Manfredonia
Template:Comune Manfredonia (antico Sipontum, quindi Sypontum Novellum, poi Sipontum Nova; Mambredònje in dialetto locale) è un comune italiano della provincia di Foggia in Puglia.
Di lei ha scritto Antonio Giuseppe Gentile:
Geografia fisica
Situata sul golfo omonimo, immediatamente a sud del promontorio del Gargano. Manfredonia confina a nord con Monte Sant'Angelo, a nord-ovest con San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo, ad ovest con Foggia, a sud ovest con Cerignola e Carapelle ed a sud con Zapponeta. È il ventisettesimo comune italiano per estensione territoriale, nonché il sesto più esteso della Puglia.
Il territorio comunale è caratterizzato sia dalla bassa costa sabbiosa del golfo di Manfredonia, oggetto di bonifica recente, sia per la natura montuosa della parte settentrionale, inclusa nel Parco Nazionale del Gargano. Fino agli anni '30 aveva molte zone paludose interessate poi da bonifiche dell'agro sipontino; ancora presente è però una zona paludosa denominata Lago Salso.
Flora
Molto diffusi il fico d'India (Opuntia ficus-indica), la ferula (Ferula communis), l'asfodelo (Asphodelus microcarpus), la calendula (Calendula arvensis), la ruchetta selvatica (Diplotaxis tenuifolia), lo zafferanastro giallo (Sternbergia lutea).
Storia
L'antica Siponto
Numerosi reperti, tra i quali i più significativi sono le stele daunie, lastre funebri scolpite dell'VIII - VI secolo a.C., attestano che la piana a sud del Gargano era abitata sin da epoca neolitica. L'area fu sede di un importante insediamento dauno, Siponto, che in seguito fu ellenizzato, diventando uno dei porti più settentrionali della Magna Grecia. A questo periodo risale la leggenda di una fondazione ad opera dell'eroe omerico Diomede. Conquistata prima dai Sanniti e poi da Alessandro I d'Epiro nel 335 a.C., nel 189 a.C. divenne colonia romana, mantenendo comunque viva la sua importanza strategica e commerciale.
Sede vescovile dal 465, Siponto fu centro importante tra il IV e il V secolo e vi fu costruita una basilica paleocristiana. A lungo contesa fra Longobardi e Bizantini, fu distrutta da questi ultimi nel VII secolo, durante il regno di Costante II. Ricostruita fu brevemente possedimento saraceno nel IX secolo e divenne sede di una delle 12 contee normanne.
Siponto subì pesanti distruzioni per i terremoti del 1223 del 1255, in seguito al quale si ebbero probabilmente fenomeni di bradisismo che fecero cadere in rovina la città.
Fondazione di Manfredonia
Nel gennaio 1256 il re di Sicilia e principe di Taranto Manfredi giunto a Siponto durante una battuta di caccia sul Gargano, trovò la città distrutta e gli abitanti costretti a vivere in case non più adatte all'uso abitativo, in un'area resa malarica dall'impaludamento. Decise quindi di ricostruire la città due miglia a nord dell'insediamento originario. Le sue intenzioni erano duplici: da un lato, creare uno dei più importanti centri di governo di tutto il Regno, secondo gli evoluti canoni amministrativi ormai consolidati dal padre, l'imperatore Federico II; dall'altro, presidiare il territorio la cui posizione era strategica anche per via della vicinanza all'Oriente bizantino.
Le conferì il proprio nome in segno di futuro prestigio, onore e potenza. In marzo i lavori vennero affidati al maestro costruttore Marino Capece, che riutilizzò i ruderi della città più antica e organizzò l'importazione via mare dalla Schiavonia di legname, calce, pietre e sabbia. Nel complesso furono impiegati 700 operai e molti buoi. Il 23 aprile 1256, giorno di san Giorgio, fu posata la prima pietra e nel 1257, convocato il Parlamento di Puglia a Barletta, Manfredi ottenne di costruire la nuova città a spese dell'erario reale e della sua cassa privata. Nel novembre 1263 venne consegnato il Datum Orte, ossia l'atto notarile col quale la città veniva ufficialmente riconosciuta. Manfredi successivamente affidò i lavori a suo zio Manfredi Maletta.
Ai primi del 1258 erano state costruite la metà delle mura che guardano verso il mare e verso Foggia, con fortini e baluardi, e la grande torre di San Francesco; la piccola chiesetta della Maddalena e la grande campana il cui suono era percettibile a distanze notevoli, questa serviva in caso di pericolo per chiamare a raccolta i pochi abitanti di Manfredonia. Nel 1264 Manfredi inaugurò solennemente il castello e la città.
La nuova città ottenne benefici fiscali (franchigie) che la resero un porto franco e la sua popolazione si accrebbe con il trasferimento di abitanti delle vicine città di San Paolo di Civitate, Trani, Carpino, Monte Sant'Angelo, Barletta, Ischitella, Andria e Corato. Sin dalla sua costituzione fu dotata di una zecca che coniò e impresse diverse monete (doppio tarì, dinari d'oro, di rame e di biglione).
