Ben-Hur (film 1959)

film del 1959 diretto da William Wyler

Ben-Hur è un film statunitense del 1959 diretto da William Wyler ed interpretato da Charlton Heston, Stephen Boyd, Haya Harareet, Hugh Griffith, Martha Scott, Sam Jaffe e tanti altri.

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Charlton Heston in una scena del trailer del film
Paese di produzioneStati Uniti
Durata219 min
Generedrammatico, storico, azione
RegiaWilliam Wyler
SoggettoLew Wallace
SceneggiaturaKarl Tunberg (accreditato), Christopher Fry, Gore Vidal (non accreditati)
ProduttoreSam Zimbalist
FotografiaRobert Surtees
MontaggioJohn D. Dunning, Ralph E. Winters
MusicheMiklós Rózsa
ScenografiaVittorio Valentini
Interpreti e personaggi
«Proprio al momento in cui moriva, l'ho udito dire: "Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno." [...] E a quella voce, ho sentito cadermi la spada di mano.»

Narra la storia del principe ebreo Giuda Ben-Hur, tradito dal suo vecchio amico d'infanzia, il tribuno romano Messala. Ben-Hur troverà la sua vendetta in occasione della grandiosa corsa delle quadrighe al Circo di Antiochia, una delle più spettacolari scene d'azione della storia del cinema.

Il sottotitolo del film, A Tale of the Christ, che significa Un racconto del Cristo, è dovuto al fatto che tutta la vicenda si svolge al tempo e nei luoghi in cui si consuma la storia di Gesù Cristo; nel film egli, interpretato da Claude Heater, compare tre volte, senza mai essere mostrato in volto. Viene raccontata la sua nascita a Betlemme, lo si incontra di nuovo a Nazaret, dove dà un po' d'acqua a Ben Hur che, in catene, è portato alle galee attraverso il deserto, e lo si vede (inizialmente da lontano, poi più da vicino, ancora di spalle) all'inizio del Sermone della Montagna. Infine si vede Cristo, durante la Via Crucis, sfilare con la croce in spalla davanti a Ben Hur, Miriam e Tirzah.

L'intero film è ispirato all'omonimo romanzo del generale Lew Wallace da cui sono stati tratti altri due film precedenti, uno del 1907 e l'altro del 1925, diventati punti di riferimento del cinema muto.

Insieme a Titanic (1997) e Il Ritorno del Re (2003), è il film premiato con il maggior numero di premi Oscar, ben 11. Ha mantenuto tale record per 38 anni, fino all'uscita di Titanic nel 1997.

Venne presentato fuori concorso al Festival di Cannes 1960.

Trama in breve

Gerusalemme, I secolo d.C. Il film prende il via quando i re magi giungono alla grotta di Betlemme per adorare il neonato Gesù. La narrazione ha quindi un salto temporale in avanti di 26 anni, quando in Giudea giunge il nuovo governatore romano Valerio Grato e, con lui, il nuovo comandante delle legioni, Messala, inviato per sopprimere le rivolte dei Giudei; Giuda Ben Hur è un ricco principe e mercante giudeo che, per difendere il suo popolo, entra in contrasto con Messala, suo vecchio amico d'infanzia. Durante la parata di benvenuto, dalla terrazza della casa di Ben Hur, da cui è affacciata la sorella Tirzah, cadono accidentalmente delle tegole proprio sul governatore. Pur sapendo della loro innocenza, Valerio Grato e Messala fanno imprigionare Tirzah e sua madre Miriam e condanna Ben Hur alla schiavitù sulle galee.

Mentre Ben Hur è in cammino verso il suo destino con gli altri schiavi, il gruppo si ferma nei pressi di un pozzo. I sorveglianti concedono ai prigionieri di dissetarsi, ma non a Ben Hur: egli è però soccorso dal Messia, che si mostra misericordioso e porge dell'acqua allo sfortunato ex-principe. Dopo quattro anni di lavori forzati, la nave su cui Ben Hur è costretto ai remi in catene, viene coinvolta in una battaglia navale, durante la quale egli riesce a salvare la vita al console romano Quinto Arrio, caduto in mare; la battaglia è vinta dai Romani e così Arrio, riconoscente, libera Ben Hur e lo conduce con sé a Roma, adottandolo come figlio.

