord-Sud creando delle zone miti e asciutte nei mesi invernali[23].
Natura
Flora e fauna
Il 30% circa della superficie del paese è ricoperta da boschi. Sulle Alpi dominano le conifere (abeti, pecci, larici e pini cembri). I boschi alpini hanno l'importante funzione di trattenbere gli smottamenti, impedire le frane e permettere una filtrazione più equilibrata dell'acqua piovana nel terreno. Sull'Altopiano, nel Giura e sul versante sud delle Alpi (al di sotto dei 1000 m) dominano invece le latifoglie.[24] In Ticino, in particolare, vi sono ancora importanti selve castanili, che rivestivano negli anni passati un fondamentale ruolo economico per la popolazione. La parte del territorio non boschiva né coperta dagli insediamenti è tenuta a pascolo oppure è coltivata: principalmente orzo, avena, frumento, mais, patate, barbabietole e alberi da frutta: meli nella parte orientale (destinati in gran parte alla produzione del mosto) e ciliegi nella Svizzera centrale. Nella Svizzera romanda, lungo il Reno e nel Canton Ticino riveste un'importanza sempre maggiore la coltivazione della vite (9.000 aziende, 13.000 ettari di vigneti, 120 milioni di litri di vino, per la metà bianco).[25]
In Svizzera vivono circa 83 specie di mammiferi. I grandi predatori sono scomparsi nell'ultimo secolo; tuttavia l'importanza dei predatori per il mantenimento di un ecosistema sano è stata presto compresa e oggi linci, lupi e orsi bruni sono protetti. La lince è stata reintrodotta artificialmente, i lupi sono migrati dalla Francia, mentre nella parte sudorientale del Cantone dei Grigioni è riapparso, nel 2005, l'orso bruno, migrato probabilmente dal Trentino o dalla Slovenia. Le volpi rosse, i gatti selvatici e le martore non sono mai scomparsi e - anche se in numero ridotto - sono ancora visibili. La lontra europea è invece scomparsa nel 1990, ma è riapparso il castoro (insediatosi soprattutto lungo la Thur).[26] Fra i componenti della fauna stanziale svizzera (comune a quasi tutto l'arco alpino), si trovano inoltre: il camoscio, lo stambecco, il cervo, la marmotta, lo scoiattolo, la gazza, il picchio, il corvo, il martin pescatore, il falco, il cinghiale, il riccio, la lepre, la salamandra, il tritone, la trota, il salmerino alpino, il cavedano, il luccio, la coturnice, l'ermellino, il capriolo, il gallo cedrone, il francolino di monte e il fagiano di monte.
Ingente il patrimonio zootecnico, che garantisce due terzi del reddito dell'agricoltura svizzera (e i bovini da soli costituiscono metà del reddito). Nel paese vengono allevati soprattutto bovini: ve ne sono oltre 1,7 milioni, principalmente razze da latte: la Pezzata rossa, la Simmental e la Bruna alpina. Ogni anno circa 750.000 capi di bestiame raggiungono i circa 10.000 alpeggi in alta quota. Si contano anche 400.000 pecore (importanti per la gestione e la cura dei pascoli ripidi), 60.000 capre (principalmente Saanen, Camosciata, Toggenburgo e Nera verzaschese), circa un migliaio di suini e 6,3 milioni di volatili (per un terzo galline ovaiole).[27]
Biodiversità
Sul territorio svizzero sono presenti circa 10.000 specie vegetali e poco meno di 40.000 specie animali[28]. La biodiversità è generalmente elevata nelle zone montagnose, nelle foreste e sulle superfici verdi delle zone abitate. Tuttavia, sulla maggior parte del territorio utilizzato intensamente, come gran parte dell'Altopiano, la biodiversità diminuisce. Solo raramente il numero di specie è in aumento e questo è dovuto alla colonizzazione da parte di specie già diffuse, un fenomeno che comporta "la semplificazione e la banalizzazione degli habitat"[29]. Attualmente in Svizzera è stato monitorato lo stato di salute di circa il 20% delle specie (piante, animali e funghi). Circa un terzo delle specie monitorate risulta essere a rischio e potenzialmente minacciato di estinzione. In particolare è a rischio il 79% delle specie di rettili e il 70% di quelle degli anfibi[30].
Protezione dell'ambiente
Le prime zone protette sul territorio svizzero sono state le bandite federali di caccia (foreste in cui vige il divieto di caccia) istituite nel 1875 per proteggere le specie di ungulati all'epoca fortemente minacciate (camosci, stambecchi, cervi, caprioli): attualmente vi sono 41 bandite di caccia che coprono complessivamente una superficie di 150.900 ettari (quasi il 4% della superficie svizzera). Il 1° agosto 1914 venne creato il Parco Nazionale svizzero, nel Canton Grigioni (dal 1979, Riserva Unesco della biosfera). Nel 1961 a Zurigo venne fondato il Wwf, da allora la sensibilità per la protezione dell'ambiente è andata crescendo. A partire dal 1991 è stata decisa la protezione di ambienti adatti agli uccelli acquatici e di zone di sosta per gli uccelli migratori. Nello stesso anno si è decisa la protezione di biotopi di importanza nazionale: paludi alte e intermedie (1991), zone golenali (1992, attualmente 283 siti per una superficie complessiva di 22.640 ettari), paludi (1994), siti adatti alla riproduzione degli anfibi (2001, 897 siti, per una superficie di 13.900 ettari), prati secchi e pascoli secchi (2010, 3000 siti)[31]. Negli ultimi anni il numero delle aree protette e dei parchi è notevolmente aumentato. Sul territorio nazionale si contano cinque parchi, oltre al PNS), il Parco naturale regionale dell'Entlebuch (39.500 ettari) nel Canton Lucerna, il Parco naturale di Thal nel Canton Soletta, il Wildnispark di Zurigo-Sihlwald (alle porte di Zurigo) e il Parco naturale della Val Mustair nel Canton Grigioni. Nel 2011 sono state inoltrate domande per l'istituzione di altri otto parchi: il Parco del paesaggio di Binntal (nel Canton Vallese), il Parco di Chasseral, quello di Diemtigtal, quello del Gantrisch e quello del Lago di Thun e Hohgant (nel Canton Berna), il Parco della Gruyère (nel Canton Friburgo) e lo Jurapark (nel Canton Argovia). Sono attualmente in allestimento altri sette parchi: il Parc Adula (nei cantoni Ticino e Grigioni), il Parco del Locarnese (nel Canton Ticino), il Parco Beverin (nel Canton Grigioni), il Parco della Doubs (nei cantoni di Neuchâtel e Giura), il Parco del Giura Vodese (nel Canton Vaud) e i parchi di Pfyn-Finges e della Val d'Hérens (nel Canton Vallese)[32].
Popolazione
Lingue nazionali e ufficiali
Le lingue parlate in Svizzera sono quattro, ossia, in ordine per numero di locutori materni: il tedesco, il francese, l'italiano e il romancio. Le prime tre lingue sono definite "nazionali e ufficiali" a livello federale. Dal 1938 anche il romancio è "lingua nazionale" e dal 1999 è pure lingua ufficiale "nei rapporti [della Confederazione] con le persone di lingua romancia". Vale a dire che ogni documento ufficiale pubblicato in Svizzera deve essere disponibile in tedesco, francese e italiano, mentre se ne fornisce una versione in romancio solo su richiesta.
L'organizzazione del sistema scolastico è lasciata ai singoli cantoni, quindi in ogni cantone l'insegnamento viene impartito nella lingua o nelle lingue ufficiali del cantone, mentre è obbligatorio lo studio di almeno un'altra delle tre lingue nazionali. Quasi tutti i programmi scolastici prevedono anche l'insegnamento come lingua straniera dell'inglese. Ogni cittadino svizzero ha il diritto di potersi rivolgere alle istituzioni nazionali in una delle tre lingue ufficiali e di ricevere risposta in tale lingua. Ciò vale anche per i romanci. Questo plurilinguismo, però, non vale a livello dei cantoni e dei comuni, in cui ogni territorio decide indipendentemente sulle questioni linguistiche a livello locale.
Il confine dei cantoni svizzeri non ricalca quasi mai il confine linguistico: vi sono, al contrario, cantoni plurilingui. 11 cantoni e 6 semicantoni parlano solo tedesco. 4 cantoni solo francese. Il Canton Vallese, il Canton Berna e il Canton Friburgo sono bilingui tedesco e francese. Il Canton Ticino è l'unico di lingua italiana (solo il comune di Bosco/Gurin è di lingua tedesca). Il Canton Grigioni è l'unico trilingue: tedesco, italiano e romancio. Nel 2000 il tedesco era parlato dal 63,7% degli svizzeri, il francese dal 20,4% (in 7 cantoni), l'italiano dal 6,5%, e il romancio dallo 0,5%. Il 9,0% della popolazione parla una lingua non nazionale. Queste percentuali includono infatti le persone senza la cittadinanza elvetica che vivono in Svizzera (23% della popolazione nel 2009). Se si tiene invece conto solo di cittadini svizzeri, la ripartizione linguistica è la seguente: germanofoni 72,5%, francofoni 21,0%, italofoni 4,3%, romanciofoni 0,6%, altri 1,6% (censimento 2000).