Il periodo angioino
Con la battaglia di Benevento del 1266, che segnò la morte di Manfredi e il passaggio dei suoi possedimenti a Carlo I d'Angiò, gli angioini completarono il castello sotto la direzione del maestro costruttore Giordano Onofrio e del soprintendente l'architetto Pierre d'Angicourt. Nel 1269 Carlo I confermò i privilegi che Manfredi diede alla città. Il 7 febbraio 1270 iniziarono i lavori del nuovo duomo sotto l'arcivescovo Giovanni VII (Freccia da Ravello).
Nel 1272 papa Gregorio X visitò Manfredonia ed in questa occasione Carlo dietro consiglio del papa fece collocare una lapide a Porta Puglia e ribattezzò la nuova città col nome di Sypontum Novellum o Sipontum Nova, denominazione che tuttavia non si affermò.
Il 7 maggio 1273 Carlo I tornato in città, fece costruire a spese della città un ulteriore torrione al lato nord e perfezionare le mura a due ordini, rendendole praticabili con la costruzione di una strada tra il primo e secondo muro; tra il 1279 ed il 1282 venne completato il castello con bastioni, mura di cinta e fossato.
Nel 1274 fu terminato il duomo e l'anno successivo riunitosi il parlamento manfredoniano si decise che l'Arcivescovo prendesse possesso del duomo come Pastor Bonus e nella città si stabilì il Magistrato. Dal 1256 molti canonici officiavano a Siponto ed altri a Manfredonia, tale discordia durò fino al 1327.[non chiaro]
Carlo II, succeduto a Carlo I, fece erigere altri tre torrioni lungo le mura e alterò il progetto originario del castello di Manfredi con l'utilizzo del sistema francese per avere una migliore difesa.[non chiaro] Nel 1292 Carlo II stabilì i confini della città e sistemò le difese e nel 1299 incominciarono i lavori per la costruzione del porto e dell'episcopio, che sarebbe stato terminato soltanto nel 1316.
La città perse parte dei suoi privilegi e nel 1300, con il trasferimento a San Severo della sede del Gran Giustiziere, perse anche il titolo di capitale della Puglia (Apuliae caput). Nonostante questo, la città s'avviava a diventare il centro commerciale più importante della Capitanata[senza fonte]. L'importanza strategica del porto sipontino è attestata dai numerosi viaggi dei reali angioini: nel 1309 vi si imbarcò Carlo Roberto d'Angiò per occupare il trono d'Ungheria per diritto di successione; il 31 luglio 1333 Carlo Roberto e suo figlio Andrea sbarcarono a Manfredonia e nel 1344, la regina Elisabetta terza moglie di Carlo Roberto s'imbarco per raggiungere Visgrad, in Polonia. Gli Ungheresi si stanziarono a Manfredonia facendo del porto la base delle loro operazioni militari: Luigi I il Grande, re d'Ungheria sbarcò con il suo esercito il 18 settembre 1345 dopo l'uccisione del fratello Andrea.
Il 6 maggio 1380 il golfo di Manfredonia fu teatro di un'aspra battaglia navale tra le flotte genovese e Veneziana, che vide la prevalenza dei primi, i quali fecero prigioniero l l'ammiraglio della Serenissima, Matteo Giustiniani. Il 13 agosto 1380 moriva a Manfredonia il celebre ammiraglio veneziano Vettor Pisani mentre la sua armata era alla fonda nel golfo di Manfredonia.
Il periodo aragonese-spagnolo
Durante il XV secolo gli Aragonesi per uniformarsi ai tempi ed alle nuove tattiche difensive costruirono altre torri. Dal 1424 al 1435, Manfredonia fu concessa in contea a Francesco Sforza.
Dalla metà del '400 con Re Alfonso la città di Manfredonia iniziò ad impoverirsi caricando gli abitanti di tasse e balzelli; e così gli Aragonesi, Austriaci ed i Borboni. Nel 1444 alla città toccarono le spese dell'incoronazione di Re Alfonso e nel 1459 Re Ferdinando diede in pegno la città con altre città pugliesi ai Veneziani. Nel 1463 la città fu saccheggiata del Re Ferdinando.
Nel 1503 i francesi occuparono Napoli e molte città del regno. Solo Manfredona e Taranto rimasero fedeli fino alla fine a Federico d'Aragona. Durante la disputa tra Venezia e la Spagna i primi conquistarono i principali porti pugliesi tra cui Manfredonia data in pegno da Ferdinando II d'Aragona.
