Lucky Luciano
Lucky Luciano, all'anagrafe Salvatore Lucania (Lercara Friddi, 24 novembre 1897 – Napoli, 26 gennaio 1962), è stato un criminale italiano, legato alla mafia (Cosa Nostra americana).

Assunse negli Stati Uniti d'America il nome di Charlie Luciano, e successivamente il soprannome "Lucky", "fortunato". È considerato il padre del moderno crimine organizzato e l’ideatore di una massiccia espansione nel dopoguerra del commercio di eroina. È stato il primo boss ufficiale della moderna famiglia Genovese.
Il Time Magazine ha inserito Luciano tra i 20 uomini più influenti del XX secolo.[1]
Biografia
Gli albori
Salvatore Lucania nasce il 24 novembre del 1897 a Lercara Friddi (paese famoso per le sue miniere di zolfo, in Sicilia), da Antonio Lucania e Rosalia Capporelli. Le aspettative di una vita migliore convincono la famiglia ad emigrare negli Stati Uniti d’America nel 1907. Arrivati ad Ellis Island, a Salvatore viene diagnosticata la Variola vera, una forma di vaiolo, che lo segnerà per tutta la vita.
Trasferitasi a New York l’anno successivo, la famiglia Lucania trova alloggio ai margini di un quartiere ebraico, presso il 265 E di 10th Street, vicino il moderno quartiere di East Village. Fu qui che Salvatore conosce Meyer Lansky e Benjamin Siegel, due giovani ebrei immigrati negli Stati Uniti, ed è in questo quartiere che cominciano i suoi primi crimini: bullismo nei confronti dei compagni di classe ed estorsione nei loro confronti di un penny ogni giorno come “protezione” accordata da lui stesso e dalla sua banda. Tra le stesse vittime del bullismo di Salvatore c'è lo stesso Meyer Lansky, che tuttavia finirà per diventare suo grande amico.
Nel 1911, Salvatore viene condannato a 4 mesi di carcere giovanile per assenteismo da scuola. Nel 1915, con la sua banda si sposta verso East Harlem, da dove però sono cacciati: nell' ultima notte nel quartiere, conosce Francesco Castiglia, che diventerà il suo più grande amico.
A 18 anni, Salvatore viene condannato a sei mesi di riformatorio per aver venduto eroina e morfina. Decide quindi di cambiare il suo nome in Charles Luciano per togliere il disonore che aveva recato al nome della sua famiglia. Appena rilasciato, ricomincia però i suoi affari e si unisce a Francesco Castiglia, che intanto ha “americanizzato” anche lui il suo nome in Frank Costello, membro della Five Points Gang. Nel 1917, viene chiamato alle armi per combattere nella Prima guerra mondiale, ma riesce ad evitare il fronte facendosi contagiare volontariamente dalle infezioni da clamidia.
Gli anni del Proibizionismo
Il 16 gennaio del 1919, fu ratificato il diciottesimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che proibiva la preparazione, la vendita ed il trasporto di alcolici, dando inizio al così detto “Periodo del Proibizionismo”. In realtà, questo emendamento fu una manna per ogni criminale americano, che vide nel proibizionismo la propria occasione d’oro, gettandosi a capofitto nell’affare del mercato nero.
Charlie Luciano ebbe per primo l’idea di una collaborazione tra i vari boss per evitare inutili guerre tra di loro e rafforzare invece il controllo del territorio, ma il Capo Supremo della mafia americana di allora, Joe Masseria, detto proprio “The Boss”, si oppose a questo disegno e Charlie dovette ripiegare.
Dal 1920, Charlie iniziò comunque ad avere contatti con i maggiori boss dell’epoca, tra cui Vito Genovese, tramite i numerosi agganci che gli procurava Frank Costello, ormai suo più fidato amico e collaboratore.
Dal 1925, i profitti di Charlie crebbero di oltre 100.000 dollari all’anno; ma gli elevati costi per corrompere polizia e politici non gli permisero di accumulare una vera e propria fortuna. Cominciò così a uscire dalla città e a espandersi verso Filadelfia, importando scotch direttamente dalla Scozia, rum dai Caraibi e whisky dal Canada. È da questo momento che Charlie Luciano diventa uno dei personaggi più importanti della mafia americana.
La salita al potere
Diventato così un pezzo da novanta, Charlie si allea con Joe Masseria, il boss più importante d’America. Ma questa collaborazione è problematica già dal principio, in quanto i metodi per condurre affari di Masseria e di Luciano sono totalmente differenti.