Lingue senza riconoscimento ufficiale
Gli svizzeri germanofoni comunicano tra di loro usando in stragrande maggioranza un dialetto tedesco, spesso definito unitariamente svizzerotedesco (schwitzerdütsch) anche se costituito in realtà da un insieme di varietà diverse. Questo fatto è dovuto anche alla volontà di differenziarsi dai tedeschi di Germania e opporsi alla spinta pangermanista che coinvolse i tedescofoni fra la fine del XIX secolo e il Nazionalsocialismo, quando in Svizzera era diffuso anche il tedesco standard. A conseguenza di tale processo, il dialetto si è rapidamente diffuso anche nei mass-media elettronici e nella società dello spettacolo a partire dalla seconda metà del Novecento. Grazie a quest'evoluzione, lo svizzerotedesco viene ora utilizzato automaticamente in quasi tutti i registri linguistici del parlato. In Romandia, gli svizzeri francesi, conservano nelle zone rurali il loro dialetto francese: il patoi romando. In Canton Ticino e nei Grigioni Italiani è molto diffusa nella comunicazione quotidiana la Lingua Lombarda, nella variante "ticinese" , "poschiavina" e "bregagliotta". L'idioma, riconosciuto dall'Unesco come lingua, non è riconosciuto dal Canton Ticino come lingua ufficiale, ma è sostenuto da varie iniziative cantonali tra cui il Centro di dialettologia e etnografia che ha pubblicato un dizionario, un lessico e una raccolta dei documenti orali. Accanto ai dialetti nelle tre regioni linguistiche, nel corso dei secoli, gli zingari svizzeri (e altri itineranti associati alla loro comunità) elaborarono una lingua propria, lo Jenisch, imparentata con un dialetto tedesco tardomedievale (il Rotwelsch). Attualmente lo Jenisch è conosciuto da circa 35.000 persone (100.000 nell'Europa centrale)[33]. Il serbocroato, infine, viene parlato o compreso dall'1,5% della popolazione residente in Svizzera. Si tratta di immigrati o discendenti di immigrati provenienti dai Peasi della ex Jugoslavia (soprattutto Serbia, Croazia e Bosnia).
Immigrazione
La Svizzera è un paese di immigrazione da lunga data: nel 1830 gli immigrati rappresentavano il 2,1% della popolazione, cresciuti al 18% nel 1913. Da allora il numero è rimasto, in termini percentuali, costante. Nel 2008 gli stranieri rappresentavano circa il 21,7% della popolazione, facendo della Svizzera il paese europeo con la più alta presenza di immigrati dopo il Lussemburgo.[34] Annualmente viene naturalizzato circa un decimo della popolazione straniera (ma la tendenza è in aumento: le naturalizzazioni sono triplicate dal 1992 al 2005). Nel 2005 circa un terzo della popolazione residente era immigrato o discendente di immigrati. La maggior parte degli stranieri proviene dagli Stati che componevano la Jugoslavia (21,4%), dall'Italia (18,9%), dalla Germania (11,2%), dal Portogallo (11,1%), dalla Turchia (4,8%), dalla Francia (4,7%) e dalla Spagna (4,4%)[35]. Nel 2009 il numero degli stranieri è aumentato di 38.700 unità (+2,2%; a 1.802.300 stranieri in termini assoluti) portando la quota degli stranieri al 22,9% della popolazione del paese; la comunità più numerosa è quella italiana (293.000 persone) seguita da quella tedesca (265.000 presone). Sempre nel 2009, 43.400 persone hanno ricevuto la cittadinanza elvetica[36].
A coloro che emigrano in Svizzera per ragioni economiche, vanno aggiunti attualmente circa 16.000 richiedenti l'asilo, pari allo 0,21% della popolazione (una percentuale - tradizionalmente - più alta di quella dei paesi vicini; Austria: 0,19%, Francia: 0,07%, Italia: 0,06%, Germania 0,03%). In passato la Svizzera ha offerto asilo politico a interi gruppi di persone in fuga da situazioni particolari. Durante la Seconda guerra mondiale la Svizzera accolse oltre 51.000 profughi civili (pari all'1,2% della popolazione svizzera di allora: 14.000 dall'Italia, 10.400 dalla Francia, 8.000 dalla Polonia, 3.250 dall'Unione sovietica, 2.600 dalla Germania e 2.200 apolidi; complessivamente 21.000 erano ebrei)[37]. Nel 1956 vennero accolti 56.000 rifugiati provenienti dall'Ungheria, nel 1968 circa 11.000 rifugiati provenienti dalla Cecoslovacchia, nel 1973 oltre 8.000 rifugiati provenienti dal Cile e altri 8.000 provenienti dal Sudest asiatico. Nel 1981 2.500 provenienti dalla Polonia. A partire dagli anni Novanta il flusso si è intensificato: la Svizzera ha accolto circa 30.000 bosniaci (dal 1992) e 53.000 kosovari (dal 1999)[38].
Oltre agli stranieri che trasferiscono il loro domicilio in Svizzera, nel paese entrano giornalmente circa (il numero varia annualmente) 230.000 "frontalieri" (lavoratori domiciliati nei paesi vicini che passano regolarmente il confine per lavorare, attratti da migliori condizioni di lavoro). Nel 2010 i frontalieri erano 231.836 (213.500 nel 2009), rappresentavano il 2,72% della popolazione totale e il 4,7% della popolazione attiva in Svizzera, ma con forti squilibri regionali[39]. Oltre la metà proviene dalla Francia (121.772), quindi dall'Italia (52.800), dalla Germania (49.567), dall'Austria (7.406) e dal Liechtenstein (291). La maggior parte dei frontalieri si concentra nella regione lemanica (dove rappresentano l'8,6% della popolazione attiva), nella Svizzera nord-occidentale (9,2% della popolazione attiva) e nel Canton Ticino (dove rappresentano il 14,7% della popolazione totale e il 23,1% della popolazione attiva in Ticino)[40].
Emigrazione
Fino al 1900 il saldo migratorio svizzero era passivo: coloro che lasciavano la Svizzera erano più numerosi di quelli che vi arrivavano. Tradizionalmente, prima che la Costituzione del 1848 lo proibisse, il mestiere più praticato dagli svizzeri all'estero era quello del mercenario: si calcola che dal 1400 al 1848 oltre due milioni di svizzeri combatterono nelle guerre europee[41].
Tra la metà dell'Ottocento e la Prima guerra mondiale emigrarono dalla Svizzera circa 400.000 persone. La maggior parte si diresse verso gli Stati Uniti, il Brasile (Nova Friburgo, 1819), l'Argentina, l'Uruguay (Nueva Helvecia, 1862 e Nouvelle Berne, 1869), l'Australia e il Sud Africa[42]. L'emigrazione svizzera verso gli Stati Uniti d'America iniziò prestissimo quando questi erano ancora colonie inglesi. Nel 1731 Jean-Pierre Pury fondò nella Carolina del Sud Purrysburg che attrasse numerosi coloni svizzeri e tedeschi (tra i quali il pastore sangallese John J. Zubly che, abbracciata la causa rivoluzionaria, rappresentò la Georgia al Secondo Congresso continentale del 1775). Nel 1803 venne fondata New Vevey (IN), nel 1831 Helvetia (IL), nel 1845 New Glarus (WI). Nel 1840 Johann Sutter - dopo la costruzione di Sutter's Fort l'anno precedente - fondò Nueva Helvetia in California[43] da cui nacque pochi anni dopo la città di Sacramento, oggi capitale della California.
Accanto all'emigrazione economica, vi è stata, a partire dal XVI secolo, la fuga da persecuzioni religiose. In particolare furono gli Anabattisti nel Cinquecento a dover abbandonare la Svizzera. Alla fine del Seicento, una nuova ondata di persecuzioni investì la comunità mennonita: nel 1693 Jakob Ammann (il fondatore della comunità Amish) e i suoi seguaci dovettero rifugiarsi prima sulle Alpi svizzere quindi, nel 1720, in Pennsylvania e nell'Indiana (Berne, 1852) dove hanno potuto conservare le loro peculiarità sino ad oggi[42].
Attualmente, per designare gli svizzeri emigrati all'estero si parla di "Quinta Svizzera" (dopo le quattro realtà linguistiche nazionali). I cittadini svizzeri che risiedono all'estero sono circa 700.000 (quasi il 10% degli svizzeri che vivono in patria). La maggior parte di essi risiede in Francia (179.106), negli Stati Uniti (74.966), in Germania (74.966), in Italia (48.638), in Canada (38.866), in Gran Bretagna (28.861), in Spagna (23.802), in Australia (22.757), in Argentina (15.624), in Brasile (14.653), in Israele (14.251) e in Sudafrica (9.035)[44].
Religioni
Patria del Calvinismo, la Svizzera presenta un quadro variegato anche in ambito religioso. Secondo lo studio condotto nell'ambito del programma di ricerca “Collettività religiose, stato e società” (PNR58) tra quanti si professano cristiani il 31% aderisce al cattolicesimo, il 32% al protestantesimo (soprattutto alla Chiesa calvinista svizzera), il 4,26% all'islam (sostanzialmente immigrati o discendenti di immigrati), l'1,81% a chiese ortodosse, lo 0,25% all'ebraismo. Il 25% della popolazione svizzera non professa alcun credo religioso e il 4,33% non indica alcuna preferenza.[45] Fra gli stranieri (circa il 22% della popolazione residente) il 44% è cattolico, il 5% protestante, il 17% cristiano ortodosso, il 18% islamico e il 2% non professa alcun credo[46].
Si discostano invece dai dati ufficiali i numeri raccolti dall'Eurobarometro nel 2005: secondo l'indagine solo il 49% degli svizzeri dichiarava di "credere in Dio"; il 39% si dichiarava genericamente teista, mentre il 9% non credeva nell'esistenza di un dio.[47] Per contro, il censimento federale del 2009 riportava un situazione analoga al quella del 2000. Nel complesso entro i confini svizzeri (cittadini elvetici e stranieri) i cattolici sono il 41,8%, i protestanti (calvinisti) il 35,3%, gli atei l'11,1%, coloro che non forniscono indicazioni (essenzialmente agnostici) il 4,3%, i musulmani il 4,3% e i seguaci di altre confessioni (chiese evangeliche libere, cristiani ortodossi, ebrei, buddhisti, induisti e sikh) complessivamente il 3,2%[48].