Resistenza all'attacco francese
Manfredonia ospitò Cesare e Guido Fieramosca quando il maresciallo francese Lautrec invadeva il Regno di Napoli. Guido combatteva contro i Veneziani in Puglia dopo che questi stavano riconquistando tutte le città tranne Manfredonia, difesa da Carlotto di Parma detto il Cavaliere, da Alessio Lascari e Pier Luigi Farnese e lo stesso Fieramosca. Tre città resistettero alla Francia: Manfredonia, Gaeta e Napoli. Il Lautrec non riuscendo a conquistare la città operò delle razzie nelle campagne circostanti fino a quando una delle navi che appoggiavano le operazioni francesi venisse colpita dai cannoni della Torre di San Francesco. La città di "Manfredi" dunque nel 1528 resistette all'assedio francese e fu conservata all'imperatore Carlo V. Lo stesso imperatore per alleviarla e riconpensarla della fedeltà le riconfermò nel 1533 gli antichi privilegi, esenzioni e gabelle. Sotto Carlo V, la città godette un periodo di felice progresso e benessere
Lo sbarco dei turchi
Pedro Téllez-Girón y de la Cueva fu deposto dal grado di Viceré di Napoli da Filippo III di Spagna. Costui incoraggiò gli Ottomani a venire nel Meridione promettendo loro l'appoggio del popolo napoletano e così questi il 16 agosto 1620, forti di 56 galee comandate da Alì Pascià sbarcarono presso Manfredonia. Trovando impreparati i difensori riuscirono in poco tempo a conquistare le mura ed i bastioni, da questi aprirono il fuoco contro il Castello. Le suore dei conventi con gli altri cittadini si rifugiarono nel Castello e dopo aver resistito tre giorni sfiniti dalla fame e senza alcuna speranza di soccorso capitolarono il 18 agosto 1620. Durante l'assalto furono uccisi cinquecento Manfredoniani e settecento ottomani. La città fu selvaggiamente saccheggiata e distrutta, non rimase nulla della splendente città medievale che anni prima valorosamente resistette al Lautrec. Il bottino de Turchi fu di 36 cannoni di bronzo, tutte le campane delle chiese, una statua d'argento di san Lorenzo Maiorano, oro, argento, vestiti, libri, grano, cereali ecc. Furono distrutti tutti i documenti più importanti della città, fu bruciato il corpo di san Lorenzo Maiorano (rimase solo il braccio destro). Solo la chiesa di San Marco vicino alla Cattedrale rimase leggermente lesionata e funzionò da Cattedrale fino alla costruzione del nuovo Duomo nel 1640. I manfredoniani furono spogliati anche dei loro abiti e maltrattati, molti di essi fustigati, uccisi e condotti schiavi. Tra i prigionieri anche la giovine Giacoma Beccarino una bella fanciulla portata in Turchia come dono al Sultano, il quale rimase affascinato dalla bellezza della ragazza. Divenne la sua favorita ed ebbe successivamente da Giacoma l'erede al trono (che morì in età giovane). La Beccarino visse da prigioniera ed inviò alle suore clarisse di Manfredonia, dove anni prima risiedeva, una lettera per sapere notizie sui suoi genitori (morti durante il sacco) e due ritratti: il suo e quello della balia.
La lenta ricostruzione
Dopo la calata dei turchi nulla restò di Manfredi e dei d'Angiò, tranne la piccola Chiesa di San Marco con la volta lesionata, parte del Castello e le antiche mura. L'Arcivescovo sipontino Annibale sceso dai monti del Gargano per constatare le rovine osservò che la valanga turca non aveva lasciato altro che rovine, desolazione, lutti e miserie. Questi, aiutato dal cardinale, viceré Borgia ottenne franchigie per trent'anni per i dispersi manfredoniani. Nel 1624 fu riedificato il Duomo e nel 1644 il nuovo Seminario. Grande aiuto alla ricostruzione fu dato dall'Arcivescovo Cardinale Orsini (fu poi papa Benedetto XIII), che resse la diocesi sipontina dal 1675 al 1680. Nel 1737, Manfredonia aveva una popolazione di 536 abitanti e nel 1749 di 3238. Alla pubblica istruzione provvedeva un solo maestro, la cui remunerazione ammontava a 12 ducati annui nel 1754[1]. Nel 1783, per ordine dell'arcivescovo con una spesa di 200 ducati veniva trasferito il cimitero dal vecchio ubicato al centro della città attaccato alla Cattedrale all'attuale ubicazione attaccato alla chiesa di Santa Maria dell'Umiltà. La prima mappa della città di Manfredonia si ebbe sotto il Sindaco Giacinto Cipriano il 22 aprile 1787. Furono stabiliti i confini del territorio che toccavano l'antica Salpi (ora Zapponeta) estendendosi nella Puglia fino a Borgo Mezzanone, Ramatola con Santa Tecla, Farano, Ciminiera, Coppolachiatta, Colonnelle e sotto i monti del Gargano e verso Macchia (frazione del Comune di Monte Sant'Angelo). Nel 1835, veniva ultimata la strada Manfredonia-Foggia e avviata una comunicazione da Manfredonia-Cerignola, il cui progetto era già approvato in precedenza e attuato in seguito. In questo stesso anno furono lastricate molte strade interne di Manfredonia e aperta "alla ruota" la strada Manfredonia-Monte Sant'Angelo. Solo dopo gli inizi del XIX secolo, migliorate le vie di comunicazione e il porto, si creò una situazione favorevole al commercio e la città cominciò di nuovo ad espandersi e a crescere. Testimonianza di questo sviluppo è il dato di fatto che la città di Manfredonia fu anche sede nel settecento di una importante magistratura speciale, il Tribunale del Consolato di Terra e di Mare, che trattava le vertenze inerenti al commercio marittimo ed estero, come da uno studio di Carmine de Leo.
Il Novecento
Nel 1910, in occasione di una epidemia di colera, alcuni giovani si riunirono in un'associazione di assistenza, chiamata "Croce Verde", che collaborava con il personale del locale ufficio sanitario[2]. Fu la prima città d'Italia ad essere bombardata da navi austriache durante la prima guerra mondiale, all'alba del 24 maggio 1915. Fu colpita la stazione ferroviaria con 100 bombe. Due lapidi poste una proprio nella stazione e un'altra all'inizio del Corso ricordano l'evento.