A Roma, Ben Hur diventa campione delle corse con le bighe, ma il pensiero per la sorte della madre e della sorella continua a non dargli pace, cosicché decide di tornare nella sua terra natia. Durante il tragitto verso Gerusalemme, Ben Hur incontra Baldassarre, uno dei Re magi, il quale si sta recando in Giudea per vedere il Messia, che già aveva adorato alla nascita e che accidentalmente confuse con lo stesso Ben Hur durante il loro primo incontro.; il vecchio re magio fa conoscere a Ben Hur lo sceicco Ilderim, il quale gli propone di correre per lui nella grande corsa delle bighe in programma a breve a Gerusalemme: Ben Hur accetta, sapendo che alla corsa parteciperà anche Messala, e si allena scrupolosamente per la gara, meditando vendetta.

Ritornato nel frattempo nella sua vecchia dimora di famiglia, Ben Hur vi ritrova l'anziano e fedele amico Simonide, e la di lui figlia Ester, da sempre innamorata di Ben Hur e da anni in attesa del suo ritorno. Ester tace a Ben Hur la triste sorte della madre Miriam e della sorella Tirzah, che sono ancora vive ma che hanno contratto la lebbra in prigione, raccontandogli invece che le due donne sono morte da tempo in carcere.

Distrutto dal dolore, Ben Hur giura vendetta contro Messala e affronta eroicamente la corsa delle bighe nell'arena di Gerusalemme, uscendone vincitore nonostante il comportamento scorretto di Messala, che tenta più volte di sopraffarlo. Lo stesso Messala viene calpestato dai cavalli di un altro carro in gara e rimane mortalmente ferito. Negli ultimi istanti di vita, tra atroci sofferenze, Messala rivela a Ben Hur che Miriam e Tirzah sono in realtà ancora vive, ma che si trovano confinate nella valle dei lebbrosi poco fuori dalla città. Nonostante la ferma opposizione di Ester e incurante del pericolo di contagio, Ben Hur si reca più volte da loro e, disperato, le conduce a vedere il passaggio di Gesù Cristo, che proprio in quei momenti sta compiendo la sua dolorosa Via Crucis. Alla morte di Cristo, Miriam e Tirzah scoprono di essere miracolosamente guarite dalla lebbra e riabbracciano Ben Hur ed Ester. Il film si conclude con un pastore che pascola il proprio gregge, con il Golgota sullo sfondo e le tre croci vuote.

Trama estesa

La nascita del Salvatore

«Nell'anno di nostro Signore, la Giudea, quasi da un secolo, era sotto la dominazione di Roma. Nel settimo anno del regno di Augusto Cesare, un decreto imperiale ordinò a tutti i giudei di tornare ciascuno al suo distretto d'origine per essere censito e tassato. Le molte vie confluenti conducevano alle porte di Gerusalemme, capitale della Giudea, cuore inquieto di quella terra. La vecchia città era dominata dalla Fortezza Antonia, sede del potere di Roma, e dal gran Tempio d'oro, segno esteriore di un'intima e imperitura fede. Pur dovendo obbedire ai voleri di Cesare, quelle genti si tenevano strette al loro antico retaggio e alla promessa, non mai dimenticata, dei profeti che un giorno sarebbe nato in mezzo al loro popolo un Redentore a portargli la salvezza e la piena libertà»

La pellicola si apre con Giuseppe e Maria che si fanno censire dai romani. In seguito si vede una luminosa stella che appare in oriente a tre magi e li guida fino a Betlemme, dove trovano in un umile greppia Giuseppe, Maria e il loro bambino Gesù, appena nato e, inginocchiatisi di fronte al neonato, offrono in dono oro, incenso e mirra. Allora uno dei pastori presenti alla scena suona il corno per avvertire gli abitanti del villaggio della nascita del Messia e, dopo questo suono, partono i titoli di testa che hanno per sfondo il dipinto della Creazione di Adamo di Michelangelo Buonarroti.