Politica
Politica interna
La base della Confederazione è la Costituzione del 1848, che è stata modificata nel 1874 ed è rimasta inalterata fino alla votazione del 1999 (Vedi Nuova Costituzione), quando il popolo adottò una magna charta totalmente rinnovata. Tra gli stati moderni, la Svizzera è il solo ad essere governato tramite Democrazia diretta. Il parlamento svizzero, inoltre, non è composto da politici professionisti. Le camere federali si riuniscono quattro volte all'anno per tre settimane. Questo permette ai parlamentari di lavorare tra una sessione e l'altra. Nonostante i problemi che comporta il sistema dei politici part-time ("di milizia"), vi è una forte opposizione popolare ad una sua eventuale modifica, poiché è convinzione comune che nella situazione attuale i parlamentari siano più vicini ai problemi dei cittadini elettori e che, facendo anch'essi parte del mondo del lavoro, possano portare la loro esperienza professionale all'interno delle discussioni parlamentari.
Amministrazione pubblica
A livello federale l’amministrazione pubblica svizzera risulta divisa in sette dipartimenti (ministeri), alla guida dei quali si trovano i sette consiglieri federali: Micheline Calmy-Rey (PSS) al Dipartimento federale degli affari esteri; Doris Leuthard (PPD) al Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni; Eveline Widmer-Schlumpf (PBD) al Dipartimento federale delle finanze, Didier Burkhalter (PLR) al Dipartimento federale dell’interno (assicurazioni sociali), Ueli Maurer (UDC) al Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport; Simonetta Sommaruga (PSS) al Dipartimento federale di giustizia e polizia, Johann Schneider Amman (PLR) al Dipartimento federale dell’economia.
Sempre a livello federale il potere legislativo è esercitato da due camere, il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati. I cantoni svizzeri mantengono gran parte della loro sovranità. In alcuni piccoli cantoni (Appenzello, Glarona e Untervaldo) è ancora in vigore la pratica della Landsgemeinde: l'assemblea dei cittadini si riunisce all'aperto e vota per alzata di mano.
Il budget dell’amministrazione pubblica viene deciso dal Parlamento che, in caso di aumento delle imposte, deve obbligatoriamente sottoporre la richiesta al popolo svizzero attraverso un referendum. Nel 2009 nella casse federali sono entrati circa 63.027 milioni di franchi e sono stati spesi circa 58.552 milioni di franchi (la differenza è stata accantonata per ridurre ulteriormente il debito pubblico)[49].
Suddivisione
La Svizzera politicamente è una federazione di 26 stati chiamati cantoni[50], è stata una confederazione solo fino al 1848. Da quell'anno, pur mantenendo il nome di confederazione, si è trasformata in una repubblica federale. Tradizionalmente è sempre stata divisa in cantoni, termine tuttora ufficialmente e correntemente usato per indicare i vari stati, poiché la maggioranza di essi sono coestensivi con gli omonimi cantoni tradizionali (p.es. Repubblica e Cantone del Ticino, République et Canton de Neuchâtel); sei stati (Obvaldo e Nidvaldo, Basilea Città e Campagna, Appenzello Interno ed Esterno) sono però considerati in pratica mezzi cantoni, in quanto uniti a due a due formano tre cantoni tradizionali, che però in questo caso non hanno alcun titolo di ufficialità (rispettivamente Untervaldo, Basilea e Appenzello).
Cantoni della confederazione elvetica
Template:Carta dei cantoni svizzeri
(*) semicantone: i semicantoni Appenzello Esterno e Interno formano il Canton Appenzello, Basilea Città e Basilea Campagna formano il Canton Basilea, Nidvaldo e Obvaldo formano Untervaldo. I semicantoni, all'interno del Consiglio degli Stati, camera parlamentare di rappresentanza territoriale, dispongono di un seggio a testa e mezzo voto; la metà dell'attribuzione a favore dei cantoni.
A livello federale il potere legislativo è esercitato da due camere, il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati. I cantoni svizzeri mantengono gran parte della loro sovranità. In alcuni piccoli cantoni (Appenzello, Glarona e Untervaldo) è ancora in vigore la pratica della Landsgemeinde: l'assemblea dei cittadini si riunisce all'aperto e vota per alzata di mano.
Politica estera
La politica estera della Svizzera è improntata da cinque secoli (dal 1515) alla neutralità. Questo non ha impedito di sviluppare, soprattutto negli ultimi anni, una politica estera attiva, tesa ad appianare le divergenze fra stati terzi ("i buoni uffici"), a promuovere attivamente i diritti umani e a garantire le basi naturali della vita (l'impegno per lo sviluppo e l'affermazione di un sistema ambientale internazionale). Oltre ad ospitare la sede delle Nazioni Unite, la Svizzera è la patria e la sede di due grandi organizzazioni internazionali: la Croce Rossa, fondata a Ginevra, e il World Wildlife Fund (WWF), fondato a Zurigo, ma con sede a Gland, nel Canton Vaud. Il 10 settembre 2002, con l'approvazione popolare, la Svizzera è entrata a far parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), come centonovantesimo stato. Nel 1960 la Svizzera ha dato vita all'Associazione europea di libero scambio (EFTA), ne è tuttora membro insieme con la Norvegia, il Liechtenstein e l'Islanda. Nel 1963 la Svizzera ha aderito al Consiglio d'Europa e nel 1975 all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Membro anche dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), nel 1992 la Confederazione è entrata a far parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e nella Banca Mondiale (WB).
La Svizzera e l'Unione europea
In generale la Svizzera affronta la politica europea, così come quella estera, con prudenza e pragmatismo. Dopo il fallimento di alcuni referendum su un'eventuale adesione (ma con margini molto ristretti: il primo di questi, sullo Spazio economico europeo nel 1992, venne respinto dal 50,3% dei votanti), la Svizzera ha scelto una via basata su accordi bilaterali con l'Unione europea). Nel 2000 un importante pacchetto di 7 accordi, rispettivamente su libera circolazione delle persone, trasporto aereo, trasporti terrestri, agricoltura, ostacoli tecnici al commercio, appalti pubblici e ricerca, ha avuto l'avallo popolare. Questo pacchetto di 7 accordi è tenuto insieme dalla cosiddetta clausola ghigliottina, ossia che se uno solo dei 7 accordi viene messo in discussione, cade l'intero pacchetto. Nel giugno del 2005 la Svizzera ha aderito agli accordi di Schengen, negoziandone l'attuazione pratica in modo di mantenere controlli saltuari alle frontiere, e reclamando un eventuale diritto di rescissione. Il 25 settembre 2005, un altro referendum ha esteso l'accordo della libera circolazione delle persone ai 10 Paesi entrati nell'UE nel 2004 (il referendum riguardava solo questo accordo, in quanto gli altri 6 si erano già automaticamente estesi ai nuovi Paesi). Il 26 novembre 2006, sulla scia delle trattative bilaterali in corso, un ulteriore referendum ha permesso l'approvazione della "Legge federale sulla cooperazione con i Paesi dell'Est": tale legge funge da base legale per il versamento di un miliardo di Franchi svizzeri (650 milioni di Euro), che avviene a tappe nell'arco di 10 anni, dal 2006 al 2016, a sostegno dello sviluppo sociale ed economico dei 10 Paesi che hanno aderito all'UE nel 2004. Il 12 dicembre 2008 la Confederazione è entrata nell'area Schengen come 25º Paese. Da allora non vi è più nessun controllo alla frontiera per le persone, mentre sono stati mantenuti i controlli per le merci. L'8 febbraio 2009 il popolo svizzero è stato chiamato a rispondere attraverso un referendum alla domanda se allargare l'accordo sulla libera circolazione delle persone anche alla Romania e alla Bulgaria e al rinnovo dello stesso accordo con gli altri stati Europei; il risultato è stato positivo con il 59,6% di preferenze.
Città
Le due principali aree metropolitane svizzere, centri demografici ed economici, sono la regione di Zurigo e quella del lago di Ginevra (detta Arco Lemanico) che comprende le città di Ginevra e Losanna. Le due aree contengono entrambi circa 2 milioni di abitanti. Altre grandi città sono Basilea e Berna che svolgono un ruolo maggiore nell'industria e nell'amministrazione.
Lugano è il centro urbano più importante sul versante sud delle Alpi svizzere. Si distinguono anche, se non per il numero di abitanti ma per le loro posizioni particolari, le città di La Chaux-de-Fonds a oltre 1,000 metri di altitudine nell'arco del Giura e quella di Davos che, a 1,560 metri di quota, può essere considerata la città più elevata d'Europa.
La città più popolosa è Zurigo (382.906 abitanti, 1.132.327 abitanti l'agglomerato), quindi Ginevra (191.360 abitanti), Basilea (170.648 abitanti), Losanna (125.885 abitanti) e Berna (123.466 abitanti). Centri con meno di 100.000 abitanti, ma con rilevanza regionale sono: Winterthur (98.949 abitanti), Lucerna (76.702 abitanti), Lugano (58.658 abitanti) e Biel/Bienne (50.455 abitanti).
I comuni più estesi sono Davos (284 chilometri quadrati) e Bagnes (282,6 chilometri quadrati).
Enclavi
Büsingen am Hochrhein e Campione d'Italia sono enclavi estere in Svizzera. Il comune tedesco di Büsingen confina a nord con il Canton Sciaffusa e a sud con il Canton Zurigo e Turgovia, appartiene allo spazio doganale svizzero. Campione d'Italia si trova all'interno del Canton Ticino, sul Lago di Lugano, poiché il Lago è extraterritoriale e alcune sue coste appartengono alle province italiane di Como e Varese, il territorio di Campione d'Italia non rientra nello spazio doganale svizzero, anche se non esiste alcuna barriera doganale con la Svizzera.