Simboli
Lo stemma tradizionale[3] riporta la scritta S.P.Q.S. (Senatus Populusque Sipontinus), sormontata da corona, e raffigura il vescovo san Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, su un cavallo bianco, mentre attraversa un ponte, sotto il quale si trova un drago.
Per memoria della leggenda che nel 552 volle un incontro tra Totila e San Lorenzo Maiorano, il re goto gli mandò un cavallo selvaggio che non obbediva a nessuno, ma inspiegabilmente Lorenzo lo domò e ottenne che Siponto venisse risparmiata dalla distruzione.
Il gonfalone, di colore azzurro, riporta nel centro la scritta "Città di Manfredonia" e lo stemma comunale.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture militari
Castello svevo-angioino-aragonese
Voluto da Manfredi di Sicilia all'atto di fondazione della città, il castello è frutto di diverse trasformazioni, ampliamenti e rifacimenti durante le diverse epoche. All'origine la struttura era un quadrilatero con una cinta muraria dotata di cinque torrioni a pianta quadrata (quattro agli angoli ed una presumibilmente posta a nord-est presso la porta centrale). Attualmente esistono di quelle torri solo quattro di cui solo quella a sud-est ha mantenuto l'originaria forma quadrangolare, mentre le altre tre sono state inglobate in strutture cilindriche. Di chiara marca sveva, il primo castello fu concluso da Carlo I d'Angiò.
In epoca aragonese si assisté a un processo di radicale trasformazione del complesso, nell'ambito di un complessivo progetto di fortificazione delle strutture difensive delle più importanti città costiere. Fu infatti disposta la costruzione di una nuova cortina muraria inglobante la struttura primitiva e dotata di una leggera inclinazione a scarpata tale da renderle più rispondenti alle esigenze dell'arte difensiva conseguenti all'uso dell'artiglieria militare. Agli angoli vengono costruiti quattro torrioni cilindrici più bassi di quelli interni. Dopo l'attacco nel 1528 del maresciallo francese Lautrec il torrione di nord-ovest venne modificato a bastione inglobando la precedente struttura a forma cilindrica. Anche le altre tre torri erano interessate al progetto di fortificazione ma questo non fu mai portato a termine. Nel 1620 il castello dovette capitolare all'attacco dei turchi a causa della esiguità dei pezzi di artiglieria e perché privo di parapetti protettivi sufficientemente alti a garantire l'incolumità dei difensori.
Nel corso del XVIII secolo la struttura venne usata come caserma ed il grande bastione a prigione. Durante il regno dei Borboni e in epoca successiva fino al 1884 il Castello viene tenuto in efficienza in quanto Manfredonia viene qualificata come piazza forte. Dal 1888 fino al 1901, anno in cui l'edificio fu acquistato dal Comune di Manfredonia, appartenne all'orfanotrofio militare di Napoli.
Nel 1968, con D.P.R. del 21 giugno n. 952, il Castello viene donato dal Comune allo Stato con l'impegno, da parte di quest'ultimo, di istituire al suo interno un museo per conservare i reperti provenienti dal territorio circostante. L'attuale museo archeologico che custodisce stele daunie databili all'VIII-VI secolo a.C.).
Architetture religiose
Cattedrale
Intitolata a san Lorenzo Maiorano patrono della città, che fu vescovo di Siponto tra la fine del V secolo e la metà del VI, venne costruita tra il 1270 e il 1274, ma solo nel 1324 vi si trasferì il capitolo diocesano. Nel 1620 fu distrutta dagli ottomani. L'edificio attuale risale all'episcopato di Antonio Marullo (1643-1648). Vi si conservano le reliquie del patrono della città e alcune opere d'arte traslate nel XX secolo dalle altre chiese del territorio, tra le quali l'antica icona della Madonna di Siponto, la statua in legno policromo di fattura bizantina detta Madonna dagli occhi sbarrati o La Sipontina e un possente crocifisso ligneo duecentesco.
Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto
Sorta sopra una preesistente chiesa paleocristiana (a sua volta rimaneggiamento di un tempio classico), la chiesa è attestata dal 1117 e assolse funzioni di cattedrale di Siponto sino al 1323. Si presenta come un edificio in stile romanico pugliese a pianta quadrata, edificato su una cripta della quale riproduce la struttura. Per motivi di sicurezza i principali arredi sacri fra cui l'icona della Madonna di Siponto e la statua della Madonna dagli occhi sbarrati sono oggi custoditi nella cattedrale cittadina. Nel 1977 è stata eretta a basilica minore.
Abbazia di San Leonardo
Fondata nel XII secolo, in Lama Volara, a 10 km dalla cittadina, si compone di una chiesa dell'XI secolo in stile romanico pugliese con influssi bizantini, e dei resti abbaziali e dell'ospedale, che per secoli ha assolto il ruolo di luogo di sosta per i pellegrini che percorrevano la via Sacra Longobardorum verso il santuario di San Michele Arcangelo, sulle pendici del Gargano.
Sia il portale sia l'esterno conservano una serie di sculture e bassorilievi che raffigurano episodi biblici ed elementi significativi della mistica medievale.