L'arrivo a Gerusalemme

Finiti i titoli di testa, sono passati quasi trent'anni dalla nascita di Gesù e nel villaggio di Nazaret passano alcune legioni romane, guidate dal tribuno Messala (Stephen Boyd) e dal comandante Druso (Terence Longdon) e dirette a Gerusalemme. Intanto in una bottega il vecchio Giuseppe sta lavorando quando entra un suo amico che gli dice che suo figlio Gesù va a passeggiare invece di aiutarlo nel lavoro di bottega e chiede perché non è a lavorare. Giuseppe lo difende dicendo:

«Lo sa lui»

Le legioni romane arrivano a Gerusalemme e Sesto (Andrè Morell), il comandante delle truppe della città, cede il comando a Messala che passa in rassegna dei soldati. Conclusesi le formalità, Sesto e Messala si ritirano negli alloggi. Sesto lo avverte che a Gerusalemme troverà soltanto ebrei rivoltosi e falsi profeti come Giovanni il Battista che predica che Dio è in ogni uomo. Messala gli consiglia di ritornare a Roma e di riposare.

«Ritorna in patria. Va' a Cuma: bagni, quiete. Temprati al sole e scorda che Dio è in ogni uomo. La divinità è in un solo uomo.»

All'improvviso entra un soldato che dice che un certo Giuda Ben-Hur chiede di lui. Messala rimprovera aspramente il soldato perché ha pronunciato quel nome con poco rispetto e poi si precipita per incontrarlo.

L'incontro con Giuda Ben-Hur

Messala trova Giuda Ben-Hur (Charlton Heston) nell'altra sala e si riabbracciano. I due erano amici già da ragazzi perché il padre di Messala era comandante delle legioni di Gerusalemme mentre Ben-Hur rampollo di una delle famiglie più ricche della Giudea. Messala propone una gara di abilità: con i giavellotti dovranno colpire il centro dell'architrave della porta, che ha la forma di una croce capovolta. Mentre prendono le lance gridano il loro motto che usavano da ragazzini.

«Morte a Eros, viva Marte»

Messala tira per primo e riesce a colpirlo e Ben-Hur vi riesce pure. Dopo la sfida, il romano chiede aiuto e consiglio all'amico giudeo e lui gli dice di ritirare le legioni ma Messala gli dice in tono scherzoso che l'imperatore è troppo affezionato alla Giudea. Poi lo porta a vedere i suoi alloggi e gli dice che sarà il braccio destro del nuovo governatore romano della Giudea Valerio Grato che arriverà a Gerusalemme a giorni con altre due legioni. Poi aggiunge che la ribellione dei giudei contro la dominazione romana sarà soffocata aspramente e mette in guardia Ben-Hur di non inimicarsi gli invasori romani perché nel tempo nel quale stanno vivendo quasi tutte le cose appartengono a Roma.

«Non a caso un piccolo villaggio in riva al Tevere fu scelto a reggere il mondo»

Messala poi gli consiglia di parlare contro la rivolta perché gode di molta influenza tra i giudei e Ben-Hur gli dice che ha già parlato contro la violenza al suo popolo e continuerà a farlo.

La lite

Il mattino seguente Messala va a trovare Ben-Hur nel suo palazzo e, mentre passeggiano nel cortile dove giocarono da ragazzi, ricordano quei felici momenti. Alla passeggiata si aggiungono la madre di Ben-Hur Miriam (Martha Scott) e sua sorella Tirzah (Cathy O' Donnell), innamorata di Messala già da ragazzina. Ritiratisi tutti in una sala del palazzo, Messala regala a Tirzah una spilla d'oro e racconta che l'ha trovata mentre combatteva in Libia contro i barbari.