Masseria era un mafioso nel senso più antico del termine, e considerava come valori assoluti gli ideali imparati in Sicilia dell’onore, della tradizione, del rispetto e della dignità. Charlie invece era diventato il portavoce della “nuova generazione” di mafiosi: giovani, ambiziosi ed impazienti, volti a sfidare apertamente l’ordine precostituito. Vennero così chiamati, ironicamente, i "Giovani Turchi", come quelli originari dell’Impero Ottomano. Masseria e la vecchia “nobiltà” mafiosa, invece, venivano chiamati "Baffo Pietro" (Moustache Pete).
I cosiddetti “Baffo Pietro”, dunque, proprio in base a queste regole, erano fortemente contrari a lavorare con chiunque non fosse siciliano, o quantomeno italiano. Luciano, invece, premeva per una collaborazione con chiunque, tanto che fu vicino alla rottura definitiva con i vecchi mafiosi quando questi lo accusarono di essere in affari con “lo sporco calabrese”, riferendosi a Frank Costello.
Un giorno, nel 1929, Charlie fu prelevato da una limousine da tre uomini armati, e successivamente picchiato e torturato, prima di essere abbandonato, in una pozza di sangue, su una spiaggia della baia di New York. Charlie sopravvisse all’attentato, ma ne ricavò una cicatrice sulla parte destra della faccia, che d’allora in poi lo contraddistinse. Fu proprio in virtù della sua prodigiosa sopravvivenza che fu chiamato “Lucky”, cioè fortunato.
Grazie a Meyer Lansky, Charlie Luciano scoprì che ad ordinare la sua tortura era stato Salvatore Maranzano, il nemico storico di Joe Masseria. Ma invece di vendicarsi, preferì uccidere egli stesso Joe Masseria e farsi nominare boss da Salvatore Maranzano:[2] con quest’atto, si concluse la famosa guerra castellammarese, che aveva insanguinato gli Stati Uniti tra il 1928 ed il 1931, causando circa sessanta morti tra i soli mafiosi.
La guerra finì dunque con l’assassinio di Joe Masseria in un ristorante di Coney Island, dove Bugsy Siegel, Vito Genovese e Joe Adonis lo giustiziarono a colpi di fucile. Si dice che lo stesso Charlie Luciano stesse pranzando con Masseria, e che si fosse recato ai servizi proprio pochi istanti prima che il plotone d’esecuzione entrasse in azione. Ad ogni modo, Luciano rilevò subito dopo la famiglia criminale di Masseria.
Fu a questo punto che Maranzano nominò Luciano come suo “numero due” e formò il gruppo delle Cinque Famiglie, dove ogni boss era pari all’altro; lui, comunque, si fece nominare 'capo di tutti i capi'. Quando Maranzano però pianificò l’assassinio dello stesso Luciano, Charlie e la sua banda, travestiti da agenti del Fisco, si fecero ammettere nel suo ufficio proprio nel giorno in cui sarebbe dovuto essere ucciso Luciano; Maranzano, credendo di essere in arresto, non oppose resistenza. Così fu catturato e assassinato con colpi di mitra e di coltellate. Quando poi si allontanarono dall’ufficio, incontrarono per le scale Vincent "Cane Pazzo" Coll, che era stato chiamato da Maranzano per essere assoldato ad uccidere Luciano.
La riorganizzazione di Cosa Nostra
Luciano divenne dunque il nuovo modello del mafioso, con affari in tutto il paese. I consigli di Meyer Lansky, ormai anche lui uno dei suoi più fidati amici e collaboratori, lo aiutarono nel riuscire sempre ad imporre le proprie scelte agli altri boss. Varò una nuova regola: “Noi ci uccidiamo solo a vicenda”. Quando Dutch Schultz provò ad uccidere Thomas E. Dewey, politico repubblicano di New York, contravvenendo così alla nuova legge, ne ordinò l’esecuzione.
Il potere di Charlie Luciano era ormai incontrastato, a tal punto che egli stesso capì che non sarebbe potuto durare se si fosse comportato come gli altri boss; così abolì la carica di capo di tutti i capi, cancellò la cerimonia di iniziazione (con forte disappunto di Meyer Lansky, che la considerava essenziale per i giovani), ed accentuò l’importanza dell’omertà, conservando la struttura che Maranzano aveva dato alla sua organizzazione.