Chiesa di San Domenico
La costruzione della cappella, di fatto un'abside, dedicata a Santa Maria Maddalena, contigua della Chiesa di San Domenico e del Convento dei Frati Predicatori fu disposta da Carlo II d'Angiò nel 1294. Dopo la devastazione del 1620 ad opera dei turchi, il complesso fu riedificato poco dopo sulla vecchia costruzione. Il nuovo progetto settecentesco ridusse la chiesa ad una sola navata, come appare oggi. Le pareti laterali della navata sono popolate da sei altari in stile barocco, anche se all'interno della Chiesa sono numerosi i richiami allo stile romanico; la facciata in stile gotico è stata restaurata ed il suo rosone ripristinato nel 1960; la vecchia cappella conserva quattro preziosi affreschi parietali del Trecento.
Convento di Santa Maria della Vittoria
Edificato nel 1571 e distrutto dai turchi nel 1620, venne ricostruito nel 1662. Nell'intitolazione ricorda la vittoria navale dei cristiani sugli ottomani nella battaglia di Lepanto combattuta nello stesso anno della fondazione. Qui nel 1575 si convertì san Camillo de Lellis, che visse durante il noviziato. Nel 1811 il convento fu chiuso definitivamente e inglobato nell'attuale cimitero con l'annessa chiesa. Tra gli ambienti superstiti, quello di maggior richiamo è il chiostro.
Chiesa della Sacra Famiglia
Sorta nel 1982, è caratterizzata dai maestosi mosaici dell'artista Ambrogio Zamparo, raffiguranti la Natività, la Trinità, il Cristo, la Nuova Gerusalemme, il Battesimo di Gesù e alcune scene evangeliche. L'icona lignea del crocifisso è opera di Matteo Mangano.
Altre chiese
- Chiesa della Beata Vergine Maria Stella Maris
- Chiesa del Sacro Cuore
- Chiesa di San Camillo de Lellis
- Chiesa di San Carlo Borromeo
- Chiesa di San Giuseppe sposo
- Chiesa di San Michele Arcangelo
- Chiesa di Santa Maria del Carmine
- Chiesa dello Spirito Santo
- Chiesa del Santissimo Redentore
- Chiesa della Santissima Trinità
- Chiesa del Santissimo Salvatore
- Chiesa di Santa Maria Regina
- Chiesa di Santa Maria del Grano
- Chiesa del Corpus Domini
- Chiesa di San Benedetto
- Chiesa di San Francesco d'Assisi
- Chiesa di Sant'Andrea
- Chiesa di San Francesco da Paola
- Chiesa di Santa Maria delle Grazie
- Chiesa di San Matteo
Architetture civili
Palazzo San Domenico
Sito in piazza del Popolo, è sede del Comune. Caratterizzato da un colonnato e loggetta, fu convento dei Padri Domenicani, che alla fine del XIII secolo fino all'epoca napoleonica l'abitarono officiando nella Chiesa attigua (Chiesa di San Domenico).
Palazzo Mettola
Tra corso Manfredi e via Arcivescovado, fu della Famiglia De Florio, della quale si ricorda suor Antonia, che nel 1592 tramutava la sua abitazione nel monastero delle Clarisse.
Palazzo De Nicastro
Il palazzo, in stile tardo barocco, sorge in via Tribuna. In questo palazzo ebbe i suoi natali il musicista e storico Michele Bellucci(1849-1944).
Palazzo Delli Guanti
in Via San Lorenzo, in stile tardo barocco. Questo palazzo fu abitato nel 1432 dai Cavalieri Teutonici di San Leonardo. È caratterizzata nella parte centrale da un elegante loggiato con volte a crociera in colonnine che sovrastano il portale d'ingresso ad archivolto. All'interno vi è un grazioso cortile con scale di accesso al loggiato, dov'è custodito un crocifisso ligneo del XVIII secolo, testimone di una tradizione popolare. Dopo un salto di oltre tre secoli pervenne alla famiglia del Marchese Delli Guanti.
Palazzo Celestini
In corso Manfredi, dal 1350 monastero dei Celestini fu mutato in abbazia nel 1657. Nel XVIII secolo fu demolito e ricostruito secondo i dettami del barocco che oggi si ammira. Nel 1813 fu concesso al Comune da Gioacchino Murat per uso di Casa Comunale. Dopo recenti lavori di restauro è attualmente sede delle Civiche Biblioteche Unificate e dell' Auditorium Comunale.
Palazzo De Florio
Casa patrizia in stile barocco, fu fatta costruire da ricchi mercanti sipontini in contatto con Lorenzo il Magnifico e con i mercanti europei del Rinascimento. Il loggiato, di epoca posteriore al palazzo di pura linea classica, è costituito da una serie di archi a tutto sesto insistenti su pilastri a sezione rettangolare con semplici cornici all'imposta. Il tutto è coperto da una serie di volte a crociera.
Palazzo delli Santi
In via Santa Maria delle Grazie, risalente al XVIII secolo. Questo Palazzo è caratterizzato da un portale in pietra finemente lavorato in forma rococò e dalla elegante balaustra continua che sormonta il muro perimetrale del primo piano con pregevole soluzione di balconata d'angolo. Ospitò Ferdinando II, re di Sicilia nel 1859.