«Una tremenda campagna. L'impegnammo sulla costa e dopo due giorni di mischia fuggirono. Conquistammo la capitale, città barbara ma affascinante, prima del saccheggio. Ora è un mucchio di cenere»

Ben-Hur porta Messala di nuovo nel cortile e gli fa vedere un cavallo bianco arabo, dicendogli che glielo regala. Dopo Messala gli chiede se ha parlato contro la rivolta e lui gli risponde che la maggior parte dei giudei si dimostra d'accordo. Messala gli dice di fargli i nomi di chi non era d'accordo perché se riesce ad arrestare i capi della rivolta salirà molto in alto di grado ed addirittura arriverà ad essere il braccio destro dell'imperatore a Roma che è il vero potere sulla Terra, non il Dio che adora Ben-Hur. Il principe giudeo gli dice che non lo aiuterà per fare arrestare e condannare a morte i suoi concittadini e che lui crede nel passato e nel futuro del suo popolo. Ma Messala replica che il popolo giudaico è oppresso dagli invasori e quindi non ha speranza di futuro. Ben-Hur si sente offeso da questa affermazione ed accusa Messala e i romani come lui di massacrare il suo popolo e di schiavizzarlo.

«Roma è un affronto a Dio. Roma strangola il mio popolo, la mia terra, l'universo. Ma non per sempre. E ti dico che quando Roma cadrà scoppierà un grido di sollievo quale il mondo non ha mai sentito prima»

Messala allora gli dice di scegliere se è con lui o contro di lui, Ben-Hur sceglie di combatterlo e per questo il tribuno va via infuriato.

Ben-Hur va a pranzare insieme ai familiari e dice alla madre e alla sorella Tirzah che non rivedranno più Messala perché voleva fargli tradire il loro popolo.

L'incontro con Esther

Al palazzo della casata degli Hur arriva una carovana carica di merci proveniente da Antiochia. Con le merci arriva pure il servo Simonide (Sam Jaffe) che gestisce i traffici commerciali degli Hur in Siria. Egli va a parlare con Ben-Hur e gli dice che i suoi commerci hanno la padronanza in Numidia. Poi gli dice che ha portato con sé sua figlia Esther per avere il suo consenso alle nozze. Ben-Hur glielo accorda perché nella sua casa Simonide è sempre stato trattato da amico e non da servo. Esther (Haya Harareet) arriva al palazzo e Ben-Hur, appena la vede scendere le scale, se ne innamora. Lei gli va a parlare in presenza del padre e Ben-Hur le concede la libertà come regalo di nozze, in quanto figlia del suo servo. Esther dice che si sposerà con un certo Davide di Mattia, un ricco mercante di Antiochia. Ben-Hur le chiede se lo ama.

«Lo amerò con il tempo»

Quella stessa sera Esther si trova sulla terrazza del palazzo quando arriva Ben-Hur che le chiede se è mai venuta nel suo palazzo. Lei risponde che vi è venuta da bambina con suo padre e lo ha visto ferito quando giocava con Messala. I due allora scoprono l'amore che provano anche se lei deve partire per Antiochia per sposarsi con il marito scelto dal padre.

«Se non fossi promessa io ti direi addio con un bacio»
«Se non fossi promessa non vi sarebbero addii da dirci»

Allora Ben-Hur toglie ad Esther l'anello da schiava e se lo mette, promettendo di non toglierselo fino a quando non troverà la donna della sua vita e dopo i due si scambiano un bacio affettuoso.

L'arrivo del governatore

Pochi giorni dopo un lungo corteo saluta l'arrivo a Gerusalemme del nuovo governatore romano Valerio Grato. Ben-Hur e sua sorella Tirzah seguono la cerimonia dal balcone della loro sontuosa abitazione, dislocata proprio lungo la via principale e da dove Messala rivolge un eloquente sguardo all'ormai ex amico. Tirzah si sporge per vedere meglio Valerio Grato, facendo inavvertitamente cadere alcune tegole del balcone e spaventando il cavallo del governatore che cade perdendo i sensi. Ben-Hur allontana immediatamente la sorella dal parapetto mentre i soldati romani, pensando ad un attentato, si precipitano all'interno della sua abitazione. Ben-Hur gli va incontro tentando di spiegare l'accaduto e tentando di addossarsi tutta la colpa dell'incidente, ma i soldati non gli danno neppure il tempo di parlare e lo arrestano insieme alla madre e alla sorella. Ben-Hur chiede allora l'aiuto di Messala, riuscito a entrare nel frattempo in casa, ma il tribuno non gli dà ascolto.