Esercito svizzero
Le forze armate svizzere sono composte dall'esercito e dall'aeronautica militare. Essendo senza sbocco al mare, la Svizzera non possiede una marina militare, ma sui laghi frontalieri vengono usate imbarcazioni militari. La particolarità dell'esercito svizzero è il sistema di milizia. I soldati professionisti (istruttori militari e soldati di guardia alle ambasciate svizzere in alcuni paesi) costituiscono soltanto circa il 5% del personale militare. Il resto è formato da cittadini tra i 20 e i 34 anni di età (in certi casi fino ai 50 anni). Agli Svizzeri viene proibito di servire in eserciti stranieri, fatta eccezione per la Guardia Svizzera Pontificia. L'esercito svizzero è nel complesso poco costoso: nel 2010 la Confederazione ha speso circa 4.141 milioni di franchi per la difesa, che rappresentano lo 0,8% del PIL svizzero.[51]
La struttura del sistema di milizia implica per il soldato il mantenimento al suo domicilio dell'equipaggiamento personale, incluso il noto coltellino militare e l'arma personale, solitamente un fucile da combattimento (attualmente il fucile d'assalto SIG-550). L'obbligo di servizio riguarda tutti i cittadini svizzeri maschi; le donne, infatti, possono servire solo su base volontaria. In generale i coscritti ricevono l'ordine di marcia verso i 19 anni per la coscrizione. Ogni anno 20.000 nuove reclute vengono addestrate per un periodo di tempo compreso tra le 18 e le 21 settimane. La riforma "Esercito XXI" è stata adottata per votazione nel 2003, e ha sostituito il modello precedente "Esercito 95", riducendo così il numero di effettivi da 400.000 a circa 210.000 unità, delle quali 130.000 in servizio attivo e 80.000 riservisti.[52]
Per assicurare l'integrità e la neutralità della Svizzera, sono state dichiarate, dopo il Congresso di Vienna, in tutto tre mobilitazioni generali. La prima è avvenuta con lo scoppio della guerra franco-prussiana nel 1870 (venne eletto generale Hans Herzog). La seconda è stata decisa nell'agosto 1914, all'inizio della prima guerra mondiale (generale Ulrich Wille). L'ultima mobilizzazione è stata dichiarata in risposta all'attacco della Polonia da parte della Germania nel settembre 1939, occasione nella quale Henri Guisan fu eletto comandante in capo, e decise per la costruzione del Ridotto Nazionale.
In ossequio alla sua neutralità, la Svizzera non partecipa ai conflitti militari esteri, ma l'esercito può essere impiegato in missioni di pace: militi svizzeri disarmati svolgono, per esempio, missioni di sorveglianza al confine fra le due Coree.
Dal 2000 il Dipartimento militare gestisce anche il sistema di intercettazioni Onyx. Ricevitori per l'ascolto e il vaglio del traffico di informazioni sono posizionati nella località di Zimmerwald (BE), Heimmenschwand-Buchholterberg (BE) e Leuk (VS)[53].
Nel 2010 il Servizio di Informazione Strategico (SRS in francese, SND in tedesco) e il Servizio di Analisi e Prevenzione (SAP in francese, DAP in tedesco) sono stati raggruppati nel Servizio di Informazioni della Confederazione (Schweizer Nachrichtendienste, Services de renseignements suisse). I compiti del servizio di informazione sono le indagini sul terrorismo e sulla proliferazione di armi non convenzionali, la prevenzione di attacchi contro le infrastrutture e la raccolta di informazioni sensibili[54].
Infrastrutture
Energia
Lo sviluppo dell'economia energetica è stato analogo al resto dell'Europa, ma ritardato fino alla metà del XIX secolo. Ci sono tre periodi nella storia dello sfruttamento energetico. Prima della metà del XIX secolo, l'economia energetica era circoscritta all'ambito locale e impiegava soprattutto legname (industria del legno, carbonaia) e biomassa (lavoro umano e animale), risorse quindi in gran parte rinnovabili. In maniera limitata venivano anche sfruttate l'energia eolica per la navigazione e quella idrica, la torba e, dal XVIII secolo, anche il carbone indigeno. Dal 1860 per un secolo, la società industriale usava il carbone come principale fonte energetica, che doveva importare in grandi quantità. L'energia idraulica è la principale fonte di energia in Svizzera, venne sfruttata grazie a centrali fluviali e alle prime grandi dighe, tra le quali alcune superiori ai 200 metri di altezza: Mauvoisin (1957), Grande Dixence (1961), Luzzone (1963) e Vogorno (1965). Dopo gli anni 1960, la società dei consumi coprì il proprio fabbisogno energetico principalmente con il petrolio e il gas naturale, e in misura minore con l'energia idraulica e più tardi anche con l'energia nucleare (Gösgen, Leibstadt). La determinazione di munirsi di centrali nucleari era stata determinata, durante il periodo della guerra fredda, dalla necessità di produrre uranio arricchito per la produzione di ordigni nucleari, atti alla difesa del paese da parte di paesi aggressori. Con l'occasione, furono pure approntati rifugi antiatomici, atti a contenere l'intera popolazione svizzera, dimensionati in eccesso, al fine di dare rifugio ed accoglienza ad oltre il 30% della popolazione medesima.
In seguito alla crisi petrolifera e al crescente inquinamento dell'ambiente si è ricorso anche a fonti energetiche alternative, sebbene in un modo limitato. I due assi portanti della politica energetica svizzera sono diventati la promozione delle energie rinnovabili e l'incoraggiamento dell'efficienza energetica. Il governo svizzero si è prefissato di arrivare nel 2010 ad una riduzione del 90% delle immissioni di CO2 rispetto ai valori del 1990.[55]
Trasporti
La rete di trasporti in Svizzera è molto ben sviluppata: le ferrovie coprono in modo capillare tutto il territorio. Gli autopostali collegano innumerevoli stazioni alle località più discoste. Il tariffario è unificato tra treni, autobus, battelli, funivie, ecc. Da una biglietteria automatica delle Ferrovie Federali Svizzere è possibile selezionare la maggior parte delle destinazioni, anche se fanno capo ad altre imprese di trasporti. Un sistema d'orario cadenzato fu istituito già negli anni settanta-ottanta.
Dal 2005, oltre all'apertura della tratta ad alta velocità Mattstetten (Berna) - Rothrist (Argovia), tra Berna e Zurigo, un sistema di nodi in corrispondenza dei principali centri ha migliorato la connettività tra le regioni. La maggior parte dei treni di lunga percorrenza entrano in stazione nei 10 minuti precedenti o successivi l'ora in punto. È quindi possibile ripartire nei 10/15 minuti seguenti verso destinazioni regionali e locali. Sulle linee principali i treni transitano ogni mezz'ora. Attualmente è allo studio la cadenza di 15 minuti sulle linee principali (Ginevra-Losanna-Berna-Zurigo-San Gallo).
Nel 1998 è iniziata la costruzione della galleria ferroviaria più lunga del mondo (progetto AlpTransit Gottardo) che terminerà approssimativamente nel 2017. L'AlpTransit comprende anche la galleria di base del Lötschberg (linea Basilea-Milano via Berna-Sempione-Domodossola), terza più lunga del mondo, inaugurata nel 2007. Le NTFA (nuove trasversali ferroviarie alpine) sono un progetto molto dispendioso che è nato con l'intento di trasferire la maggior parte degli autocarri che attraversano il paese su rotaia e ridurre di conseguenza il traffico e l'inquinamento stradale.
Secondo le cifre pubblicate a fine 2006 dall'Ustra (Ufficio federale delle strade) sono attualmente in servizio 1758,2 km di strade e semiautostrade, ciò che corrisponde circa al 93% della rete pianificata. I tratti ancora in costruzione per ordine di importanza sono: A9 tra Sierre e Briga, in Vallese; A16 "Transgiurassiana" Tavannes (BE) - Delémont (JU) - confine francese presso Boncourt (JU); A5 circonvallazione di Biel/Bienne (BE).
Per assicurare l'approvvigionamento di materie prime estere durante i due conflitti mondiali, la Svizzera si dotò di una piccola flotta mercantile. Le basi giuridiche per l'esistenza della bandiera svizzera sul mare sono state create durante la seconda guerra mondiale da una decisione del Consiglio federale del 9 aprile 1941. Benché gli impegni per costituire una marina mercantile risalgano già agli inizi dell'esistenza della Confederazione nel 1848, il 9 aprile 1941 è considerato come la data di nascita della flotta nazionale. Nel 1957 il diritto di emergenza del settore marittimo è stato sostituito dalla legge federale sulla navigazione marittima sotto bandiera svizzera. Pur non disponendo di un accesso diretto al mare, la Svizzera possiede una flotta mercantile composta di 23 navi per una capacità totale di trasporto di un milione di tonnellate circa, costituendo così la più grande flotta navale degli Stati senza sbocco sul mare.
Commercio estero
L'economia svizzera si è molto internazionalizzata soprattutto nella seconda metà del Novecento. Attualmente la Svizzera è la quarta economia "più cosmopolita" a livello mondiale (dopo Singapore, Hong Kong e i Paesi Bassi).[56] Lo stock di capitali svizzeri investiti all'estero ammontava, nel 2007, a 740 miliardi di franchi, pari al 145% del prodotto interno lordo svizzero (per fare un confronto: nei Paesi Bassi il rapporto era del 111%). Questi investimenti davano lavoro a 2,4 milioni di persone[57]. Le esportazioni svizzere si rivolgono per il 20,6% alla Germania, per il 10,1% agli Stati Uniti d'America, per l'8,6% alla Francia, per l'8,5% all'Italia, per il 4,8% alla Gran Bretagna, per il 4,1% alla Spagna e per il 3,9% al Giappone. Oltre un terzo delle importazioni proviene dalla Germania (33,9%), quindi dall'Italia (11,7%), dalla Francia (10,1%), dai Paesi Bassi (5,2%) e dall'Austria (4,4%).