Luoghi di interesse naturalistico
Grotta Scaloria
Scoperta occasionalmente nel 1931, venne indagata più compiutamente nel 1967 evidenziando una cavità più profonda con uno scenario di grande suggestione che fa pensare in particolare ad un utilizzo legato ad un rituale religioso, in onore di una divinità delle acqua. Contenitori di ceramica dipinta sono stati rinvenuti collocati su tronconi di stalagmiti spezzate e con all'interno stalattiti concrezionate per lo stillicidio delle acque ricadenti dalla volta. Il culto, praticato attorno alla metà del IV millennio a.C., prevedeva anche la raccolta delle acque in una vaschetta rettangolare tagliata nella roccia. A questa preziosa testimonianza è legato un senso di magia accresciuto dalla probabilità che nella grotta si consumassero anche pasti rituali. Contestualmente alla frequentazione dell'area bassa della grotta per scopi cultuali, la parte alta risulta utilizzata come necropoli, come attestano i numerosi rinvenimenti di ossa e due sepolture, a fossa semplice con scheletro in posizione contratta e collettiva, con resti di individui di diverse età e sesso, morti probabilmente di malaria.
Lago Salso
Il lago Salso è una zona umida costituita da circa 550 ettari di canneto, dal 1992 parte del Parco Nazionale del Gargano. L'area, estesa originariamente circa 4000 ettari, è stata oggetto di pesanti interventi di bonifica iniziati nell'Ottocento e proseguiti soprattutto a partire dagli anni trenta. Oggi è alimentata dal canale Roncone, alimentato dalle acque del torrente Cervaro. Con l'istituzione del Parco Nazionale, l'attività venatoria è stata vietata e l'area è interessata da opere di rivalutazione naturalistica e agricola. Notevole per quantità e varietà è la presenza di uccelli migratori.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[4]

Religione
La religione maggiormente praticata a Manfredonia è il cattolicesimo. La città è sede dell'arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, erede dell'antica diocesi di Siponto attestata dal III secolo. A lungo sede metropolitana, dal 1979 l'arcidiocesi è suffraganea di quella di Foggia-Bovino.
Il territorio comunale è suddiviso in 14 parrocchie, 11 delle quali urbane e tre ubicate nelle frazioni.
Cultura
Istruzione
Scuole
Oltre a 8 scuole primarie statali (due delle quali parificate) e cinque scuole secondarie di primo grado statali (di cui una parificata), hanno sede a Manfredonia il liceo classico "Aldo Moro", lo scientifico "Galileo Galilei", l'istituto di istruzione secondaria superiore "Angelo Giuseppe Roncalli" (con indirizzi linguistico, e delle scienze umane), e quattro istituti tecnici: il commerciale "G. Toniolo", l'industriale "Enrico Fermi", il nautico "Generale Rotundi" e quello per geometri "Euclide".
Media
A Manfredonia sono editi i quotidiani "La Gazzetta di Capitanata" e "L'Attacco" e il periodico "Manfredonia News". L'informazione via etere è curata dalle radio cittadine "Radio Manfredonia Centro" e "Rete Smash Gargano", nata nel 1984 sulle ceneri di "Radio Delta".[5], e dalle televisioni "Teleradioerre" e "Teleblu".
L'informazione via web è assicurata, tra gli altri, dai siti www.manfredonia.net, www.newsmanfredonia.it e www.statoquotidiano.it.
Cinema
Nel 1964 fu girato tra Manfredonia e Mattinata il film Il sole scotta a Cipro[6], regia di Ralph Thomas con Dirk Bogarde.
Cucina
Piatti tipici della cucina sipontina sono la farrata, un rustico carnevalesco, e la ciambotta, una zuppa di pesce.
Personalità legate a Manfredonia
- Manfredi di Sicilia (Venosa, 1232 – Benevento, 1266), re di Sicilia dal 1258, nel 1256 ordinò la fondazione della città di Manfredonia alla quale diede il nome.
- Vettor Pisani (Venezia, 1324 – Manfredonia, 13 agosto 1380), ammiraglio veneziano.
- Niccolò Perotti (Fano, 1430 – Sassoferrato, 1480), umanista, arcivescovo di Siponto.
- San Camillo de Lellis (Bucchianico, 1550 – Roma, 1614), religioso e patrono dei malati, degli infermieri e degli ospedali. Visse per qualche anno a Manfredonia dove si convertì e divenne religioso.
- Celestino Telera (Manfredonia, 1605 – L'Aquila, 1670), monaco.
- Francesco Paolo Bozzelli (Manfredonia, 1786 – Napoli, 1864), esponente della cultura liberale napoletana. Fu ministro di Ferdinando II delle Due Sicilie.
- Michele Bellucci (Manfredonia, 1849 - Roma, 1944), compositore e musicista.
- Pino Rucher (Manfredonia, 1924 – San Giovanni Rotondo, 1996), chitarrista ed arrangiatore.
- Lucio Dalla (Bologna, 1943), cantautore, vissuto in gioventù a Manfredonia, di cui gli è stata conferita la cittadinanza onoraria.
- Giuseppe Di Bari (Manfredonia, 1969), calciatore del Foggia di Zeman.