La condanna ai lavori forzati e il confronto con Messala

A Ben-Hur non viene concesso neppure un processo e, senza essere giudicato, viene prelevato da alcuni soldati che gli annunciano che sarà imbarcato come rematore forzato sulle galee. Proprio mentre lo stanno scortando fuori dalla sua cella però, Ben-Hur riesce a scappare e a introdursi, con una lancia, negli alloggi di Messala, minacciandolo e chiedendogli dove siano state portate sua madre e sua sorella.

«Sono qui, tra queste mura. Il governatore sta bene, vivranno. In prigione, s'intende»

Ben-Hur lo incalza e gli chiede perché stia facendo tutto questo alla sua famiglia pur essendo a conoscenza della loro innocenza. Messala, allora, gli confessa che lo sta utilizzando come uno strumento. La condanna di Ben-Hur, un vecchio amico, sarà il biglietto da visita che gli permetterà di essere temuto e rispettato dal popolo, scoraggiando ribelli e traditori.

«Ti ho chiesto di aiutarmi, e questo aiuto non me lo hai dato. Nel portare a esempio te scoraggio i traditori. Condannando senza esitare un vecchio amico, io sarò temuto»

Ben Hur prende in mano la lancia per uccidere Messala, ma quest'ultimo lo avvisa che uccidendolo condannerebbe a morte sia la madre che la sorella che verrebbero crocifisse di fronte ai suoi occhi. Ben-Hur abbandona così la lancia e viene arrestato, ma proprio mentre i soldati lo stanno portando via si rivolge a Messala con una promessa.

«Possa Dio farmi vendicare. Lo supplicherò che tu viva finché io ritorni»

Nel frattempo Simonide, il servo di Ben-Hur, venuto a conoscenza degli ultimi avvenimenti chiede udienza a Messala perorando la causa del suo padrone. Il tribuno lo riceve, lo ascolta, ma vede in lui una minaccia e ordina il suo arresto.

L'incontro con il Messia

Diretta verso Tiro, la carovana di condannati si ferma a Nazaret, per dissetarsi a un pozzo a pochi passi dalla bottega di falegname di Giuseppe. In quel momento all'interno c'è Gesù. I condannati possono bere, naturalmente dopo i soldati e i loro cavalli, ma Ben-Hur, su disposizioni di Messala, non può dissetarsi. Stremato e al limite delle forze si accascia a terra, ma su di lui si china Gesù che solleva la sua testa e gli dà da bere. Un centurione interviene per fermarlo, ma guardando negli occhi Gesù rinuncia e ordina agli schiavi di riprendere il cammino. Ben-Hur allora, mentre si allontana guardando l'uomo che gli ha dato da bere, si sente più confortato, mettendo in disparte la disperazione e l'odio che lo affliggono.

L'arrivo di Quinto Ario

Passano tre anni e Ben-Hur è ai remi di una galea. Il nuovo comandante della nave, il console Quinto Ario (Jack Hawkins), va a visitare i rematori e rimane molto colpito dall'audacia di Ben-Hur, che è al remo numero 41, e gli dà una frustata. Lui cerca di reagire, frenandosi però in tempo e Ario rimane stupefatto dal controllo dimostrato dal mai domo rematore.

«Hai ancora lo spirito di rivolta, ma hai il buon senso di controllarti. Hai gli occhi pieni di astio 41, non nuoce! L'odio alimenta la vita e fa l'uomo forte»

Poi rivolgendosi agli altri li incita a remare per la vittoria perché se non succede, loro affonderanno con tutta la nave incatenati al loro remo.

«Remate e vivete»

Ritornato dai suoi ufficiali, Ario dice che gli è stato affidato il comando delle galee perché deve trovare ed eliminare una flotta di pirati macedoni che minacciano i commerci marittimi di Roma.