Per supplire alle ridotte dimensioni del mercato interno assicurando sbocchi commerciali alle imprese elvetiche, la Svizzera ha concluso numerosi accordi di libero scambio. Attualmente la Svizzera dispone di una rete di 24 accordi di libero scambio con 33 paesi. Il principale accordo è quello fra la Svizzera e i 27 paesi che compongono l'Unione europea, quindi accordi con la Norvegia, l'Islanda, la Croazia, l'Ucraina e l'Albania. In corso di negoziazione quello con la Russia. Nel Medio oriente la Svizzera ha stipulato accordi di libero scambio con Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrain, Kuwait e Oman; sono ancora in corso invece i negoziati per un accordo di libero scambio con l'Algeria. In Africa la Svizzera dispone di un accordo di libero scambio con l'Unione Doganale dell'Africa Meridionale (SACU) che comprende il Sudafrica, la Namibia, il Botswana, il Lesotho e lo Swaziland. In America la Svizzera ha stipulato accordi con il Canada, il Messico, la Colombia, il Perù e il Cile; mentre non sono ancora in vigore gli accordi di libero scambio appena conclusi con Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. In Estremo oriente, la Svizzera ha stipulato accordi di libero scambio con il Giappone, la Corea del sud e Singapore. E proprio l'Asia è il continente più promettente, sono infatti in corso negoziati con l'India, la Thailandia, l'Indonesia e la Cina[58] (quest'ultimo sarebbe il primo accordo di libero scambio fra la Cina e uno Stato europeo). Alle imprese elvetiche, quindi, pur operando da un piccolo paese, si presenta un mercato con oltre un miliardo di potenziali consumatori[59].
Economia
Condizioni economiche
La Svizzera è una stabile e moderna economia di mercato. Detiene il primato della libertà economica in Europa (2010)[60] e il primato della competitività a livello mondiale (2009 e 2010)[61].
Fino alla prima rivoluzione industriale, l'economia elvetica si basava quasi unicamente sull'agricoltura, come nella larghissima maggioranza degli altri stati europei. Tuttavia le novità in campo tessile provenienti dal Regno Unito trovarono terreno molto fertile, questo permise al paese di diventare uno degli Stati più industrializzati d'Europa. Dall'industria tessile nacquero quella meccanica (iniziata con la produzione di telai meccanici) e quella chimica (nata dalla produzione di coloranti per i tessili). La Svizzera, nonostante le ridotte dimensioni del mercato interno, riuscì a cavalcare la seconda rivoluzione industriale: dall'industria meccanica nacque successivamente la meccanica di precisione, mentre dall'industria chimica nacque quella farmaceutica. Parallelamente, anche su pressione dei paesi vicini, la Svizzera si impegnò nella costruzione di linee ferroviarie che attraversavano il paese. A seguito di questi grandi cantieri nacquero le grandi banche industriali (Credit Suisse e, successivamente, dopo varie fusioni, UBS).
A Zurigo vi è la sede della Borsa Svizzera, che ricopre un ruolo molto importante in campo internazionale, soprattutto nel settore finanziario e nel commercio dell'oro. Con una capitalizzazione di circa 1.100 miliardi di dollari americani, la Borsa di Zurigo, lo SWX Swiss Exchange, è la quindicesima borsa del pianeta e la quinta in Europa (dopo l'Euronext, Londra, Madrid e Francoforte).
Alla neutralità e all'isolazionismo politico della Svizzera fa da contrappeso la forte integrazione della sua economia con quella mondiale (in particolare con l'Unione Europea). Le imprese svizzere, in parte grazie alla stabilità politica del paese, si sono internazionalizzate, soprattutto nella seconda metà del Novecento. Oggi la Svizzera annovera parecchie e dinamiche imprese transnazionali: Nestlé (alimentari), ABB (tecnologia per l'energia), Holcim (cemento), UBS e Credit Suisse (banche), Swatch (orologi), Swiss Life e Swiss Re (assicurazioni), Novartis, Roche e Actelion (farmaci), Lonza (biotecnologie), Synthes (ingegneria biomedica), Syngenta (fertilizzanti).
Clusters economici
Industria orologiera
L'industria orologiera svizzera è radicata tradizionalmente nella svizzera romanda, portata in terra elvetica dai profughi ugonotti in fuga dalle persecuzioni cattoliche in Francia. Inizialmente la lavorazione avveniva a domicilio, nelle case, soprattutto nel Canton Neuchâtel: qui dai 3000 ai 4000 artigiani fabbricavano orologi e strumenti di precisione (e la loro produzione si avvantaggiò notevolmente dal blocco napoleonico che escluse dal continente i concorrenti prodotti inglesi). Anche a Ginevra il settore orologiero conobbe una forte espansione, rivolgendosi alla produzione di piccoli orologi da donna e di carillon e arrivando ad occupare circa 2800 orologiai, orefici e gioiellieri. Negli anni trenta dell'Ottocento, gli operai ginevrini presero la via delle officine specializzate come la Vacheron & Constantin, meccanizzata a partire dal 1839 e attrezzata per produrre pezzi intercambiabili di orologi, quasi una seconda rivoluzione industriale che riguardava l'intero settore orologiero.
Durante gli anni sessanta e settanta l'esportazione di orologi svizzeri hanno subito un forte rallentamento a causa della concorrenza giapponese (che aveva messo sul mercato precisissimi orologi digitali al quarzo). Le principali ditte erano: Casio, Seiko, Citizen, Orient, Kentex, Zumona e BISM.
All'inizio degli anni ottanta un imprenditore svizzero-libanese, Nicolas Hayek, rilanciò l'industria orologiera svizzera creando la Swatch. L'assemblaggio era completamente automatizzato e il prodotto finito risultava meno caro del 20%. Lo Swatch ebbe un immediato successo e rilanciò (diffondendo nuovamente l'immagine di un'industria elvetica di precisione) anche le imprese orologiere svizzere che continuavano a produrre orologi in maniera artigianale, come Mondaine (gli orologi delle FFS). Attualmente Swatch Group rimane la principale impresa produttrice di orologi, mentre il gruppo Richemont (proprietaria, fra gli altri, del brand Cartier) è la principale azienda attiva nel commercio di beni di lusso e di orologi. Entrambi sono presenti nello Swiss Market Index e rappresentano il 4,2% dell'indice.
Industria alimentare
Forse l'aspetto più distintivo dell'industria alimentare svizzera è la produzione del cioccolato. Nel 1697 il sindaco di Zurigo, Heinrich Escher, fece una vacanza in Spagna, dove assaggiò la cioccolata (giunta da poco dalle Americhe) e ne rimase estremamente colpito. La prima fabbrica di cioccolato in Svizzera venne aperta da Francois-Louis Cailler nel 1819 a Corsey, presso Vevey. Nel 1826 Philippe Suchard impiantò una seconda fabbrica di cioccolata a Serrières. Poi ne seguirono altre. Sempre a Vevey si iniziò a mescolare il cacao con il latte, il principale prodotto della regione e nel 1875 Daniel Peter perfezionò il procedimento, creando il cioccolato al latte. A Berna Rodolphe Lindt, con un nuovo procedimento (chiamato Conchieren), produsse, nel 1879, il cioccolato fondente e ancora a Berna Jean Tobler aprì nel 1867 il suo primo stabilimento, Tobler & Cie, nel quale il figlio Theodor, nel 1908, creò il Toblerone. Fra il 1890 e il 1920 l'industria svizzera del cioccolato conobbe una fortissima espansione: poco meno di tre quarti del cioccolato veniva esportato.[62] |
La Svizzera cominciò precocemente a esportare prodotti alimentari lavorati: formaggi, concentrati di carne ("dadi di brodo"), carne in scatola, minestre liofilizzate, latte in polvere, alimenti a base di latte per neonati. Nel 1938 la Nestlè (fondata nel 1866 dal chimico Henri Nestlé e dedita alla produzione di latticini) mise a punto un procedimento per liofilizzare il caffè, creando, appunto, il Nescafé. Il prodotto ebbe un'immediata diffusione nei paesi vicine e nel 1942 l'esercito americano lo adottò (inserendolo nella "Razione K") e ne decretò il successo[63]. Attualmente Nestlé è la più grande azienda alimentare a livello mondiale e rappresenta da sola il 23,4% dello SMI.
Nel 1886 a Lenzburg venne fondata la Conservenfabrik Henckell & Zeiler specializzata nel commercio delle marmellate, dei succhi di frutta e della frutta sciroppata. Nel 1910 il nome dell'impresa venne cambiato in Hero e da quella data l'azienda intraprese una rapida espansione all'estero (attualmente è presente in oltre 50 paesi).
Industria chimica e farmaceutica
L'epicentro dell'industria chimica e farmaceutica svizzera è la città di Basilea. Inizialmente le principali produzioni di Basilea erano i tessuti e i nastri di seta. Proprio per soddisfare le esigenze di questo settore, nacquero le industrie chimiche: dopo la scoperta dei coloranti artificiali alla fine degli anni cinquanta dell'Ottocento, due modeste imprese della città cominciarono a produrne per rifornire la locale industria, ma la concorrenza dei già affermati Konzerns tedeschi spinse le piccole imprese elvetiche a specializzarsi in prodotti esotici e di prezzo elevato, un settore nel quale conquistarono praticamente il monopolio mondiale. Questo costituì la base della moderna industria farmaceutica basilese, che nel 1895 era, per dimensioni, solo un quinto di quella della Germania, ma equivaleva a quella di tutti gli altri paesi europei messi insieme. Nel 1882 le imprese attive in ambito chimico e farmaceutico si riunirono nella SGCI (Schweizerische Gesellschaft für Chemische Industrie), la Società Svizzera per l'Industria Chimica, oggi parte di Economiesusse (associazione mantello delle industrie elvetiche). Attualmente il settore chimico e farmaceutico conta 67.000 collaboratori. La maggior parte è impiegata nella ricerca e nello sviluppo. Circa un terzo di quanto viene prodotto dal settore, viene esportato[64]. Le principali aziende sono: Novartis, Roche e Actelion (che assieme rappresentano circa un terzo dello Swiss Market Index).