Eventi
- Festa Patronale in onore di San Lorenzo Maiorano, 7 febbraio.
- Carnevale Dauno
- Premio "Hargos Hippium" (seconda metà di agosto)
- Festa Patronale in onore di Maria Santissima di Siponto, dal 28 agosto al 1 settembre.
- Premio Internazionale di Cultura "Re Manfredi" (metà settembre)
- Premio internazionale di canto lirico, a cura dell'accademia musicale "Re Manfredi"
- Premio nazionale di poesia "Città di Manfredonia"
- Premio nazionale di cultura "Re Manfredi di Svevia" a cura dell'ANCIS.
Economia
Agricoltura e pesca
L'economia cittadina è incentrata sull'agricoltura e sulla pesca, per la quale il porto di Manfredonia è tra i più attivi dell'Adriatico. Dal dopoguerra, la progressiva contrazione del numero di addetti, in particolare in agricoltura, ha determinato un intenso fenomeno migratorio che dopo gli anni settanta si è solo attenuato.
Turismo
Il settore turistico è per lo più incentrato sulla presenza di insediamenti balneari nella località di Siponto e nella riviera sud. Con la costruzione del porto turistico a ridosso del molo di ponente e la riattivazione di un servizio marittimo passeggeri che garantisce i collegamenti con varie località della costa garganica e con le isole Tremiti, la città punta a ravvivare ad accrescere l'importanza turistica e ravvivare la propria economia.
Industria
Le industrie sono presenti soprattutto nella parte settentrionale del territorio urbano (Manfredonia Vetro, Inside) e lungo la strada statale 89 a pochi km dall'abitato.
Nel 1971 a Manfredonia, a ridosso del centro abitato e del litorale dalle notevoli potenzialità turistiche, fu realizzato lo stabilimento petrolchimico Anic (poi EniChem Syndial), specializzato nella produzione di fertilizzanti. L'impianto fu teatro di un grave incidente, occorso il 26 settembre 1976, quando lo scoppio di una colonna di lavaggio dell'ammoniaca determinò la dispersione in atmosfera di 10 tonnellate di anidride arseniosa e 18 tonnellate di ossido di carbonio. In una vasta zona dello stabilimento, circostante l'esplosione, l'arsenico si raccoglieva a pezzi: una massa fluida giallastra, come alcuni operai hanno testimoniato al processo contro dirigenti dell'Eni accusati di disastro ambientale. I vertici aziendali minimizzarono la portata dell'incidente, tranquillizzando l'opinione pubblica dell'assenza di danni gravi alla salute degli addetti alla fabbrica e della popolazione cittadina. A partire dai mesi successivi all'incidente e lungo un arco temporale di circa 20 anni, si registrarono tuttavia 16 morti sospette tra i lavoratori del petrolchimico e molteplici casi di patologie tumorali negli abitanti di Manfredonia.[senza fonte]
Nel 1979 un altro incidente dell'Enichem Agricoltura determinò un'ingente fuga di ammoniaca: per l'intenso odore che si diffuse nella città una parte degli abitanti scelse autonomamente di evacuare per alcuni giorni.
Nell'autunno del 1988, il paventato arrivo nel porto della nave "Deep Sea Carrier", carica di rifiuti tossici e nocivi e pertanto ribattezzata nave dei veleni, alimentò nella popolazione un fortissimo movimento di opposizione alla presenza dello stabilimento EniChem, che sfociò in affollati cortei per i quali si contarono fino a 40.000 adesioni)[senza fonte] e in una mobilitazione permanente durata oltre due anni: la protesta - organizzata soprattutto dal Movimento Cittadino Donne "Bianca Lancia" - ebbe visibilità nazionale grazie a trasmissioni quali Samarcanda, e determinò il coinvolgimento di numerosi politici, tra i quali l'eurodeputata Adriana Ceci. Il 12 febbraio 1998 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo riconobbe che a Manfredonia la presenza di impianti industriali in grado di danneggiare l'ambiente avveniva in violazione dell'articolo 8 della Convenzione europea, che recita: "Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare e del suo domicilio".[7]
Nel 1994 fu firmato un contratto d’area, strumento economico che permetteva l’arrivo di finanziamenti per l’industrializzazione di aree in crisi. Così la Regione autorizzava la reindustrializzazione dell’area di Manfredonia senza una valutazione d’impatto ambientale. Nei primi anni 2000 nell'ex area Enichem iniziarono le operazioni di bonifica e smantellamento delle vecchie ciminiere e qui ora sorge un complesso industriale del contratto d'area.
Infrastrutture e trasporti
Attualmente Manfredonia è servita da autolinee della SITA S.p.A. e di Ferrovie del Gargano che collegano Manfredonia con numerose località della provincia di Foggia e con Bari (SITA).
Strade
Manfredonia è collegata a Foggia attraverso la Strada statale 89 Garganica che, dalla città sipontina al capoluogo (Monte Sant'Angelo), e al casello della A 14, ha una struttura a una carreggiata divisa in 4 corsie. A Manfredonia finisce anche la Strada statale 159 delle Saline che la collega a Zapponeta e a Margherita di Savoia. Altre strade a carattere provinciale la collegano alla frazione Montagna e alle altre frazioni del comune.