La corsa delle bighe

Uscito di prigione Ben-Hur partecipa alle corse con le bighe a cui ci sarà anche Messala: Ben-Hur non perde l'occasione di doversi vendicare. Si allena duramente e, alla corsa, dopo il comportamento scorretto di Messala, tira fuori dal carro il tribuno che viene gettato sotto da altri cavalli e ferito mortalmente. Negli ultimi attimi, Messala rivela a Ben-Hur, che la madre e la sorella sono vive, ammalate di lebbra, e confinate nella valle dei lebbrosi. Dopo le preoccupazioni di Ester, Ben-Hur, raggiunge la moglie e la figlia e, dopo diversi mesi guariscono: possono finalmente tornare a una vita felice.

Lavorazione

La Genesi del film

 
Il logo della Metro-Goldwyn-Mayer

Nel 1958 la Metro-Goldwyn-Mayer era sull'orlo della bancarotta e, per salvarsi, chiese al produttore Sam Zimbalist di realizzare una traduzione cinematografica del romanzo Ben-Hur, scritto dall'eroe della guerra di secessione americana Lew Wallace. Questo romanzo aveva già avuto altre due versioni cinematografiche mute. Zimbalist affidò la regia del progetto a William Wyler, già regista di film come Il grande paese, Vacanze romane e La figlia del vento. Il produttore voleva così tanto Wyler alla regia da offrirgli un milione di dollari: mai nessun regista era stato pagato così tanto. La produzione allora partì per Roma per andare a girare a Cinecittà.

La costruzione dei set

La scena della battaglia navale

Come direttore artistico del film venne scelto Edward Carfagno che andò a Roma per fare alcuni sopralluoghi insieme al figlio. Una difficoltà si presentò nel realizzare la battaglia navale in cui Ben-Hur salva la vita a Quinto Arrio. Durante le riprese dell'ultima versione cinematografica del romanzo di Wallace, la battaglia navale era stata realizzata in pieno oceano e per questo molte comparse hanno rischiato l'annegamento. Carfagno, per evitare un disastro del genere, fece scavare un grosso lago e fece realizzare degli enormi modellini delle galee romane. Per fare muovere le galee durante le riprese venivano azionate delle guide sott'acqua: così il lago sembrava un grande mare e gli spettatori credevano che le navi da guerra fossero dei colossi.

La scena della corsa delle quadrighe al Circo di Antiochia

La corsa in cui Messala rimane ucciso è passata alla storia come corsa delle bighe ma in realtà i carri che corrono sono delle quadrighe che sono trainate da quattro cavalli, come si vede nel film, mentre la biga è trainata da due cavalli.

La produzione del film fece costruire un Circo fuori Roma per girarvi la corsa delle quadrighe. Il Circo venne costruito sopra un distesa sabbiosa e sullo sfondo si vedeva Roma con automobili e persone. Se uno spettatore guarda il film, sullo sfondo vede delle rupi ed una città antica. Questo nuovo paesaggio era stato inserito per mascherare la distesa sabbiosa e la Roma moderna.

Per girare la corsa delle quadrighe furono utilizzate molte controfigure e manichini: il soldato e gli altri concorrenti della corsa che vengono schiacciati dai carri non sono altro che manichini.

I materiali utilizzati per costruire i set

  • 40.000 tonnellate di sabbia del Mar Mediterraneo
  • 500 tonnellate di stucco
  • 1100 metri di legname
  • 400 chilometri di tubature
 
Gore Vidal, autore di gran parte della sceneggiatura del film (foto del 1948)

La costruzione dei set stava per terminare, ma ancora non c'era un copione. La MGM aveva a disposizione 40 sceneggiature, ma alla fine venne scelta quella scritta da Karl Tumberg. Ma a Wyler non piacque molto e così la modificò ampiamente insieme allo scrittore Gore Vidal, che aveva un contratto con la MGM. Vidal ebbe l'idea di trasformare l'amicizia fraterna tra Giuda Ben-Hur e Messala in un amore omosessuale tuttavia questo non piacque per niente a Wyler che lo cacciò via. A sostituire Vidal venne chiamato il drammaturgo Christopher Fry che diede ai dialoghi del copione un linguaggio formale e aristocratico. Ma a lavoro finito, la corporazione degli scrittori stabilì che la sceneggiatura era stata scritta solo da Karl Tumberg.