Biotecnologie
Una potente industria di chimica di base e una consolidata industria meccanica orientata alla fabbricazione di oggetti precisione, forniscono le basi dell'attuale industria biotecnologica svizzera. Le industrie attive nel settore delle bioteconologie sono raggruppate nell'associazione Swiss Biotech Association (SBA). Le imprese hanno sede in aree apposite create in collaborazione con la Confederazione e i Cantoni: Biovalley Basel (regione di Basilea e di Soletta, dove sono presenti circa 900 aziende biotecnologiche[65]), Greater Zürich Area (regione di Zurigo), BioAlps (arco lemanico fra Ginevra e Losanna), Biopolo Ticino (Lugano-Manno, dove sono attive: Cerebios Pharma, 3A Medica, Telormedix, Swiss Stem Cell Bank, Mondo Biotech, Micromacinazione, Isolation Solutions, Helsin). Attualmente le imprese attive nel settore biotecnologico sono 229: 91 fornitori (biotech suppliers) e 138 aziende il cui core business è la biotecnologia (core biotech companies). Complessivamente il settore impiega 14.440 addetti (con un fatturato di 5961 milioni di franchi nel 2005), facendo della Svizzera il paese con il più alto numero di aziende biotecnologiche in rapporto agli abitanti[66]. Le principali imprese elvetiche del settore sono: Lonza (Basilea) e Synthes (Soletta).
Industria meccanica
Con l'acronimo mem o SwissMem, si designano le imprese elvetiche attive nei settori delle macchine, dell'elettronica e dei metalli. Nella seconda metà dell'Ottocento la Svizzera ha iniziato a produrre telai meccanici per il fabbisogno dell'industria tessile (localizzata essenzialmente nella parte orientale del Paese). Da qui è nata la meccanica svizzera di precisione rivolta prevalentemente verso due settori: la produzione di macchine utensili e, successivamente, verso l'elettromeccanica. Le due principali imprese del settore sono la ABB (tecnologie per l'energia) e la Schindler (ascensori).
Nei settori aerospaziale e della difesa è attiva la RUAG (acronimo di RüstungsUnternehmen-AktienGesellschaft) fondata nel 1989, raggruppando aziende già attive negli stessi settori. I due principali comparti sono: Ruag Aerospace (concentrata sulla produzione di vettori spaziali e di aerei) e Ruag Defence (componenti elettroniche per simulazioni, munizioni militari e automezzi militari). L'impresa ha sede a Berna: gli stabilimenti si trovano nell'Altopiano svizzero, ma vi sono sedi distaccate in Germania, Austria e Svezia.[67]
Nel 1952 è stata fondata a Zugo la Crypto Ag, impresa dedita alla produzione di sistemi per cifrare e decifrare messaggi. Attualmente l'impresa (di piccole dimensioni) si avvale di tecnologie elettroniche per la produzione dei medesimi sistemi di sicurezza, utilizzati in 130 paesi[68]. Nel 1981 ad Apples, nel canton Vaud, da una startup del Politecnico federale di Losanna, è nata la Logitech, dedita alla prduzione di periferiche per computer, attualmente l'impresa fabbrica circa un terzo dei mouse del pianeta. L'impresa si è presto internazionalizzata, con stabilimenti a Fremont (California) e Suzhou (Cina), ma mantiene a Losanna la sua sede principale.[69]
Piazza finanziaria
La finanza svizzera ha due protagonisti: il settore bancario e quello assicurativo. Storicamente la prima piazza finanziaria svizzera è stata Ginevra (oggi è seconda dopo Zurigo).
Agli inizi del Settecento il ruolo internazionale della piazza bancaria ginevrina era ben superiore alle piccole dimensioni della repubblica. La città divenne un centro di emissione di prestiti stranieri (sardi tra il 1742 e il 1752, danesi nel 1760, austriaci nel 1765) e dal 1770 si concentrò sul debito francese mantenendo uno stretto legame con Parigi, dove erano presenti i suoi banchieri (per esempio Jacques Necker, nominato Controllore generale delle finanze francesi nel 1776). L'appartenenza all'orbita francese persisterà anche dopo l'adesione di Ginevra alla Svizzera nel 1814 (fino a questa data Ginevra era un alleato della Confederazione, non un cantone vero e proprio). Le grandi banche ginevrine erano nate tutte a cavallo dei due secoli: Ferrier e Darier & Cie venne fondata nel 1795, Henry Entsch & Cie nel 1796, J.G. Lombard & J.-J. Lullin nel 1798, De Candolle Mallet & Cie nel 1805. Il settore bancario elvetico soffrì agli inizi di un vistoso dualismo: da un lato le banche private, concentrate essenzialmente sulla gestione dei grandi patrimoni, dall'altro le casse di risparmio cantonali e locali. Le grandi banche d'affari arrivarono tardi, al seguito del tumultuoso sviluppo ferroviario. In quel frangente si ebbe l'ascesa della piazza finanziaria zurighese. Attualmente nel settore bancario sono impiegate circa 130.000 persone[70].
Attualmente le banche svizzere hanno in gestione 11.300 miliardi di franchi. Dopo gli Stati Uniti (con 49.200 miliardi in gestione) e la Gran Bretagna (13.400 miliardi), la Svizzera è la terza piazza finanziaria al mondo[71]. Le principali banche elvetiche sono UBS e Credit Suisse (rivolte soprattutto all'estero), Raiffeisen e ZFS (rivolte al mercato interno), Julius Bär e Wegelin & Co (attive nella pura gestione patrimoniale).
Accanto alle banche, la Svizzera ha sviluppato un robusto settore assicurativo. Innanzitutto per soddisfare la domanda interna: nel 2004 il cittadino medio svizzero spendeva circa il 22% del proprio budget in assicurazioni (collocando la Svizzera i primi posti nel mondo). Molte di queste assicurazioni sono obbligatorie: quella sulla vecchiaia (AVS), sulla disoccupazione (AD), sull'invalidità (AI) e l'assicurazione malattia (la Cassa malati) per le prestazioni sanitarie. Gli inquilini sono poi obbligati ad avere un'assicurazione di responsabilità civile prima di poter firmare un contratto di locazione. Tuttavia, nonostante la forte domanda interna, anche il settore assicurativo elvetico si è molto internazionalizzato, oggi circa il 70% del volume dei premi viene realizzato all'estero. Le grandi assicurazioni svizzere si sono quindi specializzate nel settore riassicurativo (assicurazioni per case di assicurazione). Le principali case riassicurative sono: Zurich Financial Services, Swiss Life (fondata a Zurigo nel 1857 da Conrad Widmer e da Alfred Escher) e Swiss Re (fondata a Zurigo dalla casa assicurativa Helvetia nel 1863), entrambe molto attive sui mercati internazionali[71].
Cultura
Istruzione e scienza
Leonhard Euler (matematica)
Louis Agassiz (glaciologia)
Albert Einstein (fisica)
Auguste Piccard (aeronautica)
L'istruzione in Svizzera è organizzata in diverse maniere perché la costituzione delega l'autorità per il sistema scolastico ai cantoni.[72] Ci sono scuole pubbliche e private, tra cui molte scuole internazionali rinomate, ma la maggioranza degli studenti frequenta le istituzioni pubbliche. La scuola dell'obbligo ha una durata di 9 anni in tutti i cantoni e comincia a circa 6 anni, è divisa tra scuola elementare e secondaria I.[72] Tradizionalmente, la prima lingua straniera nelle scuole è sempre stata una delle altre lingue nazionali, anche se di recente (2002) l'inglese è stato introdotto come prima lingua in alcuni cantoni.[72] Alla fine della scuola dell'obbligo la maggioranza degli studenti sceglie di proseguire gli studi con la scuola secondaria II, che ha una durata di 3 o 4 anni. Altri scelgono la via della formazione professionale.[72]
Storicamente la Svizzera ha sempre offerto asilo a scienziati e studiosi in fuga da altri paesi. L'Università di Zurigo venne aperta nel 1833 e sin dall'iniziò la maggior parte dei suoi professori era costituita da tedeschi in fuga dalla controrivoluzione del 1830. Attualmente solo la metà dei professori del Politecnico federale di Zurigo è di nazionalità svizzera[73]. Oltre agli insegnati la Svizzera ha il secondo più alto tasso di studenti stranieri nell'istruzione terziaria, dopo l'Australia.[74]
Ci sono 12 università in Svizzera: dieci sono sono finanziate dai rispettivi cantoni e due dalla Confederazione. La prima università svizzera è stata fondata nel 1460 a Basilea (con una facoltà di medicina), quella di Losanna è stata fondata nel 1537. La più grande università della Svizzera è l'università di Zurigo, con circa 25.000 studenti. I due istituti gestiti dal governo federale sono: il Politecnico federale di Zurigo (fondato nel 1855, dalla quale sono usciti 21 premi nobel per la fisica e la chimica) e il Politecnico federale di Losanna (fondato nel 1853), entrambi con un'eccellente reputazione internazionale. Oltre ai due politecnici, riveste grande importanza l'Istituto Paul Scherrer (PSI) nel Canton Argovia, fra i maggiori centri di ricerca d'Europa: ospita apparecchiature d'avanguardia come la Swiss Light Source e la Spallation Neutron Source (SINQ)[75]. Nel 1991 a Lugano è stato localizzato il Centro svizzero di calcolo scientifico (CSCS, che ospita il sesto supercomputer più potente d'Europa[76])[77]. A Basilea nel 2006 il Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica ha aperto presso l'università lo Swiss Nanoscence Institute (SNI, Istituto svizzero di nanoscienza)[78]. A Dübendorf si trovano il Laboratorio federale per la prova dei materiali e per la ricerca (Eidgenössische Materialprüfungs- und Versuchsanstalt, abbreviato con l'acronimo EMPA) e il Laboratorio federale per la gestione, la depurazione e la protezione delle acque (abbreviato con l'acronimo EWAG)[79].