La Commissione
La definitiva svolta del crimine organizzato avvenne pochi anni dopo, quando Luciano formò la cosiddetta Commissione (the Commission), formata da tutti i boss, e di cui lui era semplicemente il presidente. Era l’equivalente mafioso della Corte Suprema, nella quale venivano discusse tutte le dispute; decideva chi gestiva il racket ed in che zona; se qualcuno era ritenuto abbastanza in gamba, il suo boss lo segnalava alla Commissione, che giudicava se ammetterlo al suo interno oppure no.
La Commissione era originariamente composta dai rappresentanti delle Cinque Famiglie di New York, della Crime Family di Buffalo e della Chicago Outfit di Al Capone; successivamente, si allargò anche alla Detroit Partnership, alla Crime Family di Los Angeles ed alla Crime Family di Kansas City. Tutti i boss avevano uguale potere e diritto di voto, anche se in realtà Charlie Luciano era il primus inter pares.
La Famiglia di Luciano
La Famiglia di Luciano comprendeva inizialmente:
- Vito Genovese, viceboss;
- Frank Costello, consigliere;
- Michael Coppola, Anthony Strollo, Joe Adonis e Anthony Carfano, capi-regime;
- Meyer Lansky e Bugsy Siegel, consiglieri non-ufficiali.
Arresto e prigione
Il principale “nemico” di Luciano fu Thomas E. Dewey, futuro candidato alla presidenza americana. Indagando su Dutch Schultz, che voleva ucciderlo e fu per questo giustiziato da Luciano, risalì fino a questi. A centinaia di prostitute, arrestate dopo una serie di retate, fu proposto di patteggiare il carcere se avessero collaborato per catturare Luciano. Tre di loro accusarono esplicitamente Luciano di essere il loro protettore, anche se in realtà, il vero protettore era Dave Betillo, che si limitava a pagare la “protezione” a Luciano.
Poco prima che fosse arrestato, Luciano scappò ad Hot Springs (Arkansas), ma fu alla fine catturato, estradato, ed infine condannato a 50 anni di carcere, assieme a Betillo ed altri. Anche dalla prigione, Luciano continuò a comandare attraverso Vito Genovese, finché questi non dovette fuggire, nel 1937, a Napoli, in Italia, per evitare una condanna per omicidio. Frank Costello divenne così nuovo attendente di Luciano.
Seconda Guerra Mondiale
Durante la Seconda guerra mondiale, il governo americano contattò Luciano affinché li mettesse in contatto con la Mafia, dalla quale sperarono di avere una mano per organizzare lo sbarco alleato in Sicilia, soprattutto in virtù del fatto che Benito Mussolini aveva a lungo combattuto duramente la mafia siciliana[3][4]. Luciano aiutò il governo statunitense nell’Operazione Avalanche, in cambio di forti aiuti alla Mafia affinché questa “riconquistasse” l’isola. L’operazione andò a buon fine: gli esponenti della mafia siciliani divennero ben presto i nuovi padroni dell’isola e, grazie all’aiuto di Luciano, iniziarono anche le persecuzioni contro l’influenza comunista.
Luciano ottenne anche altre facilitazioni per governare il suo impero; nel 1946, come ricompensa, fu rilasciato a patto che si trasferisse in Sicilia: Luciano accettò e si trasferì nell’isola italiana, portandosì all’incirca 150.000 dollari. (Versione negata dallo stesso Luciano nel suo libro testamento)
La conferenza de L’Avana
Sebbene una delle clausole per il trasferimento di Luciano fosse che non potesse lasciare la Sicilia, riuscì comunque segretamente ad andare a Cuba, dove cercò di rinsaldare i legami tra mafia americana e mafia cubana. Fu in questo periodo che conobbe anche Fulgencio Batista.
A Cuba, nel 1946, si tenne anche una conferenza per decidere il da farsi riguardo al traffico di eroina, della situazione cubana e soprattutto come comportarsi con Bugsy Siegel. La conferenza si tenne presso l’Hotel Nacional e durò circa dieci giorni.
Il problema di Bugsy Siegel era sorto poiché questi aveva aperto un casinò a Las Vegas, il Flamingo Hotel, che non dava però garanzie economiche. Meyer Lansky chiese di attendere ancora qualche tempo per dare la possibilità a Siegel di riprendere quota. Lo stesso Siegel, per accelerare i tempi, aprì il suo casinò prima ancora che i lavori finissero, il 26 dicembre 1946. Ma in quei giorni, si abbatté su Las Vegas un autentico diluvio, che tenne lontani tutti i potenziali clienti. A marzo 1947, i lavori terminarono, ma i boss si erano ormai convinti di doverlo eliminare. Lansky chiese altro tempo, ma non ci fu verso: il 20 giugno 1947, ad Hollywood, Siegel fu assassinato.