Le riprese

 
L'entrata degli studi di Cinecittà, dove venne girato il film

Nonostante le "guerre" per la sceneggiatura, le riprese del film, che avvenivano a Cinecittà, si svolsero tranquillamente. La troupe americana era composta da 125 o 130 persone. Come consulenti storici Gore Vidal portò sui luoghi delle riprese alcuni archeologi inglesi. I costumi indossati dagli attori erano stati trattati in Inghilterra ed erano presenti 100 cucitrici, armaioli e conciatori per curare gli abbigliamenti.

A metà delle riprese però morì d'infarto il produttore Sam Zimbalist, si pensa per il troppo impegno e lo stress profusi nella realizzazione del film. La produzione passò a Wyler e a J.J. Cohn, che aveva contribuito al successo della versione del 1925.

Casting

 
Charlton Heston, scelto per interpretare il principe Giuda Ben-Hur

Per la parte di Giuda Ben-Hur la MGM voleva Paul Newman, ma lui rifiutò. Allora vennero presi in considerazione Marlon Brando, Burt Lancaster, Rock Hudson e Kirk Douglas. Quest'ultimo voleva interpretare a tutti i costi Ben-Hur, ma Wyler voleva che facesse Messala. Allora Douglas decise di vendicarsi diventando produttore esecutivo ed attore protagonista del celeberrimo film Spartacus. La MGM provinò diverse persone per il ruolo, tra cui Cesare Danova.

Infine Wyler scelse Charlton Heston che aveva già lavorato con lui ne Il grande paese.

Stephen Boyd

 
Stephen Boyd (il tribuno Messala; a destra) mentre scherza con Charlton Heston-Ben Hur, durante una pausa della lavorazione del film. Entrambi gli attori indossano i costumi di scena.

Per la parte di Messala venne sottoposto a provino Leslie Nielsen, futura star del cinema comico. La MGM scritturò l'attore irlandese Stephen Boyd, ma c'era un problema: Wyler voleva un attore con gli occhi castani perché la maggior parte degli interpreti li aveva blu. Boyd, per interpretare Messala, fu costretto a usare le lenti a contatto.

Altri componenti del cast

 
Haya Harareet nei panni di Esther

La parte di Esther venne assegnata ad Haya Harareet, unica attice ebrea (in quanto era nata ad Haifa, nello Stato di Israele) a prendere parte al film. Il ruolo di Miriam, la madre di Giuda Ben-Hur, andò a Martha Scott che nel film I dieci comandamenti interpretava la madre di Charlton Heston (che impersonava Mosè). Per la parte di Tirzah, Wyler scelse Cathy O'Donnell (che era sua cognata) perché gli ispirava innocenza e candore.

Accoglienza

Il film costò 15 milioni di dollari e in proporzione all'inflazione e al prezzo dei biglietti all'epoca ne incassò solo in U.S.A. circa $720,300,000: nel dopoguerra era il film più lungo e il più costoso e questo lo rese un kolossal.

Date di uscita e titoli internazionali

Date di uscita e titoli
Paese Data Titolo
  Stati Uniti 18 novembre 1959 Ben-Hur: A tale of the Christ
  Regno Unito 16 dicembre 1959
  Argentina 10 dicembre 1959 Ben-Hur
  Francia 7 ottobre 1960 Ben-Hur
  Italia 21 ottobre 1960 Ben-Hur
  Giappone 30 marzo 1960
  Australia 15 luglio 1960
  Germania 14 ottobre 1960 Ben Hur
  Finlandia 3 marzo 1961 Ben-Hur
  Grecia 18 febbraio 1962 Ben Hur
  Danimarca 19 febbraio 1962
  Svezia 20 febbraio 1962

Colonna sonora

  • Quasi tutta la partitura del film fu registrata a Roma da Carlo Savina (valente Compositore e direttore d'orchestra Italiano), solo pochi brani furono registrati da Miklos Rozsa negli studi Americani della MGM (Carlo Savina in un'intervista a Telepiù)
  • Rispetto ai passaggi televisivi il DVD commerciale ha in più le sequenze musicali di Overture - Intermission - Entr'Acte e Finale per un totale di oltre 10 minuti di partitura.