Pista ciclabile
Sul lungomare esiste un tratto di percorso ciclabile facente parte del più ampio progetto della costruenda Ciclovia Adriatica che una volta completata collegherà tutte le località costiere dell'Adriatico, con benefici sulla mobilità sostenibile locale, sul turismo balneare e sul cicloturismo di lunga percorrenza che a queste latitudini è praticabile tutto l'anno.
Ferrovie
La città è dal 1885 capolinea della ferrovia Foggia-Manfredonia, a carattere regionale e binario unico, che la connette con il capoluogo di provincia attraverso un servizio a spola. Le altre stazioni cittadine di Manfredonia Città e di Manfredonia Marittima sono state dismesse tra gli anni settanta e ottanta.
Porto
Il Porto di Manfredonia centro di interesse economico nazionale, è formato da due moli, di Ponente e di Levante. Il porto industriale è situato a circa 1.8 mg ad Est. È in fase di costruzione il nuovo porto turistico di Manfredonia a ridosso del molo di ponente denominato "Marina del Gargano". Manfredonia ha una delle flotte peschereccie più grandi dell'adriatico ed è l'unico porto sia peschereccio che industriale della Provincia di Foggia.
Amministrazione
Sport
Calcio
La principale squadra calcistica della città è l'A.S.D. Manfredonia Football 1932, che milita in Eccellenza. Vi sono poi altre due società dilettantistiche la "Castriotta Calcio Manfredonia" che milita in I Categoria e l' "Atletica Manfredonia" che milita nel torneo di III Categoria.
Per il calcio a 5 è presente la "S.S. Manfredonia Calcio A 5" che milita in serie B.
Manifestazioni motoristiche
- Rally del Gargano
- Rally del Golfo e degli Arcangeli
- Rievocazione storica della salita Macchia-Monte Sant'Angelo.
Altri sport
Le due squadre cittadine di pallavolo, la "Volley Club Euroambiente Manfredonia", maschile, e la "Volley Conscoop Manfredonia", femminile, militano entrambe in serie C.
Le due squadre di pallacanestro, l'A.S.D. Basket "Giuseppe Angel" e l'"A.S. Atletica Manfredonia" sono attive a livello regionale.
Nello sport del Tiro con l'arco figura la "A.S.D. Arcieri Sipontum" di Manfredonia, che partecipa alle attività agonistiche di interesse regionale e nazionale.
La squadra di Soft Air "A.S.D. Mercenari del Gargano"[8] è stata fondata nel 1992 ed è attiva a livello nazionale.
Curiosità
Il nome di Manfredonia è presente nella canzone "Agapito Malteni il ferroviere" del cantautore Rino Gaetano. Nella canzone si parla di un ferroviere vivente appunto "...a Manfredonia, giù nel Tavoliere..."
Galleria fotografica
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Il porto visto da Pertuso del Monaco. -
Il Porto -
La Basilica di Siponto -
Il Castello da ovest. -
Le Torre dell'Annunziata -
Faro del porto di Manfredonia -
La pesca nell'alba -
La villa con il monumento dedicato ai caduti di guerra immersa nella nebbia. -
Il mare azzurro di Manfredonia -
Nuvole nere sul porto di Manfredonia -
Alba a Manfredonia -
Un arcobaleno a Manfredonia
Note
- ^ Vedi convenzione approvata dal Consiglio il 3 febbraio 1754 e munita di regio assenso del 1 giugno 1757, atti Comune di Manfredonia.
- ^ Giuseppe Borgia, Epidemia colerica in Manfredonia dal 9 al 31 agosto 1910, Foggia Stab. Tip. Luigi Cappetta.
- ^ Approvato con decreto del Presidente della Repubblica dell'8 maggio 1996. Vedi anche la descrizione sul sito Comuni Italiani.
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
- ^ Storia di Rete Smash
- ^ Il sole scotta a Cipro su YouTube
- ^ Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo del 19 febbraio 1998 Ricorso n° 14967/89
- ^ Sito web
Bibliografia
- Antonio Giuseppe Gentile, Manfredonia testimonianze vecchie e nuove, Litografia Velox-Trento, 1970.
- Maria Luisa Nava, Stele daunie I. Il Museo di Manfredonia, Firenze Sansoni ed. 1980.
- Maria Luisa Nava (a cura di), Stele daunie. Dalle scoperte di Silvio Ferri ai più recenti studi, Milano, Electa ed. 1988.
- Maria Luisa Nava, "Stele Daunie", in Enciclopedia dell'Arte Antica, Classica ed Orientale, II suppl., vol. V, pp. 401–404.
- Maria Luisa Nava, Le stele daunie, (collana Daunia archeologica. Materiali) Grenzi editore, 2001.
- Raffaele Licinio, Storia di Manfredonia (I). Il Medio-evo, Edipuglia 2008.
- Saverio Russo, Storia di Manfredonia (II). L'età moderna, Edipuglia 2009.
- Franco Mercurio, Storia di Manfredonia (III.1). L'età contemporanea, Edipuglia 2010.
- Saverio Russo, Storia di Manfredonia (III.2). L'età contemporanea, Edipuglia 2010.
- Patrizia Resta, Di Terra e di Mare: Pratiche di appartenenza a Manfredonia, Armando Editore 2009.
Voci correlate
Altri progetti
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