Molti premi Nobel sono stati assegnati a scienziati svizzeri, ad esempio al fisico Albert Einstein che ha sviluppato la teoria della relatività, mentre lavorava all'ufficio brevetti di Berna. Più recentemente, Heinrich Rohrer, Edmond Fischer, Rolf Zinkernagel e Kurt Wüthrich hanno ricevuto il premio Nobel.
Ginevra ospita uno dei più grandi laboratori al mondo, il CERN, dedicato alla ricerca sulla fisica delle particelle. Tra le notevoli invenzioni e scoperte ci fu l'LSD, il microscopio a scansione ad effetto tunnel (STM), che ha permesso di vedere per la prima volta un atomo[80] o semplicemente il popolare Velcro. Si sono anche distinti gli ingegneri della famiglia Piccard con le prime esplorazioni della stratosfera con Auguste Piccard e quella dei fondi degli oceani con Jacques Piccard, tramite il Mesoscafo che gli ha permesso di raggiungere il punto più profondo della terra.
La Svizzera è stato uno dei 10 fondatori dell'Agenzia spaziale europea nel 1975 ed è il settimo maggior contribuente al suo budget. Nel settore privato, diverse società sono implicate nel settore spaziale come Oerlikon Space[81] o Maxon Motors[82] che forniscono strutture spaziali.
Ricerca e sviluppo
La Confederazione è un centro di ricerca riconosciuto internazionalmente. Di dimensioni modeste e privo di risorse naturali, la Svizzera deve la sua prosperità alla capacità di innovazione e alla capacità intellettuale della popolazione, divenuta la principale risorsa del Paese. Per la Svizzera è quindi vitale mantenersi ai vertici della ricerca scientifica e dell'innovazione.[84] Nel 2008 la Svizzera ha speso il 2,9% del suo PIL per la Ricerca e lo Sviluppo. Questa percentuale la pone al quinto posto a livello internazionale, preceduta da Svezia (3,73% del PIL), Finlandia (3,45%), Giappone (3,39%) e Corea del Sud (3,23%). Tuttavia, in termini di brevetti (patents) pro capite (numero di brevetti per milione di abitanti) la Svizzera è al secondo posto (81,01) preceduta solo dal Giappone (117,21). Riguardo agli articoli scientifici, secondo i dati dell'OCSE, la Svizzera è al primo posto con 1.142,78 articoli per milione di abitanti[85]. Il 70% dei fondi destinati alla ricerca proviene dal settore privato, il 23% dalla Confederazione e dai cantoni, mentre il 7% proviene dalle università[86]. I settori che richiedono una maggiore spesa per la ricerca sono: quello chimico-farmaceutico (settore che da solo totalizza un terzo della spesa in R&S), quello microtecnologico e quello biotecnologico[87]. Complessivamente la ricerca fondamentale assorbe il 10% della spesa svizzera nella R&S, la ricerca applicata il 36% e lo sviluppo sperimentale il 54%[87].
Media
La libertà di stampa e il diritto alla libertà di espressione è garantita nella Costituzione federale della Svizzera.[88] Secondo il rapporto del 2010 dell'organizzazione non governativa Freedom House la Svizzera è considerata un paese libero, occupa l'ottavo posto nella graduatoria internazionale (libero, 8°), distanziando i suoi vicini, Germania (libero, 19°), Austria (libero, 32°), Francia (libero, 40°), Italia (parzialmente libero 72°)[89].
L'Agenzia Telegrafica Svizzera (ATS) trasmette regolarmente informazioni nelle tre lingue nazionali - sulla politica, economia, società e cultura. L'ATS fornisce quasi tutti i media svizzeri e una ventina di media stranieri con le sue notizie.[88] La Svizzera, storicamente, vanta il maggior numero di titoli di giornali rispetto alla popolazione.[90] I più influenti sono quelli in lingua tedesca, il Tages-Anzeiger e la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), e in lingua francese, Le Temps, ma quasi tutte le città hanno almeno un quotidiano locale. La diversità culturale contribuisce per un gran numero di giornali.[90]
In contrasto con la stampa, la radiodiffusione pubblica è sempre stata soggetta ad un maggior controllo da parte dell'ente pubblico.[90] La Società svizzera di radiotelevisione, il cui nome nel 1999 è stato cambiato in SRG SSR idée suisse, è incaricata di produrre e trasmettere i programmi radiofonici e televisivi. Questa azienda è divisa in diverse altre: SF - Schweizer Fernsehen di lingua tedesca, TSR - Télévision Suisse Romande di lingua francese, RSI - Radiotelevisione svizzera di lingua italiana di lingua italiana, e Radio e Televisiun Rumantscha di lingua romancia. Gli studi della SRG SSR sono distribuiti nelle varie regioni linguistiche. I programmi della radio sono prodotti in sei centrali e quattro studi regionali, mentre i programmi televisivi sono prodotti a Ginevra, Zurigo e Lugano. Una vasta rete di distribuzione via cavo consente inoltre alla maggior parte della popolazione di accedere ai programmi dei paesi vicini.[90]
Feste Nazionali
La Festa Nazionale svizzera (detta "Natale della Patria") ricorre ogni 1º agosto. Essa ricorda la nascita della Confederazione avvenuta nei primi giorni d'agosto dell'anno 1291 sul praticello del Grütli. Con la stipulazione del Patto confederale i primi tre cantoni (Uri, Svitto e Untervaldo, detti Cantoni primitivi) davano vita ad un'alleanza per contrastare le pressioni degli Asburgo d'Austria attraverso l'amministrazione dei balivi. La mattina del 1° agosto si tiene la tradizionale festa sul praticello del Grütli (o Rütli). Vi partecipano il Presidente della Confederazione, oltre ad altre personalità di spicco, e l'avvenimento è trasmesso dalle televisioni nazionali. A mezzogiorno le radio trasmettono il discorso del Presidente della Confederazione, nelle tre lingue. La popolazione è solita festeggiare in maniera piuttosto sobria davanti ad un falò, esponendo le bandiere sui balconi o sparando fuochi artificiali. In questo giorno, alle 8 di sera, tutte le campane della Svizzera suonano a festa. Inoltre, la sera, un Comune svizzero scelto con rotazione delle regioni linguistiche ospita i festeggiamenti ufficiali, trasmessi a reti unificate.
Una seconda festività comune a tutti gli Svizzeri la Festa federale di Ringraziamento o, più semplicemente Digiuno federale. Inizialmente celebrato solo nei cantoni protestanti, a partire dal 1643 anche i cantoni cattolici introdussero prescrizioni riguardanti la preghiera e il digiuno. Nel 1796 la Dieta Federale dichiarò l'8 settembre 1796 festa federale di preghiera. Infine, nel 1832 la Dieta Federale dispose che cattolici e protestanti in tutti i cantoni celebrino una giornata di preghiera, digiuno e ringraziamento la terza domenica di settembre.
Bandiera
La croce bianca era un simbolo diffuso nei territori del Sacro Romano Impero Germanico.Fece la sua comparsa fra le armate svizzere, per la prima volta, nella battaglia di Laupen nel 1339. Tuttavia gli svizzeri continuarono ad usare le bandiere dei singoli cantoni. La prima bandiera unitaria fu il tricolore della Repubblica elvetica: verde, rosso e giallo utilizzato dal 1799 al 1803. Nel 1815, ricostituita la Svizzera su base federale, venne adottata la croce bianca in campo rosso come simbolo ufficiale della confederazione. Nel 1840 il generale Guillaume-Henri Dufour chiese l'adozione di un unico simbolo nazionale per l'esercito federale. Nel 1848, dopo la guerra del Sonderbund, la croce bianca in campo rosso divenne il simbolo del nuovo stato federale. Nel 1889 l'Assemblea federale regolamentò definitivamente anche le proporzioni della bandiera, quadrata, 1:1. Tuttavia a partire dalla seconda guerra mondiale la marina mercantile svizzera (sia marittima sia fluviale) utilizza la bandiera rettangolare, con la proporzione 2:3.
Arte
Architettura
Risparmiata dalle distruzioni grazie alla sua neutralità, la Svizzera ha conservato tracce di tutti gli stili architettonici che si sono susseguiti nella sua storia. Esempi di architettura romanica del Trecento sono: la cattedrale di Basilea, quella di Sion, di Coira e di Ginevra, come pure la chiesa di San Nicolao a Giornico. Sono invece ottimi esempi di edilizia gotica le cattedrali di Sciaffusa, Zugo e Zurigo. Il massimo esponente dell’architettura barocca fu il ticinese Francesco Borromini, che operò essenzialmente a Roma (con il compatriota Carlo Maderno) dove diresse i lavori per la costruzione della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane. Antonio da Ponte lavorò principalmente a Venezia, dove progettò e diresse la costruzione del celebre Ponte di Rialto. Domenico Trezzini e Domenico Pelli si distinsero come architetti e urbanisti alle corti di Danimarca e di Russia (di Trezzini è il piano e il progetto di San Pietroburgo, di Pelli numerosi edifici e fortezze di Copenhagen). Il più conosciuto architetto svizzero è però Le Corbusier. Mentre Atelier 5, Mario Botta e Diener & Diener sono i principali architetti del presente che operano soprattutto all’estero.