Curiosità

  • Il sottotitolo del film, A Tale of the Christ, che significa Un racconto del Cristo, è dovuto al fatto che tutta la vicenda si svolge al tempo e nei luoghi in cui si consuma la storia di Gesù Cristo; nel film egli compare tre volte, senza mai essere mostrato in volto. Viene raccontata la sua nascita a Betlemme, lo si incontra di nuovo a Nazaret, dove dà un po' d'acqua a Ben Hur che, in catene, è portato alle galee attraverso il deserto, e lo si vede (inizialmente da lontano, poi più da vicino, seppur di spalle) all'inizio del Sermone della Montagna. Infine si vede Cristo, durante la Via Crucis, sfilare con la croce in spalla davanti a Ben Hur, Miriam e Tirzah.
  • La corsa in cui Messala rimane ucciso è passata alla storia come corsa delle bighe ma in realtà i carri che corrono sono delle quadrighe che sono trainate da quattro cavalli, come si vede nel film, mentre la biga è trainata da due cavalli.
  • George Lucas, storico regista e produttore della saga di Guerre Stellari, in un'intervista dichiarò che per realizzare la corsa dei podracers del film La minaccia fantasma, si è ispirato alla celebre corsa delle quadrighe tra Ben Hur e Messala.
  • Durante la corsa delle quadrighe uno dei corridori Joe Canutt viene sbalzato fuori dal veicolo verso i cavalli e rimane aggrappato per miracolo: era il figlio dello stuntman Yakima Canutt che coordinava l'azione il cui mezzo prese una buca e la scena è un vero incidente, tant'è che il coraggioso pilota si ruppe un braccio atterrandoci sopra col corpo. La scena è stata inserita opportunamente montata nell'edizione finale del film.
  • Angelo Lombardi ha aiutato la produzione come consulente quando servivano animali.
  • Il capo della seconda troupe che si occupava della corsa delle quadrighe (non accreditato) fu Mario Soldati, insieme al già citato Yakima Canutt
  • Uno degli aiuto-registi di William Wyler era un giovane e sconosciuto Sergio Leone.
  • Uno degli schiavi quando Ben Hur viene portato a Tiro per imbarcarsi sulla galea da guerra è interpretato da Lando Buzzanca in una delle sue prime apparizioni cinematografiche.
  • Uno degli uomini presenti nelle terme quando lo sceicco scommette con Messala è un giovanissimo Giuliano Gemma, che compare pure - sempre al fianco di Messala - quando Ben Hur minaccia il suo ex migliore amico con una lancia, prima di essere mandato alle galee.
  • Durante le riprese della corsa una quadriga rovinò su una cinepresa "Camera 65" montata in prossimità di una curva distruggendola e facendo un danno di oltre 100.000 Dollari (Inserti Documentaristici del DVD originale).
  • Prima dell'avvento delle TV commerciali Ben Hur usciva regolarmente a Pasqua, nelle sale di Prima visione Italiane, con lo slogan "Il film che non vedrete mai in TV" !!!!!
  • Nelle scene dove si vede il volto di Gesù (Claude Heater), sempre in campo lungo e medio, i lineamenti del viso sono oscurati artificialmente, per non incappare nella censura ecclesiastica.

Riconoscimenti


Nel 1959 il National Board of Review of Motion Pictures lo inserì nella lista dei migliori dieci film dell'anno e premiò Hugh Griffith come miglior attore non protagonista.

Nel 2004 è stato scelto per la preservazione al National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

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