In Italia
Nei suoi ultimi anni, Charlie Luciano entrò in conflitto con Meyer Lansky per le forti somme di denaro che aveva ricevuto coordinando le operazioni di Cosa nostra. Nel 1954 rilevò una compagnia di confetti a Palermo in società con il capomafia Calogero Vizzini, che gli servì come copertura per i suoi traffici di eroina.
Nonostante i continui blitz della polizia, non fu però mai trovata una prova che lo incastrasse. Ma il governo, alla fine, lo esiliò da Roma, e Charlie Luciano si trasferì a Napoli, dove si alleò con la Camorra per continuare a fare affari sul traffico di droga e sul contrabbando di sigarette. Qui lo stile di vita di Charlie Luciano mutò: iniziò ad interessarsi di cultura e praticò la cosiddetta "bella vita".
Vita privata
Dopo la deportazione in Italia, Charlie Luciano si innamorò di Igea Lissoni, una ballerina italiana bionda e dagli occhi azzurri, che aveva 20 anni meno di lui. Vissero assieme, seppur in modo travagliato per i continui spostamenti di Luciano, che per motivi di sicurezza cambiava continuamente alloggio, finché non si trasferì definitivamente a Via Tasso, popolare strada napoletana. Di lì a poco, Igea morì di cancro. Non ci sono prove che attestino che i due fossero sposati: qualora così fosse, il matrimonio sarebbe avvenuto di nascosto. Ma non c'è dubbio che Luciano fu molto provato dalla morte di lei, visto che iniziò subito dopo l'avvenimento a meditare propositi di ritornare in America.
Altro amore disinteressato di Charlie "Lucky" Luciano fu un chihuahua femmina, che chiamò Bambi, come l'omonimo cartone animato della Disney.
Nel 1960, Ian Fleming, creatore del celebre agente segreto britannico James Bond, intervistò Lucky Luciano durante una sua visita a Napoli, questa volta in veste di corrispondente per il Sunday Times, impegnato nel giro delle Thrilling Cities (le città più "avventurose") d'Europa.
Morte
Poco dopo la morte di Igea, Charlie fu contattato da un produttore cinematografico, interessato a girare un film sulla sua vita. Si diedero appuntamento all'Aeroporto di Capodichino (Napoli), il 26 gennaio del 1962, ma appena sceso dall'aereo, Charlie ebbe un infarto e morì, a 64 anni. Il suo corpo fu seppellito al Saint John's Cemetery di Queens.
Boss della famiglia Genovese
Joe Masseria 1920 - 1931 |
Lucky Luciano 1931 - 1946 |
Frank Costello 1946 - 1957 |
Vito Genovese 1957 - 1969 |
Thomas Eboli 1957 - 1972 |
Frank Tieri 1972 - 1981 |
Vincent Gigante 1981 - 2005 |
Mario Gigante 2005 - 2006 |
Daniel Leo 2006 - 2007 |
Paul DiMarco 2007 - Attualmente |
Note
- ^ Time.com
- ^ Eisenberg, D., Dan, U., & Landau, E. (1979) Meyer Lansky: Mogul of the Mob. Paddington Press, NY. ISBN 044822206 x, ISBN 0-7092-0151-6
- ^ Dal testo del telegramma inviato da Benito Mussolini al Prefetto di Palermo: «vostra Eccellenza ha carta bianca, l'autorità dello Stato deve essere assolutamente, ripeto assolutamente, ristabilita in Sicilia. Se le leggi attualmente in vigore la ostacoleranno, non costituirà problema, noi faremo nuove leggi». Citazione presente in L'uomo della provvidenza. Mussolini, ascesa e caduta di un mito di Arrigo Petacco a pag. 101
- ^ *Arrigo Petacco, Il prefetto di ferro. L'uomo di Mussolini che mise in ginocchio la mafia. Milano, Mondadori, 1975.
Bibliografia
- T.J. English, Notturno Avana. Mafiosi, giocatori d'azzardo, ballerine e rivoluzionari nella Cuba degli anni cinquanta, traduzione di Ester Borgese, Milano, il Saggiatore, 2009.
- Mauro De Mauro, Lucky Luciano, Ugo Mursia Editore, 2010.
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