Pittura e scultura
Fino al XVIII secolo le arti figurative svizzere sono rimaste confinate - con qualche pregevole eccezione - all'ambito domestico. Pittori e scultori svizzeri portarono la loro arte all'estero, fra costoro si distinse Johann Heinrich Füssli (che operò soprattutto in Inghilterra con il nome di Henry Fuseli). Nell'Ottocento si fecero largo Arnold Böcklin, Albert Ankel, Vincenzo Vela e Ferdinand Hodler. Il Novecento vide una maggiore interazione dell'arte svizzera con quella europea. Accanto a Paul Klee, Alberto Giacometti è forse la figura di maggior rilievo: a Parigi, fra le due guerre, si accostò al movimento cubista per arrivare al surrealismo, dopo la seconda guerra mondiale, ritornò a Parigi e influenzato dall'esistenzialismo sviluppò un personalissimo stile di figure molto allungate in bronzo composte da piccoli ammassi di materia, stile che sviluppò anche in pittura e soprattutto in stampe litografiche.
Letteratura
Come la Confederazione, dalla sua fondazione nel 1291, era costituita quasi esclusivamente da regioni di lingua tedesca, le prime forme di letteratura sono in tedesco. Nel XVIII secolo il francese è diventato di moda a Berna e nelle altre regioni, mentre l'influenza degli alleati di lingua francese si faceva sempre più marcata. Tra i classici della letterature svizzera tedesca sono Jeremias Gotthelf (1797-1854), che ha descritto la vita contadina dell'Emmental e Gottfried Keller (1819-1890). Gli indiscussi giganti della letteratura svizzera del XX secolo sono Max Frisch (1911-91) e Friedrich Dürrenmatt (1921-90), il cui repertorio include Die Physiker (I fisici) e Das Versprechen (La Promessa), portato allo schermo nel 2001.[91] Eminenti autori di lingua francese erano Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) e Madame de Staël (1766-1817). La letteratura più recente comprende autori come Charles-Ferdinand Ramuz (1878-1947), i cui romanzi sono per la maggior parte incentrati sulla dura vita di paesani e montanari nel mezzo di una natura spettacolare, e Blaise Cendrars (1887-1961). Hanno contribuito anche autori di lingua italiana e romancia ma in un modo più modesto dato il numero ristretto di abitanti. Probabilmente la creazione letteraria più famosa, Heidi, la storia di una ragazza orfana che viveva con il suo nonno nelle alpi, fu uno dei libri per bambini più popolari in assoluto ed è diventato per molti un simbolo della Svizzera. La sua creatrice, Johanna Spyri (1827-1901), ha scritto parecchi libri sullo stesso tema.
Teatro
La territorialità della lingua, nel contesto della confederazione elvetica, fa sì che l'italiano sia usato - come lingua di comunicazione e cultura - soltanto nella cosiddetta SvizzeraItaliana: il Cantone Ticino e quattro valli (Mesolcina, Calanca, Bregaglia e Valposchiavo) del cantone Grigioni (che pratica altre due lingue: romancio e tedesco). Anche il teatroitalofono, dunque, è limitato a queste regioni (salvo rare eccezioni di gruppi amatoriali che lavorano initaliano a Ginevra, Friburgo o Zurigo). Nella regione di lingua italiana della Svizzera vi sono tracce teatrali almeno a partire dal Seicento (convento dei Gesuiti di Bellinzona, Convento dei Somaschi a Lugano), con realizzazioni anche di un certo rilievo (traduzioni inedite dal francese, in special modo di Molière e Corneille, ad opera dell'abate Gian Pietro Riva). Nell'Ottocento l'attività teatrale è specialmente incentrata sull'importazione di spettacoli dall'Italia (e più raramente dal resto della Confederazione Elvetica): sorgono i teatri di Lugano, Bellinzona (un raffinato edificio architettonicamente affine alla Scala di Milano), Locarno e Chiasso. La produzione autoctona tarda però a manifestarsi, se non nelle forme del teatro amatoriale e dialettale (senza testi scritti fino alla fine dell'Ottocento) e nelle manifestazioni folkloriche (come le "Sacre Rappresentazioni" - dette "Processioni storiche" - di Mendrisio, nel basso Ticino, tradizione tuttora esistente. Nel 1932 nasce la prima compagnia teatrale professionistica, ad opera di un'attrice ticinese nata a Londra, Maria Bazzi (rapido fallimento dell'iniziativa). Nel 1932, inoltre, nasce la Radio SvizzeraItaliana (detta anche Radio Monteceneri) che formerà una prima generazione di attori e registi: si ricorda in particolare il lavoro, presso questo ente di Guido Calgari, Romano Calò, Giuseppe Galeati. Subentrano in seguito, come registi, Vittorio Ottino e Carlo Castelli. Grazie alla radio, gli attori iniziano anche a calcare i palcoscenici in modo professionista e nascono le compagnie indipendenti: Teatro Prisma (diretto dall'italiano Franco Passatore, 1956-59), Teatro La Cittadella (1961-66) e Teatro La Maschera (1984-93), compagnie dirette da Alberto Canetta (1924-87), uno dei più importanti uomini di teatro del dopoguerra, nella Svizzera di lingua italiana. Nel 1981 nasce il "Teatro della Svizzera Italiana", che promuove vaste tournée sul territorio cantonale e la cui esperienza si esaurisce nel 1987. Nel 1987 nasce inoltre il TASI (Teatri Associati della Svizzera Italiana) che raggruppa le nuove compagnie indipendenti, nate nel corso degli anni 70-80. Un ruolo notevole, in questo contesto, è svolto dalla Scuola e dal Teatro Dimitri, installato a Verscio, da cui escono molti degli artisti attivi a partire dagli anni novanta. Nell'attuale scena, estremamente composita dal profilo sia organizzativo che stilistico (teatro di parola, teatro di marionette, teatro-danza, teatro-multimediale) si possono ricordare: il Teatro Pan, il Teatro Sunil (il cui regista Daniele Finzi Pasca lavora con il Cirque du Soleil in grandi realizzazioni internazionali), Luganoteatro, la Markus Zohner Theater Compagnie, il Teatro Paravento, il Teatro delle Radici, il Teatrodanza Margit Huber, ecc.
Musica
La Svizzera è la patria del Corno alpino, lo strumento divenuto nel tempo il simbolo della Confederazione elvetica. Secondo una leggenda popolare, un giorno un pastorello incontrò tre strani personaggi. Il primo gli promise forza e potere, il secondo oro e belle donne, il terzo canti e l'arte di suonare il corno. Senza esitazione il pastorello scelse il piacere della musica, lasciando così in eredità al popolo svizzero i canti vocalizzati, detti jodel. Lo strumento è il monumentale corno delle Alpi (o Alphorn) che può avere varie dimensioni, da 2 fino a 4 metri di lunghezza. L'Alphorn è stato ricavato da un tronco cavo e ha accompagnato i pastori di tutto il mondo fin dalla preistoria. Alle origini questo strumento musicale aveva funzioni comunicative, grazie al suo suono infatti si riusciva a comunicare da valle a valle.
Sport
Dal 1855 sono considerati sport nazionali la lotta svizzera e il lancio della pietra (una specie di hornussen). Queste discipline venivano già disputate nel basso Medioevo, e si svolgevano durante sagre, feste di tiro o feste di mezza estate. Solamente a partire dal 1850 questi sport si diffusero tra la popolazione, all'inizio erano giochi da pastore.
Oltre ai giochi nazionali in Svizzera lo sport più diffuso è l'hockey su ghiaccio, seguito dal calcio e dalla pallacanestro. Particolare successo ha avuto il tennis, negli ultimi tempi, grazie a campioni come Martina Hingis, Stanislas Wawrinka e soprattutto Roger Federer, acclamato come il migliore tennista della storia.
A sua volta il calcio ha molto seguito, anche grazie all'organizzazione del Campionato europeo di calcio 2008 congiuntamente all'Austria, al quale hanno preso parte numerosi calciatori elvetici come Philippe Senderos, Gökhan Inler, Alexander Frei e numerosi altri.
Svizzero è anche il ciclista Fabian Cancellara, tre volte campione del mondo a cronometro, campione olimpico a cronometro e vicecampione olimpico della gara in linea, nonché vincitore di parecchie cronometro nei maggiori giri a tappe.
Il 14 novembre 2009 la nazionale giovanile di calcio Under 17 vince i mondiali di categoria in Nigeria, superando in finale la Nigeria 1-0, grazie ad un gol di Haris Seferovic al 62 minuto; precedentemente, nel 2002 nella stessa categoria, aveva vinto il campionato europeo di Francia nella stessa categoria, battendo in finale, ai rigori, la squadra di casa.
Patrimoni dell'umanità
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I vigneti del Lavaux sul lago di Ginevra
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La città vecchia di Berna
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I tre castelli di Bellinzona
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L'arena tettonica di Sardona
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Il lago di Oeschinen
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Il ghiacciaio dell'Oberaletsch
Note
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- ^ Considerando i bacini dell'Adriatico per il versante sud e il Mar del Nord per il versante nord.
- ^ in effetti il più esteso è il lago Maggiorecon 212 km². Il lago di Garda, più grande, si trova in Lombardia, ma non in Insubria
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- Giuseppe Pesce, Svizzera & Italia, questioni di diritto - diritto internazionale privato, coniugi, beni immobili, reciprocità, Casa editrice Stamperia Nazionale, Roma 2011. ISBN 978-88-6638-009-2.
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